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Dice Javier Cercas che il presente è nel futuro perché le proiezioni sul futuro sono inevitabilmente condizionate dal presente. La narrazione del futuro che viviamo è un’evoluzione dell'idea di progresso,...
show moreLa narrazione del futuro che viviamo è un’evoluzione dell'idea di progresso, ma contrariamente a quanto si possa pensare o intuire, l’idea di progresso non accompagna l’umanità da sempre: solo la modernità e l’affermarsi del metodo empirico e poi scientifico permettono l’idea che gli esseri umani debbano e possano lavorare consapevolmente per rendere il mondo un posto migliore per se stessi e per le generazioni a venire, e quindi il valore teleologico che l'illuminismo attribuirà alla storia.
Nel Novecento però l’idea del progresso va in crisi; nonostante il contributo della tecnologia infatti l’umanità più che entrare in uno stato veramente umano, sembra sprofondare in un nuovo genere di barbarie nel quale molte delle condizioni considerate obiettivi consolidati subiscono gli scossoni del fallimento.
Prima fra tutte la democrazia, ma anche il rapporto con la natura, i diritti del lavoro, l’ordinamento politico, i rapporti tra generazioni, il modello di sviluppo e le relative tensioni geopolitiche; qualsiasi riflessione su come sarà il progresso non può oggi ignorare il problema di stabilire quali siano i fini a cui esso tende e soprattutto se tali fini siano desiderabili.
Con il 4 appuntamento di FEMR proveremo a dare uno sguardo sul futuro prossimo senza incespicare nell'onnipresente storytelling che rischia di mettere in difficoltà la nostra capacità critica e analitica nel distinguere realtà e finzione. Perché ogni storia nasce da un’operazione di selezione e ogni scelta narrativa determina un significato e quel significato può diventare un esercizio di potere.
Dice Javier Cercas che il presente è nel futuro perché le proiezioni sul futuro sono inevitabilmente condizionate dal presente. La narrazione del futuro che viviamo è un’evoluzione dell'idea di progresso,...
show moreLa narrazione del futuro che viviamo è un’evoluzione dell'idea di progresso, ma contrariamente a quanto si possa pensare o intuire, l’idea di progresso non accompagna l’umanità da sempre: solo la modernità e l’affermarsi del metodo empirico e poi scientifico permettono l’idea che gli esseri umani debbano e possano lavorare consapevolmente per rendere il mondo un posto migliore per se stessi e per le generazioni a venire, e quindi il valore teleologico che l'illuminismo attribuirà alla storia.
Nel Novecento però l’idea del progresso va in crisi; nonostante il contributo della tecnologia infatti l’umanità più che entrare in uno stato veramente umano, sembra sprofondare in un nuovo genere di barbarie nel quale molte delle condizioni considerate obiettivi consolidati subiscono gli scossoni del fallimento.
Prima fra tutte la democrazia, ma anche il rapporto con la natura, i diritti del lavoro, l’ordinamento politico, i rapporti tra generazioni, il modello di sviluppo e le relative tensioni geopolitiche; qualsiasi riflessione su come sarà il progresso non può oggi ignorare il problema di stabilire quali siano i fini a cui esso tende e soprattutto se tali fini siano desiderabili.
Con il 4 appuntamento di FEMR proveremo a dare uno sguardo sul futuro prossimo senza incespicare nell'onnipresente storytelling che rischia di mettere in difficoltà la nostra capacità critica e analitica nel distinguere realtà e finzione. Perché ogni storia nasce da un’operazione di selezione e ogni scelta narrativa determina un significato e quel significato può diventare un esercizio di potere.
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