GOMME Ep.3 Ami 6, La Bella incompresa
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Citroen Ami 6, la brutta macchina ossuta e confusa meriterebbe oggi di essere esposta anche lei, come la ds19, nei musei d'arte moderna Testo del podcast: Ami6, la Bella è...
show moreTesto del podcast:
Ami6, la Bella
è magra dinamica e nervosa altissima sulle ruote
Se ti avvicini di fronte provi un senso di confusione elementi apparentemente messi insieme senza che si fondano c’è una reticella di metallo con un tagli a v e dietro si intravedono oggetti con forme varie e indipendenti su tutta questa roba è appoggiato un cofano molle come se il calore ce lo avesse liquefatto sopra, si adagia sulle forme sottostanti e quasi cola
di fianco invece due parti diverse in basso un fregio da elettrodomestico di qualche anno fa e nella parte superiore si inclina all’indietro alla colpo di vento
è come descrive la citroen ami 6 Bruno Munari, disainer esperto di comunicazione visiva, capace di restituire poesia alla sconvolgente bruttezza della citroen ami 6
A me da bambino quella macchina nervosa faceva paura ogni frontale di automobile rappresentava una faccia che poteva essere, allegra, triste, da tigre, da pecora
E la ami 6 aveva il volto scomposito di una enorme cavalletta
e c’era anche un’altra cosa che me la rendeva ostileogni volta che la incrociavo per strada era guidata da suore vestite di bianco con il cappello grande con le puntecome certi insetti
da bambino le suore vestite di bianco mi apparivano sempre negli incubi da quando avevo visto in televisione la storia di Maria Diletta Pagliuca, una suora che gestiva un orfanotrofio per bambini disabili che legava torturava e a volte uccideva
le suore erano attratte dalle doti pratiche, il loro fine era il salvataggio dell’anima piuttosto che il rapporto armonico tra parafango e tagli della coda la compravano nella versione tre volumi quella con l’abitacolo tutto schiacciato all’indietro e oggi mi viene da pensare che la preferissero prchè l’ abitacolo schiacciato all’indietro era l’unico che non interferiva con quei loro strani cappelli con le punte
Quando venne lanciata sul mercato nel 1961 la Ami, che in italiano vuol dire amica, amico, lasciò tutti sconcertati per il suo aspetto indisponente.
Lo scultore Agenore Fabbri guarda la Ami 6 socchiudendo un occhio. E commenta: “la parte anteriore ha sua plasticità ed una suggestione adatta al nostro tempo il muso potrebbe essere quello di un mostro spaziale poi però si abbandona a preziosismi in stile 900 con righette decorative sui parafanghi, il tubo sul paraurti anteriore invece è misero e così dal mostro spaziale passiamo ad una carrozzina per bambini
Per la storia del design industriale la ami 6 ha rappresentato un caso di studio della incomprensione tra ingegneri e disainer, è tata il frutto di compromessi tra idee avveniristiche giovanili da fumetto, attaccamenti senili decorazioni nostalgiche
Quando venne lanciata sul mercato nel 1961 la Ami, che in italiano vuol dire amica, amico, lasciò tutti sconcertati per il suo aspetto
Eppure era prodotta dalla stessa Citroen che nel 1955 aveva stupito il mondo lanciando la ds 19, che in francese si legge desse – la dea, un concentrato di tecnologia e design pazzesco, un oggetto esposto ancora oggi nelle gallerie d’arte contemporanea
Ed era sempre la citroen quella che inventò l’ombrello con le ruote la 2CV, dimostrando di saper produrre vetture utilitarie dotate di fascino e personalità.
E infatti L’artista aviatore Roberto Crippa ammette: è brutta, va bene, ma debbo riconoscere che ha un pregio: ha personalità, la individui subito come una citroen”
in quel lontano 1961 nella redazione di Quattroruote i giornalisti della rivista italiana più autorevole dell’epoca davanti al brutto anatroccolo della citroen si saranno chiesti :
“Ma Non è che siamo noi a sbagliarci ? Perchè se il progettista Flaminio Bertoni aveva avuto ragione imponendo modelli di successo come la traction avant e poi la 2cv e la ds19, fregandosene delle critiche e della incredulità dei dirigenti, non è che adesso siamo noi a non aver capito nulla di questa macchina?”
gli scrupolosi redattori di quattrotuote sono imparziali e scrivono una secca stroncatura
“la Ami 6 ha una linea originale ma tormentata e sgradevole, ogni particolare accusa mancanza di ispirazione, urta il nostro gusto e rivela il tentativo di dare ad una semplice utilitaria un aspetto pretenzioso”.
Ma il dubbio di aver preso un granchio rimane: al rispetto per il genio di Flaminio Bertoni c’è da aggiungere che negli anni sessata ci sono grandi cambiamenti di mentalità e di costume, siamo nel pieno del boom economico e i francesi sono considerati all’avanguardia nel gusto, nella moda nel design e nel cinema.
E infatti Biki, famosa creatrice di moda milanese, ne parla con entusiasmo: “io la trovo bella, alla Citroen hanno voluto creare un ideale di massa, anticonformista, strainfischiante, che mira al comodo, addio dunque, addio alle vetture di sogno, addio dream car! Del resto le nuove generazioni si fanno avanti senza sogni, o magari con nuovi sogni”
“L’artista aviatore Roberto Crippa ammette: è brutta, va bene, ma debbo riconoscere che ha un pregio: ha personalità, la individui subito come una citroen” è il parere dell’artista aviatore Roberto Crippa
Ecco perché la rivista decide di mettere in pagina nel numero di marzo 1964 una bella inchiesta di costume dove intervistano alcune grandi firme dall’arte al design alla moda, sulla controversa bruttezza della Ami 6
L’artista aviatore Roberto Crippa ammette: è brutta, va bene, ma debbo riconoscere che ha un pregio: ha personalità, la individui subito come una citroen
La architetta Cini Boeri dello studio Zanuso Architettura si scandalizza Mamma mia quanto è brutta, il profilo posteriore è spiacevole e non trova alcuna giustificazione tecnica, avrei preferito linee curve e più morbide
Erano quelle che avrebbe voluto il designer Bertoni . ispirata alla ds con il muso più basso e filante ed una fiancata a due volumi con portellone posteriore, ma la dirigenza della citroen pensò di tirare le redini al creativo obbligandolo a una linea più conservatrice a tre volumi e imponendo quegli orrendi fari quadrati giuatificati con problemi di omologazione. Per finire il motore derivato dalla 2cv costringeva ad un cofano dal profilo altissimo. “Sembra che abbia investito un pedone in mezzo” si dice che abbia commentato amaramente il creatore della magnifica ds19
Bertoni genio fuori dalle righe accettò con sofferenza le soluzioni stilistiche che era stato costretto ad applicare, e neppure la parte posteriore con il montante rovesciato lo ha mai convinto
Malgrado l’offesa al buon gusto la Ami ebbe successo e venne prodotta in oltre un milione di esemplari A dar ragione a Bertoni, la versione station wagon con portellone posteriore uscita nel 1964 vendette più della tre volumi
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Author | Gian Giannizzero |
Organization | Gian Giannizzero |
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