Un padre inglese cerca di opporsi al cambio di sesso del figlio autistico
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show moreUN PADRE INGLESE CERCA DI OPPORSI AL CAMBIO DI SESSO DEL FIGLIO AUTISTICO di Fabrizio Cannone
Coloro che pretendono che la biologia non sia una vera scienza e che l'uomo sia unicamente ciò che desidera essere, fanno di tutto per favorire, legalizzare e legittimare qualunque operazione medica e chirurgica fatta al fine di alterare e correggere il più grande dono fisico che ogni uomo possiede: il proprio corpo.
A proposito di un triste fatto di attualità, il britannico Telegraph titola così: "Un padre dal cuore spezzato fa causa al sistema sanitario inglese per impedire il cambio di sesso del figlio autistico". In pratica, secondo la ricostruzione del Christian Institute, un padre, che però certa stampa chiama orwellianamente "genitore A", ha avviato un'azione legale contro il NHS, ovvero il sistema sanitario nazionale del Regno Unito, per «proteggere il proprio figlio autistico di 21 anni», da un'operazione di «cambio di sesso».
Cambio di sesso che era stato già avviato da quando il ragazzo aveva appena 16 anni con la discutibile prescrizione medica dei famigerati bloccanti della pubertà, indirizzando il giovane verso un'operazione di chirurgia genitale a partire dai 19.
Dal punto di vista paterno però, il sistema sanitario inglese, come già accaduto in Gran Bretagna con la squallida storia della Clinica Tavistock, non ha «mai esplorato a fondo la sua storia di problemi di salute mentale o autismo». È innegabile del resto che a causa della cultura nichilistica e utopica del "trans è bello", portata avanti con la scusa di non ghettizzare una minoranza, risulta sempre più difficile opporsi all'ideologia del cambiamento di sesso. Che anzi sarebbe per i suoi fan la panacea di tutti i mali e di tutti i turbamenti psichici degli adolescenti.
«È strutturalmente ingiusto - ha dichiarato il papà del ragazzo - nei confronti di persone come mio figlio (...) cercare la risposta ai suoi problemi in questo trattamento radicale. Ha bisogno di più protezione, non di meno». Questo ragazzo di 21 anni con disabilità - che legalmente non può compiere neppure tutte le azioni che la legge prevede per i maggiorenni - è in grado di "autodeterminarsi"?
Secondo il "detransitioner" Ritchie Herron assolutamente no. E proprio Herron, che condivide la condizione autistica del ragazzo e che ha vissuto sulla sua pelle una transizione sessuale indotta di cui poi si è pentito, sta aiutando il padre in questione in questa battaglia in difesa del ragazzo e contro delle mutilazioni genitali irreversibili. Sempre Ritchie Herron ha affermato che nel suo caso i medici furono piuttosto insistenti nel proporgli il "sex change" come soluzione ai suoi problemi, che erano invece di natura psichiatrica. «Ma quando sei ossessivo, autistico, depresso e ansioso sicuramente non sei un candidato ideale per la chirurgia», ha aggiunto.
Per l'avvocato Paul Conrathe, che sostiene le ragioni del padre, è inaccettabile che «i giovani vulnerabili», come appunto i ragazzi autistici, con Sindrome di Down o con disabilità, «siano guidati lungo un percorso di infertilità e di cambiamento irreversibile».
Ora la questione, al di là delle particolarità che ogni singolo caso presenta, è questa: la biologia, checché ne dicano i suoi nemici, è una scienza precisa ed essa ci rivela cosa è l'uomo e quanto sia importante la retta integrazione della sessualità all'interno della personalità. L'antropologia e la psicologia di qualunque indirizzo ci insegnano che nell'essere umano la psiche è inseparabile dal corpo.
Oggi però, invece di agire affinché i giovani con disagi riconquistino la propria natura autentica e raggiungano la pacificazione tra corporeità e mente, si fa di tutto, per subalternità all'ideologia del gender, per promuovere interventi sul corpo e modificarlo, a volte in modo irreparabile. E questo in nome di proiezioni psicologiche soggettive, adolescenziali, spesso del tutto effimere.
In pratica il corpo non direbbe nulla della persona, mentre tutto nell'uomo dipenderebbe dall'auto-percezione del soggetto. Inclusa l'idea micidiale di essere nati in un "corpo sbagliato" che la miracolosa tecno-scienza dovrà aggiustare e rettificare. No, il corpo è amico e parte della persona, e non è una malattia da curare o da mutilare a piacimento.
Auguriamoci che tutti i padri e tutte le madri riescano a proteggere i propri figli dalle loro inevitabili fragilità e dai loro dubbi esistenziali di adolescenti, fomentati ad arte da chi ha interessi di tipo ideologico, economico e contrari al bene comune.
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