La religione del covid con i suoi dogmi e i suoi sacerdoti
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LA RELIGIONE DEL COVID CON I SUOI DOGMI E I SUOI SACERDOTI di Gianfranco Amato
Nel marzo del 2020 è apparsa a sorpresa, quantomeno per la maggior parte della gente, una nuova sindrome, una singolare patologia i cui sintomi dimostravano chiaramente, secondo la clinica, il fatto che non avesse precedenti. Mai vista prima una cosa del genere. Tale patologia ha subito rivelato una micidiale carica letale, producendo un numero incredibile di morti, che ha allarmato il mondo intero, soprattutto quando i mezzi di comunicazione hanno cominciato ossessivamente a dedicarle tutto lo spazio, bombardando quotidianamente l'opinione pubblica.
È stata battezzata come Covid-19 e attribuita ad un virus prima ignoto, che ora ha assunto la denominazione di Sars-CoV-2. E che, a quanto pare, sembra essere scappato dalla sua gabbietta come per magia.
Fin qui nulla di nuovo. I fatti sono noti a tutti gli abitanti della terra, tranne forse a qualche indio della profonda Amazzonia che non vede la tv, o a qualche eschimese che ha deciso di vivere da eremita.
Ma ecco che in conseguenza di questo avvenimento è sorta, soprattutto nel mondo occidentale, una nuova "religione" e con essa uno stuolo innumerevole di ferventi fedeli. Si tratta dei covidiani.
Il covidiano è veramente un uomo di fede. Crede nella nuova trinità - Pandemia, Coronavirus e Vaccino onnipotente - senza giungere razionalmente ad una conclusione, ma partendo da una fermissima convinzione. Non crede, e neppure osa pensare, che questa sindrome possa derivare da qualunque altra causa, o dalla somma di altre cause. Ciò sarebbe considerato un'eresia.
Per lui è certamente cosa lodevole impedire le autopsie e la ricerca delle reali ragioni dei decessi, perché nessuno deve mettere in dubbio il dogma.
UNA FEDE CIECA
Il covidiano crede tutto quello che dicono i suoi leader religiosi, anche quando ha la prova che mentono e nonostante le evidenti contraddizioni in cui cadono continuamente quando affermano una cosa e l'esatto contrario in un brevissimo spazio di tempo. Non importa: la fede è e deve essere cieca.
Il covidiano crede nell'oracolo del tampone, sebbene la sua attendibilità sia smentita non solo dal foglietto illustrativo del test, ma dal suo stesso inventore e da numerose perizie disposte su ordine di vari tribunali. Eppure, per un covidiano appare giusto che un tampone inattendibile venga utilizzato come pretesto per paralizzare un Paese, affondare la sua economia e paralizzare il suo sistema sanitario.
Il covidiano è un cittadino modello: porta regolarmente la mascherina e la mette ai propri figli, compresi i più piccoli, anche se sa che per loro non è obbligatoria e che anzi può essere dannosa. Osserva comunque con zelante rigore i precetti della nuova religione.
Il covidiano si trasforma in un vigile aguzzino nel lager della "Zona Rossa" quando con la solerzia di un kapò chiama i Carabinieri se vede un movimento strano nella casa dei suoi vicini, dal quale possa dedurre il sospetto che essi stiano facendo entrare una coppia di amici estranei al condominio.
Il covidiano è un fedele devoto, rigoroso e obbediente: guida la macchina con la mascherina anche se è solo, e redarguisce pubblicamente, in chiesa o al supermercato, il reprobo che osa abbassarsi la mascherina sotto il naso perché fatica a respirare e desidera un po' di ossigeno.
Il covidiano non rivolge la parola ai negazionisti, ai loro familiari, ai loro colleghi di lavoro. Il dialogo deve essere precluso persino tra medico covidiano e medico negazionista.
UN CREDENTE A PRESCINDERE
Il covidiano è un credente a prescindere, crede e non ha più bisogno di parlare. Se il foglietto illustrativo del vaccino dice che si tratta di una sperimentazione non importa, egli crede. Se le case farmaceutiche sono esentate dalla responsabilità derivanti dagli eventi avversi, così come i governi, i medici o chiunque altro, non importa, egli continua ad avere fede cieca nei suoi leader religiosi.
Se gli dicono che il vaccino non protegge da contagio, per lui fa lo stesso. Se gli dicono che non gli impedisce di contrarre il Covid-19 non importa, per lui è uguale: lo aspetta, lo desidera, lo anela. E lo vuole, ovviamente, obbligatorio per tutti. Ciò che importa è sacrificare tutto, compresa al dignità personale, in nome del sacrosanto "interesse collettivo". Pensare il contrario sarebbe un'eresia.
Se le cifre annuali dei decessi dovuti a varie cause sono identiche o simili alla media di tutti gli anni precedente, il covidiano resta perplesso però preferisce non vedere, né vuole sapere. Chiude le orecchie, perché sarebbe come tradire la nuova fede. Nega il dato, lo giustifica, lo ignora, lo nasconde, e ripete continuamente la giaculatoria che gli hanno insegnato alla televisione. [...] Le immagini teletrasmesse appaiono implacabili quando mostrano i numeri dei contagiati, dei decessi, degli ospedali pieni. Non bisogna dubitare, né pensare, né riflettere: «la Pandemia esiste!».
Tra i covidiani si trovano persone di tutti i ceti sociali, poveri e ricchi, giovani e anziani, illetterati e laureati, intellettuali e scienziati.
Il covidiano è tramortito, sottomesso alla schiavitù a causa della morte, o meglio, come direbbe San Paolo, a causa della paura della morte, un fattore che del resto caratterizza la stessa esistenza umana. Però ora, per questo fattore, il covidiano si è mentalmente bloccato. La sua ragione è paralizzata.
I covidiani sono credenti impeccabili. Ognuno di noi può trovarli tra gli amici più cari, tra i parenti, tra i conoscenti, tra i colleghi. Sono gente seria ed educata e sono certamente intelligenti. Ma per carità cristiana, o semplicemente per giustificarli, si potrebbe dire che sono intelligenti asintomatici.
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Author | BastaBugie |
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