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Un quotidiano culturale
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12 DEC 2024 · Pier Giorgio Viberti
"Le grandi battaglie dei Savoia"
Edizioni del Capricorno
www.edizionidelcapricorno.it
“Il sole del 25 illuminò uno degli spettacoli più orribili che possano presentarsi all’immaginazione. Il campo di battaglia è dovunque ricoperto di cadaveri di uomini e di cavalli: le strade, i fossati, i burroni, i cespugli sono disseminati di corpi morti e i dintorni di Solferino ne sono letteralmente cosparsi” (Henry Dunant)
Dalla battaglia di Staffarda all’invasione francese del ducato di Savoia, dall’assedio di Torino al campo trincerato dell’Assietta, dalla battaglia di Custoza alla seconda guerra d’indipendenza, con le battaglie di Magenta, Solferino e San Martino. Partendo dal contesto storico, il saggio di Pier Giorgio Viberti analizza le cause, le tattiche militari, le armi, i protagonisti e le conseguenze delle battaglie che hanno segnato l’affermarsi di casa Savoia, dalle modeste origini feudali alla costruzione dell’unità nazionale. Con un ricco apparato iconografico e approfondimenti sui protagonisti delle vicende descritte.La storia del Piemonte è stata «plasmata» da una serie interminabile di conflitti armati che ebbero come protagonista la dinastia sabauda e che fecero del ducato nel Seicento e Settecento il più agguerrito Stato italiano. Il saggio si sofferma su alcuni momenti cruciali, dalla «rinascita» del ducato a opera di Emanuele Filiberto, dopo la battaglia di San Quintino (1557), fino alla seconda guerra d’Indipendenza (1859). L’epoca delle «grandi» battaglie dei Savoia, coincide con l’inizio dello scontro tra Francia e Spagna per il predominio continentale, nei primi decenni del Cinquecento, quando il Piemonte divenne il passaggio obbligato delle armate transalpine che scendevano a combattere in Lombardia gli eserciti spagnoli. La prima battaglia presa in considerazione, quella di San Quintino, non fu una battaglia “dei” Savoia ma una battaglia di “un Savoia”, infatti, Emanuele Filiberto “Testa di ferro”, governatore dei Paesi Bassi, comandava le truppe spagnole e alla battaglia prese parte anche un manipolo di fanti piemontesi. Grazie a quella vittoria Emanuele Filiberto recuperò la Savoia e alcuni territori piemontesi, trasferendo successivamente la capitale da Chambéry a Torino. Vengono poi analizzate le battaglie di Vittorio Amedeo II, la “Volpe Savoiarda” (la battaglia di Staffarda del 1690, la battaglia della Marsaglia del 1693, l’assedio di Verrua del 1704, l’assedio di Torino del 1706, il caso più spettacolare di una lotta fra artiglierie pesanti e massicce fortificazioni): grazie alle conquiste territoriali così ottenute il ducato diventerà regno. La forza militare dei Savoia fu poi confermata nel corso della successiva guerra di Successione austriaca, quando le truppe di Carlo Emanuele III inflissero una durissima sconfitta ai francesi nella battaglia del colle dell’Assietta (1747). Seguono le battaglie di Carlo Alberto, il “Re Tentenna” (Curtatone e Montanara, Goito, Custoza, Mortara e la sconfitta di Novara che porterà Carlo Alberto ad abdicare); infine, quelle di Vittorio Emanuele II (la battaglia di Montebello del 1859, quella di Magenta, quindi Solferino e San Martino). Arrivando così all’11 luglio del 1859, quando Napoleone III e Francesco Giuseppe firmarono a Villafranca l’armistizio che pose fine al conflitto. L’AUTORE:Pier Giorgio Viberti è nato nel 1950 a Fossano (Cuneo) e si è trasferito giovanissimo a Torino, dove si è laureato prima in Lettere, poi in Scienze Politiche. Nel capoluogo piemontese ha trascorso tutta la sua vita di insegnante in istituti d’istruzione secondaria superiore. A partire dal nuovo millennio ha svolto un intenso lavoro nel campo dell’editoria scolastica, per la quale ha pubblicato numerose grammatiche (la prima è del 2002) rivolte alla scuola media inferiore e al biennio delle superiori. Per le scuole medie ha pubblicato, fra l’altro, Oltre il Duemila (ultima edizione 2012), che è stato per qualche anno in testa alle classifiche italiane nello specifico settore dei libri consigliati.In ambito storico ha pubblicato: Il Duca, il Condottiero, l’Eroe. Storia dei protagonisti dell’assedio di Torino del 1706 (Zedde Editore, 2011), Gli uomini del disonore. Mito, storia e attualità del pianeta mafia (Edisco, 2013), Lager. Inferno e follia dell’Olocausto (Giunti, 2018). I suoi ultimi lavori sono una grammatica per la scuola secondaria inferiore (SEI, 2022), una grammatica per il biennio delle superiori (Capitello, 2023) e un corso di storia in tre volumi per la secondaria inferiore, intitolato Il nostro tempo. Dalle storie alla storia (Principato, 2023). Per Capricorno ha pubblicato Amori e amanti alla corte dei Savoia (2023).
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12 DEC 2024 · Veronica Ghizzi
"Museo Virgilio"
Mantova
A Mantova, il maestoso Palazzo del Podestà ha riaperto le porte dopo un intervento di restauro: noto fin dal Quattrocento come “Palazzo di Virgilio”, è diventato oggi in un moderno museo dedicato al grande poeta latino, figura centrale della tradizione letteraria e culturale italiana ed europea. Il Museo Virgilio, allestito all’interno del Palazzo, propone un viaggio immersivo nell’opera e nella leggenda del poeta, mettendo in dialogo la sua epoca con il nostro presente.
Otto sale tematiche accompagnano il visitatore in un percorso scandito dalle tappe principali della vita e della scrittura virgiliana, dalle Bucoliche alle Georgiche, fino all’Eneide, come capitoli di un racconto che intreccia poesia, filosofia e storia. Il progetto di storytelling e design, realizzato dalla Scuola Holden, invita i visitatori a porsi una domanda fondamentale: chi era davvero Virgilio? Le risposte si svelano attraverso installazioni sonore, contenuti interattivi e approfondimenti digitali.
Gli spazi che ospitano il museo sono, di per sé, monumentali reperti che sanno raccontarci, nelle loro tante stratificazioni, la storia di una città e di un’umanità che continua a evolvere. Palazzo del Podestà, fondato nel 1227, fa parte dei palazzi comunali, sede dell’amministrazione cittadina per 700 anni, fra il 1200 e il 1900. Fino al 1873 è stato anche Palazzo di Giustizia, e carcere fino al 1911, ma la sua funzione principale era appunto quella di ospitare il podestà, cioè il capo dell’amministrazione comunale, oltre a conservare gli archivi del comune. Chi visiterà il museo attraversandolo sala per sala, percorrendo l’Arengario sino alla Masseria, scoprirà un percorso labirintico e stratificato nel tempo. Il primo radicale rinnovamento percepibile delle strutture medievali risale al 1462, in seguito a un incendio che nel 1413 danneggiò gravemente la facciata su piazza delle Erbe, mentre la più recente delle riqualificazioni è iniziata nel 2012 con i lavori di consolidamento e ristrutturazione dell’edificio in seguito al sisma di quell’anno. Un evento tutt’altro che fortunato, che però ha condotto a un prezioso ritrovamento. In effetti, una scoperta preziosissima: affreschi medioevali che nessuno aveva mai potuto ammirare.
Il percorso di visita del Museo Virgilio è strettamente connesso agli spazi che lo ospitano e riserva delle sorprese di inedita rilevanza artistica, come appunto le decorazioni affrescate ancora visibili nelle sale. Le più rilevanti e inedite sono nella Masseria superiore, nella sezione dedicata alle Georgiche, dove un soppalco di nuova costruzione porta alla giusta altezza e alla giusta distanza per apprezzarle al meglio. Il ciclo decorativo rinvenuto nel 2012 è certamente di altissima qualità pittorica e ricopre tre lati della Sala. Un’intera parete è dedicata al Ciclo dei mesi, la rappresentazione dello svolgimento dell’anno attraverso personificazioni o scene di lavoro correlate a ognuno dei dodici mesi con il relativo riferimento astrologico. Di forte impatto visivo, le immagini diventano un grande codice illustrato capace di suscitare l’interesse di un pubblico vasto, non necessariamente colto, proprio per il loro alto valore didascalico, cioè esplicativo e persino educativo.
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10 DEC 2024 · Maristella Lippolis
"Donne che non muoiono"
Vallecchi Editore
www.vallecchi-firenze.it
«Possediamo tutte l’istinto di autodifesa, care sorelle. Ce l’hanno trasmesso le nostre madri selvagge dalle remote lontananze ancestrali e lo abbiamo dimenticato perché abbiamo smesso di pensare che ci potesse essere utile. Perché ci sarebbe stato sempre qualcuno a difenderci. Sarebbe bastato comportarci bene, da brave ragazze che non rientrano tardi la sera, per scansare i pericoli; da donne consapevoli, di quelle che non provocano, che non abbandonano, che comprendono.»"
Donne che non muoiono è una storia di salvezze. È abitata da dodici protagoniste che in modi diversi devono affrontare la violenza di un uomo, non aspettano ma agiscono, aiutate dal caso, dalla fortuna, da un progetto preparato in solitudine o con l’aiuto di altre donne. Perché prima o poi arriva il momento di dire basta, innanzi tutto a se stesse, e salvarsi da un destino che le vorrebbe vittime predestinate. Sono lettrici, e nella libreria di Alice leggono storie che raccontano salvezze e vendette, e così anche i libri diventano protagonisti, ispirazione e sostegno. Scoprono di non essere sole e di possedere risorse insospettate, e a volte l’amicizia di un gatto nero può fare una grande differenza, tra morire o salvarsi.
Maristella Lippolis
Scrittrice, operatrice culturale, ha esordito nella narrativa pubblicando racconti sulla rivista Tuttestorie diretta dalla scrittrice Maria Rosa Cutrufelli. I suoi romanzi e racconti sono abitati da donne che non rinunciano a desiderare di essere se stesse, universi femminili in movimento. Nel 1999 con la raccolta di racconti La storia di un'altra si è aggiudicata il prestigioso Premio Piero Chiara. Seguono i romanzi Il tempo dell'isola, Ed. Tracce; Adele né bella né brutta, Piemme, finalista al Premio Stresa 2008 e al Premio Giuseppe Berto; Una furtiva lacrima, Piemme; Raccontami tu, L'Iguana, da cui è stata tratta una riduzione teatrale dalla compagnia Teatro Aulò di Padova; Non ci salveranno i Melograni, Ianieri ; Abbi cura di te, Ianieri; La notte dei bambini, Vallecchi 2022, finalista nel Contest Social per il miglior romanzo di fantascienza italiano. E' stata finalista del Premio Urania 2020 con l'inedito Oltre Tauersiti. Il suo ultimo romanzo Donne che non muoiono (Vallecchi Firenze 2024) è una storia di salvezze e vendette, un'utopia possibile su come mettersi in salvo dalla violenza maschile. Collabora con la rivista Leggendaria e il LetterateMagazine. Nel Direttivo della Società italiana delle Letterate si è occupata delle scrittrici che abitano il vasto pianeta dell'Oltrecanone. Organizza laboratori di scrittura autobiografica e narrativa e collabora con il Centro antiviolenza Ananke di Pescara. Scrive di libri sul blog www.maristellalippolis.it
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10 DEC 2024 · Marco Buticchi
"Il figlio della tempesta"
Longanesi Editore
www.longanesi.it
Fine XIX secolo. Nikola Tesla sbarca negli Stati Uniti per dedicarsi alla carriera di inventore. Le sue scoperte rivoluzionarie nel campo dell’elettromagnetismo attirano presto gli interessi tanto dei servizi governativi quanto della criminalità e, in una New York flagellata dalle guerre tra gang, Tesla dovrà compiere una drastica scelta: portare a termine la sua ultima, potentissima invenzione o fermarsi prima che i risvolti militari dei suoi esperimenti creino tensioni irreversibili tra le grandi potenze? Quando Tesla muore nel 1943 i suoi segreti sembrano destinati a morire con lui. Ma il male non dimentica e non si ferma. La scomparsa dell’inventore getta un velo di silenzio sulla sua scoperta, ma basta sollevarlo per scoprire una terribile minaccia...
2023. Le tensioni tra Palestina e Israele precipitano e sfociano nei violenti attacchi del 7 ottobre. Tra gli ostaggi di Hamas vi è anche l’intera famiglia di Roxie Oshman, sorella di Toba, storica collaboratrice di Oswald Breil. Il vero bersaglio dell’azione militare è in realtà il marito di Roxie, l’ebreo statunitense Richard Goldberg, un ingegnere elettronico che stava lavorando a un progetto segretissimo…
Incaricati di far luce sull’intera vicenda, Oswald e Sara Terracini si mettono al lavoro per scoprire che cosa nasconda Goldberg. In una corsa contro il tempo, Oswald e Sara dovranno impedire che l’arma più pericolosa mai creata finisca nelle mani sbagliate…
Marco Buticchi torna con un romanzo che ripercorre le tappe più misteriose della carriera dell’inventore serbo, fino a incrociarle con i drammatici eventi più attuali della questione israelo-palestinese, in un crescendo di tensione e adrenalina.
Marco Buticchi, il maestro italiano dell’avventura, è nato alla Spezia nel 1957 e ha viaggiato moltissimo per lavoro, nutrendo così anche la sua curiosità, il suo gusto per l’avventura e la sua attenzione per la storia e il particolare fascino dei tanti luoghi che ha visitato. È il primo autore italiano pubblicato da Longanesi nella collana «I maestri dell’avventura» (accanto a Wilbur Smith, Clive Cussler e Patrick O’Brian), in cui sono apparsi con grande successo di pubblico e di critica Le Pietre della Luna (1997), Menorah (1998), Profezia (2000), La nave d’oro (2003), L’anello dei re (2005), Il vento dei demoni (2007), Il respiro del deserto (2009), La voce del destino (2011), La stella di pietra (2013), Il segno dell’aquila (2015), La luce dell’impero (2017), Il segreto del faraone nero (2018), Stirpe di navigatori (2019), L’ombra di Iside (2020), Il mare dei fuochi (2021), Il serpente e il faraone (2022) e L’oro degli dei (2023), disponibili anche in edizione TEA, oltre a Scusi bagnino, l’ombrellone non funziona (2006) e a Casa di mare (2016), un appassionator itratto del padre, Albino Buticchi. Nel dicembre 2008 Marco Buticchi è stato nominato Commendatore dal Presidente della Repubblica per aver contribuito alla diffusione della lingua e della letteratura italiana anche all’estero.
www.marcobuticchi.it
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10 DEC 2024 · Alessandro Amapani, Goffredo Boselli
"360° di Vangelo"
Una pagina al giorno durante il Giubileo
EDB Edizioni Dehoniane Bologna
www.dehoniane.it
«In cammino verso il Giubileo, ritorniamo alla Sacra Scrittura»: rispondendo a questo invito di papa Francesco, il libro vuole essere una bussola capace di orientare a 360° i credenti nel cammino giubilare, accompagnandoli quotidianamente ad ascoltare e meditare il Vangelo del giorno, illuminati dal commento di autori spirituali.
Alessandro Amapani, dottore in Teologia pastorale, è parroco in cattedrale ad Altamura. E' stato vicedirettore del Servizio nazionale per la Pastorale Giovanile (CEI). Ha pubblicato diversi libri e articoli e attualmente per EDB coordina il settore liturgico-pastorale.
Goffredo Boselli, dottore in Teologia e liturgista. Già monaco di Bose è priore della Fraternità monastica della Madia.
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10 DEC 2024 · Giampiero Comolli
"Le prime parole di Adamo ed Eva"
La lingua dell'innocenza nel Giardino dell'Eden
Claudiana Editrice
www.claudiana.it
- Ma che lingua parlavano Adamo ed Eva, quando vivevano nell’Eden?
- Il silenzio del serpente e la perdita del paradiso
- La nostalgia del paradiso si rigenera di tradizione in tradizione
Che lingua parlavano Adamo ed Eva tra loro due, e con il Creatore, quando vivevano nell’Eden? Impossibile rispondere a una simile domanda, eppure è una domanda vertiginosa, portentosa, perché basta porsela con attenzione ed ecco dischiudersi davanti a noi come un antico canto delle delizie, che tanto più interpella il nostro tempo, attirato invece dalle seduzioni di una lingua negativa: un gergo dell’odio, un turpiloquio della malvagità.
«È sufficiente leggere i primi capitoli di Genesi – dove si racconta del mondo appena creato, e del Giardino dell’Eden, e di Adamo ed Eva abitanti del Giardino –per accorgersi che in quel paradiso originario i due non erano muti, ma parlavano e si intendevano, e quindi avevano una loro lingua, comprensibile e coerente.
Quale lingua, però? Il racconto di Genesi, per la verità, ci rivela poco a tal proposito. Ma qualcosa ce la dice, e questi radi accenni o indiretti indizi sembrano tuttavia sufficientemente chiari e solidi per tentare di rispondere al quesito. E – come vedremo – basta approssimarsi a una possibile, anche vaga risposta, per sentirsi già rigenerati, già in parte liberati dall’eccesso di rumori aspri e ostili che affligge invece il linguaggio attuale».
Giampiero Comolli
Giampiero Comolli, scrittore e giornalista, ha realizzato reportage per riviste di viaggi e condotto inchieste sui fenomeni religiosi contemporanei. Già presidente del Centro Culturale Protestante di Milano, attualmente collabora con il settimanale protestante “Riforma” e con la rivista culturale “Doppiozero”.
Fra le sue pubblicazioni per Claudiana: Memorie di un bambino in preghiera. Nell’Italia religiosa degli anni Cinquanta (2021) e Bibbia e sogno. Sonno e modo onirico tra Antico e Nuovo Testamento (2023).
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10 DEC 2024 · Luca Massimo Barbero
"1950-1970. La grande arte italiana"
Capolavori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Musei Reali di Torino, Sale Chiablese
Mostra aperta fino al 2 marzo 2025
A Torino, nelle Sale Chiablese dei Musei Reali, una grande e inedita mostra dedicata ai capolavori dei più importanti artisti italiani del secondo dopoguerra.
L’ingente numero di opere, per un totale di 79, proviene dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ed è riunito insieme per la prima volta fuori dal museo di appartenenza. Un’occasione straordinaria per dare vita a un progetto critico ed espositivo di grande rigore e presentare a un ampio pubblico le testimonianze artistiche di una stagione irripetibile.Prodotta da Musei Reali e Arthemisia con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la rassegna curata dalla Direttrice della GNAM Renata Cristina Mazzantini e dallo studioso Luca Massimo Barbero, è stata fortemente voluta e resa possibile da Mario Turetta, Capo Dipartimento per le Attività Culturali del Ministero della Cultura e direttore delegato dei Musei Reali di Torino.La mostra, oltre a sottolineare il trentennale rapporto che la soprintendente Palma Bucarelli ebbe con un gruppo eccezionale di artisti, mette in risalto la ricchezza delle collezioni del museo romano ed esalta i 21 artisti più rappresentativi che hanno animato una stagione senza precedenti nel panorama dell’arte moderna italiana.
“La mostra vuole mettere in luce – ribadisce la Direttrice Renata Cristina Mazzantini – la qualità, non sempre sufficientemente percepita, delle ineguagliabili collezioni della Gnam e di porre al tempo stesso l’attenzione sul ruolo da protagonista che la Galleria rivestì nella costituzione del patrimonio artistico italiano moderno e contemporaneo, grazie soprattutto al rapporto attivo che, nei suoi tre decenni al vertice della Galleria, la soprintendente Palma Bucarelli seppe intrecciare con gli artisti più significativi e innovativi di quella così alta stagione, da Burri e Fontana fino a Pascali.
”Il percorso espositivo mette bene in evidenza le origini di quello che fu un vero e proprio “movimento artistico tellurico”.
“È un percorso intenso, – dichiara Luca Massimo Barbero – e, in più sale, è un vero corpo a corpo fra i “nuovi maestri” dell’arte italiana del dopoguerra, della quale si esplorano qui le radici e, per la prima volta, è possibile confrontarli al di fuori della collezione della GNAM. Per l’arte italiana si tratta dei protagonisti germinali, oggi identificati come gli interpreti internazionali dell’allora contemporaneità.
”L’esposizione, suddivisa in dodici sale, si sviluppa in un avvincente percorso che propone confronti e dialoghi intercorsi negli anni del secondo dopoguerra tra gli artisti italiani più importanti, divenuti ormai irrinunciabile riferimento nel panorama artistico internazionale.La mostra si apre con due lavori simbolici, uno di Ettore Colla Rilievo con bulloni del ‘58/’59 e un altro di Pino Pascali L’arco di Ulisse del ’68; prosegue con una sala di capolavori di Capogrossi, tra cui una monumentale Superficie del 1963. Nella sala successiva viene indagato il tema della materia, elemento di ricerca fondamentale degli anni ’50, mettendo in dialogo due Concetti spaziali-Buchi di Lucio Fontana, tra cui uno del 1949, con lo straordinario “Gobbo”del ‘50 di Alberto Burri, rare opere di Ettore Colla, opere germinali di Mimmo Rotella e la ricerca astratta di Bice Lazzari.
Due sale mettono poi a confronto due grandi artisti dell’astrazione: Afro e Piero Dorazio, maestri che nel secondo dopoguerra contribuirono al successo dell’arte italiana negli Stati Uniti.Il “cardine della mostra”, come dichiara il co-curatore Barbero, si ha nel confronto tra due grandi protagonisti indiscussi: Lucio Fontana e Alberto Burri; 11 emblematiche opere entrano in dialogo e, in particolare, si stabilisce un inedito accostamento tra il grande Concetto spaziale. Teatrino del 1965 del primo e il Nero cretto G5 del 1975 del secondo.Il fermento artistico e creativo che si sviluppò a Roma tra gli anni ’50 e ‘60 è rappresentato in mostra da un enorme décollage di Mimmo Rotella del 1957 e, via via, dalle opere storiche di Giosetta Fioroni, Carla Accardi, Giulio Turcato, Gastone Novelli, Toti Scialoja, Sergio Lombardo, Tano Festa. Un ulteriore inedito confronto si sviluppa tra un intenso monocromo nero di Franco Angeli e alcuni importanti Achrome di Piero Manzoni.A testimoniare poi l’importanza della Contemporaneità, un’altra sala dedicata al grande quadro specchiante I visitatoridel 1968 di Michelangelo Pistoletto e un’ulteriore alle celebri “Cancellature” di Emilio Isgrò.
Il percorso prosegue con un emozionante dialogo tra alcune significative opere di Mario Schifano (tra cui Incidente D662 del 1963) e altrettanto straordinari lavori di Pino Pascali (come Primo piano labbra del ’64).
Quest’ultimo, dissacrante artista concettuale, è il protagonista assoluto dell’ultima sala dell’esposizione, che presenta capolavori come Ricostruzione del dinosauro del 1966 e i Bachi da setola del 1968.
“La mostra è il risultato della cooperazione tra due prestigiose istituzioni museali di rilievo nazionale, quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e i Musei Reali di Torino – osserva Mario Turetta –; l’offerta culturale del complesso torinese, dopo le rassegne dedicate al patrimonio archeologico per il 300° anniversario del Museo di Antichità e al sistema dell’arte barocca esemplato dalla pittura del Guercino, si arricchisce di una esposizione che intende rivolgersi a pubblici cosmopoliti, mettendoli in relazione con le principali istanze poste dall’arte contemporanea in uno straordinario periodo storico, in un territorio che si inserisce tra i principali distretti di riferimento grazie a eventi internazionali, quali Artissima e Luci d’Artista, e alla presenza di importanti raccolte, pubbliche e private.”
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10 DEC 2024 · Paola Goretti
"Io, Lavinia"
La prima pittoressa
Illustrazioni di Carlotta Passarini
Minerva Edizioni
www.minervaedizioni.com
Io, Lavinia.
Sono nata a Bologna nel 1552.
Mi chiamo Lavinia.
Lavinia Fontana.
E sono una pittrice.
Paola Goretti. Storica dell’arte e del costume, poetessa (Premio Montale 1994), voce narrante, imparolatrice, e tanto altro. Ha tenuto la cattedra di Scenari (1998-2005) presso l’Università dell’Immagine di Milano ideata da Fabrizio Ferri, lavorato alla Fondazione Ermitage Italia (2009-2010) per importanti ricognizioni sul patrimonio italiano a San Pietroburgo, insegnato in ogni dove, scritto molti libri, fatto milioni di conferenze. Si occupa di estetica della luce e della natura, di tradizione classica e integrazione sensoriale.
Ha curato mostre minuscole e monumentali. Tra queste Aurelio Amendola. Un’antologia (Pistoia 2021; Bari 2022) per le Edizioni Treccani. Dal 2013 collabora con Il Vittoriale degli Italiani, dove ha realizzato D’Annunzio e l’arte del profumo. Odorarius Mirabilis (2018), scenografia del Maestro Pier Luigi Pizzi. Nel 2022 ha pubblicato “È l’immortale rosa”. D’Annunzio e il fiore dell’ebbrezza. Tra parole come rose, rose come parole.
Carlotta Passarini. Nata nel 1977, vive e lavora a Bologna, dove si è diplomata al liceo Artistico. Si è poi laureata in Architettura e ha conseguito il Dottorato di ricerca in Progettazione architettonica e urbana all’Università di Firenze. Uno dei luoghi prediletti, che forse ha influenzato la sua passione per l’arte, è il negozio del padre, quello che pittori e disegnatori chiamano “il meraviglioso mondo di Sebino”, trionfo di tele, pennelli, pastelli, carta, pigmenti, colori di ogni tipo...
A partire dal 2017 Carlotta ha realizzato numerosi albi illustrati e toddler con varie case editrici, in Italia e all’estero. Sono libri per la prima infanzia pieni di animali acquarellati con delicato realismo: Mi prendo cura di te, 2024; Stiamo insieme, 2024; Il furetto come fa?, 2021 (finalista Nati per leggere); Ti voglio bene come... (un albo Pulce Edizioni del 2019 tradotto in Francia, Stati Uniti e Sud America di lingua spagnola) e altri titoli ancora. Illustra ad acquerello e in digitale mentre sulla tela adopera i colori a olio. Nelle mostre più recenti, Carlotta pittrice ha elaborato studi sulle figure femminili. Dipinge le donne, e, per fortunata coincidenza, il suo esordio nel racconto storico è proprio con la prima pittoressa.
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9 DEC 2024 · Giuseppe Ciarallo
"Era bello il mio ragazzo"
Morti sul lavoro.
Canzoniere del dolore e della rabbia
Edizioni Pendragon
www.pendragon.it
Le morti sul lavoro diventano sempre più argomento di denuncia e di riflessione, materia di conflitto sociale e di vertenza sindacale. Ne è una ulteriore conferma il fatto che tale questione si ritrova sempre più spesso in quella che è una delle forme espressive di maggiore imapatto popolare: la canzone. E così troviamo questa materia dolente in molti testi della musica leggera italiana, riportati in questo volume in cui Giuseppe Ciarallo compone una sorta di autobiografia della classe lavoratrice italiana uccisa, ferita, resa invalida, che inizia con Lu minaturi di Domenico Modugno (1954) e si conclude con L’uomo nel lampo di Paolo Jannacci e Stefano Massini (2024). Ogni testo di questa raccolta rappresenta un pezzetto di una grande storia, quella dell’industria italiana, dei suoi lavoratori e delle sue lavoratrici. E della salute e della sicurezza. Il libro è il prodotto di un progetto che mette insieme i nomi di artisti e di gruppi musicali, ognuno con la propria impronta e il proprio stile; e che avvia un processo collettivo di memoria e di consapevolezza: gli incidenti sul lavoro e le malattie professionali non sono qualcosa di occasionale e di imprevedibile. Sono la tragica conseguenza di un complessivo sistema produttivo che funziona a spese dei suoi ingranaggi umani.
Giuseppe Ciarallo, di famiglia molisana, è nato nel 1958 a Milano. Scrive di letteratura, musica, satira: ha collaborato con le riviste «PaginaUno», «InKroci» e «A-Rivista anarchica». Attualmente scrive per «Lapis» e ha una rubrica su «Buduàr», magazine on line di cultura umoristica. È stato uno dei fondatori e redattori di «Letteraria/Nuova Rivista Letteraria/Nuova Rivista Letteraria nuova serie» e «Zona Letteraria – studi e prove di letteratura sociale», periodico del quale è stato direttore. Ha pubblicato le raccolte di short-stories Amori a serramanico (Tranchida, 1999), Le spade non bastano mai (PaginaUno, 2016) e Le opinioni di un sax tenore e altri racconti (Calibano, 2022). Suoi sono anche un poemetto di satira politica dal titolo DanteSka Apocrifunk – HIP HOPera in sette canti (PaginaUno, 2011), una raccolta di testi in forma di poesia Dada Revolution (abrigliasciolta, 2021) e, in collaborazione con l’illustratore Manlio Truscia, Zappa – il fumetto (PaginaUno, 2022). Ha inoltre partecipato con suoi racconti a diversi libri collettivi, scritto sceneggiatura, testi e dialoghi dei graphic novel Chi ha rapito san Gennaro? e Milano visionaria (Guida Editori, 2023), e curato il catalogo L’eco del Padrone (Bliff!, 2023). Per Pendragon è autore di Era bello il mio ragazzo. Morti sul lavoro. Canzoniere del dolore e della rabbia (2024).
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9 DEC 2024 · Alberto Nessi
"Il mondo salvato dalle piante"
Interlinea Edizioni
www.interlinea.com
Il celebre poeta svizzero invita alla scoperta della natura della sua parte di mondo dedicando la sua nuova oopera alla «bellezza delle piante» che «salverà il mondo». Metafora della «bellezza delle parole, / che non vogliono uscire dalla tana / perché hanno paura / che qualcuno le rubi». Questa «seconda bellezza» vegetale, per usare il titolo dell'ultima opera di Nessi, vive nel piccolo, nel microscopico, nel quotidiano, tra foglia e corteccia, tra incontri imprevisti e abitudini, creando una grande impressione di comunione.
https://www.interlinea.com/autore-alberto-nessi-295558.html, nato a Mendrisio (Svizzera italiana) nel 1940, è poeta e narratore. Dopo gli studi alla Scuola magistrale di Locarno e all’Università di Friburgo, è stato insegnante in diversi ordini di scuole. Ha abitato sempre nel Mendrisiotto. È sposato con Raffaella e padre di due figlie.
Ha esordito come poeta nel 1969 e ha al suo attivo diversi libri di poesia, tra i quali la scelta antologica Ladro di minuzie (Casagrande, Bellinzona, 2010), https://www.interlinea.com/scheda-libro/alberto-nessi/un-sabato-senza-dolore-9788868571092-433674.html(Interlinea, Novara 2016), Rime facili per grandi e piccini (Casagrande, Bellinzona 2018), https://www.interlinea.com/scheda-libro/alberto-nessi/perche-non-scrivo-con-un-filo-derba-9788868573430-434920.html?search_string=nessi&search_results=3 (Interlinea Novara 2020), antologia con autografi e inediti pubblicata in occasione dei suoi 80 anni) e La seconda bellezza. Poesie vegetali (Interlinea, Novara 2022).
Tra le edizioni d'arte più recenti: Incanto, disincanto, con opere su carta di Giovanni Beluffi (Gaele edizioni, Valcuvia 2023), Apparizioni (Il Salice, Locarno 2023), Stelle filanti, con tre incisioni originali di Luciano Ragozino (Il ragazzo innocuo, Milano 2024).
Recenti opere in prosa: La prossima settimana, forse (Cadsagrande, Bellinzona 2008), Miló (Casagrande, Bellinzona 2014), Svizzera italiana. Quindici passeggiate letterarie (Unicopli, Milano 2017), Corona blues. Diario dell'anno (Casagrande, Bellinzona 2020).
È tradottto invarie lingue e nel 2016 gli è stato conferito, per l'insieme della sua opera, il Gran Premio svizzero di letteratura, il più importante riconoscimento svizzero in ambito letterario.
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