QATEOM 1 - LA VOCE DEL NURAGHE.
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QATEOM episodio 1 - LA VOCE DEL NURAGHE - di Julian Cor. Realizzato in provincia di Oristano, Sardegna, presso il Nuraghe Crogana. Novembre 2020. ......... LA VOCE DEL NURAGHE Chiudete...
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LA VOCE DEL NURAGHE
Chiudete gli occhi, se potete, perché adesso vi racconto una storia.
C’era una volta,
sia migliaia di anni fa che in questo esatto momento, una costruzione meravigliosa fatta di pietre,
grandi e pesanti pietre messe una sopra l’altra a formare una creazione straordinaria.
Fermo, su una collina verde scuro, svetta a guardia di tutto il territorio, fino a che gli occhi possono vedere,
Su Nuraghe, la creatura di pietra costruita da uomini.
Pecore bianche e pecore nere, nel giorno di oggi pascolano sotto il suo attento sguardo,
e brucano l’erba sempre verde, un dono della generosa collina.
Un poco più defilato, quasi in disparte ma non troppo lontano, un uomo di piccola statura, se ne sta poggiato ad un grosso bastone che, in un altro tempo faceva parte di una quercia.
Unico suo compagno al quale confidare i propri silenzi.
Entrambi ritti e immobili sorvegliano il gregge.
Il vento accarezza tutti indistintamente,
il nuraghe di pietre,
la verde erba della collina generosa,
le pecore eternamente brucanti,
l’uomo silenzioso e l’antico bastone di quercia.
“Buongiorno.”
Può essere questo, uno dei modi per iniziare una qualsiasi conversazione: salutando.
Meglio ancora se il saluto è accompagnato da un sorriso vero.
E Buongiorno, potrebbe essere una delle risposte.
Per il guardiano delle pecore è sufficente un cenno del capo, e un curioso mugolìo sottovoce.
Ovinu.
Questo è il nome che suo padre scelse alla sua nascita, 64 anni prima di ora.
Un nome che gli prometteva il suo futuro.
Il mestiere che il padre gli avrebbe destinato, e che avrebbe portato con se fino alla fine dei suoi giorni,
così come il suo nome.
Il pastore. “È il peggior mestiere del mondo”
Non lo pensa Ovinu, lo dice.
E lo dichiara forte, nella lingua che è obbligato ad usare con gli estranei e che non è la sua.
“tutto è brutto in questo mestiere, tutto!”
Lamenta la durezza del lavoro, lamenta le difficoltà con i cani randagi, che minacciano le pecore,
lamenta i problemi con le persone, che minacciano il suo cane, lamenta che nessuno voglia fare un mestiere tanto duro, ma sopratutto lamenta lo stare sempre, sempre con le pecore, ogni giorno della sua vita, ogni giorno fino alle 19, tutti i giorni del calendario.
Le pecore. “le pecore sono intelligenti”
Ecco. Dice questo Ovinu.
E quando lo dice cambia la sua voce e cambia il suo sguardo che da stanco e insoddisfatto appare, per un attimo, lo stesso sguardo che un padre dona al figlio amato.
Ma Ovinu non ha figli e il mio mestiere si trasmette solo per tradizione, così dice il pastore.
Ovinu è uomo di bassa statura e di poche e pochissime parole.
Quelle che qui sono riportate sono a noi donate, e per questo preziose.
Si è fatto tardi, il tramonto è rapido a far crescere il buio che, lentamente, si posa sulla la collina,
riducendo i toni di ogni verde.
Senza farsi accorgere l’uomo e il suo bastone di quercia si spostano, non hanno altro da dire,
e in un attimo sono lontani; non c’è tempo di congedarsi, nè per un saluto, le pecore e il loro pastore sono scomparsi.
Solo resta la musica del vento, accompagnata dal fiebile suono di qualche remoto campanello e,
se ascoltate come si deve, la Voce del Nuraghe.
Bene; aprite gli occhi, se potete, perchè questa storia adesso è con voi.
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Author | QATEOM - "NEL NURAGHE" |
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