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Quando l'amore per la natura si trasforma in odio verso l'uomo

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4 MAR 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8093
TRUMP: LA CONTRORIVOLUZIONE PARTE DALLE CANNUCCE DI PLASTICAÂ di Stefano Magni
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Con tutti i problemi che ci sono nel mondo, Donald Trump deve proprio sprecare il suo tempo per firmare un ordine esecutivo in cui ripristina l'uso delle cannucce di plastica? È soprattutto questo il tenore delle critiche al presidente, oltre a una minoranza di eco-attivista anti-plastica che si sta stracciando le vesti. E c'è da scommettere che, per reazione, l'Ue imporrà una politica comunitaria ancora più stretta sull'imposizione dell'uso delle cannucce. Sembra una battaglia bagatellare, ma è un segnale importante per l'inversione di rotta in corso.
Negli Usa non c'è un obbligo nazionale per le cannucce di carta, né un divieto dell'uso di quelle di plastica. Però sempre più città e Stati interi, nell'ultimo decennio, hanno vietato le cannucce di plastica, sostituendole con materiali alternativi e biodegradabili, o almeno eco-friendly. La cannuccia di carta, che si appiccica alle labbra e a volte si scioglie nella tazza, è diventata di uso comune, al di qua e al di là dell'Atlantico.
Nell'ordine esecutivo, l'amministrazione Trump stabilisce che non vengano più comprate e distribuite cannucce di carta all'interno degli uffici federali. E al tempo stesso dispone la stesura di un piano nazionale per porre fine agli obblighi di uso delle cannucce di carta (da presentare entro 45 giorni) per «alleviare l'uso obbligatorio di cannucce di carta a livello nazionale». Trump ha dichiarato che le cannucce di carta, semplicemente "fanno schifo", sono disfunzionali e rovinano il piacere della bevuta. Nell'ordine esecutivo che ha firmato martedì 11 febbraio, specifica anche che siano anti-economiche (costano di più e spesso il consumatore ne deve prendere più di una per arrivare alla fine della bevuta), non sono così eco-friendly (non solo la produzione è inquinante, ma anche le sostanze di cui sono composte sono dannose per l'ambiente e potenzialmente anche per l'uomo) e a questo si aggiunge, molto spesso e volentieri, l'ipocrisia delle cannucce di carta avvolte nell'involucro di plastica.
RIMEDIARE ALL'ASSURDA BATTAGLIA ECOLOGISTA
Non chiediamoci perché Trump arrivi a firmare un ordine esecutivo in cui deve porre fine agli obblighi sull'uso delle cannucce di carta. Chiediamoci, semmai, come si sia arrivati ad avere questi obblighi su un oggetto di uso quotidiano. La causa è la battaglia ecologista contro le "isole di plastica" che si sono formate nell'Oceano Pacifico. La loro dimensione e la loro stessa esistenza è tuttora oggetto di dibattito. Secondo i report più pessimistici, l'isola di rifiuti plastici che galleggiano nel Pacifico sarebbe grande quanto il doppio dell'Italia.
Ma secondo tutti gli studi più recenti sulla questione, gli Usa non appaiono mai fra i maggiori contributori di rifiuti plastici (men che meno i paesi europei). È infatti quantomeno arbitrario stabilire che i maggiori produttori di plastica siano anche i maggiori inquinatori dell'oceano. Gli Usa, così come l'Europa, hanno sistemi di trattamento dei rifiuti molto più efficienti rispetto ai paesi in via di sviluppo che si affacciano sul Pacifico. Secondo uno studio pubblicato su Science nel 2015, i maggiori contributori dei rifiuti plastici sono la Cina, l'Indonesia, le Filippine, il Vietnam e lo Sri Lanka. In questa classifica gli Usa compaiono solo al 20mo posto. Al contrario, la Cina produce rifiuti quanto Indonesia, Filippine, Vietnam e Sri Lanka messi assieme.
L'ESALTAZIONE DELLA DECRESCITA
Secondo uno studio di Lourens Meijer (e altri) del 2019, fra i primi 10 paesi inquinatori dell'Oceano Pacifico figurano: Filippine, Cina, India, Malesia, Indonesia, Myanmar, Vietnam, Bangladesh e Tailandia. Unico paese atlantico che entra nella classifica dei primi dieci è il Brasile.
Uno studio ancor più recente condotto dall'associazione Ocean Cleanup, pubblicato nel 2022, rileva che la maggior fonte di inquinamento non sarebbero oggetti di plastica di uso quotidiano, ma grandi rifiuti prodotti dall'attività dei pescatori. E le responsabili sono soprattutto le industrie ittiche della Cina e del Giappone.
Le cannucce di carta sono state dunque introdotte negli Usa, come in Europa, per "dare l'esempio" (virtue signaling, come si direbbe negli Usa), anche se né gli Usa né l'Europa possono ridurre le dimensioni dell'isola di plastica nel Pacifico. Perché non vi contribuiscono. Ma la cannuccia di carta, come ha ricordato brutalmente Trump, "fa schifo". È peggio, sotto tutti i punti di vista, delle cannucce di plastica che si propone di sostituire. Come in altri casi, si sceglie un materiale più inefficiente, costoso e meno amato dai consumatori, per obbedire a una logica che soddisfa solo l'ideologia verde. Siamo anche l'unica parte di mondo che è riuscita a produrre anche una teoria economica che mira alla "decrescita". Ben venga dunque un ordine che riparta dalle cannucce per una controrivoluzione del buon senso.
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Stefano Magni, nell'articolo seguente dal titolo "Due nemici dell'Fbi ai vertici dell'Fbi. Anche in difesa dei cattolici" parla delle nomine di Trump ai vertici della polizia federale degli Usa.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 febbraio 2025:
Ai vertici della polizia federale degli Stati Uniti, la mitica Fbi, chi scegliere di meglio se non i due maggiori contestatori dell'Fbi degli ultimi anni? Trump ha scelto Kash Patel come direttore e poi Dan Bongino come vicedirettore. Il primo, avvocato di origine indiana, fedelissimo di Trump anche negli anni dell'opposizione, ha un curriculum di tutto rispetto, non di agente della polizia (che non è), ma di critico della polizia federale e della sua politicizzazione, con toni ai limiti dell'eversione. Il secondo, che i media italiani definiscono frettolosamente come "podcaster", è un ex agente della polizia di New York, poi entrato nel Servizio Segreto di scorta ai presidenti Bush e Obama e infine creatore di un vero impero mediatico di informazione alternativa. Ancor più di Kash Patel, è convinto che dell'Fbi debba essere "fatta piazza pulita".
Kashyap Pramod Vinod "Kash" Patel è stato confermato per il rotto della cuffia con un voto di 51 a favore e 49 contrari al Senato. Anche le senatrici repubblicane Susan Collins e Lisa Murokowski hanno disertato (come in molte altre occasioni in passato, per altro). Di Kash Patel gli oppositori dicono: non ha esperienza nell'Fbi, ha clienti stranieri che possono costituire un conflitto di interessi, è un cospirazionista e che la nomina è dovuta solo a una preferenza personale di Trump, oltre alla sua voglia di vendicarsi di tutte le inchieste che ha subito dal 2016 al 2024 ad opera degli agenti federali. Che Patel non abbia esperienza nelle forze di sicurezza non è vero: dopo la sua attività di assistenza parlamentare nella Commissione antiterrorismo, nel 2017 è stato nominato nella prima amministrazione Trump come funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale, consigliere senior per l'antiterrorismo per la Commissione Intelligence della Camera. Poi promosso direttore senior della Direzione antiterrorismo presso il Consiglio di sicurezza nazionale nel 2019.
Se i Democratici lo odiano, è soprattutto per il suo attivismo in difesa di Trump, smontando la tesi del Russiagate (l'indagine, poi finita in un nulla di fatto, su presunte interferenze russe nella campagna elettorale del 2016), poi contestando l'indagine dell'Fbi sui documenti conservati da Trump nella sua residenza di Mar a Lago, infine difendendo anche i condannati del 6 gennaio, dunque gli estremisti arrestati a seguito dell'assalto del Campidoglio.
Il suo proposito è quello di de-politicizzare l'Fbi, che ultimamente dava la caccia a "terroristi interni", fra cui associazioni di conservatori e di tradizionalisti cattolici, visti come potenziali minacce. Nella sua audizione in Congresso, Patel ha promesso di indagare sull'origine del documento anti-cattolico prodotto all'interno dell'agenzia in cui si chiedeva di tracciare le attività delle associazioni tradizionaliste. La sua nomina coincide con l'ordine esecutivo di Trump per porre fine ad ogni pregiudizio ideologico anti-cristiano nell'Fbi, in generale per riportare la polizia al suo compito originario: non più uno strumento politico, ma solo un mezzo per combattere il crimine su scala nazionale.
Il suo braccio destro sarà Dan Bongino, un poliziotto di New York e scorta presidenziale, che è diventato celebre prima per i suoi libri di memorie, "dentro la bolla" di Washington e poi come podcaster. Nell'era di Internet ha sollevato fra i repubblicani lo stesso entusiasmo che Rush Limbaugh, commentatore repubblicano morto nel 2021, suscitava ai tempi della radio. Il Renegade Republican, poi diventato Dan Bongino Show, è diventato un vero e proprio impero mediatico. E almeno dal 2017, Dan Bongino ha colpito soprattutto un nemico: la polizia federale. Dal Russiagate a al Campidoglio, fino alle investigazioni nella residenza di Trump, l'Fbi è stata accusata da Bongino di essere un'entità interamente corrotta, governata dalle logiche oscure dello Stato Profondo. Per aver "diffuso disinformazione" sulle misure anti-pandemiche, Bongino era stato bannato permanentemente da YouTube e si era trasferito su Rumble, mantenendo intatto il suo audience. La vendetta è un piatto che si consuma freddo: ora sarà lui alla testa dell'Fbi, secondo solo a Patel. Con gran gioia di tutti gli agenti federali che ora si vedono comandare da questo detestato poliziotto di New York che per otto anni ha sparato contro di loro sul Web.
Saranno nomine molto utili a tutti, se veramente mantenessero la promessa di spazz
3 DEC 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8005
FESSERIE ECOLOGISTE: NO ALL'ABETE IN VATICANOÂ di Stefano Chiappalone
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Due volte l'anno gli ecologisti scendono in campo contro le usanze legate all'anno liturgico: se a Pasqua la parola d'ordine è "salviamo gli agnelli", a Natale è "salviamo gli alberi". Rigorosamente in corrispondenza del calendario cristiano, perché è ben più difficile sentirli alzare la voce per salvare oves et boves dalla festa islamica del sacrificio (o dello sgozzamento).
Questa volta la petizione è lanciata dal gruppo Bearsandothers, ed è rivolta al Santo Padre, al Governatorato vaticano, all'Apt Garda Dolomiti e al Comune di Ledro (TN) che si appresta a donare 40 abeti al Vaticano: uno per il tradizionale addobbo di Piazza San Pietro e altri 39 destinati ad altri ornamenti natalizi nei vari edifici della Santa Sede. «No al taglio di un albero ultracentenario, estirpato dal bosco per farlo morire dopo qualche settimana di esposizione in piazza S. Pietro», grida la petizione, tanto più «in un momento storico, dove i cambiamenti climatici sono in elevata evoluzione, è necessario dare dei segnali chiari e limpidi per poter cambiare approccio verso il rispetto della Natura, come richiamato anche dal Santo Padre in molti interventi».
Donazione che invece non implica alcun danno ambientale, come precisa il Comune: «l'abete che verrà prelevato fa parte di uno dei lotti che devono essere comunque tagliati per la corretta coltivazione del bosco», mentre le altre «39 piante non sono né ledrensi, né secolari, né alte 30 metri: si tratta di abeti normanni che saranno comprati da vivai specializzati, in quanto la richiesta espressa dal Vaticano, fin dai primi contatti di questa estate, è stata di preferire questi alberi perché non perdono gli aghi. Si tratta di piante che non crescono in Val di Ledro» (Gazzetta delle Valli).
Oltre all'allarme infondato, quindi, nella protesta colpisce – ma non stupisce – il richiamo ai «molti interventi del Santo Padre», il quale «ha posto in rilievo che l'attività dell'uomo deve essere rispettosa della tutela del Creato, della Natura». E dove? «nelle sue encicliche "Laudato sii" (2015), Laudate Deum ( 2023) e Terra madre (2024)». La prima è giusta (ma con una "i" sola e l'apostrofo), la seconda pure benché tecnicamente non sia un'enciclica ma un'esortazione apostolica. Terra Madre invece non l'ha mai scritta (semmai è l'evento cui Francesco ha inviato un messaggio), ma scommettiamo che se ne accorgeranno in pochi: ormai basta dire che il Papa è green e sono tutti contenti. Compreso lui.
Nota di BastaBugie: Anna Bono nell'articolo seguente dal titolo "Il panettone solidale salverà il mondo? Di sicuro lo inquina" parla degli acquisti natalizi per sostenere diritti umani e ambiente con prodotti provenienti dalle zone più disagiate del pianeta. Che però dovranno percorrere enormi distanze. La promessa dell'umanitarismo dolciario è difficile da mantenere, ma l'impatto ambientale è assicurato.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21 novembre 2024:
Si avvicinano le feste e le organizzazioni non governative con fini umanitari propongono acquisti solidali: regali, biglietti di auguri, decorazioni natalizie i cui proventi serviranno ad alleviare le condizioni di vita dei poveri, soprattutto in Africa. Diverse associazioni propongono di comprare i loro panettoni.
ActionAid mette in vendita per 20 euro il suo Panettone Rwanda Classico, «avvolto in una vibrante stoffa ruandese». Amref propone un panettone artigianale «dalla confezione bellissima e riutilizzabile»: un sacchetto di stoffa africana, realizzato a mano da una cooperativa che accoglie ragazze di strada in Rwanda. Classici, uvetta e canditi, sono anche i panettoni di Medici con l'Africa Cuamm e di COOPI, sempre al costo di 20 euro. Ma COOPI assicura che il suo è speciale ed è venduto «in una confezione ancora più speciale». Infatti «il panettone canditone arriva avvolto in una shopper colorata e unica, realizzata a mano in tessuto wax dalle abili artigiane della sartoria sociale Mafric».
Ultima, ma ancora altre se ne potrebbero elencare, è Mani Tese che si distingue perché offre un Pandoro Solidale oltre che un Panettone Solidale, entrambi al prezzo competitivo di 18 euro. Tutte queste associazioni hanno un elemento in comune, oltre ovviamente all'intenzione lodevolissima di raccogliere fondi da utilizzare per aiutare il prossimo. Acquistano i loro prodotti al commercio equo e solidale. In particolare il Cuamm si affida a Liberomondo, una cooperativa sociale italiana che lavora con decine di produttori di artigianato e alimentari in America Latina, Africa e Asia, con una attenzione particolare, spiega, a cooperative, organizzazioni di base e associazioni di produttori. I generi alimentari, precisa, sono per la maggior parte trasformati successivamente in Italia. Mani Tese invece opera in collaborazione con Chico Mendes, un'altra cooperativa sociale che prende il nome dal sindacalista e ambientalista brasiliano ucciso nel 1988 da due proprietari terrieri, noto per le sue battaglie in difesa della foresta amazzonica. Missione della Chico Mendes è promuovere un modello di economia più giusta, etica e responsabile, che rispetti le persone e tuteli l'ambiente.
Del suo Panettone Solidale, proposto in due varianti, Classico e al Cioccolato, Mani Tese dice che «ogni fetta rappresenta valori di sostenibilità , equità e solidarietà . Prodotto con ingredienti del commercio equo e solidale provenienti da Mauritius, Costa D'Avorio e Repubblica Dominicana, garantisce il rispetto per l'ambiente e per i diritti dei lavoratori e delle comunità locali. Ma c'è di più! Ogni panettone è confezionato con cura in un coloratissimo sacchetto realizzato da giovani sarte in Rwanda. Scegliendo questo panettone, supporti le attività di Mani Tese e di Chico Mendes per la difesa dell'ambiente e dei diritti umani».
Difesa dell'ambiente e dei diritti umani, sostenibilità e solidarietà , un mondo più giusto. Questo assicurano convintamente tutte le associazioni che ci chiedono di sostenerle. Compra un panettone e salvi il mondo. Ma la promessa non viene mantenuta, non può farlo. Mauritius, Costa d'Avorio, Repubblica Dominicana, Rwanda. Quante migliaia di chilometri percorrono tutti quei prodotti che dai quattro angoli del pianeta raggiungono l'Italia perché sia possibile cucinare, confezionare e commercializzare panettoni e pandoro? E gli altri doni? Il foulard Niger Kanuri venduto da COOPI per sostenere l'artigianato locale e promuovere l'indipendenza economica delle donne di etnia Kanuri però è realizzato sulle rive del lago Chad. Per arrivare in Italia percorre più di 3mila chilometri se trasportato in aereo, molti di più se via nave e mezzi di terra.
Panettoni e regali aiuteranno a migliorare la vita delle donne vittime di violenza in Guinea Bissau, ad assicurare cibo alle famiglie in Benin, acqua potabile a interi villaggi e persino a piantumare mangrovie in Mozambico, come spiega Mani Tese, e molto altro ancora, ma il costo per l'ambiente è proibitivo, insostenibile se si dà credito alle associazioni ambientaliste che, tra le loro battaglie, hanno quella di convincerci ad acquistare prodotti a chilometro zero o almeno a preferire le filiere corte, con pochi passaggi essenziali tra produzione, confezionamento e vendita.
Qualcuno ricorderà che, fin dalle origini, il commercio equo e solidale è stato criticato prima di tutto per il pregiudizio che lo ispira, ovvero che il resto del commercio sia invece iniquo ed egoista. Quasi subito gli è stato poi obiettato di non raggiungere gli obiettivi fondamentali dichiarati, come quello di rendere i piccoli produttori dei paesi poveri indipendenti da intermediari e di metterli in condizione di lavorare le materie prime per vendere prodotti finiti dalla resa maggiore. In cambio, si è giustamente detto, li fa dipendere dalle Ong e dalle cooperative che gestiscono le attività equosolidali e scelgono chi aiutare, decidono il prezzo, il tipo di produzione, qualità e caratteristiche. Inoltre, nonostante le assicurazioni, diverse materie prime, come riconosce anche Liberomondo, hanno continuato a essere lavorate altrove, ad esempio in Italia.
Poi l'ideologia ambientalista ha preso il sopravvento e, con essa, la teoria del global warming, la misurazione dell'impronta ecologica, l'Earth overshoot day, cioè il calcolo del giorno esatto in cui le totali risorse disponibili in un anno si sono esaurite (per il 2024 sarebbe successo il 1° agosto) e l'umanità incomincia a consumare più risorse di quante ne possa mettere a disposizione il pianeta. Prodotti come quelli equosolidali che, praticamente tutti, percorrono migliaia di chilometri per arrivare a destinazione adesso rappresentano una minaccia o così dovrebbero essere considerati. Secondo questo punto di vista una fetta di Panettone Solidale, in realtà ogni fetta di panettone che noi mangiamo, imprime sulla Terra una impronta ecologica chissà quanto grande e profonda, tanto più se, ingredienti a parte e come se non bastasse, arriva dal Rwanda il sacchetto in cui il panettone viene confezionato.
2 JUL 2024 · VIDEO: La finta emergenza climatica ➜ https://www.youtube.com/watch?v=ICbcdKK_cIA&list=PLolpIV2TSebURQLIBppY4bAc0bO7DbkRT
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7840
LA TRANSIZIONE VERDE NON CI SARA' MAIÂ di Franco Battaglia
Nel 1981, 4mila delegati da 150 Paesi si riunirono per due settimane a Nairobi per una conferenza dell'Onu con lo scopo di promuovere la transizione energetica dal petrolio al solare. Allora, si temeva l'arrivo di un periodo glaciale, più o meno imminente. Quasi mezzo secolo dopo, siamo terrorizzati per il riscaldamento globale che ci verrà scongiurato solo dalla transizione energetica in corso e che eliminerà presto (entro il 2050) il nostro bisogno di combustibili fossili. Ci dicono di aver fede in essa. Ce lo dicono Papa Francesco, Joe Biden, Ursula von der Leyen e Sergio Mattarella. Ma noi abbiamo fede solo in Dio: tutti gli altri devono fornirci i dati. E siccome non ce li forniscono, ve li forniamo noi, uno per ogni dito della mano.
1. UE E USA SONO SOLO UN OTTAVO DELLA POPOLAZIONE MONDIALE
Intanto, quella di transizione energetica è essenzialmente un'idea solo della Ue e degli Usa, nel complesso, di chi governa meno di 1 miliardo di noi. L'India, la Cina e gli altri dei rimanenti 7 miliardi del pianeta da quest'idea non sono neanche sfiorati. Al contrario, i numeri mostrano che solo la Cina e l'India - dove hanno in costruzione 30 Gigawatt nucleari - stanno costruendo quantità impressionanti di nuovi impianti a carbone: nei due Paesi sono 170 Gigawatt, una potenza 5 volte superiore a quella nucleare in costruzione.
2. L'USO DEI COMBUSTIBILI FOSSILI È AUMENTATO DEL 40% IN 20 ANNI
Negli ultimi vent'anni, lungi dal diminuire, l'uso dei combustibili fossili da parte delle più grandi economie del mondo (Cina, India, Usa, Germania, Regno Unito e Giappone) è aumentato del 40%.
3. LA SOLA CINA VANIFICA TUTTE LE NOSTRE RIDUZIONI
I dati ci dicono che Usa, Germania, Regno Unito e Giappone hanno diminuito le proprie emissioni di meno di 2 Giga-tonnellate/anno. Peccato che nello stesso periodo quelle di India e Cina siano aumentate di 9 Giga-tonnellate/anno! La sola Cina produce dal carbone più elettricità di quella prodotta da tutto il resto del mondo.
4. BUTTATI AL VENTO MILIARDI, OTTENUTO SOLO L'AUMENTO DEI COSTI
A fronte dell'aumentata energia da eolico e fotovoltaico degli ultimi 20 anni nel mondo, ottenuta sottraendo ai contribuenti del mondo oltre 4 trilioni di dollari, nello stesso periodo si è avuto un aumento più che triplo di energia da combustibili fossili.
5. IMPIANTI EOLICI INUTILI
Negli Usa nel 2023 hanno installato nuovi 6 Gigawatt di nuovi impianti eolici ottenendo una produzione elettrica del 2% in meno di quella dell'anno precedente: nel complesso, negli Usa, eolico e fotovoltaico ebbero dal 2022 al 2023 un incremento di 12 tera-wattora elettrici. Peccato che l'incremento di elettricità dal solo gas naturale fu di 115 tera-wattora.
CONCLUSIONE
A dispetto di tutto quanto sopra, che dimostra in modo inequivocabile che non stiamo vivendo alcuna transizione energetica, i cosiddetti - chiamiamoli così - responsabili politici del nostro mondo occidentale e i mezzi di - chiamiamola così - informazione continuano a raccontare il contrario. Evidentemente son convinti che una bugia detta infinite volte si trasformi in verità . La verità , invece, è che non è in corso alcuna transizione energetica, che non ce ne sarà alcuna nel prossimo secolo e oltre, che essa non è neanche desiderabile e, infine, ogni tentativo di perseguirla è solo dannoso.
Quanto alla CO2 non dobbiamo temere di immetterne in atmosfera: essa non altera il clima - semplicemente non può alterare il clima - ma fa bene all'ambiente e alla vegetazione: la reazione della fotosintesi clorofilliana è CO2+H2O=tessuto vegetale. Chi vuol sottrarre CO2 all'atmosfera vuole il nostro male.
22 MAY 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7797
BERMUDA CONTRO IL CLIMA: L'ULTIMA IDIOZIA DI UN'EUROPA FUORI CONTROLLOÂ di Max Del Papa
Può suscitare reazioni contrastanti e magari mescolate, contraddittorie la decisione, stupida, insopportabile, di una scuola romana che autorizza - quindi impone - l'abbigliamento balneare in nome del riscaldamento globale. Può indurre a fastidio, insofferenza, "avete veramente rotto", così come a quel divertimento che sale dal compatimento: anche questa? Anche questa. Più la realtà sconfessa le trovate fanatiche, ideologiche, e più i fanatici, secondo ideologia, ci si aggrappano: "ce ne vuole di più".
Sono trovate in definitiva per finire sui giornali o sui social, come quel disgraziato filmato da compagni mentecatti mentre, in nome del vittimismo transgender, si esprime come un personaggio di Abatantuono o quello dei fumetti Cattivik: "tutelar i bambin, esser sé stess, siam tutt e tutt" (commento di uno sotto: "avete veramente rotto"). Lo hanno rotto, ma anche se sconfortano i risultati, le prospettive, da incubo, di una società dissociata in mano a questi mostriciattoli, non è colpa loro. Tocca essere non indulgenti ma onesti nel tracciare le cause e gli effetti. E le cause, piaccia o meno, risalgono all'introduzione dell'Unione Europea: che se ne può dire che non risulti per difetto? Alzi la mano chi sa indicare un solo problema risolto dalla Ue, mentre di problemi ne ha originati, fomentati, endemizzati innumerevoli. La ricetta è sempre la stessa: siccome ha fallito, ce ne vuole di più. Purtroppo non si ricorda mai il presupposto: "Ma Ue vive di crisi", disse l'ex cancelliere tedesco Schmidt. Oggi la Baronessa ha inventato una parola, permacrisi, per dire lo stesso. Crisi dietro crisi, crisi perenne da risolvere endemizzandola, col ricorso a trovate autoritarie, impositive e catastrofiche. La svolta green è prevista al costo di 5 trilioni di euro all'anno fino al 2050. Con quali risultati? L'unica certezza è che andranno persi 180 milioni di posti di lavoro, cioè praticamente tutti. "Però speriamo prima o poi di recuperarli". Sperano? Cos'è, una gag di Raimondo Vianello?
IL CONDIZIONAMENTO PSICOLOGICO
Ma non è questo il peggio, il peggio è il condizionamento psicologico, è la weltanschauung gender, il woke d'importazione americana, il tutt* e tutt*; è la mostra nelle istituzioni europee col Cristo che fa le orge crocifisso a dei neri (un imbecille in malafede mi diceva durante una trasmissione che era arte e l'arte è sacra: due minuti dopo voleva censurare l'universo mondo in nome del laicismo putiniano, che solo un fesso poteva assumere quale ossimoro propositivo). È l'abitudine a mentire e mentirsi. Ogni giorno di ogni mese di ogni anno è il più caldo e siccitoso di tutti i tempi, dalla scomparsa dei dinosauri, non è vero, ogni maggio sono inondazioni e nubifragi ma passa la bugia che il pianeta è un unico Sahara per colpa dell'uomo bianco. Quindi vanno mandati gli studenti in bermuda e costume da bagno, a mo' di gesto estetico-ideologico. Un po' come quegli altri alunni finiti per magia a cantare inni palestinesi pro Hamas, faccenda grottesca sulla quale nessuno sa niente, non gli insegnanti, non i dirigenti. Si son messi a salmodiare da soli. Di solito in questi casi i responsabili se la cavano con la formula "d'accordo con le famiglie", laddove le famiglie oscillano tra il culto dell'Islam "buono, inclusivo" e quello di Chiara Ferragni: gente di grande consapevolezza e lucidità estetica, a Pioltello, ricordate?, appena un mese fa, il Ramadan all inclusive, imposto e santificato da Mattarella, "adottato con tutte le famiglie". E di fianco alla scuola tengono una madrassa dove si predica la guerra santa, la cancellazione di chi tutto gli consente.
La Ue è l'alluvione di disperati pronti a delinquere, le città a ferro e fuoco ma basta chiamarli nuova generazione e dare la colpa al bianco tossico vecchia generazione. "Colpa del governo" dice immancabilmente il sindaco vanitoso Sala ad ogni situazione malavitosa di Milano. Fino a due anni fa, col governo dei compari, non lo diceva, e anche questo processo di deresponsabilizzazione strategica è opera del conformismo indotto da Bruxelles.
L'AUTO ELETTRICA
Tra le bugie colossali, l'auto elettrica: la hanno imposta ma il mercato, cioè gli uomini, cioè i cittadini europei, non la regge, ci stanno rinunciando tutti ma chi li quantifica i costi di un abbaglio durato dieci, quindici anni? Ed è tutto così. Però ce ne vuole di più, siamo alla politica esoterica, fatale. La Ue è nata come camera di compensazione della finanza globale, della grande industria, come si è visto coi vaccini che solo adesso si ammettono pericolosi, dopo tre anni di pressioni autoritarie e fanatiche, ma prendiamo atto che più nessuno vuole uscirne: non si può, la Ue si lascia solo in una bara, come per il crimine organizzato. "Ah, la cambiamo dall'interno".
Davvero? Non c'è uno di questi che predicano l'entrismo leninista che non lo faccia per un tornaconto personale. Il resto sono chiacchiere sovietiche, tutto tranne che innocue. A voler vedere il mondo non con gli occhi della realtà ma dei propagandisti si va incontro a esiti imprevedibili ma sicuramente dissipatori e catastrofici. Quando il divulgatore Tozzi si chiede, retoricamente, se valgano di più gli esseri umani o le api, non fa una sparata da social, una sparata elettorale ma ripete in modo preciso, pedissequo, lo stesso dei più pesanti Bill Gates, Klaus Schwab, Fran Timmermans, Ursula von der Leyen, dei programmi europei che impostano la disinfestazione umana ora coi vaccini, ora con la "transizione green", ora con la sterilità indotta da umanità demascolinizzata da "tutt* e tutt*": siamo troppi, siamo il doppio del consentito, va operata la selezione naturale. Il guaio è che le conseguenze le pagano sempre gli altri, le scontano gli inermi e gli innocenti, primi fra tutti i ragazzini, i bambini dei quali l'onorevole Zan dice che "va garantito il cambio di sesso".
7 MAY 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7784
CASE GREEN? NO, IL PROBLEMA SARANNO LE CASE VUOTEÂ di Lorenzo Bertocchi
C'è una emergenza più forte delle altre e che avrà effetti su tutto, compreso il patrimonio immobiliare. Se l'Ue si preoccupa delle case «green», per cui entro il 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero, e il resto del patrimonio edilizio avrà 20 anni di tempo per raggiungere le emissioni zero entro il 2050, l'inverno demografico risolverà il problema alla radice. Perché molte case saranno semplicemente vuote e abbandonate, ce lo insegna il Giappone.
La demografia nipponica è in caduta libera da decenni e anche il 2023 ha fatto registrare l'ennesimo minimo storico, come peraltro ha registrato l'Istat per il nostro Paese con appena 379mila nati (il 2008 è l'ultimo anno in cui in Italia si registrava un incremento delle nascite). Calo dei salari, stagnazione economica, ma soprattutto secolarizzazione galoppante e trionfante che ha inciso in modo definitivo sulla propensione a generare prole. Il Giappone è vecchio come pochi e non basta nemmeno l'accelerata del premier Kishida a riattizzare i numeri demografici.
Una delle conseguenze dirette di questa situazione demografica è appunto il fenomeno in costante crescita delle case abbandonate e sfitte. «Secondo un'indagine governativa pubblicata il 30 aprile», riporta Asianews, «le abitazioni non occupate sono in tutto 9 milioni, il 13,8% del totale nel Paese, ovvero 1 su 7. Circa la metà delle case sfitte (akiya in giapponese) 4,76 milioni, è in affitto o in vendita, secondo i dati rilasciati dal Ministero degli Interni, mentre altre 380mila sono destinate ad un uso stagionale o occasionale. Ma il dato più significativo è il numero delle case abbandonante e senza destinazione d'uso, aumentato di 370mila unità rispetto alla precedente indagine governativa: attualmente sono 3,85 milioni, numero più alto mai registrato». Sono gli anziani che vengono mandati in case di cura e che muoiono a spingere il fenomeno, e le case ereditate vengono spesso abbandonate a causa dei costi proibitivi di manutenzione e/o abbattimento. Per tacere di tutte le questioni legali spesso dovute a famiglie «nucleari» con figli o con separazioni alle spalle.
Per l'Italia le previsioni demografiche sono inesorabili e le prospettive al 2050 parlano di 5 milioni di abitanti in meno, non è difficile pensare che anche per il patrimonio immobiliare la strada è quella indicata dal Giappone. Altroché case «green», il problema che abbiamo davanti sarà quello delle case vuote.
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Irrealizzabile, inutile e iniqua. Arriva la direttiva sulle Case Green" spiega perché è passata con un voto a maggioranza (l'Italia ha votato contro) la direttiva europea sulle Case Green. Anche se il testo non è così massimalista come la bozza originale del 2021, comporta comunque un costo enorme per i proprietari di immobili. Intervista a Sandro Scoppa.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 13 aprile 2024:
Dopo più di due anni di dibattito, la direttiva Ue sulle "case green", che impone norme per il risparmio energetico a tutti gli edifici, pubblici e privati, è stata approvata dall'Ecofin, il Consiglio Europeo dei ministri delle Finanze. La direttiva è stata votata da tutti i membri dell'Ue, tranne l'Italia e l'Ungheria (contrarie), Repubblica ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia (astenute).
Si tratta di un testo più moderato rispetto al progetto del 2021, che divideva le case in classi energetiche e prevedeva sanzioni molto dure (incluso il divieto di affittare o vendere) per i proprietari i cui immobili non erano conformi alla classe prescritta. La nuova direttiva comunque impone degli obiettivi molto ambiziosi. E sempre a danno dei proprietari. "Il tema è chi paga", ha commentato a caldo il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, dopo il voto contrario italiano. Cosa ci aspetta? Lo abbiamo chiesto a Sandro Scoppa, avvocato, presidente di Confedilizia della Calabria e molto attivo nella difesa del diritto di proprietà sulla casa, autore di saggi quali: Controllare gli affitti, distruggere l'economia, La proprietà sfrattata, Il miraggio dell'equo canone nell'affitto delle case e In nome della proprietà .
In che cosa consiste la nuova direttiva?
Viene richiesto ai Paesi Ue di realizzare un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici che garantisca entro il 2050 la decarbonizzazione di tutti gli immobili, in linea con gli obiettivi di emissioni zero di tutta l'economia europea. Per arrivare a ciò le tappe intermedie sarebbero una riduzione di almeno il 16% dell'utilizzo di energia entro il 2030 da parte delle abitazioni e una del 20-22% entro il 2035. Le nuove costruzioni, invece, dovrebbero essere a emissioni zero già dal 2030. Scompaiono, quindi, i diktat inclusi nella proposta iniziale riguardanti il passaggio da una categoria energetica a un'altra. Nel 2040, poi, dovrebbero essere eliminate completamente le caldaie alimentate a combustibili fossili, che, comunque, non potrebbero essere più sovvenzionate già dall'anno prossimo, il 2025.
Come giudica questa direttiva?
Questa direttiva ha tre "i": è irrealizzabile, inutile, iniqua. Irrealizzabile, prima di tutto, per motivi di natura sia politica che pratica: prevede che sia recepito dagli Stati e interventi e costi enormi in un tempo troppo ristretto
Perché inutile?
I dati dell'Unep (United Nations Environmement Programme) sono molto eloquenti: tra il 1850 e il 2021 i Paesi dell'attuale Ue hanno prodotto il 13% delle emissioni di anidride carbonica, senza contare quelle indirettamente causate attraverso la propria presenza economico-politica nel resto del globo, mentre nel 2021 la percentuale di gas serra responsabilità della Ue era solo del 7%. Un 7% che, ricordiamolo, va confrontato con la quota dell'economia mondiale rappresentata proprio dall'Unione Europea, il 18,5%. Significa che inquiniamo molto meno della metà della media in proporzione a quanto produciamo economicamente
Ed è anche iniqua?
Sì, perché costringe le famiglie ad attingere a risparmi sempre più esigui o i governi, a sostituirsi ad esse, aumentando i debiti e distogliendo risorse da altre finalità più utili per raggiungere obiettivi che, anche nella remota ipotesi fossero realizzabili, non sarebbero di alcun reale beneficio per i cittadini.
Però dovrebbe essere rispettosa dei diritti di proprietà , o no?
La direttiva dovrebbe essere ancora più invasiva di quel che sembri, perché deve essere realizzata attraverso un reticolato di interventi, di tipo fiscale e normativo, che incidono sia nelle dinamiche del mercato, sia extra-mercato (tasse ambientali, ad esempio). I cui esiti sono fallimentari, producendo, come ha sempre sostenuto la Scuola Austriaca di economia, effetti non intenzionali di azioni intenzionali. E a pagare saremo tutti noi.
È una direttiva molto più leggera rispetto al testo originale?
Sì, ma quel che conta è che si è aperta una breccia, inserendo un principio. Anche se si è attenuata rispetto alle previsioni, comunque una breccia è aperta. E dipende, poi, da chi la potrà sfruttare. Se questa direttiva finisce nelle mani di un esecutivo giallo-rosso, come quello che abbiamo avuto in Italia nel 2019-21, allora sarà tradotta in super-bonus o reddito di cittadinanza, con danni al bilancio dello Stato incommensurabili. Ma esiste un animo interventista statale anche nel centro-destra, ad esempio la lotta contro gli affitti brevi, sempre contro il diritto di proprietà della casa. Gli effetti sul mercato ci sono già .
Quanto ci costerà ?
Secondo le stime Ance: su 12 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni non risulterebbero idonei a rispettare le performance energetiche richieste. Secondo l'ultimo rapporto Enea: circa il 75% degli immobili presenti nei comuni italiani sarebbe stato realizzato prima della Legge 10/1991, la norma che regola i consumi dell'energia negli edifici pubblici e privati. Sempre stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane, cioè 11 milioni, apparterrebbero a classi energetiche inferiori alla D, nello specifico il 34% in G, 23,8% in F e 15,9% E. La previsione peggiore è quella di Federcepicostruzioni: 9,7 milioni di edifici da ristrutturare, per cui sarebbe necessario investire mille miliardi di euro. Un po' meglio il Rapporto Cresme-Symbola: 3,2 milioni di immobili per l'adeguamento del 16% dei consumi entro il 2020, comportano un costo di 320 miliardi di euro, circa. Ma giusto per renderci conto delle dimensioni: il superbonus è costato quasi 129 miliardi e ha già creato problemi gravi alla tenuta dei conti pubblici.
"Chi paga?" se lo è chiesto anche il ministro Giorgetti.
La direttiva Ue non prevede alcun incentivo. Tutto il costo ricadrà sulle spalle dei proprietari di immobili e dopo il fallimento del super-bonus, interventi statali per alleviare i costi sono sempre più indigesti.
Ma allora perché la maggioranza dei governi europei l'ha approvata con entusiasmo?
I promotori di questa direttiva sono convinti che il capitalismo sia incompatibile con la preservazione dell'ambiente. Sono mossi da quel che viene ormai chiamato: socialismo ambientale. Accanto al socialismo abitativo, che mira a regolamentare gli affitti, abbiamo ora quello ambientale, che limita il diritto di proprietà sull'immobile per scopi ecologisti.
7 MAY 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7789
LA BOTTIGLIA ECO-FRIENDLY PER BERE UN SORSO DI IDEOLOGIAÂ di Stefano Chiappalone
Oltre che scomodo lascia anche un retrogusto di ideologia: è il nuovo tappo europeo a prova di dispersione nell'ambiente, quello che non si stacca e ti rimbalza sulla bocca mentre bevi. Basta girarlo, dicono, e il problema è risolto. Resterà pur sempre attaccato, ma è un piccolo sacrificio logistico per "salvare l'ambiente" - mantra che ormai riecheggia anche dai pulpiti, passando per le scritte diffuse ovunque: "Questo prodotto è green", "Questo cartone è riciclato", "Quest'auto è ecologica". Persino sul navigatore appare l'immancabile fogliolina verde ad avvisarti che il tale percorso è meno inquinante del talaltro. E non senza contraddizioni, quando più emergenze entrano in cortocircuito fra loro: la lotta ecologica al monouso lanciata nel 2019 subì un improvviso dietrofront quando il monouso fu riscoperto nell'anno pandemico.
Le bottiglie eco-friendly diventeranno obbligatorie in applicazione della Direttiva (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente. La ragione? «I tappi e coperchi di plastica dei contenitori utilizzati per bevande sono tra gli oggetti di plastica monouso più frequentemente rinvenuti sulle spiagge dell'Unione. Pertanto, i contenitori per bevande che sono prodotti di plastica monouso dovrebbero poter essere immessi sul mercato solo se soddisfano determinati requisiti di progettazione che riducono in modo significativo la dispersione nell'ambiente dei tappi e coperchi di plastica». Di conseguenza «gli Stati membri provvedono a che i prodotti di plastica monouso elencati nella parte C dell'allegato i cui tappi e coperchi sono di plastica possano essere immessi sul mercato solo se i tappi e i coperchi restano attaccati ai contenitori per la durata dell'uso previsto del prodotto».
Problema risolto, almeno quello dei tappi, finché altri rifiuti non implicheranno il proliferare di altrettanti divieti. Un'alternativa ci sarebbe, per quanto demodé: c'era una volta un'usanza sconosciuta che si chiamava "educazione", volta a "civilizzare" (termine ancor più demodé) gli esseri umani e ricopriva un'ampia gamma di comportamenti da: "non metterti le dita nel naso" a "non gettare i rifiuti nel fiume (o in spiaggia o nei boschi o dove vi pare)". Veniva insegnata fin da bambini, molto prima che arrivasse - anzi che nascesse - la svedese con le treccine che ha predicato l'eco-vangelo al mondo. Chi l'ha assimilata non getta il tappo a caso nemmeno se è staccabile (e lo farà per buon senso, non per improvviso fervore ecologista); chi non l'ha assimilata, se il tappo non si stacca getterà pure la bottiglia.
«Mai avrei pensato di entrare in un mondo nel quale non puoi staccare il tappo dalla bottiglia di plastica. E non siate così ingenui, per favore, da ritenere tutto ciò irrilevante», scrive su Facebook il filosofo Carlo Lottieri. No, anche se avviene attraverso un oggetto minuscolo e una banale questione logistica, non è affatto irrilevante il passaggio dalla persuasione alla coercizione (o dal tappo green alle case green). Se prima dovevi "solo" sorbirti l'onnipervadente propaganda che ti esortava a vivere in maniera responsabile e rispettosa dell'ambiente, adesso non dovrai preoccupartene più: della tua responsabilità si fa carico direttamente il SuperStato etico (ed ecologico), eliminando in radice il rischio che tu possa buttare il tappo in spiaggia.
Il tappo non-staccabile ricorda la catenina del ciuccio per i bambini, affinché non lo buttino in terra. Ha una funzione analoga alla rete del box o alla sponda del lettino o a tutta quella serie di protezioni per evitare che il bambino faccia danni o si faccia male; protezioni che però sono temporanee e vanno necessariamente e progressivamente allentate, affinché l'infante esca dall'età infantile. Qui invece assistiamo all'infantilizzazione del cittadino, oggi in nome dell'ambientalismo, domani di chissà cosa, varcando il sottile confine tra educare e rieducare. Più che un tappo di bottiglia è un vaso di Pandora.
26 MAR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7737
GLI ECOLOGISTI FANNO, DA SEMPRE, SOLO DANNIÂ di Franco Battaglia
Siamo in primavera, e quest'anno ricorre il 60mo anniversario della prima edizione italiana (Feltrinelli, 1963) della Primavera Silenziosa, la Bibbia degli ambientalisti. Personalmente ritengo l'ambientalismo - assieme alla schiavitù, al nazismo, al comunismo, al terrorismo - uno dei grandi mali che hanno afflitto questa nostra umanità . Qualcuno dirà che sono severo, qualcun altro taglia corto e dice che sono provocatore e bugiardo. Facciamo così: giudicate voi.
L'UTOPIA AMBIENTALISTA
È indubbio che l'ambientalismo è animato da, apparentemente e a parole, ottime intenzioni, e dove portano le strade così lastricate lo sapete già . E ottime furono, almeno a parole, le intenzioni del nazismo e del comunismo e, se chiedete ai terroristi, anche del terrorismo. L'ottima intenzione dell'ambientalismo - di cui, peraltro, proprio i gerarchi nazisti furono ardenti seguaci - è salvare il pianeta. Da chi e/o da cosa? Da chi, dall'uomo stesso: siamo noi il cancro del pianeta e come ogni cancro va estirpato con la forza. Da cosa, da una pletora di pericoli che, però, sono per lo più inventati. Porre in essere azioni per minimizzare rischi inesistenti o, peggio, per ignorare (o, sempre peggio, aggravare) rischi reali, può avere conseguenze fatali e pandemiche.
Rachel Carson aveva iniziato gli studi universitari di biologia e, coerente con una pratica che sarebbe diventata ricorrente tra gli ambientalisti, non riuscì a completarli: si fermò al bachelor (l'equivalente della nostra odierna laurea triennale) e con diversi anni di ritardo rispetto ai coetanei. Fallita come scienziata, si dette alla divulgazione contro la scienza. Anche questo è tipico. Nel 1948 Paul Muller era stato premiato col Nobel per aver inventato la molecola del Ddt, cruciale per la lotta contro il tifo e la malaria. Nel 1948, nella sola isola di Ceylon (odierno Sri Lanka), si contarono 2 milioni di casi di malaria che, grazie al Ddt - poi benedetto da Winston Churchill come "polvere miracolosa" - si ridussero a 31 casi nel 1962.
LA MISTIFICAZIONE VERDE SUL DDT
E nel 1962 uscì Silent Spring. Nel cui primo capitolo la Carson si inventò di sana pianta una città ove, così avvelenata dal Ddt, le primavere sarebbero, appunto silenziose, a causa della morte di tutte le specie di insetti e uccelli che altrimenti allietano le orecchie di chi va per prati. La città naturalmente non esiste ma, lo stesso, il Ddt fu bollato nel libro come «l'elisir della morte», mentre invece stava salvando milioni di vite umane. Cosa che continuò a fare fino a quando la campagna lanciata dalla Carson e urlata dai movimenti ambientalisti (che stavano al tempo nascendo) lo mise al bando, proibendone l'uso in tutto il mondo. La conseguenza fu (è) che milioni di persone hanno ripreso (stanno continuando) a morire per la malaria: nel mondo, 200 milioni di casi e 400mila decessi solo nel 2019. Nel caso foste ancora convinti che quella mia all'inizio era provocazione, continuate a leggere.
GUERRA AGLI OGM
Non contenti della strage della malaria, gli ambientalisti del mondo sono impegnati in altre non meno imponenti stragi. La lotta all'agricoltura con organismi geneticamente migliorati (Ogm) è una di queste. Vi sono nel mondo oltre un miliardo di persone che, essendo la loro unica fonte di nutrizione il riso (vegetale di propria natura privo di vitamina A), soffrono di un grave deficit alimentare, che nei casi più severi provoca cecità o anche morte prematura. Se solo quelle persone potessero coltivare golden rice che, geneticamente migliorato, è ricco di beta-carotene (un precursore della vitamina A), il loro destino sarebbe meno miserabile. Ma non possono, perché gli ambientalisti del mondo hanno dichiarato la guerra agli Ogm.
LE FAKE NEWS SULLA CO2
Un'altra tragica lotta intrapresa dai nostri eroi è quella per la riduzione delle emissioni di CO2. Dovete sapere che l'85% delle azioni che noi facciamo sfruttano energia prodotta con emissioni di CO2 (il restante 15% no, grazie alle tecnologie nucleare e idroelettrica) e che l'80% dei costi del cibo nel nostro piatto sono costi energetici: in pratica, la moderna agricoltura altro non è che la trasformazione di petrolio in cibo. Orbene, ridurre le emissioni di CO2 del 50% come i Verdi vorrebbero imporre all'universo mondo, a noi farebbe saltare la cena, ma porterebbe centinaia di milioni di persone nel mondo dalla condizione di morti-di-fame a quella di morti per fame.
E ora il vostro severo verdetto: ditemi se è vero o no che l'ambientalismo è già stato più mortale di schiavitù, nazismo, comunismo e terrorismo messi insieme, e ancora più danni potrebbe fare se i suoi insani propositi non sono fermati.
6 MAR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ hhttps://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7717
L'ECOCIDIO DIVENTA REATO: LA NUOVA FOLLIA VERDE PRENDE FORMA NELL'UE
Da 5 a 10 anni di carcere per commercio illegale di legname, estrazione dell'acqua da una fonte, diffusione di specie invasive, distruzione dell'ozono (questi ed altri saranno reati paragonabili ai crimini di guerra)
di Luca Volontè
L'ecocidio reato punibile da 5 a 10 anni di carcere, questo prevede l'ultima folle normativa europea che l'attuale Parlamento, ormai agli sgoccioli, ha definitivamente approvato il 26 febbraio e che dovrà essere traslata nell'ordinamento giuridico dei 27 paesi europei entro i prossimi due anni. Ieri, al culmine della follia, lo stesso Parlamento ha approvato la nuova legge sul «ripristino della natura» dove i protagonisti saranno farfalle e uccelli, non certo gli agricoltori o boscaioli. Martedì, il Parlamento ha approvato in via definitiva nuove misure e sanzioni per contrastare la criminalità ambientale, la nuova direttiva, concordata con il Consiglio il 16 novembre 2023, è stata approvata con 499 voti favorevoli, 100 contrari e 23 astensioni. Tra i nuovi reati figurano il commercio illegale di legname, l'esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell'Ue in materia di sostanze chimiche e l'inquinamento provocato dalle navi.
I parlamentari europei hanno voluto inserire nel testo anche i cosiddetti "reati qualificati", vale a dire quelli che portano alla distruzione di un ecosistema e sono quindi paragonabili all'ecocidio (ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l'inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo). I reati ambientali commessi da persone fisiche e rappresentanti d'impresa saranno punibili con la reclusione, a seconda della durata dell'evento provocato, della gravità o della reversibilità del danno. Per i cosiddetti reati qualificati o paragonabili ad ecocidii, il massimo è di 8 anni di reclusione, per quelli che causano la morte di una persona 10 anni e per tutti gli altri 5 anni. Per le imprese l'importo dipenderà dalla natura del reato: potrà essere pari al 3 o 5% del fatturato annuo del gruppo, in alternativa, a 24 o 40 milioni di euro. Inoltre, i parlamentari hanno introdotto l'obbligo per gli Stati membri di organizzare corsi di formazione specializzati per forze dell'ordine, giudici e pubblici ministeri, redigere strategie nazionali e organizzare campagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale.
CRIMINALIZZATI I CASI DI DANNO AMBIENTALE
Con l'approvazione definitiva del Parlamento, l'Unione Europea è diventata il primo organismo internazionale a criminalizzare i casi più gravi di danno ambientale "paragonabili all'ecocidio". La distruzione dell'ecosistema comprende la perdita di habitat e il disboscamento illegale: aspetta dunque a tagliare il boschetto sotto casa o accendere fuochi per incenerire le stoppie! Secondo Marie Toussaint, avvocato francese ed eurodeputata del gruppo Verdi/Alleanza libera europea e già parte del team degli ambientalisti di "EndEcocide", l'Ue sta «adottando una delle leggi più ambiziose al mondo... La nuova direttiva apre una nuova pagina nella storia dell'Europa, punendo da coloro che danneggiano gli ecosistemi e, di conseguenza, proteggendo la salute umana. Significa porre fine all'impunità ambientale in Europa, che è cruciale e urgente», ha affermato.
Nella sua relazione sulla lotta contro la criminalità ambientale in Europa, l'Ufficio europeo dell'ambiente (Eeb) cita numerosi esempi di reati ambientali che sono rimasti impuniti perché non sono stati inclusi nella direttiva. La direttiva non include direttamente la parola «ecocidio», nel suo preambolo si fa riferimento solo a «casi paragonabili all'ecocidio», gli ambientalisti si sono detti molto soddisfatti. L'ecocidio è definito come «atti illeciti o arbitrari commessi con la consapevolezza che esiste una sostanziale probabilità che tali atti causino danni gravi e diffusi o a lungo termine all'ambiente» e tale proposta è stata formulata nel 2021 da 12 avvocati di tutto il mondo e presentata dall'organizzazione ambientalista "Stop Ecocide International".
UN NUOVO REATO
L'approvazione di una definizione comune da parte di diversi Stati di tale nuovo reato, potrebbe consentire il perseguimento e la condanna degli atti di distruzione ambientale da parte della Corte penale internazionale, fondata sullo Statuto di Roma e che al momento si dedica a giudicare in casi di crimini di guerra, dei crimini contro l'umanità , dei genocidi e delle aggressioni. Insomma, dall'estrazione dell'acqua da una fonte, all'introduzione e alla diffusione di specie esotiche invasive, sino alla distruzione dell'ozono, tutti identificati come reati ambientali paragonabili all'ecocidio nella nuova direttiva, vi porterebbero sul banco dei 'criminali di guerra'. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire la direttiva riveduta nel diritto nazionale, ma secondo il relatore della direttiva in Parlamento Antonius Mandes del Ppe , potrebbe esser necessario avere anche un pubblico ministero a livello europeo, ampliando il «mandato della Procura europea» per gestire «tali casi».
Con l'introduzione dei reati «paragonabili all'ecocidio» l'ideologia green europea tocca il suo apice giustizialista. A riprova che al peggio non c'è limite, il Parlamento europeo ieri ha approvato definitivamente la nuova normativa per il «ripristino della natura» che obbliga gli Stati membri a ripristinare almeno il 20% degli habitat (le foreste, praterie e zone umide ai fiumi, ai laghi e ai letti coralli) entro il 2030, aumentando al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Per migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli, i paesi dell'Ue dovranno compiere progressi in due dei seguenti tre indicatori: l'indice delle farfalle dei pascoli; la quota di terreni agricoli caratterizzati da un'elevata diversità paesaggistica; lo stock di carbonio organico nel suolo minerale delle terre coltivate.
Si deve anche aumentare l'indice di avifauna dei terreni agricoli comuni, perché gli uccelli sono buoni indicatori dello stato generale della biodiversità . L'affidamento ai sacerdoti verdi, protettori di farfalle, uccelli e bestie randagie, segna l'ulteriore scivolamento verso la follia totale degli attuali parlamentari e burocrati di Bruxelles.
7 FEB 2024 · VIDEO IRONICO: La fregatura dell'auto ecologica ➜https://www.youtube.com/watch?v=i7_zQzg4aqA&list=PLolpIV2TSebVtj34zS7A0AabuQ9cf1Uxp
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7692
L'ENTUSIASMO PER I VEICOLI ELETTRICI STA FINENDO di Gary Isbell
Se foste così ingenui da credere ai media dominanti e agli ambientalisti estremi, potreste pensare che la gente sia pronta ad abbandonare le proprie auto a carburanti classici per acquistare veicoli elettrici. Alcuni fatti scomodi, tuttavia, dimostrano il contrario.
Un dato di fatto è la stanchezza dell'opinione pubblica per il continuo rullare di tamburi degli allarmisti climatici. Sembra che non ci sia evento atmosferico o disastro naturale che non venga attribuito al cambiamento climatico. L'opinione pubblica è giustamente scettica nei confronti dei loro pronostici funesti e quindi riluttante a salire sui veicoli elettrici.
Pertanto, il mercato dei veicoli elettrici è in declino, nonostante la propaganda pervasiva che ne sostiene i vantaggi. Le persone cominciano a vedere oltre il clamore e le prove empiriche sono più convincenti dei programmi utopici radicali.
La luna di miele è finita. Le auto elettriche non funzionano come promesso, costano molto di più all'acquisto e sono difficili da tenere sotto carica. In effetti, l'infrastruttura di ricarica a livello nazionale, necessaria per supportarne l'uso su larga scala, non si vede dove sta.
Il mercato sembra aver raggiunto un punto di saturazione, con gli attuali proprietari di veicoli elettrici costituiti in gran parte da coloro che sono impegnati in un'agenda ecologica estrema e da coloro che non hanno bisogno di percorrere lunghe distanze in vasti deserti di caricabatterie.
Questi dati demografici si ripercuotono sulle vendite di veicoli elettrici, in quanto sono sempre meno quelli che si lasciano convincere dagli scenari di benessere degli eco-rivoluzionari. I veicoli elettrici rimangono fermi in innumerevoli parcheggi dei concessionari, mentre le auto a benzina si vendono a gonfie vele. Gli acquirenti americani stanno inviando un messaggio forte e inequivocabile all'industria automobilistica e all'amministrazione Biden: non siamo d'accordo con la agenda ecologica.
I CONCESSIONARI DI AUTO SONO MESSI ALLE STRETTE
Un altro fatto scomodo è il rifiuto dei concessionari di auto di aderire alla tendenza dei veicoli elettrici. I concessionari hanno investito molto per mettere queste meraviglie elettriche nei loro parcheggi, ma ora si chiedono chi le comprerà .
I concessionari devono anche far fronte alle lamentele dei clienti, secondo i quali le stime imprevedibili dell'autonomia sono inaffidabili per tutto ciò che va oltre i viaggi di breve percorrenza e l'uso cittadino. Questi problemi più il tempo necessario per la ricarica rendono le auto ad alto prezzo inaffidabili e poco pratiche.
Anche i concessionari devono apportare modifiche costose. Alla fine del 2022, Ford Motor ha chiesto ai concessionari di investire fino a 1,2 milioni di dollari ciascuno per accogliere gli arrivi di veicoli elettrici, comprese le infrastrutture di ricarica. Tuttavia, la casa automobilistica ha recentemente alleggerito alcuni requisiti iniziali per adattare la propria strategia al calo del mercato.
General Motors ha informato le concessionarie che devono investire in costose attrezzature di assistenza e nella formazione del personale per raggiungere l'ambizioso obiettivo di GM di diventare 100 per cento VE entro il 2030. Il costo è significativo: le concessionarie dovranno spendere 300.000 dollari o più per riconfigurare le loro attività .
Preoccupati per le aspettative irrealistiche sull'adozione dei veicoli elettrici, quasi 4.000 concessionari di auto hanno inviato una lettera ai produttori invitandoli a rivalutare i mandati per i veicoli elettrici. Anche il settore assicurativo ha riconosciuto le sfide insormontabili poste dai veicoli elettrici, con conseguente aumento dei costi assicurativi.
LA GESTIONE DALL'ALTO VERSO IL BASSO È CAUSA DI OPPRESSIONE
Un ultimo fatto scomodo riguarda le case automobilistiche, che hanno seguito l’onda e si sono date da fare per produrre veicoli elettrici, dato che alcuni Stati americani stanno imponendo la vendita di tutti i veicoli elettrici entro il 2030.
Di fronte alla rivolta dei concessionari, alcune case automobilistiche stanno ricorrendo a misure drastiche. General Motors, ad esempio, ha rilevato il 47% delle sue concessionarie Buick nel 2022, che rappresentano circa 940 delle 2.000 concessionarie presenti nel Paese.
Le case automobilistiche sostengono inoltre un modello di vendita diretta per i veicoli elettrici, snellendo il processo e riducendo il numero di veicoli elettrici nell'inventario dei concessionari. Queste decisioni dittatoriali e draconiane stanno rendendo la vita miserabile a tutti, dai concessionari ai consumatori.
Se tutto questo non bastasse, la mano pesante dei politici e dei sussidi governativi sta imponendo la sua agenda ecologica a tutti gli interessati. Una simile gestione dall'alto dell'economia e della cultura è tipica dei socialisti che professano di agire in nome del popolo mentre lo schiavizzano e lo opprimono.
Sono assenti dall'equazione le soluzioni organiche che utilizzano l'esperienza di coloro che lavorano nei loro campi per proporre approcci innovativi che riflettono una cultura dedicata alla pratica della virtù.
5 DEC 2023 · VIDEO: Il contestatore di Greta Thunberg ➜ https://www.youtube.com/watch?v=vPwdjQAV9_E
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7622
ECO VANDALI IRROMPONO A MESSA: IL VESCOVO LI STIMA E CEDE IL MICROFONO di Andrea Zambrano
Quello di ieri mattina in Duomo a Torino è stato un vero e proprio assalto compiuto con modalità eversive. Ciò che è paradossale è che il proclama che le due attiviste di Extinction Rebellion (XR) hanno preteso di leggere togliendo la parola all'arcivescovo Roberto Repole, non era un testo di Mao Tse Tung come si sarebbe fatto negli anni '70, ma un'enciclica di Papa Francesco: la Laudate Deum. Ora, non che il testo papale sia da considerare eversivo, ma è indicativo che se ne siano serviti per i loro scopi - questi sì eversivi - le due attiviste che hanno interrotto la Messa.
Alla Messa di ieri mattina in cattedrale il vescovo Roberto Repole ha appena terminato di proclamare il Vangelo della prima domenica di Avvento e si accinge a iniziare l'omelia. È a quel punto che un'attivista di Extinction Rebellion gli si si para davanti e con voce stentorea inizia a pretendere di leggere alcuni testi di Papa Francesco sulla causa climatica. Anche un'altra si pone al centro del presbiterio e inizia a proclamare. Seguono momenti concitati e di imbarazzo. Qualche fedele si avvicina e le invita ad andarsene, ma senza usare la forza. Loro continuano. A quel punto, il vescovo, che era rimasto imperterrito all'ambone, scende vicino a loro. Dice qualche cosa per lamentarsi del modo con il quale hanno interrotto la Messa. Però le fa parlare.
Ecco come giustificherà poco dopo il fatto di avergli ceduto il microfono: «Ho grande stima per chi si mobilita per la difesa del Creato e accoglie gli appelli di Papa Francesco, apprezzo l'impegno in questo senso delle attiviste di Extinction Rebellion - ha commentato l'arcivescovo - ma mi è dispiaciuto che abbiano ritenuto di prendere la parola in Duomo senza prima volermene parlare e chiedere se potevano intervenire. Avrei risposto che a Messa si prega spesso per la pace e per la salvaguardia del Creato, ma la celebrazione eucaristica non è un momento idoneo a ospitare interventi pubblici: ho inizialmente lasciato che le attiviste parlassero; poi ho chiesto che terminassero perché la Messa è un momento di preghiera e in quanto tale dev'essere rispettata, anche e soprattutto da coloro che dichiarano di voler operare nel rispetto di tutti».
LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO SULLA PRESUNTA CRISI CLIMATICA
Quindi Repole ha stima per gli "eco vandali", e questa potrebbe essere una notizia nella notizia, ma il problema è solo che non gliel'hanno chiesto preventivamente, lasciando intendere che uno spazio, dentro o fuori dalla Messa, ma in chiesa si sarebbe comunque trovato.
Le due donne invece hanno gridato: «Vogliamo portare l'attenzione dei fedeli sulle parole che papa Francesco sta spendendo per la crisi climatica». E poi hanno letto il messaggio che il pontefice ha inviato alla Cop28 di Dubai, con l'invito a smettere di finanziare guerre e devastazione ambientale.
Poco dopo sul profilo X dell'organizzazione è avvenuta la rivendicazione in perfetto stile eversivo con tanto di foto: «Questa mattina, #ExtinctionRebellion ha brevemente interrotto la Messa nel Duomo di #Torino. Durante il silenzio che precedeva l'omelia, un gruppo di persone ha letto a voce alta dei passi del Laudate Si e del Laudate Deum di #PapaFrancesco». Strafalcioni a parte - l'enciclica del 2015 si chiama Laudato sì - si tratta della prima azione con modalità eversive fatta da XR in Italia e avente come teatro una chiesa, per giunta durante una funzione sacra.
Non stupisce la sostanziale arrendevolezza del vescovo di Torino, per il quale il sacrilegio dell'interruzione della Messa è solo un problema di "inidoneità " o di inopportunità . Si dice dispiaciuto, come se l'irruzione sia un fatto personale e non una ferita. Del resto, i testi oggetto del proclama erano quelli del papa in persona. Come avrebbe potuto impedirglielo?
Chissà se li avrebbe fatti parlare lo stesso se invece che di Bergoglio avessero letto un testo di Papa Ratzinger o se l'argomento dell'irruzione non fosse stato il climatismo, ma la piaga degli aborti o altre emergenze non sposate dalla nuova Chiesa che va a braccetto con le ideologie del momento? Siamo autorizzati a pensare che avrebbero agito in maniera più energica per cacciarle fuori dalla chiesa.
Appunto, cacciare fuori dalla chiesa. È questo il punto nevralgico di questa storia. Repole dovrebbe sapere perfettamente, infatti, che, decidendo di interrompere la Messa e di mettere in campo un'azione di tipo politico, sono stati compiuti una profanazione e un reato. Per quanto riguarda la prima, l'azione di XR meriterebbe un atto di riparazione perché la Messa è stata profanata in uno dei suoi momenti centrali, la liturgia della Parola, per finalità politico-ideologiche che nulla hanno a che fare con il culto. Ma siamo sicuri che nessuno si incaricherà di riparare il sacrilegio.
ART. 405 CODICE PENALE: TURBATIVA DI FUNZIONI RELIGIOSE
In quanto al reato, è abbastanza palese che, decidendo di irrompere in un tempio durante la celebrazione sacra, alla presenza di un ministro di culto, sia stato violato l'articolo 405 del codice penale che, delineando l'illecito della turbatio sacrorum recita: «Chiunque impedisce o turba l'esercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa, le quali si compiano con l'assistenza di un ministro del culto medesimo o in un luogo destinato al culto, o in un luogo pubblico o aperto al pubblico, è punito con la reclusione fino a due anni».
Certo, non avranno mai due anni di carcere, anche perché la lettura della Laudate Deum potrebbe fungere da attenuante, ma forte di questo aspetto del diritto concesso non dalla Chiesa, ma dallo Stato repubblicano, Repole avrebbe potuto pretendere l'arrivo dei Carabinieri per ristabilire la giustizia. Cosa che non ha fatto, alimentando così il sospetto che per l'Arcivescovo, sono i modi così irruenti a destare perplessità . La causa invece… bè la causa del climatismo eco vandalico è da sposare senz'altro.
Del resto non c'è da stupirsene. Non più tardi di un anno fa Avvenire solidarizzava con i gruppi estremisti giustificando le loro azioni. In quanto alla Laudate Deum presa a modello in chiave eco vandalica, forse qualche interrogativo in più sulla contestata encliclica papale sarebbe lecito porselo.
Peccato che questo episodio non sia accaduto prima dell'approvazione dell'ultimo decreto sicurezza, dove i blocchi stradali degli "eco vandali" di XR sono passati da illeciti amministrativi a reati veri e propri. I cattolici dovranno in futuro invocare un comma specifico per i blocchi delle liturgie? Quelle cattoliche, ovviamente. Per le altre, quelle islamiche ad esempio, ci pensano già i musulmani a far rispettare le regole in moschea.
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