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Brevi editoriali e spunti di riflessione su temi più o meno attuali di Politica, Economia, Società.
29 DEC 2021 · Bentornati alla #FLE al massimo, di un riconoscimento al nostro paese di cui non è chiaro quanto sia il caso di andare fieri.
L’Economist ha attribuito all’Italia il titolo di paese dell’anno e lo ha fatto “Non per la bravura dei suoi calciatori, che hanno vinto gli Europei, non per le sue pop star, che hanno vinto l’Eurovision, ma per la sua politica”. Il giornale che aveva così spesso criticato la classe dirigente del nostro paese, alla quale dobbiamo il record non invidiabile di una ricchezza pro capite nel 2019 inferiore a quella del 2000 ha deciso di riconoscere che Mario Draghi, è un premier competente e rispettato a livello internazionale.
Per una volta, un’ampia maggioranza dei suoi politici ha seppellito le proprie differenze per sostenere un programma di riforme profonde che dovrebbe significare che l’Italia ottiene i fondi a cui ha diritto secondo il piano di ripresa post-pandemia dell’UE. Il tasso di vaccinazione contro il Covid 19 in Italia è tra i più alti d’Europa. E dopo un 2020 difficile, la sua economia si sta riprendendo più rapidamente di quelle di Francia e Germania.
Quanto dovremmo compiacerci per questo riconoscimento? Ricordiamo che il premio non va al più grande, al più ricco o al più felice, ma a quello che secondo la redazione del giornale è migliorato di più nel 2021. I vincitori passati hanno incluso l’Uzbekistan (per aver abolito la schiavitù), la Colombia (per aver fatto la pace) e la Tunisia (per aver abbracciato la democrazia).
Nel 2021 tra i candidati c’era il Samoa dove i tribunali hanno disinnescato una crisi costituzionale, buttato fuori il partito al potere da 33 anni e un primo ministro che sosteneva di essere stato scelto da Dio, e installato una riformista, la prima donna a ricoprire il ruolo e la Moldavia, uno dei paesi più poveri d’Europa, per lungo tempo snodo del riciclaggio di denaro russo. Ma alla fine del 2020 ha eletto la presidente Maia Sandu, che si occupa di corruzione, e nel 2021 ha dato al suo partito il controllo del parlamento.
Quindi mentre i turbo socialisti saranno già li fuori a dire che l’Economist da i premi ai suoi amici come Draghi noi che siamo persone più serie riflettiamo su quanto il nostro paese fosse indietro e di come un recupero anche significativo in termini relativi, vada considerato in assoluto come un punto di partenza e non di arrivo.
Avete ascoltato la FLE al Massimo per la Fondazione Luigi Einaudi arrivederci alla prossima settimana.
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5 DEC 2021 · C’era una volta un regno molto ricco e felice chiamato Terraforte governato da un sovrano dall’animo gentile di nome Benepenso. Questo re aveva molto a cuore la felicità e la prosperità dei propri sudditi e, per essere sicuro di agire sempre nel modo migliore, onde preservare e migliorare le condizioni del suo popolo, decise di nominare un concilio ristretto composto da tre consiglieri, che lo avrebbero assistito in tutte le scelte e decisioni di governo.
I tre membri che ne facevamo parte erano il conte Tistronco, generale in capo dell’esercito, il duca Tartasso, amministratore del tesoro del regno e il marchese Culoaltrui, gran ciambellano dei funzionari di corte.
I tre consiglieri amavano tenere uno stile di vita agiato e, per mantenerlo, avevano bisogno di molto denaro. Allo stesso modo, i nobili, i militari e i cortigiani che collaboravano con loro desideravano imitarli e dunque anche loro avevano un bisogno sempre maggiore di soldi. Dopo qualche tempo, le spese dell’esercito, dei nobili e dei cortigiani raggiunsero un livello così elevato da esaurire quasi tutte le ricchezze di cui disponeva il re.
“Dobbiamo aumentare le imposte,” suggerì il duca Tartasso per risolvere il problema dei fondi che mancavano, “il nostro lavoro è importante e indispensabile per garantire la felicità e la prosperità del regno. Se non abbiamo abbastanza danaro, non possiamo svolgere appieno il nostro compito: affinché i sudditi di Terraforte continuino ad essere felici, noi abbiamo bisogno soldi e occorre introdurre una nuova tassa.”
Benepenso amava molto i propri sudditi e, per fare in modo che rimanessero felici, ordinò che fosse introdotta la nuova tassa.
“C’è tuttavia un altro aspetto da considerare”, aggiunse il marchese Culoaltrui, “per applicare la nuova tassa, occorrono persone in grado di calcolare quanto ciascuno debba pagare, servono poi nuovi esattori per incassare l’importo dovuto. Per fare in modo che sia possibile applicare la nuova tassa, occorre una sopratassa, che raccolga il denaro necessario a pagare chi conteggia e riscuote le imposte.”
Il re amava molto i propri sudditi e, per fare in modo che rimanessero felici, introdusse la soprattassa per pagare il calcolo e la riscossione della nuova tassa. Per qualche tempo il meccanismo sembrava funzionare. I sudditi pagavano imposte sempre più alte e le spese dello stato continuavano a crescere.
Al crescere delle tasse, alcuni cominciarono ad essere meno felici e a lamentarsi. Ma i consiglieri del re, che dall’aumento delle imposte traevano i maggiori benefici, si guardavano bene dall’informare il sovrano e dal riportargli le lamentele. In fondo a lamentarsi erano mercanti ed artigiani più piccoli, che non disponevano di vaste reti di commercio fuori dal regno e che ritenevano di pagare un costo troppo alto per i servizi che gli offriva lo stato.
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11 NOV 2021 · Nuovo episodio della FLE al Massimo oggi parliamo di ricchezze favolose e imposte immaginarie.
Supponete che qualcuno vi faccia un’offerta di acquisto molto interessante per la casa dove vivete. Un’offerta molto superiore al valore di mercato ragionevolmente ottenibile osservando le altre offerte in giro. Immaginate che per qualche motivo non abbiate voluto o potuto accettare l’offerta che sia rimasta sulla carta. Poi alla fine dell’anno arriva il fisco e vi chiede di pagare un’imposta sulla plusvalenza virtuale che deriva dall’ offerta ricevuta: come ci rimarreste? Non credo benissimo.
Ebbene una logica molto simile è alla base della proposta, presentata dal presidente della Commissione Finanze al Senato, Ron Wyden, sull’onda del “Tax the Rich” reso celebre dalla parlamentare Alexadria Ocasio-Cortez, paladina di una crociata volta a punire malefici paperoni globali che eludono le imposte di tutti i paesi.
La tassa sui miliardari dovrebbe colpire soggetti con un patrimonio di almeno 1 miliardo di dollari o redditi annui da 100 milioni e naturalmente il punto più controverso è quello di applicare l’imposta a delle plusvalenze non realizzate. Chiaramente l’idea di tassare i super ricchi colpisce la fantasia e riscuote un consenso facile perché la maggior parte di noi immagina che non verrà mai a trovarsi nella condizione di pagare questo tipo di imposte.
Ma l realtà del fisco italiano supera qualunque immaginazione dei neo socialisti americani e si applica anche a patrimoni di poche migliaia o addirittura centinaia di euro: in Italia, nell’ambito del regime del risparmio gestito l’imposizione è applicata al risultato netto della gestione maturato, confrontando cioè la valorizzazione del portafoglio investimenti alla fine dell’esercizio con quella all’inizio.
L’imposta che negli stati uniti appena osano di immaginare per i miliardari in Italia si applica a chiunque acquisti fondi comuni da una BCC di paese. Che altro aggiungere? Nelle prossime puntate parleremo più in dettaglio di distorsioni fiscali, imposte sui grandi patrimoni ed equità nelle prossime puntate.
Per adesso accontentiamoci del paradosso del piccolo risparmiatore italico, per la FLE al massimo arrivederci alla prossima settimana.
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1 NOV 2021 · “C’era una volta una Donna Rossa, chiamata a svolgere il ruolo di “quota rosa” in un racconto fatto di uomini Neri, Marroni e Grigi, e bla, bla, bla”
Rosamaria sorrideva mentre prendeva in giro il suo amico Bobo, un uomo nero, che aveva rinunciato a spaventare i bambini e si era dedicato ad una luminosa carriera come personaggio di videogiochi e di serie TV.
“La tua mancanza di sensibilità è quasi proverbiale.”
Bobo avrebbe detto quella frase con un’espressione corrucciata, se avesse avuto un volto con il quale esprimerla.
“Tu invece ti lasci prendere troppo da questa fissazione del politicamente corretto. Vuoi che nel mio libro ti trasformi nella donna nera? Pensi che sarebbe comunicativamente efficace o politicamente opportuno?”
Bobo voleva dire qualcosa, poi tacque lasciando spazio a un altro affondo della sua amica: “non trovi invece che sia proprio la trasformazione del cattivo-uomo-nero in simpatico-amico-buono a concretizzare la componente accattivante e originale del racconto?”
“Probabilmente sì. Però l’agente letterario ha detto tassativamente che dopo tre uomini colorati, serve una donna altrimenti il libro non ce lo pubblicano: chi sei tu per opporti alle leggi del mercato e alle tendenze prevalenti nel settore dell’editoria?”
“Una che il libro se lo pubblica da sola su Kindle Direct Publishing e se ne infischia dell’editoria e del politicamente corretto?”
Rosamaria amava scherzare e soprattutto prendere in giro Bobo. Il capitolo del libro del quale stavano discutendo fu intitolato alla donna rossa.
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19 OCT 2021 · Nuovo episodio de la #FLEalMassimo parliamo di Amazon, Smartworking e Automazione.
Il colosso dell’ecommerce ha reso noto qualche giorno fa che attuerà una politica di smartworking perenne nel senso che non sarà previsto obbligo di presenza in ufficio. Si tratta di un cambio radicale rispetto all’impostazione quanto dichiarato solo poco tempo fa che prevedeva almeno tre giorni in presenza.
Naturalmente questa apertura è limitata al personale per il quale il lavoro da remoto è applicabile perché una parte rilevante dei dipendenti e collaboratori svolge mansioni come logistica, spedizioni e similari che non possono essere remotizzate.
Questa notizia può essere letta in parallelo ad altri 2 temi di cui ci siamo occupati in passato: l’automazione e la “distruzione” di posti di lavoro, così come responsabilità e flessibilità dei rapporti tra lavoratori e datori che sono la criticità al centro delle discussioni sullo smartworking nella pubblica amministrazione.
Perché amazon si può permettere lo smart infinito mentre brunetta vuole incatenare i dipendenti pubblici e sostiene di fare anche il bene dell’economia? Con una piccola provocazione si può dire che l’azienda americana ha clienti molto soddisfatti e la capacità manageriale e tecnologica di fare in modo che il lavoro agile sia una fantastica opportunità per migliorare il benessere dei dipendenti e la produttività.
Brunetta ha dalla sua parte un longo corso di luoghi comuni sugli statali fannulloni, una utenza della PA che senza entrare nel quantitativo potremmo dire che è meno soddisfatta dei clienti amazon, ma soprattuto una evidente incapacità di distinguere chi lavora e crea valore per tutti da chi si nasconde dietro le pieghe e le piaghe della burocrazia.
Sappiamo tutti che lo stato non è un azienda e non è possibili, utile o opportuno applicare logice aziendalistiche alle amministrazioni pubbliche. Cionondimeno, se vogliamo che la PA possa raccogliere le sfide dell’innovazione in termini di benessere dei dipendenti e produttività del lavoro svolto non possiamo esimerci dal chiedere che si riesca a mettere in piedi un meccanismo efficace di controllo che monitori quantità e qualità del lavoro svolto, oltre che soddisfazione dell’utenza e richieda ai lavoratori che desiderano i vantaggi del lavoro agile di accettare anche le responsbilità e la necessaria flessibilità che a questi sono collegati.
Un saluto dalla #FLEalMassimo di e con Massimo Famularo ogni settima per la Fondazione Luigi Einaudi. Arrivederci.
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10 OCT 2021 · C’era una volta un uomo grigio, che governava una grande città al di là del mare. Un certo giorno, una bambina di nome Rosamaria e suo padre Carmelo giunsero in quella città su invito del loro amico Bobo, un uomo nero che si era trasferito tempo addietro in quel paese e vi si era trovato molto bene.
Appena sbarcati, li accolse un uomo vestito di bianco e gli chiese di pagare una tassa d’ingresso, che Bobo si apprestò a saldare per i suoi amici.
“Perché bisogna pagare?” chiese Carmelo.
“Si tratta del visto d’ingresso. L’uomo grigio protegge la città e chiede a tutti i cittadini di pagare le tasse, per mantenere l'organizzazione e le persone, che gli servono per assolvere questo compito. Allo stesso modo, richiede un contributo a tutti quelli che entrano nella sua città.”
“Non mi piace questa storia della protezione.” Disse Rosamaria. “Abbiamo appena lasciato Pizzo Macabro, dove gli uomini marroni ci chiedevano di pagare la loro protezione e siamo venuti qui a pagare l’uomo grigio?”
“È diverso” cercò di spiegare Bobo.
“Vi porterò a conoscere l’uomo Grigio, per farvi comprendere la differenza.”
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10 OCT 2021 · Nuovo episodio de la #FLEal Massimo per la Fondazione Luigi Einaudi a cura di Massimo Famularo.
Oggi parliamo di un’altra robetta da poco: il legame tra conoscenza e libertà.
Nel mio libro di geometria della quinta ginnasio, in quarta di copertina, c’era un aneddoto che trent’anni dopo trovo edificante.
C’è il maestro che passeggia con i suoi discepoli, forse Euclide, forse qualcun altro non importa. Un incauto seguace ha l’ardire di chiedere: ”maestro, quali vantaggi pratici potrò ottenere dallo studio della Geometria?” Senza scomporsi, l’illuminato sapiente chiama un servo e gli dice “dà una moneta a quest’uomo, perché è uno di quelli che non studia, se non può ricavarne qualche utile”.
Da ragazzo, mi sembrava che quella storia raccontasse la nobiltà della cultura e della conoscenza, degli obiettivi che devi perseguire senza badare al costo o ai risvolti pratici. Oggi ci vedo l’arroganza dei monopolisti del sapere, che dall’altro della loro torre d’avorio quasi disprezzano chi si dedica alla pratica, quelli che con il loro lavoro manuale gli permettono di passare il tempo dialogando dei massimi sistemi.
Ma sarebbe bieco populismo immaginare una contrapposizione tra teoria e pratica, che non esiste, non è mai esistita ed un mero vezzo per mezzo del quale chi dispone di privilegi cerca di difenderli a spese degli altri.
La malattia culturale del disprezzo per i risvolti pratici e per la convenienza individuale porta all’assurdo di sistemi scolastici che sfornano eruditi incapaci di ragionare in modo critico per trovare soluzioni innovative ai piccoli di cui è costituita la realtà in cui viviamo. Una malattia che produce caste ereditarie, professionali, lavorative e finanche imprenditoriali, che perpetua disuguaglianza geografiche, di genere, di estrazione sociale, che favorisce l’addensarsi della palude nella quale da troppo tempo affonda il nostro paese.
Oggi mi piace pensare che quello studente irrispettoso dell’aneddoto possa aver fondato una scuola concorrente per mettere in discussione le certezze del maestro e diffondere il dubbio che parlare anche di utilità pratica non sia un sacrilegio ma il punto di partenza di infinite opportunità.
Per altre storie sconvenienti e racconti irriverenti continuate a seguire la FLE al Massimo, ogni settima per la Fondazione Luigi Einaudi. Arrivederci.
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6 OCT 2021 · Bentornati alla FLE al massimo, sempre per non farci mancare nulla e per scegliere argomenti leggeri oggi parliamo di Salario Minimo e dignità del lavoro.
Il lavoro e una adeguata e dignitosa remunerazione giocano un ruolo centrale nella vita di ognuno di noi. Almeno per quelli che lavorano per vivere. Ma è proprio per questa centralità, che occorre trattare con rispetto questi argomenti e respingere ogni vergognosa strumentalizzazione politica.
Siamo tutti d’accordo su un compenso equo e su condizioni dignitose, come concordiamo sulla pace del mondo e sulla fine della povertà. La differenza tra il populismo e il serio ragionamento politico risiede nel “come” perseguire questi obiettivi e prima nella definizione di chiari indicatori numerici per monitorarne il raggiungimento.
A livello intuitivo sembra ovvio che il salario non possa scendere al di sotto un qualche “livello minimo” che consenta di vivere in modo decente. Ma a ben guardare quello che rileva è il reddito disponibile che si può portare a un livello accettabile anche integrando i salari troppo bassi con dei sussidi. In questo modo lasceremmo lavoratori e datori di lavoro liberi di contrattare il compenso, senza distorcere il funzionamento dei mercati e lasceremmo allo stato il ruolo di assicurarsi che tutti raggiungano un minimo vitale degno di una società civile.
Fissare un salario minimo significa imporre delle rigidità e omogeneità a un sistema che per sua natura ha bisogno di flessibilità e differenziazione per prosperare. Tra Bolzano e Canincattì cambia il costo della vita, la dotazione di infrastrutture, il tessuto economico e molte competenze dei lavoratori. Tra un chirurgo, un pilota di aerei e un giornalista free lance cambiano requisiti psicofisici, formazioni, condizioni e orari di lavoro e necessità di riposo. Quanto è complicato regolare tutto? Quanto è alto il rischio di imporre regole inappropriate e disfunzionali?
La FLE al massimo preferisce le domande difficili alle risposte troppo semplici, e punta a insinuare dubbi più che vendere certezze. Ci vediamo la settimana prossima per altri spunti, provocazioni, idee.
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3 OCT 2021 · C’era una volta un uomo marrone. Per essere più precisi, era un individuo sgradevole, dai modi scortesi e dall’aspetto minaccioso, che in genere vestiva di marrone e che, per comodità, chiameremo l’uomo marrone. Era un tipo taciturno, dall’espressione sempre seria e accigliata, e, come attività principale, estorceva denaro ai commercianti di una piccola ridente cittadina affacciata sul mare mediterraneo chiamata Pizzo Macabro.
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30 SEP 2021 · Nuovo Episodio della FLE al Massimo parliamo responsabilità nel lavoro agile.
La responsabilità è infatti il convitato di pietra di tutte le discussioni sullo smartworking, la didattica a distanza e più in generale sulle svariate forme di flessibilità che caratterizzano i rapporti di lavoro al punto da rendere sempre più sfumate le differenze tra lavoro dipendente e indipendente.
La pandemia ha dato luogo a un gigantesco esperimento sociale imponendo a milioni di lavoratori di testare la possibilità di lavorare in modo svincolato dalla presenza fisica nel luogo dove tradizionalmente veniva espletata la propria mansione.
Questo per alcuni ha costituito un balzo in avanti significativo nella qualità della vita, riducendo i tempi di commuting giornaliero, gli spostamenti durante le ore in cui il traffico cittadino è più congestionato e alcuni consumi collegati con queste attività come vestiario, pasti, lavanderia e carburante.
Ma c’è un rovescio della medaglia in questa liberazione dalle catene che ci legavano al posto di lavoro fisico. Il rovescio risiede nella maggiore trasparenza e misurabilità dell’attività svolta: come ci siamo accorti che non era indispensabile macinare km e bruciare combustibili fossili per andare in ufficio, il lavoro da remoto metterà in luce che ci sono numerose attività che possono essere automatizzate e mansioni che semplicemente non sono più utili. Questo implica che chi le svolgeva deve riconvertirsi oppure prendere atto che il lavoro che svolgeva non ci sarà più.
A questo punto entra il gioco la responsabilità, di cui nessuno ama parlare Responsabilità dei datori di lavoro, nel gestire correttamente il processo di cambiamento e di trasformazione dei processi innescato dalla rivoluzione del lavoro agile, ma soprattutto responsabilità dei lavoratori, che saranno chiamati sempre più a confrontarsi con un rapporto basato sempre più su obiettivi e sul raggiungimento di risultati, piuttosto che sulla misurazione del tempo intercorrente tra due timbri del cartellino.
Responsabilità è la parola magica, che nessuno vuole sentire e il prezzo della libertà di cui nessuno vuole parlare, ma come ci insegna la storia, si tratta di un confronto che può essere solo rimandato con costi crescenti ad ogni rinvio. Di questo e di molte altre evidenze sconvenienti continueremo a parlare sulla FLE al Massimo, per la Fondazione Luigi Einaudi. Arrivederci.
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