Ma perché c'è qualcosa di negativo, spregiativo, umiliante nell'essere erotizzanti e non erotiche? Non è forse vero che l'eros maschile è unidirezionale e quello femminile no? Non è forse vero che, come in moltissimi altri casi, si tratta di due realtà perfettamente complementari, che si "chiamano" vicendevolmente?
Dissento che si sia trattato di una "castrazione psichica". Le cose occorre vederle nella corretta prospettiva storica, senza farsi irretire da letture ideologiche. La libera sensualità delle donne è stata registrata in numerose occasioni, dalle poesie di Saffo a Cleopatra e avanti fino a noi. C'è stato, è vero, un periodo in cui il sesso in generale, per entrambi i generi, è stato represso, usualmente per motivi religiosi. Ciò non toglie che il libertinismo maschile e femminile non si esprimesse con anzi maggior forza, reso "pepato" dalla trasgressione. Pietro Aretino e tanti altri come lui hanno cantato le sporcaccionate di frati e suore, gli uni e gli altri vogliosi come natura crea. Nonostante la repressione, una resistenza della sensualità di uomini è donne si è sempre espressa, anche se in modo carbonaro, fino a tornare a liberarsi. Se potessi allegare qui delle immagini, mostrerei dipinti e grafiche "hot" del medioevo, non a caso tutte rappresentanti membri del clero che si sollazzano vicendevolmente.
Di fatto, anche durante il predominio religioso, la "fornicazione" era un peccato mortale, chiunque la mettesse in pratica, uomo o donna. Ma è interessante capire il motivo della repressione: il sesso sublima gli esseri umani nella loro più profonda e carnale umanità. Li libera, insomma. E questo non piaceva a chi allora deteneva il potere sulla base di convinzioni mitiche e ataviche (appunto la religione). In quest'ottica, avendo ben presente la diversità delle due nature, erotica quella maschile, erotizzante quella femminile, si sono concentrati con particolare accanimento su quest'ultima: in mancanza di inneschi, non ci sono esplosioni. Naturalmente pensiamo si sia trattato di un accanimento profondamente sbagliato e ingiusto, ma non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando di una società infinitamente più arretrata della nostra. Ciò che per noi è un'aberrazione, per loro era sacrosanto. E dobbiamo gioire che ci si sia evoluti da quel modo di pensare.
Resta il fatto, che è il perno di tutto, che la castrazione psichica è un mito vittimizzante creato dal femminismo. Storicamente il tentativo è esistito e in molti casi ha attecchito, ma in molti più casi no. Viene in mente "Il gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, con il Principe di Salinas che prova a fare l'amore con la moglie, donna estremamente pia, e si ritrova sotto una specie di baccalà, rigido e freddo, che dice il rosario mentre lui si muove. Frustrato, interrompe la sua attività e corre dall'amante, donna passionale, libera e pure (si direbbe oggi) liberamente "porca", che finalmente gli dà soddisfazione.
La realtà, così come la storia, non è MAI leggibile con un solo paradigma interpretativo.
Le auguro, Roberta Bommassar, i migliori successi nel suo tentativo di far riconoscere la violenza femminile e materna, specie nei tribunali. E' un'opera meritoria e difficilissima ma che, al punto in cui siamo oggi, va tentata con ogni mezzo.