Lo sport femminile sarà presto annientato dal gender
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show moreLO SPORT FEMMINILE SARA' PRESTO ANNIENTATO DAL GENDER di Luca Volontè
Se le cose continueranno così, entro una decina d'anni ogni record sportivo detenuto da una donna cadrà per mezzo di un maschio biologico. Ora che a un maschio biologico di nome 'Lia Thomas' è stato permesso di competere contro le ragazze nelle gare di nuoto a nome dell'Università della Pennsylvania e cancellare e distruggere tutti i loro record, cosa impedisce ad altri uomini di cambiare genere di competizione per ottenere fama e oro olimpico?
Cosa impedisce agli uomini di inondare le competizioni femminili come [...] giocatrici di basket e calciatrici? Cosa impedisce agli uomini di dominare l'atletica, il tennis, la pallanuoto, [...] e così via? Allo stato attuale delle cose ci sono tutti i tipi di incentivi perché questa umiliazione dello sport e delle donne prosegua senza ritegno.
Cosa deve succedere prima che finalmente ammettiamo che gli uomini sono diversi dalle donne e che permettere agli uomini di competere contro le donne non è solo grossolanamente ingiusto e anti-scientifico, ma soprattutto un atto spregevole di cancellazione dei legittimi successi femminili? Eppure basterebbe un decisione semplice e di buon senso, oltreché di giustizia: negare a un uomo, trans, il diritto di identificarsi come donna in uno sport. L'intero esercizio di mistificazione transessuale finirebbe per essere scoperto agli occhi di tutto il mondo e con esso la chiara frode che esso rappresenta nel mondo dello sport.
Questa follia, invece, purtroppo, continua a sfrecciare verso un inevitabile disastro. A meno che qualcuno non sterzi, non alzi la mano e non faccia come il bimbo di quella favola: il Re è nudo! Alla fine, una vera femmina si farà male o verrà uccisa in un incontro di wrestling o le nuotatrici smetteranno di partecipare alle gare. Alla fine, le ragazze abbandoneranno gli sport perché non avrà senso partecipare con gli uomini e faticare agli allenamenti per perdere sempre. Alla fine, questi imbroglioni maschi cancelleranno ogni risultato legittimo conseguito da un'atleta donna. Alla fine, ogni atleta olimpico "femmina" sarà un ragazzo.
Le donne permetteranno che questo accada? Gli uomini chiuderanno ancora gli occhi davanti a questo sopruso che alcuni rappresentanti indegni del loro stesso sesso stanno compiendo? Se le donne si fanno valere, possono ancora salvare lo sport femminile, come stanno facendo le ragazze universitarie americane contro il dominio ingiusto e baro di Lia Thomas.
Un problema solo americano, diranno alcuni. E invece no. Perché il passo per arrivare anche nel nostro Paese potrebbe essere molto più breve di quanto si pensa.
Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Trans e sport, il Cio non segue la scienza" si evidenzia un ulteriore schiaffo alla realtà da parte delle autorità sportive, una ennesima violenza e discriminazione contro le donne.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22-11-2021:
Il Comitato olimpico internazionale (CIO) ha annunciato nuove linee giuda (non obbligatorie) per la partecipazione degli atleti trans gender alle competizioni femminili. Uno schiaffo alla realtà, una ennesima violenza e discriminazione contro le donne. I primi atleti apertamente transgender avevano già gareggiato alle Olimpiadi di Tokyo dell'estate scorsa, 17 anni dopo che il CIO aveva stabilito per la prima volta le regole che ne consentivano la partecipazione, ma dopo significativi controlli sul testosterone.
Le linee guida incoraggiano, non impongono, gli organi nazionali dell'organizzazione, di escludere i test medici e non li ritengono più necessari per la determinazione della idoneità degli atleti transessuali per competere nelle gare femminili. Secondo il CIO, non ci sarebbe alcun consenso medico che i livelli di testosterone da soli conferiscano un vantaggio ingiusto agli atleti transgender o intersessuali nei confronti delle donne.
La maggior parte delle obiezioni alla partecipazione dei trans nello sport si concentrano sui transgender, maschi che si dicono femmine, ed è convinzione che essi mantengano ancora un vantaggio sleale anche dopo l'assunzione di ormoni per abbassare il loro testosterone, sinora necessari per partecipare alle competizioni femminili. Pur affermando che la scienza non è univoca su tale valutazione, il CIO non fornisce riferimenti di studi e ricerche che smentiscano questa l'evidenza.
Quando si confrontano atleti che competono direttamente l'uno contro l'altro, dall'élite ai livelli di atleti in età scolare, i vantaggi fisiologici conferiti dal sesso biologico appaiono, sulla valutazione dei dati di performance, insormontabili. Questa semplicissima constatazione della realtà, è stata confermata anche di recente, da uno studio congiunto dei ricercatori della Università di Manchester e dell'Istituito universitario Karolinska di Stoccolma nella pubblicazione di Transgender Women in the Female Category of Sport: Perspectives on Testosterone Suppression and Performance Advantage, in cui si è esaminato come le differenze nelle caratteristiche biologiche tra maschi e femmine, influenzino le prestazioni sportive. Si valuta se esistano prove «a sostegno dell'ipotesi che la soppressione del testosterone nelle donne trans gender», sinora obbligatorio per la partecipazione dei trans alle competizioni femminili, fosse «sufficiente rimuove il vantaggio delle prestazioni maschili e quindi offre una competizione equa e sicura».
I risultati emersi sono chiari: «Il divario di prestazioni tra maschi e femmine diventa significativo alla pubertà e spesso ammonta al 10-50% a seconda dello sport. Il divario di prestazioni è più pronunciato nelle attività sportive che si basano sulla massa muscolare e la forza esplosiva.
Il CIO nei giorni scorsi ha deciso di non seguire l'evidenza scientifica, né il lume della ragione ed ha di fatto invitato tutti i Comitati Olimpici nazionali a liberalizzare senza alcun vincolo la partecipazione di maschi nelle competizioni femminili. La decisione dei giorni scorsi è solo l'ultima tappa di una escalation delle discriminazioni nei confronti delle atlete impegnate nelle competizioni femminili.
Il tutto in nome della odierna intollerante tolleranza che cancella ogni differenza e sancisce il trionfo di un maschilismo insopportabile a scapito delle donne. Siamo di fronte all'ennesimo tragico segno di globalismo sinistro, non a caso celebrato come una parziale vittoria (pretendevano l'obbligo del nuovo regolamento) da stampa e lobbies LGBTI, che pretende la eliminazione della preziosa differenza 'femminile', avendo per scopo ultimo la completa abolizione del Dio Creatore.
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