Bisogna baciare ogni croce che il Signore permette nella nostra vita

Oct 31, 2023 · 11m 17s
Bisogna baciare ogni croce che il Signore permette nella nostra vita
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7563 BISOGNA BACIARE OGNI CROCE CHE IL SIGNORE PERMETTE NELLA NOSTRA VITA I santi hanno un legame profondo con la Croce, da San Francesco a Santa Veronica...

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7563

BISOGNA BACIARE OGNI CROCE CHE IL SIGNORE PERMETTE NELLA NOSTRA VITA
I santi hanno un legame profondo con la Croce, da San Francesco a Santa Veronica Giuliani, da Santa Brigida a Padre Pio
da I Tre Sentieri
Nel film The Passion di Mel Gibson c'è questa scena: consegnano a Gesù, ormai già una maschera di dolore e di sangue per le flagellazioni subite, la Croce; ed Egli s'inginocchia dinanzi ad essa e la bacia.
Dunque, Gesù bacia il proprio patibolo. Il Cristianesimo esige - anzi possiamo dire: pretende - anche questo paradosso: baciare lo strumento del propria sofferenza.
Ciò si spiega con la scelta che Dio ha fatto: salvare attraverso la sofferenza. Una scelta certamente misteriosa, ma vera, indiscutibile, che non si può negare. E se lo si volesse negare, si nullificherebbe il Cristianesimo stesso.
Scrive san Luigi Grignon de Monfort nella sua Lettera agli amici della Croce: "Non accogliete mai una croce senza baciarla con umile gratitudine, e se poi la bontà di Dio vi favorisse di una croce un po' pesante, ringraziatelo in modo speciale e invitate altri a ringraziarlo. Fate come quella povera donna che, dopo aver perso tutti i suoi beni in un processo a lei ingiustamente intentato, fece subito celebrare una Messa con l'offerta dei dieci soldi che le erano rimasti, per ringraziare il Signore della buona sorte che le era capitata".
Amare dunque la Croce, baciarla, ringraziare perché c'è... sembrano cose del tutto innaturali. Se si ragionassimo solo attraverso la carne (come direbbe san Paolo) saremmo nell'assurdo; ma se si ragionasse secondo lo spirito, allora si capirebbe tutto. Si capirebbe che è proprio la Croce di Cristo a rendere tutto intellegibile, tutto ordinato, tutto consolante, nell'opprimente caos del non senso che ci sarebbe se la Croce non ci fosse. Infatti, senza la Croce non si capirebbe come non disperarsi dinanzi al male.
Nota di BastaBugie: Antonio Tarallo nell'articolo seguente dal titolo "La Croce, i crocifissi e i santi, un legame profondo" parla dei santi che hanno avuto un legame profondo con la Croce e, di conseguenza, con i crocifissi.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 settembre 2023:
«Ti saluto, o Croce santa,/ che portasti il Redentor;/ gloria, lode, onor ti canta/ ogni lingua ed ogni cuor»: queste, le parole dell'inno che accompagnano la liturgia dei venerdì di Quaresima che precedono la Pasqua. Sono parole di un inno alla Croce - «vessillo glorioso di Cristo» e «salvezza del popol fedel» - che tutti conosciamo. Ed è proprio la Croce, signum fondamentale per il cristianesimo, ad essere esaltata nella festività che viene celebrata oggi dalla Chiesa cattolica. Contemplandola, le immagini si rincorrono.
Fra questi fotogrammi ce n'è uno particolare: nella cappella maggiore della basilica di San Francesco ad Arezzo, vi è un affresco dal titolo L'Esaltazione della Croce (nella foto), opera di Piero della Francesca, uno dei capolavori della pittura rinascimentale. I colori e le forme creati dall'artista raccontano il rientro della Santa Croce a Gerusalemme per poter essere issata per la devozione. L'imperatore Eraclio I (la sua figura è andata perduta nell'affresco), dopo aver ripreso la Croce sconfiggendo Cosroe II, si appresta a riportarla in città, ma un angelo lo interrompe sulla via e ferma la sua parata trionfale. Il vescovo Zaccaria lo esorta, allora, a un atteggiamento d'umiltà: solo entrando scalzo, l'imperatore potrà riportare la Croce a Gerusalemme. È questa l'umiltà che si deve portare al Sacro Legno che ha visto Cristo sofferente e morente. Ed è questa l'umiltà che i santi hanno sempre dimostrato davanti all'inesplicabile mistero che è racchiuso in quel simbolo di morte divenuto per ogni cristiano simbolo di luce e risurrezione.
Inevitabile, dunque, che tutti i santi abbiano avuto un legame profondo con la Croce e, di conseguenza, con i crocifissi, riproduzioni lignee o di altra fattura che iconograficamente ci presentano il momento del Cristo sul Golgota.
San Francesco d'Assisi ha avuto con la Croce sempre un dialogo particolare, a cominciare dal Crocifisso di San Damiano, la famosa opera lignea davanti alla quale il Padre Serafico ha ricevuto la chiamata a servire la Chiesa di Dio, a "ripararla". Il crocifisso fu trasferito, nel 1257, nel protomonastero di Santa Chiara in Assisi dove si trova tutt'oggi: si tratta di un'icona di dimensioni 210×130 centimetri, databile intorno al 1100, di autore sconosciuto. L'opera lignea rappresenta il "Christus triumphans", cioè il "Cristo trionfante" sulla morte. La figura di Gesù è rappresentata non solitaria perché contornata da alcune figure: la Vergine Maria; san Giovanni; Maria Maddalena e Maria di Cleofa; Longino, il soldato romano che ferì il costato di Gesù. Poi, in basso a destra, vi sono: Stephaton, identificato come il soldato che offrì a Gesù la spugna imbevuta nell'aceto; e, in ultimo, poco sopra la spalla sinistra del centurione, si nota un piccolo volto che - secondo la convenzione del tempo - potrebbe essere attribuibile allo stesso volto dell'artista che ha dipinto l'icona. A chiudere tutta questa esplosione di figure, vi sono sei angeli, disposti alle due estremità del braccio orizzontale del crocifisso.
«E anche adesso amo così caritatevolmente l'anima tua, che prima di privarmene, mi farei di nuovo mettere in croce, se fosse possibile. Imita l'umiltà mia; io, Re della gloria e degli Angeli, indossai vili panni e udii con le mie orecchie ogni insulto e disprezzo» (Rivelazioni). Sono parole d'amore cristiano quelle che Gesù rivolge a santa Brigida di Svezia. Tra la santa e il Cristo crocifisso vi è, infatti, un rapporto davvero unico: la dedizione per la Passione pone Brigida fra quelle aureole che hanno trovato in Cristo crocifisso non solo un'ideale di vita religiosa ma una vera e propria compenetrazione esistenziale. Come san Francesco rivive la Croce divenendo lui stesso alter Christus, così Brigida riesce a entrare nel Mistero del Golgota con una forza strepitosa, avvincente. Un segno visibile di questo dialogo è il crocifisso custodito, a Roma, nella basilica di San Paolo fuori le mura. Era il 1349 quando la santa partì alla volta della Città Eterna per partecipare al Giubileo che si sarebbe tenuto nel 1350, anno in cui verrà raggiunta dalla figlia Caterina. Assieme a lei, deciderà di fare visita in pellegrinaggio alle basiliche romane. E fu proprio durante uno di questi pellegrinaggi che avvenne l'incontro tra santa Brigida e il crocifisso ligneo della basilica romana. In questo luogo, Brigida, mentre contemplava il Sacro Legno, vide il volto di Cristo volgersi verso di lei. Cominciò, così, il dialogo fra i due: quello scambio di parole darà vita al libro delle Rivelazioni e alle Quindici Orazioni sopra la Passione di N.S. Gesù Cristo. Ancora oggi, quel crocifisso è lì, nella basilica, nella Cappella del SS. Sacramento fatta costruire in occasione del giubileo del 1725, a 375 anni dal prodigioso evento.
Altra figura femminile, santa Veronica Giuliani, conosciuta come "la sposa di Cristo". Nel monastero delle Cappuccine a Città di Castello, vicino Perugia, è conservato il crocifisso che parlò a santa Veronica. Ai tempi della santa, si trovava nell'infermeria della struttura religiosa. Nel suo Diario mistico troviamo la descrizione prodigiosa dell'evento: «Schiodando un braccio dalla croce, mi fece cenno di avvicinarmi al suo costato. E mi trovai tra le braccia di Cristo crocifisso. Quello che ho provato allora non riesco a raccontarlo: sarei voluta rimanere per sempre sul suo santissimo costato».
E davanti a un crocifisso in legno san Pio da Pietrelcina ricevette il 20 settembre del 1918, sei giorni dopo la festa dell'Esaltazione della Croce, le stimmate. Era mattina, il frate cappuccino aveva appena celebrato la Santa Messa e al momento del ringraziamento per il sacrificio eucaristico appena celebrato viene sorpreso da una sorta di riposo, «simile ad un dolce sonno», così lo descriverà anni avanti. Intorno a lui, il silenzio e solamente il volto gemente di Cristo sulla Croce del Golgota. Ed è in quel silenzio che dopo la comparsa di un «misterioso personaggio (...) che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondava sangue», san Pio si ritroverà con «mani, piedi e costato» traforati e grondanti di sangue.
Altro grande importante crocifisso è quello di san Camillo de Lellis, il fondatore dell'Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, che - assieme ai suoi primi compagni d'avventura - era solito riunirsi a pregare in una saletta dell'ospedale romano di San Giacomo: in questo luogo vi era custodito un crocifisso in legno che oggi si trova in una cappellina della chiesa della Maddalena (sempre a Roma), meta di molti pellegrini. Le braccia di Gesù si presentano staccate dal Sacro Legno poiché - come viene narrato nella prima biografia ufficiale del santo, Vita del Padre Camillo de Lellis di padre Sanzio Cicatelli (1615) - Cristo gli venne in sogno in un momento di sconforto spirituale, esortandolo a continuare la sua missione: «Non temere pusillanime, continua, perché questa non è opera tua, ma opera mia!». Detto ciò, staccò le sue braccia dalla Croce,
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