16 MAR 2025 · "Raccoglitrice di storie": è questa la definizione che Francesca de Carolis sceglie per esprimere la sua essenza e la sua visione. Un termine che racchiude i perché di un'esperienza che la porta ogni giorno a cercare negli occhi degli altri le storie nascoste, i dolori profondi, le parole ancora da dire e che cercano qualcuno a cui affidarsi.
Francesca de Carolis è una giornalista e per me rappresenta tutto ciò chi fa giornalismo dovrebbe seriamente mettere in atto: etica, professionalità, rispetto dell'altro, ricerca del senso, condivisione della riflessione, capacità di metamorfosi (concetto caro a Francesca e derivante dalla lettura di Elias Canetti).
Ma raccontare, farsi raccoglitore delle storie degli altri non si esplica solo attraverso queste pratiche.
In molti aspetti del modo di essere di Francesca ritrovo anche me stessa, con tutti i doverosi distinguo che una tale affermazione richiede. Io non sono giornalista, non ho il suo stesso background culturale e di conoscenze, non ho vissuto il suo stesso percorso né la sua esperienza professionale e umana. Le nostre vite sono diverse eppure, come può accadere tra persone che per certi versi si riconoscono, in lei ho trovato ciò che sempre cerco nelle persone: quella limpidezza non comune e inusuale, una capacità di ascolto fuori dalla norma, la voglia di accogliere l'altro e di restare, qualità quest'ultima (il restare) difficile da coltivare e trovare in un mondo caratterizzato dalle relazioni mordi e fuggi e dalle conoscenze di comodo.
Francesca ha attraversato il mondo dell’informazione con uno sguardo sempre attento alle storie meno ascoltate.
La sua capacità di intercettare e raccontare le marginalità, la capacità di fare denuncia sociale e l'impegno sui temi della dignità umana, della contenzione e della detenzione oggi sono fruibili anche sul suo blog L’altra riva: uno spazio di narrazione e riflessione che raccoglie anni di lavoro e che ci invita a riflettere sulla realtà con spirito critico.
Il suo giornalismo non si limita a riportare fatti, ma risveglia in chi la legge un moto interiore. La sua voce si muove tra passato e presente, tra cronaca e poesia, lasciando un segno profondo.
Francesca de Carolis ha collaborato con riviste e quotidiani, fra cui “Il Messaggero” e “Il Mattino”.
Approdata alla Rai nel 1987, dopo una breve quanto indimenticabile esperienza in Sicilia, ritorna a Roma dove lavora presso il TG1. Ruolo “di macchina” come si dice in gergo. Dall’estate del 2008 collabora con i programmi di RadioUno. E per Radio UNO, ha ideato, realizzato e condotto, insieme con Daniela Morandini, “C’era una volta… e c’è ancora adesso”, viaggi nella realtà contemporanea, indagata attraverso il racconto e gli archetipi della fiaba. Sempre per Radio Uno ha curato la rubrica dedicata alle disabilità “Diversi da chi?”, che continua a realizzare nell’ambito della nuova formula di “Area di servizio”. Ha approfondito il tema dell’ergastolo ostativo, e, dopo la pubblicazione di “Urla a bassa voce, dal buio del 41 bis e Fine Pena Mai”, continua ad occuparsi di chi, nelle carceri italiane, vive questa condizione estrema."
(la sua biografia completa qui: https://www.laltrariva.net/info/ )
Qui il blog L'altra riva: https://www.laltrariva.net/
Francesca ha scritto:
"C’è sempre qualcuno che guarda da un’altra riva… E da quanti e quali punti di vista una storia può essere raccontata? Sguardi che non hanno nessuna presunzione d’oggettività, ma non per questo meno lontani dal vero. Anzi. Ascoltare, indagare le voci dell’altra riva, anche quando non pronunciate, è un modo per provare a rompere la gabbia che ci si stringe intorno quando il linguaggio quotidiano s’impoverisce: parole d’ordine, luoghi comuni che diventano luoghi di contenzione."
A Francesca piace guardare negli occhi le persone che si raccontano e in questa intervista abbiamo parlato della difficoltà di trovare oggi persone che mantengano lo sguardo mentre ti parlano.
Francesca non ama parlare di sé, inizialmente aveva molti dubbi sulla possibilità che questo nostro incontro potesse dare buoni frutti e che potessimo essere soddisfatte del risultato finale.
Nonostante il suo percorso professionale, il suo atteggiamento è umile e pacato. Quante persone invece ho incontrato che credono eccessivamente in sé stesse e cercano continuamente conferme ponendosi in atteggiamento di superiorità nei confronti degli altri. Ah, quanti! Ma forse li ricordo più facilmente solo perché è palese la forte incongruenza tra le loro reali competenze e il loro atteggiamento.
Credo di poter affermare con un certo grado di sicurezza che chi più si sente arrivato, migliore, competente, capace, meno sa e meno saprà. Certe maschere di sicumera servono solo a compensare una mancanza, a nascondere una voragine, una lacuna profonda che parte dall'animo e arriva fino alle competenze più spicciole, a quella presunzione del voler far credere di sapere e di essere più di quel che si è in realtà.
Nella delicata forza di Francesca de Carolis ho ritrovato quella bellezza di chi fa le cose con amore, al meglio delle proprie possibilità, mettendosi al servizio delle persone non solo per cercare di lasciare qualcosa di buono, un seme di luce, ma anche perché fare bene le cose, trattare bene le persone, cercare davvero di essere la nostra versione migliore ci aiuta a sentirci protagonisti della nostra vita, ed egoisticamente ci fa terminare le giornate con un respiro più limpido, con aria nei polmoni, con meno pesi sulla schiena e sul petto.
Accumulare occhi, sguardi profondi, storie di vita, guizzi di gioia inaspettata è certamente meglio che accumulare gli status symbol di quel benessere effimero che dura uno schiocco di dita e lascia solo il vuoto dietro di sé. E in fondo renderci meri consumatori di beni inutili è ciò che i governi e i media vogliono per riuscire a plasmare meglio le coscienze.
Per fortuna, come dice Francesca de Carolis, l'Italia è meglio di quello che ci vogliono raccontare e far credere. Ci sono tante persone che pensano che esiste un modo di vivere diverso e migliore di quello a cui la propaganda ci invita ad aderire.
Come sempre farsi le domande giuste è fondamentale, ma prima ancora è importante sapere che le domande esistono e che quasi sempre dovremmo ricordare di chiedere a noi stessi: Cui prodest? (A chi conviene?)
Il mio battito cardiaco poi ha avuto un piacevole sussulto anche nel momento in cui Francesca ha rimarcato quanto sia fallace e controproducente ragionare per categorie umane. Basta guardarsi intorno per comprendere che oggi siamo circondati - nel mondo politico e mainstream - da proclami e slogan che ci invitano a sentirci appartenenti a quella o a quell'altra categoria di persone (i diversamente abili, gli omosessuali, le donne, gli uomini, i non binari, gli stranieri, gli immigrati, ecc. ecc. fino ad arrivare alle appartenenze partitiche).
A chi giova dividere le folle? Una cosa è certa: non giova alle persone, non giova alle comunità e nemmeno ai singoli, non giova nemmeno a quelle stesse categorie.
Fin quando non capiremo che respiriamo tutti la stessa aria, che siamo sotto lo stesso cielo e che alla fine andremo tutti incontro allo stesso destino, non avremo contezza del nostro senso nel mondo e non capiremo che farci la guerra è la scelta più stupida, l'atto più scellerato di autodistruzione.
Tra gli articoli e i contributi scritti da Francesca de Carolis nel corso del tempo c'è molto che vorrei condividere qui. Invitandovi ad approfondire, lascio qui alcuni link.
Il viaggio di Marco Cavallo per dire No ai Cpr > https://www.laltrariva.net/il-viaggio-di-marco-cavallo-per-dire-no-ai-cpr/
Gabbiani… > https://www.laltrariva.net/4771-2/
Questo fatto agghiacciante della pena perpetua > https://www.laltrariva.net/questo-fatto-agghiacciante-della-pena-perpetua/
Francesca De Carolis al convegno "Ergastolo ostativo, tra diritto e Ragion di Stato" > https://www.youtube.com/watch?v=Spzc9hXDWco