Presentazione Rapporto Italiani nel Mondo 2020 - ABM
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La pandemia e l’impossibilità di muoversi a proprio piacere non impedisce di parlare ancora di mobilità e di emigrazione. L’Associazione Bellunesi nel Mondo ha avuto l’onore di festeggiare in casa...
show moreDopo questa introduzione, il dibattito è entrato nel vivo.
Il filone principale sembra sia stata proprio quello di cercare di comprendere le cause dell’emigrazione odierna. La mobilità non deve essere malata, deve esserci libertà, ma c’è libertà quando è la persona a decidere di emigrare per scoprire, conoscere e sperimentare e non costretta e obbligata dal un Paese che non la valorizza.
È ciò che Delfina Licata, referente dell’Area ricerca e Documentazione della Fondazione Migrantes nonché caporedattrice del Rapporto italiani nel mondo, ha citato nel suo discorso. Il suo intervento ha offerto una panoramica dell’emigrazione dal Veneto, regione simbolo dell’emigrazione italiana, con una ricerca volta a comprendere le vere cause della mobilità moderna per sfatare miti e “frasi fatte” e concentrarsi sulla verità. Nemmeno Belluno poteva sottrarsi a questo fenomeno, tanto che Dino Bridda, giornalista, e Diego Cason, sociologo, hanno esposto il loro saggio dedicato alla mobilità bellunese dall’Unità d’Italia ad oggi sottolineando le caratteristiche delle nostra emigrazione, raccontando i mestieri dei bellunesi e sottolineando le conseguenze del fenomeno, come lo spopolamento, il quale dovrebbe essere un campanello d’allarme per i piani alti, in quanto le aree montane non sono sempre facili ed è necessario adottare delle politiche specifiche per valorizzare le possibilità che offre. Riccardo Giumelli sociologo, si è spostato nella zona del veronese raccontando dei suoi viaggi all’estero e dei riferimenti alla sua città che ha trovato nelle comunità di discendenti italiano oltreoceano. Un elemento curioso ed affascinante che fa comprendere quanto le nuove generazioni di origine italiana siano legate al Paese dei loro nonni o bisnonni. Anch’egli riflette sull’importanza di lasciare liberi i giovani di partire e non è questo fattore l’errore del nostro Paese, bensì non dare l’opportunità di ritornare e di rimanere. Infine, Giuseppe Casarotto, sociologo e psicoterapeuta conclude fornendo una panoramica sulla situazione di Vicenza, creando un paragone tra emigrazione passata e presente. Nella prima l’italiano costretto a partire per non morire di fame; nella seconda il paradosso di una città come Vicenza, città ricca che offre lavoro, con basso tasso di disoccupazione che vede però i suoi giovani partire. Passare un periodo all’estero significa diventare adulti, conoscere, scoprire e per i vicentini c’è la necessità di partire nonostante un lavoro stabile. A volte, però, tornare è traumatico e non sempre si sentono valorizzati al massimo come nel periodo trascorso altrove.
Come conclusione, a ricapitolare tutte queste preziose informazioni, il membro del commissione scientifica RIM, Toni Ricciardi, ha riassunto alla perfezione il dibattito, argomentando e prendendo spunto da tutti gli interventi.
Un incontro, moderato da Giulia Francescon – coordinatrice del Gruppo giovani Abm -pieno di spunti di riflessione e di informazioni, necessarie per conoscere ancora di più un fenomeno che fa parte da secoli della nostra storia, un campanello d’allarme per svegliare le coscienze e scavare in fondo nella speranza di trovarne le cause e adottare delle misure per risolvere affinché la mobilità non sia costretta, ma desiderata.
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