Dichiarazione 10 e 11 - Per un’economia sovrana e senza vincoli - Per un vero piano di rilancio dell’economia italiana
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Per un’economia sovrana e senza vincoli Riteniamo che la più che ventennale adesione dell’Italia al sistema dei cambi fissi dell’Euro abbia provocato una perdurante stagnazione economica, che solo la pura...
show moreRiteniamo che la più che ventennale adesione dell’Italia al sistema dei cambi fissi dell’Euro abbia provocato una perdurante stagnazione economica, che solo la pura cecità può continuare a negare.
Il sistema di cambi fissi ha danneggiato la nostra bilancia commerciale (fonte primaria di crescita per un paese votato all’export come l’Italia) e causato la perenne stagnazione dei salari e del mercato del lavoro.Noi riteniamo, dunque, fondamentale che l’Italia – in maniera concordata o se necessario, unilaterale – abbandoni l’Euro ed anche che la Banca d’Italia lasci l’Eurosistema della BCE per riacquisire una piena sovranità in ambito di politica monetaria.
Interpretiamo l’uscita come una scelta di libero mercato, poiché il valore della nuova Lira sarà lasciato alle libere quotazioni che la nostra valuta avrà sui mercati internazionali, pratica che porterà naturalmente a riassorbire gli immensi squilibri causati dall’adesione all’Euro.
Con l’uscita dall’Eurosistema, alla Banca d’Italia dovrà tornare anche la piena competenza sulla vigilanza e sulla regolamentazione bancaria, in quanto tutta la legislazione europea in materia bancaria non sarà più ritenuta vincolante.In particolare, andrà rivisto:
• il cosiddetto bail in e relativo pacchetto BRRD per la gestione di situazioni di crisi bancaria;
• il pacchetto Capital Requirements Regulation / Credit Requirements Directive, rimuovendo i requisiti eccessivamente punitivi in caso di gestione di crediti deteriorati.
Dal lato dei trattati europei, prendiamo atto che con la crisi del Covid la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita abbia definitivamente affossato tale irrazionale sistema di vincoli alle politiche di bilancio.
Anzi, con l’uscita dall’Euro tale sistema di trattati vincolanti delle politiche fiscali dei singoli Stati Membri perderebbe la propria ragione d’essere.
Data invece la naturale propensione dell’Italia all’export e ai mercati internazionali, riteniamo che possano essere preservati i trattati istitutivi del Mercato Unico nella forma di un nuovo Mercato Europeo Comune (MEC), che istituisca il principio della preferenza nell’acquisto di beni e servizi europei rispetto all’acquisto di beni e servizi extraeuropei.
Nella stessa ottica, andrà posto un correttivo per consentire agli Stati Membri di impedire il trasferimento di capitali in paradisi fiscali all’interno della stessa Unione Europea (Olanda, Lussemburgo, Irlanda, Malta, Cipro).
L’Italia dovrebbe farsi promotrice di una revisione complessiva di tali trattati.
Tuttavia, nel caso in cui ciò non fosse possibile, riteniamo che l’uscita unilaterale non possa essere esclusa. D’altra parte, l’esperienza dell’uscita dal Sistema Monetario Europeo del 1992 di Italia e Regno Unito, e l’attuale esperienza della Brexit, dimostrano come la rottura dei vincoli europei possa avvenire senza implicazioni particolarmente traumatiche per le economie nazionali.
Per un vero piano di rilancio dell’economia italiana
Una volta riacquisita la sovranità monetaria, riteniamo che vada cancellato il ‘divorzio’ di Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro – consumatosi nel 1981 – e venga così restituita ad essa la piena competenza di politica monetaria.A differenza della BCE, la nuova Banca d’Italia nazionalizzata dovrà avere nei propri statuti:
• una funzione obiettivo rivolta non solo alla stabilità dei prezzi ma anche alla crescita economica e alla piena occupazione;
• la rimozione del divieto di finanziamento diretto del Tesoro, con una linea di scoperto di conto corrente a favore del governo per il finanziamento diretto della spesa pubblica, senza l’emissione di titoli;
• il finanziamento diretto e volto alla monetizzazione stabile della spesa pubblica per investimenti, per definizione produttiva e che non porterà a un aumento dell’inflazione, ma a una maggiore crescita economica e sostenibilità del debito;
• La netta affermazione del principio che credito e risparmio costituiscono attività di pubblico interesse (oggi solo timidamente abbozzato nella carta costituzionale).
Sosteniamo inoltre l’estensione delle emissioni di BTP Italia rivolte al pubblico retail di cittadini italiani e residenti in Italia.Noi vogliamo, inoltre, che venga dichiarata incostituzionale l’emissione di titoli di debito espresso in valuta estera, o soggetta a legislazione estera.
Il vincolo costituzionale del pareggio di bilancio andrà rivisto come segue:
• esclusione dal vincolo di tutta la spesa per investimenti, finanziata, come già indicato, da Banca d’Italia tramite finanziamento monetario;
• mantenimento del vincolo per la sola spesa corrente dello Stato, salvo scostamenti per fronteggiare i momenti di grave recessione per cause esogene (per esempio: Covid-19, mutui subprime).
Come si vede si tratta di una revisione del vincolo del pareggio di bilancio e non di una sua abolizione tout court.
La conservazione dello stesso per la spesa corrente dello Stato sarà volta al rafforzamento della credibilità della nuova politica monetaria, che non dovrà dar adito ad aspettative inflazionistiche, sanando l’attuale situazione di un vincolo che esiste in teoria, ma che viene costantemente disatteso per l’impossibilità di una gestione credibile del bilancio pubblico.
In tale prospettiva si aprirebbe lo spazio fiscale per una manovra espansiva e una simmetrica riduzione delle imposte. In particolare, prevediamo:
• l’abolizione dell’IRAP, vera e propria imposta-rapina che pesa direttamente sulla competitività e produttività delle imprese italiane. L’abolizione di questa imposta – introdotta dal Governo Prodi per permettere l’ingresso dell’Italia nell’Euro – sarà anche il segno della ripresa di libertà economica dell’Italia;
• la cancellazione delle accise su luce, gas e benzina, a favore delle fasce di reddito medio-basse. La cancellazione del regime di accise correggerà l’eccessivo costo per le forniture energetiche attualmente presente in Italia e stimolerà il mercato interno;
• una riformulazione complessiva dell’IRPEF, ormai perso in un livello di entropia e disordine privo di controllo.La selva dell’attuale sistema di detrazioni / deduzioni andrà rivista con una cancellazione integrale delle stesse a favore dell’introduzione di un efficace quoziente famigliare, in modo da fare dell’aliquota effettiva una variabile, in funzione – oltre che del reddito – del numero complessivo di figli a carico.
Siamo, inoltre, aperti a considerare l’elaborazione di un sistema per la concessione di ulteriori sgravi fiscali per coloro che dichiarino di voler entrare in un regime di ‘opting-out’, ovvero non pesare sulla fiscalità pubblica per servizi quali la previdenza, la sanità, l’istruzione.
Per le partite IVA chiediamo che sia abolito il sistema degli studi di settore e ogni metodologia di definizione del reddito di natura presuntiva.
Difendiamo, infine, il ruolo fondamentale che l’industria pubblica ha assunto in Italia per la crescita del nostro sistema economico.
Siamo perciò contrari alla privatizzazione delle grandi aziende a partecipazione pubblica, capaci di produrre utili.
Pretendiamo similmente che i monopoli naturali, come quello della nostra rete autostradale, vengano ricondotti ad un pieno controllo pubblico senza regali a chi negli anni si è arricchito grazie a concessioni scellerate.
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