Il mondo di domani: cronache dalla società del futuro
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Nel 1931, quando scrivevo Il mondo nuovo, ero convinto che ci fosse ancora tempo, e parecchio. Noi, vivi nel secondo quarto del ventesimo secolo d.C. abitavamo, certo, in un mondo...
show moreNoi, vivi nel secondo quarto del ventesimo secolo d.C. abitavamo, certo, in un mondo piuttosto raccapricciante; ma l’incubo di quegli anni di depressione era radicalmente diverso dall’incubo del futuro descritto nel Mondo nuovo. Il nostro era l’incubo del disordine; il loro l’incubo dell’ordine eccessivo.
Ventisette anni più tardi, io sono molto meno ottimista. L’incubo dell’organizzazione totale, che io ponevo nel settimo secolo dopo Ford, è sortito dal futuro, lontano e tranquillante, e ora ci attende, lì all’angolo.
- Aldous Huxley, Ritorno al mondo nuovo, 1958
Aldous Huxley scriveva queste parole nel 1958, quando la guerra fredda aveva fatto impostare l’Orologio dell’apocalisse a due minuti dalla mezzanotte. Il mondo nuovo venne invece pubblicato nel 1932: gli Stati Uniti erano ancora travolti dalla grande depressione, Hitler era ad un passo dal diventare Cancelliere, e le immagini del Metropolis di Fritz Lang, proiettato per la prima volta nel 1927, avevano appena iniziato a meravigliare e a influenzare la cultura dell’epoca come nulla prima di allora. La linea (in)visibile che lega le distopie di Huxley e Orwell, Metropolis, Blade Runner e Snowpiercer è intrinseca al significato stesso di fantascienza: nell’immaginare la società del futuro, è il presente che viene messo sul banco degli imputati.
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