Elon Musk crede che la morte si possa sconfiggere con la scienza
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show moreELON MUSK CREDE CHE LA MORTE SI POSSA SCONFIGGERE CON LA SCIENZA di Roberto De Mattei
In un articolo su Corrispondenza Romana mi sono soffermato sulla figura di Elon Musk, il magnate americano, di origine sudafricana, che ha acquistato Twitter e che ha creato aziende innovative nel campo delle energie rinnovabili e della conquista degli spazi stellari: un personaggio che crede nella possibilità dell'espansione cosmica dell'umanità, ispirandosi al movimento culturale dei cosmisti russi. Chi erano questi cosmisti?
I materialisti ottocenteschi negavano ogni forma di immortalità dell'anima, sostenendo che tutto è materia e la morte del corpo ci precipita nel nulla. I cosmisti del XX e del XXI secolo, sono filosofi che sostengono la possibilità di rendere immortale il corpo, o di risuscitarlo, attraverso gli strumenti della scienza.
Questo "immortalismo" scientifico non ha nulla a che fare con la visione cristiana della vita eterna, ma ripropone, in maniera tecnologicamente aggiornata la ricerca dell'elisir di lunga vita praticata nel corso dei secoli da alchimisti ed esoteristi. Quando morì Lenin i cosmisti russi ne fecero imbalsamare la salma, convinti che sarebbe un giorno risuscitato. Se Cristo era il primogenito della risurrezione promessa dalla religione, Lenin sarebbe stato il primo risorto della scienza. E Lenin ancora oggi attende quel giorno nella sua bara di vetro davanti a cui si recano in pellegrinaggio vetero e neo-comunisti.
L'IMMORTALISMO
Oggi l'immortalismo è professato da alcuni magnati e imprenditori della Silicon Valley, che stanno sovvenzionando scienziati e medici per arrivare a sconfiggere la morte. Peter Thiel, cofondatore di Paypal, ha dichiarato che "la maggior disuguaglianza umana è tra chi è vivo e chi non lo è più" e che "la morte è un problema da risolvere". Dmitry Itskov, un miliardario russo, fondatore di New Media Stars, con il suo Project 2045 si propone di "trasferire" l'intelletto umano in un computer per farlo "vivere" in eterno. La prima fase del progetto di Itskov prevede la costruzione di un robot umanoide che possa essere comandato a distanza: la seconda fase sarebbe l'estrazione del cervello di una persona a fine vita per trapiantarlo in un cyborg dalle fattezze umane: la terza fase ha come obiettivo la creazione di una replica digitale del cervello da inserire nel cyborg umanoide; la quarta fase, nel 2045, prevede la realizzazione di un avatar-ologramma identico all'uomo, ma smaterializzato, per cui l'individuo sopravviva solo nella dimensione digitale. Tutto questo suppone che la memoria, i ricordi, le esperienze di un essere umano, in una parola la sua anima, siano una realtà psichica non spirituale, ma materiale, su cui la scienza possa lavorare.
Queste follie vanno contro la ragione, prima ancora che contro la fede religiosa. L'evidenza dimostra la realtà della morte, che è il limite invalicabile dell'uomo. E da questa evidenza nasce l'istinto di sopravvivenza, che è l'istintiva repulsione di ogni uomo nei confronti della morte. Ma in ogni uomo la paura della morte si accompagna all'aspirazione all'immortalità, che è una tendenza ancora più profonda e più insopprimibile dello stesso desiderio di conservare la nostra vita corporale. L'istinto di conservazione della vita lo abbiamo in comune con gli animali, ma gli animali non desiderano una vita oltre la morte, perché non possono pensarla; nell'uomo esiste il desiderio di superare la morte. È proprio a partire da questa osservazione che può essere razionalmente dimostrata l'esistenza dell'anima. Se noi, a differenza degli animali, siamo capaci di pensare e di desiderare cose spirituali, come l'immortalità, vuol dire che abbiamo in noi un organo spirituale, irriducibile alla pura fisicità. Ma mentre tutto ciò che è materiale è quantitativamente scomponibile e destinato alla corruzione, ciò che è spirituale è in sé indivisibile e incorruttibile e quindi immortale. Quella che sembra morte non è morte, è disfacimento del corpo, ma allo stesso tempo sopravvivenza di una parte del nostro Io, l'anima spirituale.
COSA INSEGNA LA CHIESA
A questo punto interviene la fede. La Chiesa ci insegna che Adamo, il primo uomo ebbe il dono dell'immortalità, ma lo perse in seguito al peccato originale. Da allora la morte entrò nel mondo e costituisce il limite della vita umana. La morte avviene per la separazione dei due principi costitutivi dell'uomo, l'anima e il corpo. Il corpo si disfà, l'anima sopravvive, fino al momento della risurrezione finale dei corpi. Se però l'immortalità dell'anima, può dimostrarsi con la ragione, l'immortalità del corpo, che si manifesterà con la risurrezione finale, è un miracolo della potenza di Dio e, come insegna san Tommaso, supera ogni capacità dell'intelletto umano (Summa Theologica, 3, Suppl. q. 75 a, 3).
La nostra fede nella risurrezione incomincia da un fatto e da una promessa: dal fatto della risurrezione di Cristo e dalla promessa della nostra risurrezione personale, perché, come dice san Paolo "Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi" (2 Cr 4, 14). Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, che è Dio e non la scienza, sarà la causa della risurrezione dei corpi. Questo è il dogma centrale della nostra fede. "Se non vi è risurrezione dei morti - scrive ancora san Paolo - neppure Cristo è risorto; e se Cristo non è risorto, nulla è la nostra predicazione, ma anche nulla è la vostra fede, poiché noi saremmo dei falsi testimoni di Dio" (Cr, 15, 13-19).
La posizione dei cosmisti è intrinsecamente contraddittoria. Essi riducono l'uomo a un composto puramente materiale di corpo e di mente, negando l'esistenza di Dio e di un'anima spirituale, ma nel momento in cui la loro testa concepisce idee spirituali come quelle di immortalità e di risurrezione, contraddicono il fondamento materialistico della loro visione filosofica. La lugubre visione del mondo del frate apostata Giordano Bruno, che cercava di conciliare l'inconciliabile, rendendo eterna e divina la materia, riaffiora nell'immortalismo scientifico del ventunesimo secolo.
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