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Il giornalista e scrittore di successo Rino Cammilleri, l'apologeta kattolico, parla a tutto campo dei problemi di oggi senza dimenticare le preziose lezioni della maestra più inascoltata: la storia
30 OCT 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7968
COSA SERVE ANDARE A VOTARE SE TANTO E' UGUALE? di Rino Cammilleri
Wilson Fisk alias Kingpin è il problema numero uno di Daredevil, il supereroe cieco della Marvel. Fisk. Italianizzando sarebbe Fisco. Che è il problema numero uno di un popolo cieco - meglio: accecato - che qualsiasi cosa voti se lo ritrova sempre davanti, imbattibile e imbattuto. L'ultima trovata dell'Agenzia delle Entrate, infatti, è da Padrino n. 4, una proposta che non si può rifiutare, pena ritrovarsi con una testa mozza di cavallo nel letto.
Se ho ben capito: il Fisco, sulla base di una proiezione, suppone che tu debba guadagnare suppergiù quanto ha guadagnato l'altro ieri; se paghi il calcolato (dal Fisco, ovvio), nessun problema; se no, sei nel mirino degli accertamenti delle Fiamme Gialle. Guardate, c'è proprio scritto così nell'avviso, con l'aggiunta che stanno potenziando all'uopo le capacità di controllo per chi non scuce immantinente di fronte alla minaccia. Andate a vedere: il linguaggio è perentorio e - aggiungo io - intimidatorio. Sì, ci sono i c.d. grandi evasori che poi patteggiano e il Fisco è contento perché meglio di niente. Ma quando l'intimidazione piomba sul capo di un poveraccio a partita Iva che è sull'orlo della disperazione perché i clienti diminuiscono ogni giorno sempre più vertiginosamente, ecco che scatta il pensiero (amaro): ho votato a destra perché questa aveva promesso di abbassare le tasse, invece non solo non lo fa, ma a chi gliene chiede conto risponde livorosamente che è colpa del superbonus introdotto dal precedente governo. Il che è vero.
Tuttavia il precedente governo non aveva tolto soldi dalle tasche degli italiani per darli a Zelensky (non è un suo merito, solo non aveva fatto in tempo) e per contrastare l'evasione aveva inventato la lotteria dello scontrino. Che l'attuale governo si è ben guardato dal togliere. Ora, la domanda: avete notizia di qualcuno che abbia vinto qualcosa con questa lotteria? Se quando mi presento alla cassa con il codice sul telefonino mi sento dire dalla commessa che sono il solo cliente del supermercato a richiedere 'sta lotteria, vuol dire che il resto del popolo ha già capito, e da un pezzo, la presa per i fondelli.
Noi, votanti di destra e progressivamente sempre più delusi, abbiamo un suggerimento per le prossime elezioni: mantenete le promesse, abbassate le tasse, cessate con la persecuzione fiscale. Sarà pure una trovata demagogica, ma chissenefrega. Solo così guadagnerete anche la prossima legislatura. Altrimenti andate a casa. Tanto, è uguale.
Nota di BastaBugie: Roberto Marchesini nell'articolo seguente dal titolo "Dove è il male minore? Una rappresentanza per gli apolitici!" fa notare che da Forza Italia fino ad Alessandra Mussolini, tutti aderiscono al pensiero di sinistra su vita e famiglia, soprattutto sugli Lgbt. Come nel precedente articolo di Rino Cammilleri, la domanda è sempre la stessa: cosa serve andare a votare?
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 ottobre 2024:
Riposizionamenti politici? Le danze sono state aperte da Marina Berlusconi che, in una intervista al Corriere della Sera del 27 giugno scorso, ha dichiarato: «Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbt, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Perché ognuno deve essere libero di scegliere... ».
Poi è stato il turno di Piersilvio, che avrebbe dato ordine di «di puntare sugli ospiti più moderati del partito di Elly Schlein, rispetto a quelli del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra che vengono considerati troppo "radicali". Insomma, un'opposizione con cui non possono esserci spazi comuni».
Infine è stato il turno di Antonio Tajani, anche lui erede (politico) di Berlusconi che, in una intervista a Repubblica, ha aperto allo jus scholae: «Mica ho sentito Schlein per fare un inciucio. Né lavoro a un accordo sottobanco con il Pd. È solo quello che pensiamo, da sempre. È quello di cui ha bisogno il nostro Paese. L'Italia è cambiata». Non ho dubbi che aprire le maglie della concessione della cittadinanza italiana sia quello che pensa da sempre; peccato che, nel 2022, lo stesso Tajani aveva scritto in un Tweet che giudicava chi proponeva lo stesso provvedimento «Irresponsabili sulla pelle degli italiani». Mistero.
Sottolineo che queste prese di posizione sono avvenute in interviste sul Corrierone e su Repubblica, cosa che ha tutta l'aria di un proclama.
Ovviamente, la memoria corre all'intervista concessa (in vestaglia) da Alessandra Mussolini nel 2021 a Vanity Fair: «... quella proposta da Zan è una legge doverosa perché è un semplice prendere atto di qualcosa che esiste già nella società. [...] Io certe cose le ho sempre pensate, ma siccome ero pur sempre in un ambito politico, non potevo dare loro spazio». Insomma: è sempre stata «una ragazza di sinistra» ma non poteva dirlo. Cosa avrebbero pensato, elettori e militanti? Ecco una buona domanda.
Probabilmente penseranno che sono stati presi in giro per anni: hanno votato, sostenuto e difeso persone che professavano cose nelle quali non credevano. Ipocriti, li avrebbe definiti il Vangelo. Oppure potrebbero pensare che su aborto, fine vita e diritti LGBTQ+ il pensiero dei politici è unanimamente contrario al magistero; e, quindi, i cattolici (almeno quelli per i quali il magistero ha ancora un valore) non hanno alcuna rappresentanza politica. Il pensiero successivo sarebbe rivolto all'epoca del Non expedit e all'Opera dei Congressi... realtà da sogno e irrealizzabile, ai giorni nostri.
Ancora: potrebbero pensare che il PD, per gli avversari politici, rappresenta «la sinistra di buon senso», cioè dei moderati. Il quadro politico, quindi, si è progressivamente (è il caso di dirlo) spostato a sinistra; per cui il PD è ormai il «centro» moderato e non è molto distante dalle posizioni di FI. Qualcun altro potrebbe legittimamente chiedersi se ha ancora senso votare; e se è giusto votare per il male minore, visto che ormai di questo si tratta.
Ci si potrebbe anche chiedere quale sia il significato di queste cose sub specie aeternitatis, dal punto di vista dell'eternità. Quale sarebbe l'insegnamento che si potrebbe trarne secondo una teologia della storia che, a quanto pare, nessuno pratica più.
Oppure sarebbe l'ennesima conferma che vanitas vanitatum et omnia vanitas? Che forse dovremmo accalorarci meno per le cose della terra e volgere più lo sguardo al cielo?
18 SEP 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7927
LA RIVOLUZIONE CHE NON FINISCE MAI di Rino Cammilleri
"Nell'ultimo lavoro di Enfantin, La vie eternelle del 1861, l'androginia era presentata (...) come obiettivo dell'umanità". Così scriveva J. H. Billington nel suo magistrale ed enciclopedico Con il fuoco nella mente. Le origini della fede rivoluzionaria (Il Mulino, 1986). Enfantin era il successore del fondatore Saint-Simon e ultimo capo dei sansimoniani, che attendevano un Messia donna. E infatti si erano sparsi per l'Oriente proprio per cercarlo/a, convintisi, chissà perché, che proprio da là dovesse venire Colei che avrebbe condotto l'umanità verso il suo fatale destino di gloria, pace e unità.
Quest'ultima trovata, come tutte le altre, era uscita dall'unico vaso di Pandora della Rivoluzione Francese, madre di tutti gli -ismi che da allora non hanno cessato di affliggere l'Occidente (che ne ha contagiato il resto del mondo e ancora insiste). Saint-Simon e i suoi seguaci erano la punta avanzata della rivoluzione del pensiero prima che spuntassero Marx e il suo sol dell'avvenire. Marx, che volle apposta chiamare il suo socialismo "scientifico" per distinguerlo dai vaneggiamenti sansimoniani. Al femminismo Marx non pensava nemmeno, parendogli cosa folle. Infatti, i giacobini fin da subito avevano ghigliottinata Olympe de Gouges e la di lei Dichiarazione dei diritti delle donne. Di più: alla fastosa Festa dell'Essere Supremo vollero che le donne assistessero da un settore separato. Ed era la prima volta che una cosa del genere accadeva in Francia.
Billington fece notare che "politicamente, alla fine della rivoluzione le donne erano messe peggio che all'inizio". Fu con Napoleone III che i sansimoniani andarono a occupare "lucrose posizioni nelle banche, nell'industria e nel governo". Lui, ex carbonaro, che nel 1839 aveva pubblicato Des idées napoléoniennes, libro venduto nella stupefacente cifra, per l'epoca, di cinque milioni di copie in pochi anni. Infatti, i sansimoniani avevano avuto gran parte nella costruzione del Canale di Suez e nello sviluppo delle ferrovie. Già: sognavano un mondo senza confini e distinzioni di razze. È appurato l'influsso di Saint-Simon su Comte, padre del positivismo. E per Salvemini quattro quinti delle idee di Mazzini erano d'origine sansimoniana. Tornando a Enfantin, e a proposito di razze, costui in una lettera del 1835 al correligionario (il sansimonismo si pensava come la religione finale, con tanto di rituali) meticcio Urbain (anche Dumas lo era, meticcio, frutto delle colonie francesi), confessava quanto gli mancasse "il tuo volto bruno", quanto fosse affascinato dalla sua "carnagione scura", e lamentava che "Dio non mi abbia concesso comunione con quella carne". Eichtal, altro sansimoniano di spicco, "dimostra ancor più di Enfantin un'attrazione di tipo omosessuale per Urbain" (Billington).
Insomma, come si vede c'è già tutto. Tutto il nostro presente: il primato della donna, scavalcato ben presto da quello dell'omosessuale, che, ingegneria genetica permettendo, sarà a sua volta scavalcato dall'androgino, meta ultima e definitiva. Già gli artisti, che sono sempre in anticipo sui tempi e indicano la direzione, si presentano come "fluidi", anticipati dalla fantascienza di Asimov che concludeva il suo ciclo de La Fondazione con un "uomo nuovo" finalmente androgino, mix perfetto di indistinto, di individualismo e collettivismo. Neanche Huxley aveva osato, e nemmeno la Torre di Babele. Che Dio sdegnò, diversificando le lingue. Viviamo, infatti, nell'universo, il cui etimo è "unità nella diversità". Diversità. Solo così può nascere l'amore. Sennò è odio. O, peggio, indifferenza. Il cui etimo a sua volta è "nessuna differenza".
6 AUG 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7870
SPARI SULLA FOLLA: LA STRAGE DI CUI NESSUNO PARLA di Rino Cammilleri
Due giorni fa in Bangladesh la polizia ha sparato sulla folla che manifestava, soprattutto giovani, uccidendo centoquindici persone. I feriti? Non pervenuti. Sì, perché i nostri media (quelli che l'hanno fatto) hanno dedicato alla notizia solo un boxino nella pagina Esteri. Non è una novità. I direttori scelgono le notizie da enfatizzare (che so, i divorzi di Kamala, in questi giorni) in base a due criteri: 1. quel che ritengono interessi i loro lettori, 2. quel che fanno le altre testate (soprattutto). Sì, perché uno dei loro terrori è il "buco" in pagina. Da qui i media-fotocopia, cosa che, a ben pensarci, li rende tutti inutili.
La moda della sinistra americana - che è quella che comanda la narrazione occidentale - è attualmente il no al razzismo. Ma concentrarsi su un ospedale pediatrico ucraino centrato (forse) dai russi e fregarsene altamente di quel che accade in luoghi esotici che cosa è se non razzismo? In Sudan gli ammazzati sono milioni, ecchissenefrega. Un treno deraglia in India col suo solito abnorme carico di gente sopra? Normale. Alla Mecca la ressa e il caldo fanno stragi? Esotismo. E dire che il Bangladesh dovrebbe essere caro a quelli di una certa età. Esso è infatti il vecchio Bengala nella cui jungla si aggirava l'Uomo Mascherato, The Phantom di Lee Falk e Wilson McCoy.
La sua guerra di indipendenza dal Pakistan negli anni Settanta scatenò un mega-concerto tipo LiveAid organizzato da George Harrison, l'ex Beatle che scalò le classifiche con canzoni come, appunto, Bangladesh e il semibuddhista My sweet Lord (plagiato da It's so fine di Carol King, come poi appurò il tribunale). Con quella guerra il Bangladesh (che vuol dire "Bengala libero") si guadagnò due cose: l'indipendenza e il primato mondiale della povertà. Infatti, gli ammazzati dalla polizia protestavano perché il governo aveva riservato il trenta per cento dei posti di lavoro nell'amministrazione ai figli dei veterani di quella guerra, così da garantirsi la fedeltà di una notevole massa elettorale. I bengalesi capirono benissimo la manovra e scesero in piazza. Rimediandoci pallottole ad altezza d'uomo. Il governo addivenne a più miti consigli riducendo quel trenta al cinque per cento. Ma anche i poliziotti mangiano il pane governativo e il resto è storia.
Una storia, tuttavia, accecata perché molto probabilmente nulla sapremo degli sviluppi. I nostri direttori di testata, per i motivi anzidetti, sono troppo concentrati sulle disavventure di Fedez, sulle veline di Zelenski e quelle di Hamas. Credendo che tutti i lettori siano stupidi. Per fortuna che ci sono (ancora) i social, che i direttori anzidetti non frequentano, altrimenti saprebbero cosa davvero pensano i lettori. Siamo nella terra di accà nisciuno è fesso e il numero degli "apoti" (coloro che non la bevono, per dirla alla Prezzolini) aumenta a vista d'occhio. I sinistri e i loro seguaci starnazzano più degli altri - ed è l'unica cosa che sanno fare- e sono per questo più visibili ma la verità è che cresce lo stuolo di quelli che danno ragione a Israele, Putin e Trump. E che sanno che un giornalista (di sinistra) pestato da CasaPound non pareggia i danni fatti impunemente, e da sempre, da anarchici e centri sociali.
Anche i padroni dei media dovrebbero stare attenti al disastro in termine di calo di copie vendute verso cui stanno precipitando. Ma forse gestire aziende in perdita è un rischio calcolato, che val la pena pur di influire sul governo. Il quale, il nostro, ne è effettivamente intimidito.
24 JUL 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7861
LA FREGATURA DEL SISTEMA DI VOTO FRANCESE di Rino Cammilleri
I giacobini hanno lasciato un bel regalo al mondo occidentale: il giacobinismo. Il quale consiste in questo: una sparuta minoranza decide a tavolino cosa sia il bene e cosa il male, poi applica con la forza il suo schema al popolo col metodo del letto di Procuste. Che i troppo corti li stirava e i troppo lunghi li mutilava per fare rientrare tutti nelle misure del suo giaciglio.
La filosofia è gnostica: alcuni di autodesignano "giusti" e obbligano il popolo, massa pecorona che non sa qual sia il suo vero bene, a fare quel che dicono loro. "Faremo della Francia un cimitero se non potremo rigenerarla a modo nostro!", proclamò un autorevole esponente della cricca robespierriana. E, infatti, ghigliottina. E non bastava obbedire, ma dovevi anche dimostrare entusiasmo. Da qui la coccarda obbligatoria e il certificato di "civismo". Da qui la modifica del linguaggio, l'introduzione di nuove feste a tema, la cancel culture (decapitarono anche le statue dei Re su Notre Dame). Vi ricorda qualcosa?
La Francia non ha perso il vizio, come si vede attualmente. La democrazia è "cosa loro", perciò della volontà popolare se ne impipano. Il popolo vota la destra (che anche i nostri tiggì continuano a chiamare "estrema") e giù i suoi c.d. rappresentanti a forzare leggi e regolamenti (che loro stessi hanno inventato) ad aggirarla, a vanificarla, perché il popolo, come si è detto, è un bamboccio che non sa quel che fa.
È sempre dalla Francia che tutto è partito. Prima, il re medievale era solo un primus inter pares coi suoi baroni. E a mantenerlo nei giusti princìpi (teorici e generalissimi, cioè morali) pensava il Papa. Poi, il primo re ad arrestarlo, il Papa, fu proprio un francese, Filippo il Bello, che per prima cosa fece fuori la guardia pretoriana del Papa, i Templari. I suoi successori, poco alla volta, esautorarono la nobiltà inaugurando l'Assolutismo: L'État c'est moi, poteva finalmente dire Luigi XIV. Ma accentrando tutti i poteri nella capitale, i re assoluti non si avvidero di star segando il ramo su cui stavano seduti. E a un pugno di giacobini fu sufficiente impadronirsi di Parigi per avere in mano tutto il resto.
La Rivoluzione Francese fu in realtà una rivoluzione solo parigina, che il resto di Francia dovette subire con le cattive (si veda il genocidio vandeano) e Napoleone esportò in tutta Europa in fil di sciabola. Si pensi solo al Codice Civile (detto napoleonico, appunto): i re non si erano mai sognati di mettere bocca nel diritto privato, né - figurarsi - di legiferare sulla famiglia. Comunque, la mania di voler costruire l'"uomo nuovo" comincia nel 1789, e oggi ne vediamo le estreme conseguenze nell'ossessione regolatoria con cui veniamo asfissiati quotidianamente da quelli che comandano. Il cancro ha infettato anche gli Usa, come l'era Obama ancora in corso dimostra. Che Dio ci aiuti, perché nessun altro potrà. Nemmeno il voto, come proprio la Francia dimostra.
Nota di BastaBugie: Roberto de Mattei nell'articolo seguente dal titolo "La Francia cartesiana immersa nel caos" spiega la fregatura del sistema di voto francese che ha dato al Rassemblement National di Le Pen solo 143 seggi (33% dei voti), al Nouveau Front Populaire ben 182 seggi (con solo il 28% dei voti) e ad Ensemble, il partito del presidente Macron, ben 150 seggi (con solo il 20% dei voti).
Ecco l'articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 10 luglio 2024:
La Francia, madre del filosofo Cartesio (1596-1650) e della Rivoluzione del 1789, è sempre stata "cartesiana" nella sua politica come nella sua filosofia. I regimi che si sono succeduti dopo la Rivoluzione francese, costituiscono infatti differenti fasi storiche corrispondenti ad altrettanti paradigmi politici, di modello per le altre nazioni. Il bonapartismo (1796-1815), precursore del fascismo, è il paradigmatico tentativo di amalgamare l'eredità della Rivoluzione con il desiderio di autorità e di ordine degli uomini di destra; l'epoca della Restaurazione (1815-1830) costituisce l'effimera affermazione della destra legittimista; la monarchia orleanista (1830-1848) è il trionfo del liberalismo conservatore. La Seconda (1848-1849) e la Terza Repubblica (1870-1940), riprendono lo spirito della Rivoluzione, con l'intervallo della nuova esperienza bonapartista di Napoleone III, tra il 1852 e il 1870. In tutte queste fasi della sua storia, la Francia mostra sempre la sua propensione per la radicalità e la chiarezza delle posizioni. Lo testimoniano anche le fiammate della Rivoluzione di febbraio del 1848, della Comune di Parigi del 1870 e della Rivoluzione studentesca del 1968: sono state esperienze brevi, ma hanno avuto un'influenza profonda.
Le elezioni legislative del 2024, che hanno rappresentato un vero e proprio terremoto politico, vanno considerate con la massima attenzione proprio perché ciò che accade in Francia ha sempre un valore di punto di riferimento in Europa, a differenza di altri paesi, come il Regno Unito, dove la competizione elettorale ha una portata solo insulare e la recente vittoria dei laburisti si inserisce nel quadro di una fisiologica alternanza al potere tra i due principali partiti che da sempre si affrontano.
Tutto comincia con le elezioni europee dell'8 giugno in cui il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e Jordan Bardella ottiene il 31 per cento dei voti, affermandosi come il primo partito in Francia. Poche ore dopo aver conosciuto l'esito della consultazione elettorale, il presidente della Repubblica Emmanuel Macron decide di sciogliere l'Assemblea nazionale e di indire elezioni anticipate.
L'iniziativa appare a tutti gli osservatori azzardata, dettata da una reazione impulsiva più che da un meditato calcolo politico. I risultati del primo turno elettorale confermano questa impressione. Il Rassemblement National, alleato con Eric Ciotti, il presidente dei Repubblicani di destra, si conferma il primo schieramento politico con il 33% dei voti, seguito dalla sinistra unita del Nouveau Front Populaire con il 28% dei consensi. Il grande sconfitto è Macron che, come osserva Alexis Brézet su "Le Figaro" perde tutto: «voleva unire il blocco centrale, dividere la sinistra, isolare il RN; tutti i suoi calcoli si sono rivelati falsi» (1° luglio 2024).
Il centro macroniano appare frantumato e si delinea la classica polarizzazione tra destra e sinistra. In un libro dedicato a L'Extrême Centre ou le poison français. 1789-2019 (Editions Champ Vallon 2019), Pierre Serna dimostra come il "centro" non è mai riuscito ad ancorarsi nel paesaggio politico francese. I "girondini" nella storia di Francia hanno sempre aperto la strada ai "giacobini". Ciò che accade lo conferma. Macron, il teorico del "supercentro" contro gli opposti estremismi, a costo di suicidarsi, lancia la "strategia della desistenza," per la quale, nella sfida triangolare del secondo turno i candidati macroniani che sono preceduti da candidati del Front Populaire si ritirano, per farli vincere, e i candidati del Front Populaire preceduti dai macroniani fanno altrettanto. In questo modo 218 candidati, 130 della sinistra, 82 nel campo presidenziale, che avevano superato il primo turno, si ritirano per impedire, la vittoria della destra. Il capovolgimento è inevitabile. Il blocco Macron-estrema Sinistra arresta la marcia trionfale della Destra. Il vincitore però non è Emmanuel Macron, che ha perso la maggioranza che aveva in Parlamento, ma Jean-Luc Mélenchon, il vecchio attivista trotzkista de La France Insoumise, che l'ha ottenuta e ora guarda alle elezioni presidenziali del 2027 come avversario di Marine Le Pen. Questo è il risultato della politica di "Muoia Sansone con tutti i Filistei".
Qual è ora la situazione? La nuova Assemblea Nazionale è ingovernabile, con tre blocchi principali, il Front Populaire con 182 seggi (lontano comunque dalla maggioranza), la coalizione Ensemble pour la République di Macron con 168 e il Rassemblement National con 143. I macronisti hanno perso 85 seggi, i lepenisti ne guadagnano 36. Il Front Populaire è il partito più rappresentato nell'Assemblea Nazionale, ma il Rassemblement resta il primo partito in Francia, con dieci milioni di voti, contro sette milioni del Front Populaire.
«La nascita del nuovo esecutivo sarà un rompicapo peggio del cubo di Rubik», scrive il "Corriere della Sera" dell'8 luglio. La nomina del primo ministro spetta al presidente, ma poi è l'Assemblea nazionale che deve votare la fiducia al premier. Nella nuova Assemblea, tra Macron e Mélenchon, non c'è niente in comune, salvo l'odio per la Destra. Macron è un liberale di sinistra, legato agli ambienti del supercapitalismo; Mélenchon appartiene alla sinistra euroscettica, anti-atlantista e antisionista. [...] È in questa torbida situazione che si svolgeranno a Parigi dal 26 luglio all'11 agosto i Giochi Olimpici.
Va ricordato infine che nella storia non esistono solo errori politici, ma anche colpe morali. Come dimenticare che Emmanuel Macron è il personaggio politico che, lo scorso 4 marzo, con l'arroganza che gli è propria, si è dichiarato fiero che la Francia sia stato il primo paese del mondo a inserire l'aborto nella sua carta costituzionale auspicando che l'omicidio di Stato fosse inserito tra i diritti fondamentali dell'Unione Europea? Ma il diritto alla vita, che fa parte della legge naturale, non è un principio effimero, che possa essere abolito da un parlamento. Gli uomini politici invece sono effimeri. Tre mesi dopo le sue roboanti dichiarazioni, il trono di Macron si è sbriciolato, proprio a causa
9 JUL 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7850
IL PROBLEMA DELL'AFRICA SONO GLI AFRICANI di Rino Cammilleri
In Kenia, una volta tanto, la gente è scesa in piazza non per appoggiare qualche golpe ma per fame. Protesta spontanea, insomma, contro il tentativo del governo di aumentare le tasse. Cioè, contro il caro vita di una vita già cara. Finale: 23 morti ammazzati dalla polizia che ha sparato sui dimostranti. E un centinaio di feriti.
Immaginate se una cosa del genere fosse accaduta nella Mosca putiniana o nella Roma meloniana. Ma anche nella Washington woke e in qualunque città dei "bianchi". Sì, perché il vero razzismo è questo, mica quello hollywoodiano: degli africani (ma anche degli arabi, degli indiani o dei cinesi) non ce ne frega niente, tranne quando annegano in acque internazionali e i tiggì continuano a dire che è accaduto "di fronte alle coste calabresi", perché a noi interessa la battaglia politica interna e nient'altro. Ci commuoviamo a comando.
Ma, per tornare al Kenia, come mai l'Africa è sempre alla fame? E/o eternamente alle prese con genocidi e profughi? È dagli anni Sessanta che l'Occidente versa valanghe di denari in "aiuti ", che hanno reso mendicante perpetuo un intero continente. Dove finisce questo flusso continuo di soldi a fondo perduto? Soldi che, periodicamente, vengono aumentati da quelli rastrellati in "concerti" internazionali tipo Live Aid o For Africa, nei quali si esibisce il fior fiore della musica pop, con tenori al seguito. Però gli africani continuano a preferire il rischio di annegare pur di andarsene da laggiù. Infatti, ecco la risposta: i soldi finiscono nelle tasche di chi comanda. Il quale, dopo essersi comprato la Rolls con le maniglie d'oro, trasferisce il resto nelle banche occidentali e/o in qualche mega -villa a Parigi o a Londra o altro luogo finanziariamente interessante.
Cioè, il problema è la corruzione, e non diciamo niente di nuovo. Se ne era accorto anche Obama, che in tal senso aveva bacchettato i politici africani quando era presidente e in visita ufficiale. Ma, direte voi, se il problema è la corruzione dei ceti dirigenti, perché i popoli africani li votano? Perché, come è stato rilevato, in Africa si vota non per un partito ideologico ma per uno etnico. Lo zulu vota per il candidato zulu, lo xhosa per quello xhosa, e così via. [...] Chi non ci sta può sempre andarsene via barcone. Anzi, se se ne va è meglio. Così, l'europeo (specialmente l'italiano) sborsa due volte: una in "aiuti" e l'altra per mantenere gli sbarcati.
Insomma, il problema dell'Africa sono gli africani, ed è inutile girarci intorno o tacciare il sottoscritto di razzista. Infatti, non lo dico io, ma, nel caso del Kenia, i vescovi locali, che sono africanissimi. La corruzione, dunque. E la fame di potere (è lo stesso) di tanti capi e capetti, cui le ecatombi che provocano non destano preoccupazione. [...] Guardate il Sud Sudan: ottenuta la (sanguinosa) indipendenza, eccoli a scannarsi tra loro per decidere chi deve comandare.
Nota di BastaBugie: Anna Bono nell'articolo seguente dal titolo "Sudan, la crisi umanitaria peggiore del pianeta " racconta la situazione nel Sudan a cui accennava alla fine l'articolo precedente.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana l'8 luglio 2024:
Due generali si contendono il Sudan dall'aprile del 2023, entrambi decisi a deporre le armi solo dopo aver sconfitto l'avversario. Il generale Abdel Fattah al -Burhan, capo delle forze armate e della giunta militare che nel 2021 ha preso il potere con un colpo di stato, comanda l'esercito governativo, forte di oltre 100mila unità. Il generale Mohamed Hamdan Dagalo, suo vice prima dello scoppio della guerra, ha ai suoi ordini i 100mila paramilitari delle FSR, le Forze di Supporto Rapido.
I combattimenti sono iniziati nella capitale Khartoum e nella regione del Darfur, poi hanno rapidamente coinvolto altre aree del paese. Fin dall'inizio entrambi gli eserciti hanno mostrato totale disinteresse per la sorte dei civili, per la loro sicurezza e per le loro crescenti difficoltà causate dalle ripercussioni negative del conflitto sull'economia, sui servizi e sulle infrastrutture. Con il trascorrere delle settimane inoltre, i civili, oltre che vittime in quanto "effetti collaterali" della guerra, sono diventati anche bersagli, colpiti deliberatamente soprattutto dove, come nella regione del Darfur, il fattore etnico ha reso i contendenti ancora più spietati.
È la crisi umanitaria più grave del pianeta. Si stima che i profughi siano da 10 a 12 milioni, da un quinto a quasi un quarto della popolazione, circa due milioni dei quali rifugiati negli stati vicini, gli altri sfollati in territori del paese considerati sicuri, ma costretti a spostarsi ancora e ancora man mano che il conflitto li raggiunge. Ancora superiore è il numero delle persone denutrite. La produzione interna di generi alimentari è crollata e i due eserciti rallentano e in certe regioni impediscono l'arrivo dei soccorsi internazionali. Usano la fame come arma di guerra. Gli esperti ritengono che entro settembre il 70% della popolazione sarà alla fame, a meno di una tregua che i due generali continuano a escludere.
La situazione peggiore è quella di chi è intrappolato nelle aree in cui si combatte e non riesce a lasciarle, per mancanza di denaro, perché non sa dove andare o perché i contendenti non accettano di sospendere il fuoco per il tempo necessario a farli transitare in sicurezza. È il caso, quest'ultimo, delle persone che da oltre un anno sono ospiti della missione cattolica Dar Mariam situata nel distretto di al-Shajara, nei pressi di Khartoum, gestita da cinque suore missionarie, Figlie di Maria Ausiliatrice, affiancate da un sacerdote salesiano, padre Jacob Thelekkadan.
La missione comprende una scuola elementare e un centro per la promozione della donna. Dall'inizio della guerra le suore hanno chiuso sia la scuola che il centro e ne usano i locali per ospitare i profughi, attualmente circa 80 tra donne e bambini, numero che di notte raddoppia, specie quando si combatte nelle vicinanze, con l'afflusso di decine di persone che sperano di essere più al sicuro entro le mura della missione. La parte più protetta del complesso, il cortile e alcuni locali, è stata destinata ai bambini, è grande abbastanza perché possano anche giocare. Per loro, per distrarli, le suore organizzano lezioni di teatro e canto. Ma la struttura è stata anch'essa presa di mira e bombardata più volte. Lo scorso novembre i bombardamenti hanno distrutto una grande immagine della Madonna posta all'ingresso della missione, hanno distrutto il secondo piano dell'edificio principale e hanno incendiato un tetto. A gennaio un altro bombardamento ha distrutto le stanze delle suore.
Siccome molti sono i feriti da proiettili vaganti e schegge e la maggior parte degli ospedali della capitale sono chiusi o comunque non hanno medici né medicine a sufficienza, la missione è diventata anche un ambulatorio improvvisato che si cura ogni giorno di decine di feriti e di ammalati privi di assistenza. Per come possono, le suore inoltre si prendono cura anche delle persone, alcune centinaia, che vivono nei dintorni della missione cercando almeno di offrire loro un pasto al giorno. Ma procurarsi del cibo è diventato sempre più difficile per mancanza di denaro e, quando i combattimenti si avvicinano, per l'impossibilità di recarsi ai mercati locali.
Qualche volta l'esercito governativo ha fornito alla missione generi di prima necessità: oltre al cibo, del carburante per i generatori indispensabili durante le frequenti interruzioni di corrente per attingere acqua dai pozzi. Inoltre per due volte ha fatto volare padre Thelekkadan a Port Sudan, città sul Mar Rosso, dove ha raccolto denaro e provviste. Tuttavia spesso la missione non è in grado di preparare altro che scarse razioni di porridge, lenticchie e fagioli e, nei momenti peggiori che stanno diventando sempre più frequenti, le suore hanno raccolto foglie ed erbe per far mangiare almeno ai bambini mentre gli adulti hanno saltato i pasti.
Lo scorso dicembre la Croce Rossa ha provato a portare in salvo le suore, il sacerdote e i loro assistiti. Ma il convoglio diretto alla missione è stato attaccato e costretto a tornare indietro. Due persone sono state uccise e sette ferite. Esercito e FSR si sono vicendevolmente accusati. Di recente l'esercito governativo si è offerto di traghettare al di là del Nilo e mettere in salvo le suore e padre Thelekkadan, ma non i loro ospiti. Per quanto spaventati e ansiosi di andarsene, hanno rifiutato. «Quando la strada sarà sicura - ha detto padre Thelekkadan agli inviati dell'agenzia Reuters che lo hanno raggiunto telefonicamente grazie a una connessione Starlink fornita dall'esercito - saremo i primi a partire, ma con la gente».
19 JUN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7821
EUROPEI SCHIAVI DELL'ISLAM: ORRORI DA NON DIMENTICARE di Rino Cammilleri
L'Islam, come il comunismo, produce solo sottosviluppo. Fino al XIX secolo campava praticamente di rapina. Nel Mediterraneo, per esempio, interi regni avevano un'unica risorsa: la cattura di schiavi cristiani. Si calcola che circa due milioni e mezzo di europei siano stati venduti come schiavi nei mercati di quella che veniva chiamata Barberia, che oggi corrisponde al Maghreb. Forza lavoro gratuita o oggetti di piacere, o riscattati a carissimo prezzo. Chi veniva a liberare un parente doveva munirsi di somme considerevoli. Diritti di dogana, spese per il viaggio, regalino al bey o al pascià, diritti vari dovuti a questo o a quel funzionario, poi si doveva pagare l'interprete, ungere i vari ed eventuali e infine contrattare estenuantemente coi padroni degli schiavi. Senza contare che la trattativa poteva non andare a buon fine per l'esosità della richiesta, c'era da spendere per il ritorno. Sempre che, come all'andata, non si finisse preda di corsari barbareschi. Il meccanismo era infernale: i proventi dei riscatti venivano reinvestiti in nuove navi da corsa, essendo la pirateria la maggior fonte di profitto. E a capo di queste navi venivano messi dei rinnegati, che conoscevano bene le lingue e le zone da depredare. Anche qui il meccanismo era infernale: chi passava all'Islam cessava d'incanto di venire trattato come una bestia da soma e poteva perfino fare carriera.
IL PROSELITISMO
Il proselitismo islamico funzionava così: catene, scarso cibo e igiene, lavoro massacrante, bastonate (per le donne vi lascio immaginare) fino a che il malcapitato non pronunciava la shahada, atto irreversibile, pena la morte sul rogo. E chi rinnegava Cristo non sempre era un opportunista. Molti, moltissimi erano quelli i cui parenti non potevano permettersi la cifra richiesta. Oppure non avevano nessuno. Oppure il riscattatore era stato a sua volta catturato durante il viaggio. Oppure la trattativa non era andata a buon fine. Oppure, in attesa che in Patria si racimolasse la somma necessaria, gli anni passavano e, con gli anni, la speranza di tornare liberi. Per troppi la tentazione di cambiare vita passando all'Islam era una sirena irresistibile. Per questo la Madonna apparve a Pedro Nolasco e gli chiese di fondare i Mercedari, il cui compito era proprio quello di raccogliere le somme necessarie per riscattare gli schiavi in mano musulmana. Con un quarto voto: offrire se stessi in cambio, se la trattativa falliva. Un bel libro narra la storia e illumina sulla condizione degli schiavi cristiani in terra islamica: M. B. Graziosi, Mercanti di anime. La gloriosa storia dei mercedari (Fede & cultura). Questo ordine religioso, cui presto si affiancarono i Trinitari, radunava in tutta la cristianità elemosine finalizzate al riscatto. Ma soprattutto a salvare anime dalla tentazione irresistibile dall'apostasia. Nei secoli, enormi somme vennero convogliate verso le casse dei regni barbareschi, tanto che a un certo punto i re europei dovettero intervenire per disciplinare questo salasso continuo, che peraltro non faceva che rincarare il problema della pirateria musulmana ed eternizzarlo.
LA NASCITA DEI MARINES
Si provò con la contro-pirateria: corsari cristiani arrembavano le navi dei mori e prendevano schiavi da scambiare. Ma la cosa funzionava poco. I musulmani erano meno propensi a riscattare i loro schiavi. Questi ultimi, poi, avevano scarso impiego nelle più dinamiche e articolate economie europee, e finivano in genere col venire impiegati come rematori. Infine, il Vangelo proibiva quel che il Corano permetteva, come harem e schiavismo. I primi a rifiutarsi di pagare il pizzo furono i neonati Stati Uniti nel primo decennio dell'Ottocento. Giovani, spregiudicati e fin da subito avidi di soldi, quando una loro nave mercantile fu depredata nel Mediterraneo, subito reagirono con un raid armato a Tripoli. Proprio per quell'occasione furono creati i Marines, che ancora oggi citano l'episodio nel loro inno. Poi, nel 1830 la Francia occupò l'Algeria e per la pirateria maghrebina fu l'inizio della fine. Tuttavia, quella odiosa tratta durata secoli lasciò - meglio che niente - un paio di perle al cristianesimo: Antonio da Noto e Benedetto da San Fratello, due neri africani diventati Santi per la Chiesa. Il primo era un giovane maomettano della Cirenaica, catturato dopo un'aspra colluttazione da una nave siciliana in un'azione di contro-pirateria sulle coste libiche. Venduto a Siracusa, fu comprato da un massaro di Avola, che lo fece guardiano del suo gregge. Però, buon cristiano, cercò come poteva di illustrare al giovane pecoraio la fede degli europei. Dai e dai, quello rimase impressionato soprattutto dal racconto della Passione di Cristo. Tanto da chiedere il Battesimo. Prese il nome di Antonio, Santo portoghese che in Sicilia aveva soggiornato. E da allora fu tutto, per così dire, casa e chiesa. Quando un nipote del suo padrone si sposò ed ebbe in dono il gregge, Antonio si trasferì a noto coi nuovi padroni. Ma questi, ammirati dalla sua devozione, non tardarono a dargli la libertà. Rimase con loro da salariato. Dopo quattro anni si mise a servire i malati e i carcerati, indi, come terziario francescano, si ritirò in eremitaggio. Morì sessantenne nel 1550 e fu sepolto in chiesa a Noto.
ANCHE IN ERA NAPOLEONICA
Al momento della morte le campane cittadine presero a suonare da sole e la gente, intuito quel che era successo, si precipitò a tagliuzzargli il saio per farne reliquie. Oggi Antonio detto l'Etiope è molto venerato soprattutto in Brasile, terra di etnie miste. L'altro nero, Benedetto da San Fratello (Messina), non era schiavo, di schiavi era figlio. In terra cristiana i figli di schiavi non erano automaticamente schiavi. E lui era stato istruito nel Cristianesimo, non si sa se per opera dei genitori o di qualcun altro. Anche lui prendeva la fede molto sul serio, tanto da ritirarsi, verso i vent'anni, in eremitaggio. Cambiò diversi luoghi prima di finire a Palermo sul Monte Pellegrino. Ma nel 1562 la Santa Sede, per disciplinare il fenomeno, ordinò ai vari eremiti di aggregarsi ai francescani. Così Benedetto il Moro si ritrovò cuoco in un convento palermitano. La sua santità personale e la perfetta osservanza della Regola convinsero i confratelli a eleggerlo maestro dei novizi e poi addirittura guardiano (superiore). Sebbene fosse analfabeta. Morì nel 1589. Nel 1652 il Senato di Palermo lo proclamò co-patrono della città. Fu il primo nero canonizzato, e i francescani diffusero il suo culto in tutto il mondo ispanofono. Quando finì l'incubo del «mamma, li turchi»? Difficile dirlo con esattezza, ma sappiamo, per esempio, che ancora nel 1798 (in piena era napoleonica) la cittadina sarda di Carloforte subì un'incursione barbaresca che portò via circa mille persone, le più donne e bambini, cioè la metà degli abitanti. Venduti a Tunisi, la cifra del riscatto era così ingente da superare le possibilità dei Savoia. Solo dopo cinque anni papa Pio VI riuscì a mettere insieme la somma necessaria a riscattare quelli ancora in vita.
9 APR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7751
LA VERITA' SU GAZA CHE NESSUNO DICE di Rino Cammilleri
Ma perché devo pagare un canone, per giunta salato, per farmi disinformare e/o deformare? Possibile che nemmeno con la destra al governo si riesca a sgravare il cittadino da questa odiosissima tassa? E passi per le gayate di Sanremo, passi per le trasmissioni-propaganda affidate a militanti sinistri, passi per le fastidiose interruzioni pubblicitarie che servono solo a portare altri soldi agli strapagatissimi Raisti e che sono giustificate solo nelle reti commerciali. Ma pure l'informazione deve essere uno sberleffo al contribuente?
Per esempio, perché quella della Russia all'Ucraina è un'abietta aggressione, tale da meritare il continuo invio di soldi e armi a Zelensky, mentre quella di Hamas a Israele è, tutto sommato, cosa veniale? Perché devo convincermi che è giusto e doveroso il mio impoverimento da boicottaggio degli affari con Putin e Netanyahu? Perché il conteggio delle vittime civili che mi viene ammannito ogni giorno è quello fornito da Zelensky e Hamas? Perché gli inviati nel russofono Donbass intervistano solo i filo-ucraini? In realtà la risposta la so, e su questo sito l'ho riferita più volte. Quel che non mi aspettavo è la sollevazione mondiale contro Israele. Ma anche qui, ragionando, la risposta si trova. Il pensiero woke americano non è altro che marxismo con altro nome, così come da noi tutto ciò che è di sinistra. Il denominatore comune è l'odio mortale all'Occidente capitalista, che rende disposti anche a tagliarsi i cabbasisi pur di fargli un dispetto. Cioè, tifare per la Sharia.
Israele è un pezzo di Occidente nel mare islamico, da qui l'odio. Le efferatezze gratuite e talebaniche di Hamas nel suo proditorio attacco (donne, vecchi, bambini e stupri e decapitazioni) teso a vanificare gli Accordi di Abramo hanno provocato la reazione di Israele - come da calcolo - ed ecco che dall'Onu in giù, Biden compreso, tutti a dare addosso agli israeliani. I quali però non nascondono missili negli ospedali e nelle scuole, né si fanno scudo dei civili. Rivogliono solo i loro ostaggi e sono disposti allo scambio ineguale: centinaia di terroristi prigionieri per ogni ostaggio. Macché. Il messaggio che passa è che i nazisti ebraici bombardano palestinesi inermi. Ma nessuno che suggerisca a Israele un altro modo per liberare i suoi ostaggi. Il dialogo? Le trattative? Con chi, con quelli? C'erano quasi, ma poi Biden ha praticamente autorizzato l'Onu a ordinare il cessate il fuoco su Gaza e Hamas, contento, ha ritirato la sua offerta.
Bel colpo. Biden, si sa, ha problemi elettivi personali con i musulmani d'America. Gli europei, dopo aver riempito le loro contrade di islamici, non hanno nemmeno il problema dei voti, ma quello della gola tagliata. I poveri palestinesi? Almeno col loro numero potrebbero ribellarsi ad Hamas, che per giunta sequestra i loro (nostri) aiuti. Invece no. L'esercito israeliano sbaglia mira e fa fuori sette cooperatori? Tutti a stracciarsi le vesti. Hamas potrebbe risparmiare al suo popolo ogni sofferenza rilasciando gli ostaggi. Invece se li tiene stretti, e nessuno gli addebita di essere la causa di tutto quel che è successo. Tutti i musulmani, dovunque siano, solidarizzano... con i musulmani, chiunque siano. E io pago il canone per sentire la versione di Zelensky e di Hamas, e solo quella. L'unica consolazione - se così si può chiamare - è che conosco la storia e so che Israele non dimentica. I nemici li conosce già. Ora sta riconoscendo gli amici.
15 NOV 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7598
L'ATEO COMUNISTA CONVERTITO DA FULTON SHEEN di Rino Camilleri
In una della puntate precedenti avevamo raccontato come il venerabile Fulton Sheen avesse convertito una fanatica - e importante - comunista americana. Ma la gente convertita da quell'uomo eccezionale deve essere stata molta di più e si attende che qualcuno metta mano all'elenco, possibilmente con ricchezza di particolari.
Oggi intanto replichiamo con un altro comunista di punta, statunitense pure lui, un attivista di spicco che grazie al solito Fulton Sheeen incontrò la Vergine e, ovviamente, cambio da così a così.
Si tratta di Louis Francis Budenz (1871-1972), un uomo che, dopo l'incontro casuale (al bar) col vescovo, fu "perseguitato" per nove anni dalla Madonna: lui stesso, nell'autobiografia, confessò di ritrovarsi spesso, in quel periodo, con la mano in tasca a sgranare il rosario quasi senza accorgersene. Dedicò il suo libro all'Immacolata, che Pio XII aveva posto a Patrona delle forza armate degli Stati Uniti. Tra parentesi, il lungimirante pontefice sapeva che i militari di fede cattolica in quel paese dai mille culti correvano seri rischi di contagio ideologico, o almeno di confondersi le idee; da qui il patrocinio della "Nemica di tutte le eresie". E infatti il vescovo Sheen tagliò corto: anziché imbarcarsi in dotte confutazioni andò dritto al sodo dritto al sodo chiamando in causa la Madonna.
I GENITORI CATTOLICI
Ma com'è che il Budenz teneva il rosario in tasca pur essendo stra-comunista? Il fatto è che i genitori erano cattolici, e ogni sera la famiglia diceva il rosario in ginocchio davanti a un'immagine dell'Ecce homo. Lui stesso, nato in Indianapolis, aveva studiato in scuole cattoliche nell'Indiana, a Cincinnati e a Topeka, in Kansas. Nel 1912 si laureò in discipline giuridiche ed economiche alla Indianapolis Law school. Nel 1915 si impiegò presso un'organizzazione cattolica a st. Louis assisteva i lavoratori nelle loro rivendicazioni. Nel 1920 si trasferì nel New Jersey allo scopo di mettere a disposizione degli operai in sciopero le sue competenze giuridiche. Ma accade anche a lui quel che successe ai famosi "preti operai" che negli anni cinquanta e sessanta andarono a lavorare nelle fabbriche: come i pifferi di montagna, si erano fatti operai per convertire i colleghi al Vangelo, ma tornarono convertiti al verbo di Marx. E da preti si trasformarono in agitatori e sindacalisti.
Ma il ceto operaio di agitatori e sindacalisti ne aveva già , perciò quei preti diventarono come il famoso sale evangelico che, perso il sapore, non serve più a niente. Diversi scioperi sciopero in diverse parti ebbero successo grazie ai consigli dell'avvocato Budenz, tanto che gli fu chiesto di insegnare in un'apposita scuola proprio le tecniche di sciopero: il Brookwood Labor College, presso New York city, dopo aver pubblicato diversi pamphlet e manuali, nel 1935 il Budenz, correttamente s'iscrisse al partito comunista americano e vi fece rapida carriera, fino a diventare caporedattore del Daily Worker, organo del partito, e addirittura membro del comitato centrale. Nel 1938 aveva già nel curriculum una vetrina di arresti di quando a Chicago dirigeva l'intera rete nazionale dei quotidiani comunisti.
UN LUNGO DISCORSO SU MARIA
Ma ecco l'incontro fortuito col già famoso vescovo di New York, a cui lui, tra un bicchiere e l'altro, cercò di spiegare come il comunismo fosse l'inveramento sociale del vangelo.
Vecchia storia, alla quale non pochi preti sudamericani (e non solo) ancora oggi credono.
Sheen, però spiazzò l'interlocutore. Anziché rispondere e ribattere, propose di cambiare argomento e di parlare della Madonna. Al trasecolato Budenz il Beato parlò per un'opera di Maria, gettando quel seme che nel 1945 portò Budenz alla più plateale delle conversioni. E quel punto cominciò a scrivere libri che spiegavano veramente il comunismo: "Uomini senza volto: la cospirazione comunista negli Stati Uniti", "Il mondo nascosto", "Le tecniche del comunismo". Divenne docente di economia alla prestigiosa Fordham University, e pubblicò la sua autobiografia, This is my story, in cui chiarì come proprio il cattolicesimo, ritrovato e approfondito, l'avesse portato a rigettare tutto ciò in cui aveva creduto prima. A questo proposito, la Lettera in cui San Pietro raccomanda di essere "sempre pronti a rendere ragione" di ciò in cui si crede, significa in soldoni questo: se sei laureato hai un dovere di approfondire al tuo livello di cultura. Invece, oggi, sono tanti i laureati, e pure gli accademici, che della religione in cui sono stati battezzati sanno solo quel che hanno appreso al Catechismo da bambini, e credono che basti. E pensano che non verrà loro chiesto conto nel Dies Irae. Budenz venne arruolato dall'FBI come consulente e confessò di avere partecipato allo spionaggio comunista a favore dell'URSS fin dai tempi dell'assassino di Trotsky in Messico (la cui opportunità era stata discussa in comitato centrale, lui presente). Precisò che la famosa spia Alger Hiss era già comunista quando lavorava come funzionario del governo.
NELLA COMMISSIONE MCCARTHY
Budenz fu testimone chiave in tutte le udienze della commissione McCarthy. Com'è noto il "meccartismo" è entrato nel linguaggio comune quale sinonimo di "caccia alle streghe" grazie alla propaganda di sinistra a Hollywood e nel resto dell'impero americano. Il fatto è che le "streghe" c'erano davvero e al "soccorso rosso" non rimase che cercare di confondere almeno le nuove generazioni.
Nel 1953, nel suo libro Tecniche del comunismo (Techniques of Communism, mai tradotto), Budenz spiegò che i comunisti ricevevano istruzioni su come negare di essere comunisti in caso di accusa.
Il che, ovviamente, complicava l'attività degli inquirenti e trascinava i processi all'indefinito (il summenzionato Kiss ne ebbe infatti due e proprio per negazioni di genere). Gli ex comunisti che testimoniavano come "pentiti" venivano attaccati e denigrati in ogni modo (Whit-taker Chambes, per esempio, era uno di loro e finì querelato da Alges Hiss).
Louis Francis Budenz aveva cinque figlie, una (Louise) adottata al tempo del primo matrimonio nel 1916 con Gizella Geiss, compaesana e già divorziata, cosa che costò a Louis il distacco dalla sua famiglia d'origine, che non approvava; lui preferì andarsene da casa. Le altre quattro le ebbe, dopo il divorzio (nel 1938), dalla seconda moglie Margaret Rodgers di Pittsburgh: Julia, Josephine, Justine, Joanna (non chiedetemi perché tutte con la iniziale "J", perché non lo so). Louis Francis Budenz morì a ottant'anni a Newport, Rhode Island, nel 1972.
14 NOV 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7602
APPUNTI PER CHI TIFA PER HAMAS E CONTRO ISRAELE di Rino Camilleri
Fateci caso: tutti quelli che tifano per la «Palestina» o sono comunisti (riflesso condizionato di quando l'Urss remava contro Israele) o oscillano tra «perfidi giudei» e «Lepanto» non sapendo decidersi, o sono semplicemente nostalgici. Vabbè, io intanto vedo gli invincibili guerrieri di Allah sgozzare a tradimento vecchietti che fanno la spesa e nascondersi sotto i reparti di pediatria. Eh, i fabbricanti di frankenstein non immaginavano che la «dottrina Brzezinski» ci si sarebbe rivoltata contro.
Ci spieghiamo. Ai tempi delle guerre di Israele contro i vicini arabi, giacché Israele era alleato degli americani, per forza di cose i sovietici si buttarono dall'altra parte. Gli israeliani riuscirono a spuntare film hollywoodiani come Exodus e canzoni come Inch'Allah di Adamo, ma la propaganda comunista era più rodata, sperimentata e forte della loro. Così i terroristi palestinesi passarono per condivisibili insorgenti e nei cortei per qualsivoglia ragione spuntarono le kefiah alla Arafat. Da allora, la sinistra, anche quella radical-chic, sta contro gli «imperialisti». I Paesi musulmani, i ricchissimi emirati e sceiccati? Di palestinesi non ne vogliono, per non fare la fine del Libano. Ricordate? I profughi palestinesi vennero accolti in Giordania e subito cominciarono gli attentati contro addirittura il re. Espulsi a pedate, si riversarono in Libano e la «Svizzera d'Oriente» piombò in una guerra civile che non è mai finita. La spaventosa esplosione finale al porto di Beirut l'abbiamo vista tutti. Chi è stato? Boh, indovinala grillo.
Per chi non sapesse cos'è la «dottrina Brzezinski», ecco qua: ai tempi dell'Urss le teste d'uovo angloamericane pensarono di pugnalare alle spalle l'alleato Scià di Persia prelevando l'ayatollah Khomeini da Parigi, dove era stato tenuto in caldo proprio per questa evenienza, e lo mandarono a scatenare la rivoluzione islamica nell'Iran. Lo scopo era quello di fare dell'islamismo politico il detonatore per tutte le regioni islamiche del Sud dell'Urss, o almeno di tenere in tal modo una pistola puntata alla tempia di quest'ultima. Ma i sovietici non erano fessi e il Grande Gioco fallì. Anzi, si ritorse contro i burattinai, perché l'islamismo politico contagiò non chi doveva ma tornò indietro, e da allora l'Occidente non ha più avuto pace. L'Iran, già florido e modernissimo, ripiombò nel VII secolo, e così i vicini di casa. E perfino la Turchia deve stare attenta all'islam radicale, tanto che la moglie di Erdogan è meglio si presenti in pubblico velata.
Come si faccia a tifare per tagliagole sanguinari e senza regole, nemmeno d'onore, che degli occidentali usano solo le armi ma per il resto loro stessi fanno una vita da caprai (niente fumo, niente alcol, niente televisione...), lo sanno solo i plagiati dal marxismo (perché sempre questo è, comunque lo chiamino di volta in volta). A furia di "accoglienza" catto-comunista ce li siamo tirati in casa, e ora voglio vedere come se ne esce.
Ultima notazione: comunque la vediate, fatevi prima un giro in Afghanistan e poi uno in Israele. E poi ditemi in quale «regime imperialista» (perché lo sono tutti e due, e l'islamismo è pure totalitario) vorreste abitare. Un'ultima notazione per quelli che riescono a celebrare l'anniversario della vittoria occidentale sugli ottomani a Lepanto e in contemporanea avercela con Israele. Che non è un santo, certo, ma combatte contro lo stesso diavolo. Speriamo solo che il Mossad non riesca a trovare il modo di spedircelo in casa, visto che ci teniamo tanto. Così, anche noi proveremo le gioie della libanizzazione.
7 NOV 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7559
L'ARMA DELLA SINISTRA E' SEMPRE STATA LA PROPAGANDA di Rino Cammilleri
Il giacobinismo andò al potere grazie alla propaganda. Pennaruli e avvocaticchi come Robespierre inondarono di cahiers di lamentele gli Stati Generali. I quali erano stati convocati perché la Francia, la Potenza numero uno, aveva perso la Guerra dei Sette Anni contro quella numero due, l'Inghilterra. Lo Stato (non il Paese, si badi) aveva le casse esauste. Ogni municipalità rappresentata delegò, ovviamente, gente di lingua svelta. E questi erano imbevuti di Rousseau e Voltaire, anche perché il bibliotecario reale, Malesherbes, anziché censurarli li aveva diffusi per due motivi: uno, era dei loro; due, il re era un imbecille (non lo dico io, ma uno dei maggiori storici francesi, Pierre Chaunu).
Sorsero come i funghi le «società di pensiero»: avete presenti le interminabili assemblee sessantottine? Le quali sporularono il frutto della nuova libertà di stampa. Che infatti non c'entrava nulla con le richieste del popolo agli Stati Generali. E tutti i rivoluzionari, da Marat in poi, quello facevano: i giornalisti. Era nata la propaganda politica, anzi ideologica. Da allora, ecco i monumenti ai giornalisti che null'altro facevano e null'altro sapevano fare: Mazzini, Marx, Lenin e compagnia parolaia. E ghigliottina per chi dissentiva, non a caso una macchina per moltiplicare le eliminazioni, fino al gulag e ai killing fields in attesa dell'AI. Ci si faccia caso con gli eredi nostrani del giacobinismo, i piddini. Tutta la loro forza sta nella propaganda. Non hanno altro.
Quando comandano, mandano il Paese a ramengo, riempiono il popolo di chiacchiere e le galere per chi non le beve. Quando sono all'opposizione strepitano, additano le falle, demonizzano, inventano sempre nuovi slogan, capitaneggiano i nuovi poveri che loro stessi hanno creato. Qualunque inezia può essere utilizzata per cavalcarla dopo averla ingigantita ad arte. Propaganda, appunto. E sotto la propaganda, niente. Fa caldo d'estate? Emergenza climatica. C'è il covid? Tutti a casa, tutti vaccinati quattro, cinque volte, e pure dieci se il covid non li avesse fregati sparendo. Il covid è sparito? Merito dei vaccini. Ora, mi sono imbattuto in una notizia storica che mi ha fatto riflettere. E dove l'ho trovata? Sulla Settimana Enigmistica, il che testimonia della situazione orwelliana in cui ci hanno sprofondato. Il peggior disastro nucleare della storia? Chernobyl, lo sanno tutti. In subordine, Fukushima.
Morti? Pochissimi, ma quel che conta è l'enfasi interessata di chi ha in mano i nostri cervelli. Avete mai sentito parlare di Windscale? No? Non mi stupisce. A Windscale, nel Cumberland, Inghilterra, si incendiò un reattore nucleare. Bruciò per sedici ore, lasciò una vasta zona contaminata (e lo è ancora oggi), provocò fino a 240 morti tra diretti e indiretti. Ma il governo minimizzò per non creare panico. Era il 1957 e i Verdi non c'erano ancora (cioè, non c'era ancora chi li finanziava), così il mondo non ne seppe nulla. Notare che non era affatto un segreto di Stato. Semplicemente, la notizia non era pompata come lo sarebbe oggi. Il che significa che l'importante non è la notizia ma la pompa.
La catena è questa: chi ha i soldi decide di pompare qualcosa; se ne fanno carico i giornalisti. i quali fanno quello per cui sono pagati. Poiché per fare i giornalisti c'è la fila al punto che c'è chi lo fa anche gratis, la morale è questa: chi ha in mano la propaganda ha in mano il pianeta. La libertà di stampa? Seeeh! Non c'è bisogno di costringere nessuno, basta attentare allo stipendio. Guardate la guerra in Ucraina. La versione zelenskiana è vera, quella putiniana è falsa per definizione. Chi ha costretto l'Italia ad allinearsi entusiasta, compresi Rai e media? Chi ha in mano la pompa. O il bastone e la carota, se preferite.
È con la propaganda che si ottiene l'obbedienza totale perché convinta: lo schiavo migliore è quello che crede di essere libero. [...]
Il giornalista e scrittore di successo Rino Cammilleri, l'apologeta kattolico, parla a tutto campo dei problemi di oggi senza dimenticare le preziose lezioni della maestra più inascoltata: la storia
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