Le
Stanze sarebbero state composte dalla Blavatsky interpretando il
linguaggio iconografico di un presunto
manoscritto tibetano molto antico, il
Libro di Dzyan (anche
Dzan o
Dzyn), che sarebbe servito come base sapienziale per
La dottrina segreta.La Blavatsky descrive il manoscritto, di cui avrebbe avuto visione diretta, come un testo antico di migliaia di anni redatto in lingua
Senzar e conservato in un luogo segreto del
Tibet. Scritto
«su foglie di palma, ma rese inalterabili al fuoco, all'acqua e all'aria mediante qualche processo specifico ignoto», il libro tratterebbe della cosmogenesi e dell'evoluzione dell'uomo fino alla distruzione di
Atlantide.Altri versi attribuiti al
Libro di Dzyan sono stati pubblicati da Alice Bailey in
A Treatise on Cosmic Fire nel
1925.Del
Libro di Dzyan non è stata fornita alcuna fonte originale né esiste alcuna citazione anteriore alla pubblicazione della Blavatsky o esterna alla saggistica
esoterica afferente o meno a movimenti teosofici. Al di là delle interpretazioni fornite della Blavatsky, la completa mancanza di riscontri di questo manoscritto originale così come della misteriosa lingua pre-sanscrita in cui sarebbe stato redatto, rende dubbia la sua reale esistenza. Nel
1993, la teosofista Sylvia Cranston (pseudonimo di Anita Atkins) avanzò l'ipotesi che i versi delle stanze fossero interamente una creazione originale
[8] della Blavatsky negando, conseguentemente, l'esistenza del manoscritto.David Reigle, un orientalista affiliato alla
Società Teosofica, reputa, invece, il manoscritto connesso ad un testo del
Buddhismo Vajrayāna, il
Kalachakra Tantra. L'esoterista inglese Nicholas Goodrick-Clarke ha suggerito, nel
2006, che la fonte di ispirazione delle
stanze andrebbe ricercata nel
Taoismo cinese e nella
Cabala ebraica.