Che cos'è il Brand Journalism - Francesca Giannaccini for ADV+
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L’incessante evoluzione digitale del marketing e della comunicazione hanno fatto e fanno emergere costantemente nuove figure professionali che devono essere inquadrate per poter essere comprese e adeguatamente sfruttate all’interno di...
show moreOggi ci occuperemo di quella del Brand Journalist o, in italiano, del giornalista d’impresa.
Si tratta di una figura ibrida, versatile a metà strada tra il giornalista tradizionale e il marketer, che si caratterizza per le spiccate competenze digitali e multimediali.
Dal primo prende in prestito il metodo quasi scientifico nello scovare notizie di interesse pubblico, comprovandone le fonti e la veridicità, interpretandole per poi esporle in forma narrativa agli utenti finali. Il processo di costruzione della notizia ha uno scopo prettamente informativo, da qui l’assonanza con l’obiettivo primario del giornalista che lavora in ambito editoriale. Ma la sua attività, anziché essere svolta in una vera e propria redazione, si svolge in un contesto aziendale e in linea con i valori e gli ideali da essa promossi risultando indirettamente legata alla promozione di determinati prodotti e servizi.
Convenzionalmente la nascita del Brand Journalism viene fatta risalire al 2004 coincidendo con la fortunata intuizione dell’allora chief marketing officer di Mc Donald’s, Larry Light. Per rispondere a una grave crisi della nota catena di fast food, Light propose una nuova strategia di comunicazione non più basata unicamente su slogan e immagini accattivanti quanto su una retorica e una narrativa costruita attorno alla storia del marchio e alla qualità dei prodotti utilizzati.
In realtà esperimenti noti di Brand Journalism risalgono già a molto prima dell’avvento del digitale. Così fu per l’azienda americana di macchine agricole John Deree che promosse e finanziò già a fine Ottocento la rivista The Furrow che oggi conta più di 2 milioni di lettori, o sempre in tema di riviste per la Guida Michelin, oggi testo sacro per i appassionati di Eno gastronomia, nata però come propaggine della nota azienda di pneumatici per indurre gli automobilisti a mettersi in viaggio.
Tutto sta nella trasformazione dell’azienda in una media company, non solo capace di produrre e promuovere un prodotto o un servizio ma di saper dialogare direttamente, e senza bisogno di intermediari, con il proprio target allargando il contesto di inserimento e la visuale attraverso la produzione e promozione di contenuti e storie originali.
giovedì 28 novembre 2019
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giovedì 28 novembre 2019
Così descritta la figura del Brand Journalist si avvicina molto a quella del Content Marketer o dello storyteller aziendale. E in effetti si tratta di figure con molte competenze in comune se si considera la varietà di canali e strumenti che la Rete mette oggi a disposizione. Ad unirle in particolare è la capacità di saper sfruttare competenze multimediali che spazino dalla produzione di articoli, video, podcast per promuovere contenuti inediti legati al brand e aumentare la sua credibilità al pubblico.
L’inserimento di brand journalists in azienda o l’avvio di un progetto del genere legato al brand richiede una strategia consapevole e mirata che, seppur votata ad aumentare la conoscibilità del marchio, le vendite e quindi gli introiti, rispetti comunque i canoni etici e deontologici tipici della professione giornalistica.
Una missione tutt’altro che facile ma comunque interessante per chi intenda evolversi nella comunicazione aziendale in una prospettiva moderna ed innovativa.
Francesca Giannaccini per ADV+
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