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“Un percorso evolutivo, di qualsiasi tipo, deve durare il tempo che occorre, senza che siamo noi professionisti ad avere bisogno che i percorsi si protraggano”. Nicoletta Quagliarella


Per andare oltre qualsiasi situazione di mal-essere occorre innanzitutto rendersene conto e poi avere voglia di stare bene, desiderare follemente la felicità e quindi avere la forza di chiedere aiuto quando da soli sentiamo di non farcela.

Mentre il dolore fa parte della vita, la sofferenza è una sensazione frutto dell’ego che ci urla che abbiamo tutte le ragioni per stare fermi, immobili nella nostra zona di comfort, negandoci la possibilità di assumerci la responsabilità di agire per la nostra realizzazione e per il nostro ben-essere.

Spesso è necessario farsi aiutare per andare oltre le trappole della nostra mente e smentirla, altrimenti il sabotatore che vive in noi avrà sempre la meglio e ci terrà ancorati a chi gli altri vogliono che noi siamo, ma noi siamo qui per esprimere chi siamo davvero.

Per ogni volta in cui sentiamo di stare male, interiormente, e per tutte quelle volte in cui il nostro corpo ci manda i suoi segnali di fumo attraverso sintomi spesso insostenibili, il primo grande atto di cor-aggio verso noi stessi è percepire dentro di noi che davvero vogliamo stare bene e realizzarci e poi, se sentiamo intoppi per attivarci da soli, andiamo alla ricerca di persone che ci accompagnino a riscoprire la parte più vera di noi, evitando chi ci aiuta attraverso i consigli.

MA QUANTO DEVE DURARE UN PERCORSO EVOLUTIVO?

Q.B., QUANTO BASTA, è la nostra risposta.

E’ necessario che ciascun professionista sia obiettivo e riconosca passo dopo passo quando il percorso ha raggiunto il capolinea. Noi professionisti del ben-essere a volte non abbiamo fatto i conti con il nostro bisogno di avere pazienti/clienti e per questo protraiamo i percorsi per il nostro bene e non per il bene di coloro che stiamo sostenendo. Allo stesso tempo spesso quando decidiamo di cominciare un percorso di qualsiasi tipo, talmente siamo radicati nell’urgenza, ci si aspetta un “best before”, la scadenza, ma cominciare un percorso con la smania di terminarlo significa che stiamo perdendo la parte più educativa dell’esperienza: il viaggio stesso.

Ciascuno, dunque, ha le proprie esperienze da fare, ciascuno quindi trovi le proprie risposte e riscopri le proprie risorse perché allora ci faremo accompagnare quel tanto che basta, quando la strada diventerà parecchio in salita, evitando inutili e costose dipendenze, in quanto tutto è già dentro di noi.

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