Ep. 9: Epiloghi- Epilogo (Testo e voce di Eleonora Andrighetto)
Le Funghe si levano, si affrettano al cielo. Si addensano, nubi sotto il pelo dell’acqua, in una danza caotica che ne scioglie i confini. Cumuli gelatinosi si sfaldano tra grovigli di salice, tentacoli morbidi vorticano in un vento elettrico che sferza i campi e spezza i rami. La luminescenza tumida tuona, scoppiano lampi nel viola. Osacca, nel riverbero, trattiene il fiato, guarda all’insù, stupefatta e sospesa. Nell’istante dove il lampo si fa ago, l’acqua filo. Come una membrana impalpabile che si spezza, un vortice pungente scompiglia l’acquaria. Cade, si pioggia. Prima leggere, poi violente, gocce gocce gocce al suolo ferendo le foglie. Fiaccate, si gonfiano le cortecce; le strade, cretti arsi da una sete di decenni, si lasciano travolgere da torrenti di fango. E tutto s’inverte. Defluisce. Dal cielo alla valle ritrova la sua strada verso il fuori. Oltrepassa.Ci lascia soli col rimasto.
- Diario Rifugio (Testo e voce di Lorenzo Manenti)
Diario Rifugio, giorno uno. Ieri, le Smarrite si sono sollevate e hanno deciso di andarsene. La maestra Matilde ha detto che sono andate dove ad un certo punto vanno tutti. Per la prima volta, ho conosciuto la pioggia. E l’acqua si è trasformata in aria, scoprendoci bagnati. Mi è piaciuto sentire il sole asciugare la mia pelle. Non mi è piaciuto, invece, alzare gli occhi al cielo e non vedere le Smarrite. Questa mattina, mentre andavo a scuola, ho scoperto una frase scolpita sul muro dietro la mia casa: Un borgo, la città, l’eco della mia voce. Ho pensato che, forse, è proprio questo che potrei fare. Costituire, con l’eco della mia voce, un rifugio in cui conservare la voce del mio borgo. Tornando a casa da scuola, ho comprato un diario e ora sono qui a scrivere il mio rifugio. È poco, sì, ma forse è tutto.
- Funga Trasparente (Testo e voce di Davide Longo Langella)
Funga trasparente, palpitante e carica di viola, sei mai stata felice o sono sempre stata sola? Sotto lo scroscio melmoso di ieri, sotto questa pioggia ad universi paralleli, sento la prosa infame dei versi veri. E tu non scioglierti, amore mio, nero sotto il terreno, chè in un’altra Osacca non sono sola. Tu sei ancora bacio, caldo, sotto le lenzuola. E tu non scioglierti, amore mio, nero sotto il terreno. Chè in un’altra Osacca non sono sola. Tu sei ancora bacio caldo, sotto le lenzuola.
- Ruggine (Testo e voce di Davide Rigamondi)
Ho realizzato durante un colloquio, nel silenzio il fruscio di me e con me stesso, che la materia di cui sono fatto è una materia inutile. Una materia che non vive nel tempo. Si chiama ferro. Io lo chiamo ruggine. Mi scava dentro come un tumore, una palla che mi esce dallo stomaco, una ciste tonda, ovale, sferica, che mi deteriora anche gli altri organi. La ruggine corre, come cento, duecento cavalli, per tutto il mio corpo. Mi tambura come la pioggia che cade. Diventerò invisibile? Un’altra volta? Sì. Mi sta mettendo tutta una luce addosso, come quella di un sole. Ho un piano molto semplice, consiste nel dimostrare la mia esistenza all’uomo in ciabatte. Ma esiste anche lui? Nicola non piscia mai su di lui, al massimo lo fa su qualche fiore. Forse è lui che non esiste. E io esisto. Come questo posto, come il posto che mi trovo ora, come il posto che mi troverò.
- Alvise (Testo e voce di Eleonora Andrighetto)
Si stringeva a me Matilde, non aveva mai avuto paura di temporali, prima. Non l’avevo mai avuta neanch’io, ma oggi…oggi… Oggi è successo all’improvviso. Io ero appena rientrato dal bosco, prima del tramonto, e le avevo viste riposare ancora, come ogni altro giorno da che le ricordavamo qui. Poi, quasi dal nulla, la voce di Matilde. “Matilde, corri! Trema, corri guardale, si affrettano, corri!”. Sussultavano come impazzite, nel crepuscolo chiazzato di porpora delle ciliegie, e scintille mai viste che vibrano dai filamenti e si allacciano e si ingrumano e sembrano quasi lottare per raggiungere il cielo. Come loro sono corso anch’io, prima in giardino, poi in strada, e il vento, che l’ho sempre conosciuto, non scivolava più sui tetti con la sua voce, no, non scivolava più. Si arrampicava. Si arrampicava sui tetti come un animale impazzito e quelle creature con lui. Uno spettacolo pietrificante, disgustoso, e la mano di Matilde riesce quasi a farmi male, da quanto è stretta. Scivoliamo. Un torrente di fango ci spinge verso casa. Osacca scola, corre la strada, ho le scarpe coperte di fango, mi acceca lo scroscio, piove veleno? No. Qualcosa lontano respira forte. Serrati in casa, siamo fradici, ammaccati, percorsi da un fremito che sublima la paura e sfocia nella possibilità, nella coscienza che riuscire a sopravvivere, ora, non è diverso dall’essere sopravvissuti a qualunque altro giorno delle nostre vite. Tra le macerie, la prima cosa che vedo è un croco. La mia scure è ancora coperta di fango. Gli occhi sconvolti di mia moglie. Riemersi, abbiamo una luce nuova.
- Il Viaggiatore - Luglio 2023 (Testo e voce di anonim*)
A me, il pietrisco, da lontano, è parso neve che persiste. Ma come non continuare, chè la sdrucciola ha preso a salire la pietraia con i roccioni e le lucertole il limitare del bosco e la sabbia. Le case hanno lasciato posto alle capanne. Le capanne, le piattaforme e i recinti. I costruttori hanno usato il legno bianco delle betulle, di quelle che si spellano al sole inclemente. Ho pensato che, se avessi voluto incontrare qualcuno, sarebbe stato piacevole solo la morte. Appese come ragni alle pareti le alghe, i carapaci vuoti dei molluschi. E sulla chiesa le cicatrici, sul sentiero che porta su, sulle rocce. Tutto ciò mi avrebbe fatto presagire acqua. Non conduce a nulla. Segni. I pozzi, per esempio, sono vuoti. Mi ci sono calato, tra i sassi aridi. E l'alveo deserto del fiume mi ha traghettato altrove, dove si accumulano le spine dei cardi. Il vecchio, che ho scoperto prendere polvere nella casa con la lucina, non mi ha detto nulla e aveva fretta di spingermi fuori con le dita appuntite. L’epidermide che pare venatura di ferro, i capelli radi e lunari. Qualcosa ha attraversato la via. Quando mi sono voltato, l'ultimo gesto mi indicava la sommità che sprofonda. E la luna pesante. E una traccia luminescente che saliva al cielo.
Osacca, 31 luglio 19(···)La piccola Osacca, frazione di Bardi, è stata sommersa da una misteriosa acqua.Le autorità faticano a spiegare il fenomeno.Non si conoscono fiumi, né altri corsi d’acqua che, strabordando, possano aver dato luogo all’avvelenamento.Nessuna precipitazione registrata nelle ultime due settimane. L’unica spiegazione possibile è che tutta quest’acqua venga dal sottosuolo e sia stata liberata così, all’improvviso, da cause ignote.Non di allagamento si parla, ma di vera e propria sommersione, inaspettata, inspiegabile.L’acqua che sommerge il borgo sembra non potere, o quasi non volere defluire, rendendo quella che fino a pochi giorni fa era una serena frazione di Bardi, una novella Atlantide. Il tempo la vita ed ogni attività sembrano essere rimaste sospese nel liquido che avvolge le case in pietra di Osacca.Osacca, 31 luglio 2023Dopo lunghissimi anni sembra che ogni traccia dell’acqua che avvolgeva Osacca sia scomparsa. Come era venuta senza preavviso, così se n’è andata. Le case sono riemerse intonse, intoccate dall’umidità e così dal tempo. Si è scoperto, tuttavia, un fatto singolare: coloro che erano rimasti nella piccola cittadina, al momento dello strano fenomeno, sembrano aver continuato a vivere la propria quotidianità senza accorgersene.Nessuno sembra essere invecchiato, nessuno sembra saper raccontare cosa sia accaduto in questi lunghissimi anni.[Giorgio Kralkowski]
Podcast ideato, scritto e registrato nell'ambito di Oltrepasso 2023, residenza artistica nel villaggio di Osacca (PR).
Musica di:
Sabina Hansen - Clarinetto
Alessio Dal Checco - Sax, elettronica
Giovanni Di Bella - Tromba, chitarra elettrica
Sebastiano Ratti - Violoncello, elettronica
Serena Carapellese - Violoncello
Marco Minoia - Synth, Voce
Marco Bussi - Synth
Alberto Leoni - Synth, piano
Marco Nardella - Piano
Matteo Cenerini - Chitarra elettrica
Pieraldo Cassanelli - Chitarra elettrica
Testi di:
Eleonora Andrighetto
Davide Longo Langella
Lorenzo Manenti
Davide Rigamondi
Mastering e mixaggio: Sebastiano Ratti
Da un'idea di: Giorgio Kralkowski