Ami davvero i tuoi figli? Metti al primo posto il tuo coniuge, non loro
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show moreAMI DAVVERO I TUOI FIGLI? METTI AL PRIMO POSTO IL TUO CONIUGE, NON LORO di ANTONIO E LUISA DE ROSA
Per diventare genitori davvero dobbiamo riconsegnare i nostri figli. Riconsegnarli a Dio. Comprendere che non sono nostri, ma sono persone altre. Un'alterità che non ci appartiene e che noi abbiamo il compito di accompagnare, educare, sostenere, ma che non sarà mai nostra. È importante comprenderlo, ma comprenderlo davvero, con il cuore. Non sono nostri! Soprattutto non dipende da loro la nostra felicità. Ci sono alcuni pericoli da disinnescare.
1° PERICOLO: NON POSSIAMO RIVERSARE SUI NOSTRI FIGLI IL BISOGNO DI ATTENZIONE E DI AFFETTO
Rischiamo davvero di rovinare tutto. Di rovinare il nostro matrimonio e di non permettere ai nostri figli una capacità di staccarsi da noi quando sarà il momento per loro di formare una nuova famiglia. Non significa non amarli, ma amarli nel modo giusto.
La mia vocazione di sposo è prima di tutto amare la mia sposa. La vocazione della mia sposa è prima di tutto amare me. I figli sono il frutto dell'amore che ci unisce. È sbagliato quindi smettere di nutrire l'amore sponsale e la relazione di coppia per dedicarsi quasi esclusivamente al ruolo genitoriale. Non significa che l'amore per i figli venga dopo e valga di meno. Significa che i nostri figli hanno bisogno di nutrirsi non solo dell'amore diretto dei due singoli genitori ma anche di percepire l'amore che i due genitori provano tra loro, perché loro sono il frutto di quell'amore.
È un errore gigantesco per gli sposi smettere di trovare momenti di intimità, di dialogo e di cura reciproca. Smettere magari anche di fare l'amore. Significa rovinare tutto. La stanchezza c'è, lo so bene. Abbiamo anche noi quattro figli nati a breve distanza l'uno dall'altro, ma non si può prescindere dalla nostra relazione sponsale. Ci occupiamo di tante cose anche quando siamo stanchi perché dovremmo trascurare la nostra relazione che dovrebbe essere messa al primo posto? Poi i nodi vengono al pettine.
2° PERICOLO: LA NOSTRA REALIZZAZIONE NON PUÒ DIPENDERE DAI NOSTRI FIGLI
Luisa è insegnante e si rende benissimo conto di una dinamica malata. Lei, come tutti gli insegnati, deve valutare gli alunni. A volte deve scrivere delle note disciplinari. È diventato un problema. I genitori spesso non accettano queste "critiche" o giudizi negativi e si precipitano a chiedere spiegazioni. Luisa sbaglierà sicuramente alcune valutazioni, ma non è questo il punto. Questi genitori si sentono giudicati direttamente. L'errore del figlio diventa il loro personale errore. Capite che così non funziona. Non tanto con mia moglie che ormai sa come comportarsi. Con i loro figli stessi.
Spesso i nostri figli non si sentono amati. Proprio perché sentono l'amore dei genitori condizionato al loro comportamento o ai loro risultati. Dobbiamo uccidere le nostre aspettative. È importante accogliere quel figlio per quello che è altrimenti passiamo l'idea di amarlo per quello che fa e non semplicemente per chi è. Passiamo l'idea di un amore condizionato che, in definitiva, non è amore.
I nostri figli hanno bisogno di essere guidati da piccoli e accompagnati quando diventano un po' più grandi. Dobbiamo mettere in evidenza i loro errori, ma mai identificare i nostri figli con il loro errore. Soprattutto mai colpevolizzarli se noi ci sentiamo infelici o falliti. Devono già sopportare le difficoltà della loro vita, non credo abbiano bisogno di dover sopportare anche la colpa per la nostra infelicità.
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