Tatuaggio, una moda che può diventare filosofia
May 13, 2023 ·
7m 3s
![Tatuaggio, una moda che può diventare filosofia](https://d3wo5wojvuv7l.cloudfront.net/t_square_limited_480/images.spreaker.com/original/4643cbfc3136ba2d458ff5de59e38ebe.jpg)
Download and listen anywhere
Download your favorite episodes and enjoy them, wherever you are! Sign up or log in now to access offline listening.
Description
Forse poche mode hanno dilagato tanto quanto sta facendo da qualche anno a questa parte il tatuaggio, diventato ormai tendenza in una parte sempre più significativa della popolazione, in particolare...
show more
Forse poche mode hanno dilagato tanto quanto sta facendo da qualche anno a questa parte il tatuaggio, diventato ormai tendenza in una parte sempre più significativa della popolazione, in particolare di quella giovanile. In verità, il tatuaggio esiste da sempre, e anche i divieti che lo riguardano sono antichissimi. I disegni sulla pelle sono documentati nella preistoria, come testimonia la celebre mummia del Similaun risalente al III millennio avanti Cristo, Ötzi, che reca numerosi tatuaggi sulla schiena e sui talloni. Nelle piramidi e nelle tombe egizie sono state ritrovate statuette di concubine tatuate databili attorno al II millennio a.C., in Asia centrale, il tatuaggio era simbolo e contrassegno dell'apparetenenza a un'élite.
Cesare Lambroso, il padre della moderna criminologia, considerava il tattoo alla stregua di un sintomo psichiatrico, «patrimonio di soggetti anomali, tendenzialmente devianti o criminali». Una lettura oggi del tutto improponibile, semplicemente fuori da una realtà in cui il tatuaggio è uno degli elementi figurativi più importanti della dimensione spettacolare ed esibizionistica della società dell'immagine. Le cose sono a tal punto cambiate che sembra ormai possibile affermare l'esistenza di «un'età del tatuaggio», un tempo in cui il disegno sulla pelle diventa «il testimone sensibile di una trasformazione più generale», e non soltanto all'interno del nostro universo simbolico. È questa una delle tesi contenute nell'ultimo libro del filosofo torinese Federico Vercellone, ordinario di Estetica e tra i più noti studiosi dell'ermeneutica contemporanea applicata alla teoria delle immagini, Filosofia del tatuaggio, che ci presenta oggi Dario Campione. Buon ascolto!
show less
Cesare Lambroso, il padre della moderna criminologia, considerava il tattoo alla stregua di un sintomo psichiatrico, «patrimonio di soggetti anomali, tendenzialmente devianti o criminali». Una lettura oggi del tutto improponibile, semplicemente fuori da una realtà in cui il tatuaggio è uno degli elementi figurativi più importanti della dimensione spettacolare ed esibizionistica della società dell'immagine. Le cose sono a tal punto cambiate che sembra ormai possibile affermare l'esistenza di «un'età del tatuaggio», un tempo in cui il disegno sulla pelle diventa «il testimone sensibile di una trasformazione più generale», e non soltanto all'interno del nostro universo simbolico. È questa una delle tesi contenute nell'ultimo libro del filosofo torinese Federico Vercellone, ordinario di Estetica e tra i più noti studiosi dell'ermeneutica contemporanea applicata alla teoria delle immagini, Filosofia del tatuaggio, che ci presenta oggi Dario Campione. Buon ascolto!
Information
Author | Corriere del Ticino |
Website | - |
Tags |
Copyright 2024 - Spreaker Inc. an iHeartMedia Company