L'ingiusto linciaggio degli alpini, ora si chieda scusa
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7096 L'INGIUSTO LINCIAGGIO DEGLI ALPINI, ORA SI CHIEDA SCUSA di Giuliano Guzzo Ricordate i giornali di inizio maggio? A seguito dell'adunata degli Alpini tenutasi a Rimini, era...
show moreL'INGIUSTO LINCIAGGIO DEGLI ALPINI, ORA SI CHIEDA SCUSA di Giuliano Guzzo
Ricordate i giornali di inizio maggio? A seguito dell'adunata degli Alpini tenutasi a Rimini, era scattata una sorta di gara a chi drammatizzava di più l'accaduto. Più esattamente, si parlava di molte decine di giovani molestate. Addirittura 150, secondo quanto riferivano le fonti femministe, prontamente ripresa da Repubblica e giornali amici. La sigla Non una di meno aveva perfino raccolto un «dossier con oltre 500 segnalazioni di altrettante donne», che sarebbero state molestate dagli alpini a Rimini.
A seguire, un gruppo d'una ventina di deputate del Pd era arrivata a presentare un'interrogazione parlamentare al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, per chiedergli quali azioni intendesse adottare per evitare il ripetersi di «episodi gravissimi». Ora, rispetto a quei fatti - e alla rovente polemica che, come appena ricordato, ne era seguita - Il Timone aveva subito parlato d'un processo sommario e ideologico. Ebbene, per quanto sia anticipato citarsi possiamo dirlo: ci avevamo visto giusto. Risale infatti alle scorse ore la notizia che, rispetto all'unica denuncia effettivamente presentata, la Procura ha avanzato richiesta di archiviazione.
Questo perché, ufficialmente, gli inquirenti, visionate le telecamere - che coprono solo parzialmente la zona dove sarebbe avvenuto il fatto - non sono riusciti a identificare i tre uomini che avrebbero molestato la ragazza che, appunto, aveva sporto denuncia. Sarà. Sta di fatto, ci permettiamo di aggiungere, che se davvero ci fossero state 500 molestie - o anche "solo" 150 -, almeno alcuni responsabili avrebbe dovuto essere individuati, tanto più che le adunate delle Penne nere, come noto, non sono ritrovi di incappucciati bensì di soggetti che, al massimo, sfoggiano il classico cappello da alpino.
Dopodiché, ovvio, non si vuole qui insinuare che a Rimini sia filato tutto liscio né che l'adunata sia stata una sorta di cena di gala. Quasi sicuramente, inutile negarlo, qualche episodio sopra le righe ci sarà stato, per carità. Siamo però lontani anni luce dagli stupri di massa riferiti nelle ore successive alla manifestazione riminese. E decenza vorrebbe che chi in quell'occasione ha esasperato i toni, gonfiando a piacimento fatti che, se gravi, son comunque stati infinitesimali rispetto alla globalità dell'evento, facesse finalmente una cosa giusta. Come? Chiedendo scusa agli Alpini. Ed evitando, in futuro, toni enfatici funzionali solo a mistificare la realtà.
Nota di BastaBugie: Ruben Razzante nell'articolo seguente dal titolo "L'ingiusto linciaggio mediatico contro gli Alpini" parla delle denunce di molestie ai danni di donne di Rimini che si sono ridotte ad una sola e non circostanziata: caso chiuso, la Procura archivia. Ma perché i casi di vere molestie commesse da immigrati passano sotto silenzio?
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 7 luglio 2022:
La notizia è ormai nota: la Procura della Repubblica di Rimini ha chiesto l'archiviazione dell'indagine sulle molestie denunciate da una ventiseienne durante la 93esima Adunata nazionale degli Alpini, dal 5 all'8 maggio scorsi, nella città romagnola. Alla base della richiesta della Procura ci sarebbe la non identificazione, a due mesi dai fatti, dei presunti autori delle molestie. L'identificazione si è rivelata difficile sia per la presenza numerosa di persone nello stesso luogo sia per la copertura solo parziale delle telecamere di sorveglianza della zona.
Nel frattempo, però, per mesi gli Alpini hanno subìto un linciaggio mediatico non fondato su alcuna evidenza, visto e considerato che si era parlato di centinaia di testimonianze ma che alla fine la denuncia è stata una sola e neppure circostanziata.
Ora, però, sarebbe il momento di scusarsi con le penne nere e ammettere che c'è stato un accanimento eccessivo su quel caso. Invece nessuno si pentirà e gli opinionisti che avevano pronunciato sentenze stroncatorie prima del tempo, dando luogo a uno dei tanti processi mediatici che imperversano a reti unificate sulle principali reti televisive, si dilegueranno come sempre succede in casi del genere. Opportune le parole dell'assessore del Veneto Elena Donazzan, felice che "l'ignobile vicenda" si sia chiusa e dispiaciuta per il fango rimasto sulle penne nere.
Ma, soprattutto, è un gran peccato che questa storia di presunte e mai in alcun modo accertate molestie ai danni di alcune donne presenti all'Adunata non abbia ricevuto trattamento analogo a quello che l'informazione mainstream ha riservato a episodi del recente passato, derubricati a illazioni prive di riscontri.
Partiamo da Milano. Spessissimo Piazza Duomo si riempie di stranieri che scattano foto ai turisti e cercano di vendere loro braccialetti e altri souvenir. Ogni tanto si scatena qualche rissa. L'ultima, giorni fa, ha coinvolto decine di immigrati africani, che a suon di calci, pugni e cinghiate, aggredivano altre persone. In questa ricostruzione non c'è nulla di discriminatorio nei confronti degli immigrati, ma la semplice descrizione di quanto le stesse forze dell'ordine hanno documentato. Spesso ad azzuffarsi sono italiani e non immigrati africani, ma ultimamente questi ultimi si stanno dimostrando assai litigiosi, per usare un eufemismo. E, in ogni caso, i media non hanno dato più di tanto visibilità a quegli episodi.
Piazza Duomo è la stessa piazza della quale si è parlato in occasione dell'ultimo capodanno, con molti cittadini che hanno commentato le violenze subite da alcune ragazze in vacanza a Milano, che sono state aggredite e violentate da bande di immigrati. Una notte di follia, che però è sfuggita ai riflettori dei mezzi di informazione, che hanno minimizzato parlando di bravate o poco più, tipiche della notte di San Silvestro. E invece alcune trasmissioni Mediaset, nei giorni successivi, hanno documentato le scene di molestie sessuali e accerchiamenti di ragazze da parte di un branco di immigrati. L'assessore alla sicurezza della Regione Lombardia, Riccardo De Corato ha parlato di vero e proprio bollettino di guerra, accusando il Comune di Milano di non aver garantito la sicurezza dei suoi cittadini e dei turisti, ma quella denuncia è caduta nel vuoto. Evidentemente, nella narrazione ufficiale, ci sono molestie di serie A e molestie di serie B, molestie gravi e molestie poco più che goliardiche.
Infine, un mese fa, l'episodio delle cinque adolescenti lombarde di ritorno da Gardaland sul treno regionale Verona-Milano, aggredite da una banda di stranieri di origine africana. Anche in questo nulla di discriminatorio: erano davvero stranieri di origine africana che, se l'inchiesta andrà avanti, si vedranno contestare le violenze sessuali ma anche l'aggravante dell'odio razziale. Anche in questo caso i fatti non hanno trovato più di tanto spazio nelle cronache di quei giorni, quasi si fosse trattato di bravate di provincia. Le ragazze, invece, hanno denunciato di essere state aggredite alle spalle, palpeggiate e di essere rimaste in balìa di quei ragazzi. Il sindaco di Peschiera, Oriella Gaiulli, di centrodestra, ha peraltro ricordato che già due anni fa un centinaio di ragazzi stranieri nordafricani e africani avevano compiuto azioni analoghe sulla spiaggia libera di Castelnuovo, con disordini e un annegamento. Si tratta, quindi, di bande organizzate che continuano a colpire nella quasi totale indifferenza dei media e nonostante l'impegno delle autorità e delle forze dell'ordine. A poco sono servite le toccanti testimonianze dei genitori delle ragazze, terrorizzate dalle baby gang che ormai dominano nelle grandi città e sono sempre pronte a colpire senza alcun freno inibitorio, anzi con la volontà di esibire come trofei di caccia le ragazze violentate.
Di fronte all'ennesimo esempio di due pesi e due misure, in base all'identità e all'orientamento dei protagonisti di fatti simili, occorre richiamare i media all'applicazione del principio di uguaglianza, cioè della trattazione in modo uguale di situazioni uguali. Gli Alpini assolutamente non avrebbero meritato quel trattamento loro riservato da alcuni "soloni del giornalismo", sempre pronti ad ergersi a moralizzatori prima ancora di aver accertato i particolari dei fatti da commentare, salvo poi chiudere un occhio e anche due di fronte a episodi simili ma con altri protagonisti.
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