Da grande voglio far l'impreditrice

Mar 12, 2024 · 25m 6s
Da grande voglio far l'impreditrice
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Sembra un pasticciaccio brutto, ma non è l’opera di Gadda. Parliamo del “bonus mamme” introdotto dalla Legge di Bilancio 2024 per sostenere le lavoratrici con almeno due figli (di cui...

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Sembra un pasticciaccio brutto, ma non è l’opera di Gadda. Parliamo del “bonus mamme” introdotto dalla Legge di Bilancio 2024 per sostenere le lavoratrici con almeno due figli (di cui il più piccolo di età inferiore a 10 anni) e titolari di contratto a tempo indeterminato che consentirebbe di beneficiare di una riduzione contributiva fino a un massimo di 250 euro al mese, e fino al limite di 3mila euro annui.Peccato che l’Inps abbia tardato a pubblicare la circolare applicativa del bonus, tanto che sono ancora centinaia le dipendenti che, nei vari forum online, segnalano di non aver ancora ricevuto il contributo nella busta paga di febbraio. In risposta ad un commento pubblicato da una docente sulla pagina Facebook del portale NoiPA, piattaforma realizzata dal MEF per la gestione del personale della pubblica amministrazione, si legge che “sono in corso le attività per l’adeguamento del sistema alla misura prevista dalla Legge di Bilancio 2024. Sarà nostra cura informare le Amministrazioni circa gli adempimenti da assolvere per il corretto riconoscimento del beneficio”.
Ma il ritardo non è l’unico problema: il bonus, abbiamo detto, consiste nell’esonero della contribuzione previdenziale, a partire da gennaio 2024, fino ad un massimo di 3mila euro annui. L’esonoro è per legge pari 6% nel caso in cui la retribuzione imponibile che non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, oppure al 7% per retribuzioni imponibili non oltre i 1.923 euro mensili. Tuttavia, visto che il bonus mamme non è cumulabile con la misura del taglio del cuneo contributivo, le lavoratrici con redditi più bassi, con un esonero del 6% o 7%, avranno paradossalmente un reale beneficio inferiore alle lavoratrici con redditi più alti.
Che sòla!, direbbero a Roma. E c’è chi ci mette pure il carico da novanta: di fatti, il bonus aumenterà le disuguaglianze tra le madri di due figli tutelate da un contratto e quelle che un contratto non ce l’hanno oppure hanno un contratto ma sono madri di un solo figlio. Sono infatti escluse dal contributo le mamme di figli unici, anche se con disabilità, le lavoratrici domestiche, le pensionate, le lavoratrici a tempo determinato, le disoccupate, le collaboratrici occasionali e le libere professioniste, come le tante avvocate e imprenditrici che ci leggono. Ho voluto contattare due di loro, due imprenditrici: Simona Befani e Sara Di Mario, che insieme ad altre due socie (sono quindi quattro in tutto e tutte donne) hanno fondato Pika Energy, realtà dedicata alla produzione di biometano. Non abbiamo parlato di pasticci come il bonus mamme, sebbene madri lo siano entrambe, ma di progetti ben riusciti. Perché nonostante non esistano ancora riforme strutturali a livello statale che permettano alle donne di guadagnare come un uomo e di non dover scegliere tra figli e lavoro, c’è chi, alle volte, riesce a rompere il soffitto di cristallo.
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