Segue..Tralasciando i leader dei singoli governi, La presidente Von Der Layen, non si è mai risparmiata, spesso è stata provocatoria, sappiamo che la Presidente quando era ministro della Difesa tedesca, non ha brillato e arrivando a Buxelles non sembra che abbia cambiato di molto la sua linea. Il Commissario Josep Borrel, un personaggio che non ha competenza nel gestire la politica estera di un continente, arriva con la lista di armi da inviare a Kiev, aggiungendo fra l’altro che la guerra si vince sul campo. Toni durissimi per la diplomazia. Siamo sicuri che vogliamo davvero una de-escalation, al di la della retorica di arrivare con una posizione di forza a un presunto negoziato?
La ministro (preferisco attenermi più possibile alla perfezione della lingua italiana che al politicamente corretto) tedesca della difesa, Annalena Baerbock, del partito dei Verdi, tradizionalmente No War ha parlato di invio di armi pesanti.
Ma quello che inqueta molto è l’atteggiamento e l’aggressività del Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg, l’uomo che arriva dal profondo nord dell’Europa, dichiarando che la nuova normalità del mondo sarà la guerra. Dichiarazioni che lasciano basiti. E che la Nato ha avuto un reset. L’abbiamo visto in questi anni non solo nel tentativo di espandersi verso est. L’autore del riarmo parte dal Segretario Generale. Purtroppo, gli è stato confermato un altro anno a guida della Nato. Un anno è un tempo molto lungo per come si sta decidendo di cambiare l’ordine mondiale. Contro chi dovrà ancora difendersi la Nato? La Russia uscirà distrutta da questo conflitto, economicamente e militarmente. Non avrà forza nei prossimi anni per intraprendere altre guerre. Le illazioni di un disegno su un ritorno dell’impero sovietico vale quanto le accuse sulle armi chimiche di Saddam e di Gherddafi.
La Nato non contenta, ha intrapreso una strada aggressiva anche nei confronti della Cina, un paese piuttosto distante dai confini difesi, definendola come un pericolo sistemico per l’Occidente e per l’Asia. Un altro cataclisma per la diplomazia. Adesso nel mirino c’è Pechino. Non bastava spingere la Russia verso la Cina invece di avvicinarla all’Europa, adesso è il turno del gigante asiatico. Ma la Cina non è la Russia. E Taiwan, non è l’Ucraina per il governo di Pechino.
Se Putin ha riportato indietro le lancette dell’orologio con assedi e bombardamenti, non è certo di meno la Nato e l’Europa rispolverando l’atteggiamento dei tempi più bui della Guerra Fredda, probabilmente mai assopiti.
Allora siamo si disposti a rinunciare qualcosa per salvare vite umane, ma la politica dovrà anche rinunciare a qualcosa per salvare il mondo intero mai così vicino sull’orlo del baratro.