Caro Direttore,
la Costituzione Italiana ripudia la guerra come offesa. Un termine forte, uno di quelli che genera sdegno, orrore, repulsione: “ripudiare” è il gesto di chi spinge all'indietro: dunque un'azione attiva, non semplicemente un'astensione. Eppure il coinvolgimento italiano è sempre più addentrato fra invio di armi e aumento della spesa sul riarmo allentando quella caratteristica che ci ha sempre contrapposto ai paesi interventisti dei senza se e senza ma. Tentare di conquistarsi un “posto al sole” ci è costato molto caro in termini di vite umane e di distruzione negli anni ’30 e ’40 del 900.
Nel frattempo, si fa di tutto per alimentare l’escalation iniziando dai termini espressi inaccettabili dalle leadership mondiali incluso quelli pronunciati dalle cariche più alte del nostro Governo; e finendo di argomentare ormai liberamente l’eventuale utilizzo di armi tattiche nucleari senza nemmeno un minimo di imbarazzo e di timore soltanto a pronunciare quelle parole che causerebbero orrore e catastrofe. E spesso le parole anticipano i fatti, lo abbiamo visto con la pandemia. E’ il segno dei tempi che contraddistingue la scadente e fragile classe politica mondiale che da anni a questa parte la comunità internazionale la vive sulla propria pelle e che non nutre fiducia incondizionata così come verso i media schierati.
Aumentare la spesa delle armi quando il Paese sta per entrare in una economia di guerra con forti ripercussioni sulle aziende e sulla popolazione, quando ancora ci sono importanti investimenti da attuare nelle zone terremotate è un sorprendente controsenso che va oltre la violazione della Costituzione, e superando perfino le pretese roboanti come esportatori dell’autodeterminazione dei popoli.
Il Presidente Draghi afferma che è alla ricerca della pace. E’ davvero così? Il Presidente, la cui straordinaria e eccellente carriera di lungo corso nel settore economico-finanziaro, purtroppo non plasma le scelte politiche e la gestione di governo. Il suo famosissimo “Whatever it takes”, questa volta non dà garanzia a questo momento storico cui sta vivendo il Paese. Siamo tutti favorevoli del fermo decisionismo del Presidente, ma il Governo, però, non è l’Eurotower, il Parlamento non è una assemblea di azionisti di maggioranza, e il popolo italiano, l’unico e vero sovrano del Paese, deve essere ascoltato. La popolazione mondiale, e nel nostro caso gli italiani non vogliono la guerra, non vogliono l’invio di armi, non vogliono un eventuale coinvolgimento diretto del nostro Paese come richiesto sall’Ucraina. I media fanno poco o nulla in tutto ciò. Non più liberi, il loro bavaglio persiste ormai da almeno due anni. Il caso eclatante del giornalista Rai (non lo nomino volutamente) e altri ancora è la palese frattura che si è creata. Opinionisti non schierati cui non si dà l’opportunità di poter esprimersi liberamente. La libertà di espressione non è forse uno dei pilastri fondanti della Democrazia? E’ questa la democrazia cui a spada tratta si vuole esportare? Ci sarebbe così tanta differenza fra i media russi e quelli occidentali? Segue...