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Eurovision Files- Storie eurovisive

Emanuele Lombardini
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    Può un concorso di canzoni, che è anche – soprattutto – uno spettacolo televisivo, contribuire a scrivere la storia d’Europa? L’Eurovision Song Contest lo fa ogni anno. Nato nel 1956 su ispirazione del Festival di Sanremo, il concorso ha sin dalla prima edizione raccontato l’Europa che cambia. Del resto l’idea che stava alla base della sua nascita era proprio quella di rimettere insieme attraverso la musica, l’intrattenimento e la televisione i cocci di un Continente uscito dilaniato dalla guerra. Nel corso degli anni, l’Eurovision ha raccontato l’uso strumentale della musica da parte delle dittature, la fine di queste ultime e la transizione verso la democrazia, ma anche i sommovimenti sociali e politici, fino ai tanti conflitti in giro per l’Europa. Un ruolo sociale e politico importante, certificato dal recente riconoscimento “Changemaker award” come “catalizzatore del cambiamento sociale in un mondo frammentato, unendo i paesi d’Europa e oltre, nella loro ricerca di un sogno musicale”. Soprattutto dal 1993, quando sono entrati in scena i Paesi indipendenti usciti dalla deflagrazione di Urss e Jugoslavia, partecipare alla rassegna  è poi diventato uno strumento di confronto per la costruzione di una scala di europeismo, un requisito primario per “entrare” in Europa. L’Eurovision dal 1956, racconta lo zeigeist, lo spirito dei tempi e la società che cambia e si evolve, nel segno dei diritti, dell’uguaglianza e dell’inclusione. Anche per questo recentemente alcune tv nazionali hanno scelto volontariamente di escludersi, non condividendone  più i valori. Il pubblico, quello in arena e quello a casa, è testimone attivo del racconto eurovisivo, col proprio potere di voto: il successo della Kalush Orchestra all’Eurovision 2022 a Torino,  con un plebiscito delle votazioni telefoniche da tutta Europa, è l’esempio più immediato, ma soltanto il più noto ed evidente. Nel mezzo, ci sono i grandi Paesi occidentali, quelli che i valori dell’Eurovision li interiorizzano da sempre e che invece devono pensare soprattutto alla musica, per non lasciarsi sopraffare.
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