
Contacts
Info
Il giornalista e scrittore di successo Rino Cammilleri, l'apologeta kattolico, parla a tutto campo dei problemi di oggi senza dimenticare le preziose lezioni della maestra più inascoltata: la storia

Episodes & Posts
Episodes
Posts
11 FEB 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8063
SAI CHI HA INVENTATO I MATTONCINI LEGO? di Rino Camilleri
Oggi vogliamo ricordare un luterano la cui fede era superiore a quella di molti cattolici. [...]
Il luterano di cui dicevamo è Ole Kirk Kristiansen, nato nel 1891 a Omvraa Mark e morto a Billund, nella Danimarca occidentale, nel 1958. I suoi erano poveri contadini dello Jutland e lui, che era il tredicesimo figlio (!) dovette fin da subito lavorare in fabbrica.
Qui apprese il mestiere di falegname, dopoché fu emigrante all'estero, in Germania e poi in Norvegia. Appena fu in grado di racimolare un gruzzolo sufficiente, tornò in patria e aprì una falegnameria sua.
Nel 1916 si sposò con la figlia di un casaro, Kristine Sorensen, che gli diede quattro figli ma che morì nel 1932 dopo aver dato alla luce l'ultimo. Nel 1924 i primi due figli, Gotfryd e Karl, erano cresciuti abbastanza da poter dare una mano nell'azienda familiare. Ma un brutto giorno, nel manipolare la colla a caldo, alcuni trucioli presero fuoco e in breve il rogo divenne ingovernabile. Fu persa anche la casa dei Kristiansen, adiacente al laboratorio. Già, tutto legno.
COME GIOBBE
Ole che fece? Come Giobbe, si inginocchiò. Dio ha dato, Dio ha tolto, sia benedetto il Suo nome. «Mi sono fermato un attimo per inginocchiarmi davanti a Dio. Ho ribadito la mia gratitudine all'Onnisciente, e questo mi ha dato la pace dello spirito».
Così ricordò nelle sue memorie. Rialzatosi, anziché perdersi d'animo si diede a raccogliere prestiti, che gli furono tranquillamente concessi perché era nota la sua affidabilità. In capo a un anno l'azienda era più grande e «più bella che pria», per dirla con Petrolini, e in breve annoverò una quarantina di dipendenti. Con una piccola variante: Ole tutte le mattine, prima del lavoro, li riuniva e guidava la preghiera, avendoli dotati di un libro dei Salmi ciascuno. Le cose andarono bene fino alla Grande depressione, che nel 1929 dagli Usa si propagò in tutto l'Occidente economicamente interconnesso con l'America. Le dittature italiana e tedesca ne sarebbero uscite applicando le dottrine keynesiane, gli Usa intervenendo nella Seconda guerra mondiale. Intanto, i Kristiansen arrancavano fabbricando oggetti casalinghi e giocattoli. Ma erano fatti così bene (Ole all'ingresso del laboratorio aveva fatto scrivere: «Neppure il meglio è buono a sufficienza») che andavano a ruba. Specialmente i giocattoli, tra i quali spiccava la famosa paperella con le ruote che apriva e chiudeva il becco mentre i bambini la trascinavano con la cordicella.
I Kristiansen decisero, infine, di concentrarsi sui giocattoli. Ole convocò i dipendenti e chiese loro di decidere, insieme a lui, il nome della nuova attività.
Dalla consultazione uscì fuori LeGo, contrazione che in danese sta per «Leg Godt», «giocare bene».
DAL LEGNO ALLA PLASTICA
Durante un viaggio di osservazione in Inghilterra, il fondatore portò a casa una nuova idea: i mattoncini da costruzione. Era persuaso che i bambini fossero più creativi degli adulti e in questo non sbagliava: chi ha la mia età sa che un bambino può inventarsi giochi anche senza avere in mano niente, anche in una stanza completamente vuota. Ma i mattoncini da costruzione dei Kristiansen erano, ovviamente, di legno, e non avevano ancora la possibilità di incastrarsi l'uno con l'altro. L'idea gli venne durante una fiera, ascoltando le recriminazioni di uno standista: le muragliette costruite con i mattoncini avevano il difetto di crollare a ogni minima disattenzione. Venne la guerra e venne l'invasione tedesca. I Kristiansen non ebbero particolari noie, ma nel 1942 ecco di nuovo il fuoco. Tutto andò in fumo un'altra volta e un'altra volta Ole dovette ricominciare da capo. Ma ormai la ditta Lego era così rinomata che non ebbe necessità di particolari sacrifici per tornare in - è il caso di dirlo - gioco. Fu nel 1947 che avvenne la svolta definitiva. L'invenzione della plastica. Ole comprese subito le potenzialità del nuovo materiale e decise di riconvertire tutto il processo di produzione. Non più giocattoli assortiti ma solo mattoncini di plastica, incastrabili grazie a cilindretti e buchi corrispondenti. Era nata la Lego, quella che tutti conosciamo. Una delle aziende di giochi più famose del mondo. La versione finale dei mattoncini, nella forma e col materiale che tutti conosciamo, fu brevettata nel 1958. Ole Kirk Kristiansen morì nello stesso anno, ma ebbe la soddisfazione di vederla. Dieci anni dopo a Billund sorse il primo parco Legoland del mondo, dove i maggiori monumenti del pianeta sono ricostruiti coi famosi blocchetti e dove milioni di turisti, grandi e piccoli, vanno ogni anno.
SETTE PARCHI
Oggi di questi parchi ne esistono altri sette, in California, Florida, New York, Dubai, eccetera.
Il primo riconoscimento extra Danimarca il fondatore lo ebbe in Italia, a Roma, dove nel 2002 il parco comunale di Silva Candida è stato intitolato a Ole Kirk Kristiansen. La Lego è oggi presente in centotrenta Paesi e nel 2000 il suo mattoncino è stato proclamato «giocattolo del secolo». Quel tredicesimo figlio di poveri contadini, che riponevano in Dio ogni loro speranza, dimostrò che davvero un figlio è un investimento. Un Dio creatore che ama creare (sennò non si spiega, per esempio, l'esistenza di coloratissime orchidee al centro dell'Amazzonia, dove crescono da millenni senza che nessuno possa vederle) di certo gioisce come un padre a cui nasce un erede: un nuovo figlio è una nuova speranza. Nei secoli cristiani lo si sapeva bene, infatti sul tetto delle cattedrali ci sono spesso statue invisibili dal basso: i maestri medievali non costruivano per i turisti. Un giorno un amico, pur credente, mi chiese a che cosa servisse una Ferrari sulla via della salvezza. Neanche una rosa - risposi - serve a niente. Ma se Dio stesso ci ha circondati di cose inutili (le galassie, le libellule...), chi sono io per pontificare? Savonarola, grazie a ragionamenti analoghi, ridusse la capitale del Rinascimento in un luogo di «piagnoni», coi suoi «falò della vanità» che mandarono in cenere capolavori. È vero, oggi la Lego, come la Disney, subisce il contagio woke. Eh, i fondatori sono morti. A proposito di investimenti: Céline Dion è una tredicesima, e fu un prete a convincere la madre a tenerla. E poi Andrea Bocelli, Cristiano Ronaldo, Justin Timberlake...
Nota di BastaBugie: Manuela Antonacci nell'articolo seguente dal titolo "Adesso pure i Lego sono omofobi" racconta l'ultima follia woke.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 8 febbraio 2025:
Il Museo della Scienza di Londra, in questi ultimi giorni, è oggetto di sbeffeggio sui social per aver organizzato un tour che promuove l'idea che i mattoncini Lego possano essere in qualche modo "omofobi" adducendo una motivazione che ha dell'incredibile... Tanto per incominciare, il tour si chiama Vedere le cose in modo queer (Seeing Queerly) e già il titolo è tutto un programma... ed è stato creato dal Gender e Sexuality Network del Museo della Scienza di Londra. Tra le tappe del percorso, nel museo, ce n'è una in cui i visitatori possono ammirare una vetrina con i mattoncini Lego, accanto a una guida che afferma che questi potrebbero rafforzare l'idea del binarismo dei sessi.
Idea gravissima! Anzi idea violenta, nel mondo di oggi che arriva ad ignorare e a censurare il modo in cui l'umanità si è riprodotta nei millenni. Idea violenta e, dunque, violento, chi la diffonde. Ma in che modo l' "eresia" dell'esistenza dei due sessi biologici (che è bene ricordare, sono ancora "maschile" e "femminile"...) verrebbe incentivata dalla Lego? Per il fatto che, udite, udite, i mattoncini presenterebbero una parte superiore con i perni sporgenti che rappresenterebbe il "maschio" (del mattoncino?!?) ed una parte inferiore, con i fori per ricevere i perni che rappresenterebbe la "femmina".
Dunque sarebbe una struttura "discriminatoria" perché ricorderebbe addirittura "l'accoppiamento" e ciò rafforzerebbe, secondo questa logica folle, l'idea delle relazioni come "eteronormative". Attendiamo solo, in quest'ottica delirante, a questo punto, che i Lego partoriscano... Sebbene la guida del tour sia stata pubblicata sul blog del museo più di due anni fa, è diventata virale, solo ora, dopo che il Telegraph ha pubblicato un articolo sulla questione.
«Questo è un esempio di applicazione del linguaggio eteronormativo ad argomenti non correlati al genere, al sesso e alla riproduzione. Illustra come l'eteronormatività (l'idea che l'eterosessualità e il binarismo di genere maschio/femmina siano la norma e tutto ciò che ne esce è insolito) plasmi il modo in cui parliamo di scienza, tecnologia e mondo in generale». È precisamente quanto si legge sul blog.
La direttrice del webmagazine Sex Matters, Fiona McAnena, che si batte contro le follie woke, ha risposto alle accuse di discriminazione sessuale da parte del museo, affermando che «il percorso autoguidato del Museo della Scienza su tutto ciò che e "queer" è completamente folle e include alcune affermazioni assurde». «Quando visitano il Museo della Scienza - ha sottolineato - le persone si aspettano di essere informate, istruite e ispirate, non di vedersi imporre affermazioni dubbie radicate nell'ideologia di genere».
Mentre, dal canto suo, Elon Musk ha twittato in risposta all'articolo del Telegraph che ha raccontato la vicenda, inviando un'emoji con la faccia di un clown. Una menzione a parte merita l'editore emerito del Daily Wire Ben Shapiro che ha deriso l'idea, scrivendo su X: «Aspettate che il Museo della Scienza scopra che gli
29 JAN 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8057
LA TREGUA DI GAZA E' UNA FREGATURA PER ISRAELE di Rino Cammilleri
Reagan, presidente Usa, così ebbe a dire: "Potevamo asfaltare il Vietnam e dipingerci le strisce di parcheggio sopra". Infatti, gli americani persero quella guerra per colpa della propaganda interna, non certo per motivi bellici. Chi fossero i veri villains della situazione si vide nel successivo proliferare dei c.d. boat people, vietnamiti che preferivano affrontare i pirati e l'oceano su bagnarole pur di sfuggire ai "liberatori" comunisti. Cinquantamila soldati americani tornarono nelle bare, ma secondo la propaganda di sinistra - cioè, Hollywood, nani&ballerine - i genocidi al napalm erano loro e non i viet & khmer. C'era dietro lo zampino del famoso Dipartimento D del Kgb? Non si sa, certo. Ma il metodo d'indagine detto quis juvat? non permette di escluderlo.
L'ATTACCO DI HAMAS E LA PROPAGANDA OCCIDENTALE
Ebbene, lo stesso schema si può applicare all'attuale problema mediorientale. Riassumiamo. Per far saltare i c.d. Accordi di Abramo gli autoeletti capi del palestinesi, cioè Hamas, un 7 ottobre (c'entra niente Lepanto?) lanciarono un attacco proditorio contro la popolazione israeliana, trucidando sulle 1500 persone, compresi donne, vecchi, bambini e malati. Andarono via portandosi dietro centinaia di ostaggi, anche neonati. Sapendo che la reazione israeliana sarebbe stata furibonda, gli eroici guerrieri islamici piazzarono arsenali, basi e logistica in luoghi come ospedali, scuole, case private. Epperò la propaganda in Occidente si scatenò subito contro la risposta israeliana, accusandola di genocidio. E dire che in Occidente sappiamo bene che l'abitudine di lanciare autobus e camion sulla folla dei mercatini, di mitragliare chi balla in discoteca, di accoltellare passanti a caso non è affatto ebraica. Eppure la propaganda è riuscita a far passare per genocida un popolo che il genocidio, e in grande stile, l'ha subito. A questo è servito riempire l'Occidente di musulmani? Chissà.
Il fatto è che, pressati dalle loro opinioni pubbliche così plagiate, i governi occidentali, tutti, hanno pressato a loro volta quello israeliano, costringendolo a un cessate-il-fuoco che di fatto è un calabraghe. Li credevo più furbi, gli israeliani, invece hanno puntato tutto sulle armi e niente sulla propaganda. Ed ecco il risultato. Galere aperte e centinaia di ergastolani (Israele non ha la pena di morte, non così i vicini) che andranno a rimpinguare i ranghi decimati di Hamas. Centinaia di camion di aiuti che faranno la stessa fine. Hamas ha, così, agio di riorganizzarsi in ogni senso. In cambio? Sette ostaggi liberati. Sette, con promessa di altri -quelli ancora vivi- ma col contagocce. Anche il famoso leader Sinwar, quello la cui moglie esibiva borse da migliaia di dollari, era stato scambiato in tal modo. Ed era divenuto la mente del 7 ottobre. E ora suo fratello ne ha preso il posto. Date queste premesse, il conflitto da quelle parti non finirà mai. Mai.
LA PROPAGANDA E LE SUE CONSEGUENZE
I governi occidentali, essendo democratici, campano di voti. Poi c'è da mettere in conto le elezioni presidenziali americane, che cadono troppo presto. Con tutto ciò, dunque, come trascurare il fattore propaganda? "Secondo dati locali" è il mantra dei tiggì occidentali. Cioè, secondo quel che riferisce Hamas, che controlla anche il c.d. Ministero della Salute palestinese. Chi si ricorda più del filmato, beotamente trasmesso e ritrasmesso da tutti i tiggì, di quel povero padre palestinese che disperatamente faceva cenno di non sparare su di lui e il figlioletto? Poi si scoprì che erano attori, ma i c.d. giornalisti occidentali si guardarono bene dall'ammettere di essere stati infinocchiati. E l'opinione pubblica occidentale rimase persuasa che i villains erano sempre i soliti.
La foto di Jane Fonda con l'elmetto ripresa accanto a una postazione contraerea vietcong fa il paio con lo slogan dei soliti giornalisti (di parte o semplicemente cretini) che, dopo la fuga americana crearono lo slogan del "mito dell'invincibilità vietnamita". Che crollò pochi mesi dopo sotto i carri armati cinesi. Ma è la democrazia, bellezza! I cui meccanismi i terroristi islamici dimostrano di conoscere molto meglio. Sempre per un pugno di voti Biden, dopo miliardi di dollari e molti marines morti in vent'anni, ha riconsegnato pari pari l'Afghanistan ai talebani. Vi risulta che qualche anchorman glielo abbia rinfacciato? No, infatti, perché nani&ballerine stanno tutti da una sola parte. E adesso già affilano le armi per una guerra senza quartiere a Trump. Il quale, tra le altre cose, è stato il presidente che ha portato l'ambasciata americana a Gerusalemme. Le ambasciate, lo ricordo, stanno nella capitale. E per Israele la vera capitale non è Tel Aviv ma Gerusalemme. Trump, insomma, è anche "amico di Israele", dunque...
17 DEC 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8018
SCIOPERO, MECCANISMO INFERNALE CHE I SINISTRI USANO PER IL POTERE di Rino Cammilleri
Sciopero del 13 dicembre, Santa Lucia. Ennesimo scacco a Salvini. Il ministro precetta i trasporti, il solito Tar del Lazio annulla, i lavoratori più privilegiati d'Italia mandano in tilt il Paese, naturalmente sempre di venerdì per fare più danno. Morale complessiva: è praticamente inutile votare, per un popolo, se i comunisti (scusate se li chiamo col loro vero nome) hanno da tempo provveduto a infiltrare gente loro negli ingranaggi dello Stato. I politici vanno e vengono, i funzionari e i magistrati no, restano al loro posto chiunque sia al governo. Non devono fare equilibrismi perché sotto ai riflettori, non devono cercare in tutti i modi di farsi rieleggere per poter portare avanti progetti di ampio respiro e lunga durata.
No, funzionari e magistrati durano tutta la loro vita, pronti ad agevolare quando al comando c'è la loro fazione o a sabotare quando c'è l'altra. E la strategia dei comunisti (scusate se li chiamo col loro vero nome) è sempre la stessa: o comandano loro o sfasciano tutto. Lenin, infatti, ha elaborato non tanto il marxismo, quanto un metodo infallibile per prendere il potere e tenerselo. E Gramsci ha genialmente aggiunto i nani e le ballerine.
Ora, uno potrebbe dire: vabbè, lasciamoli comandare visto che ci tengono tanto, così almeno avremo la pace per le strade, anche ferrate. Il problema è che spasimano per comandare, sì, ma poi l'unica cosa che sanno fare è trasformare il Paese in un campo di concentramento in cui chi non obbedisce (a loro) non mangia. E mangia poco, perché quel poco che rimane, dopo breve tempo di (loro) comando, se lo pigliano tutto loro e quelli cha hanno fiutato il nuovo corso. Che poi è più vecchio del cucco, ma a quanto pare conserva la sua geniale efficacia, infatti ha conquistato perfino l'America.
Voi direte: ci penserà l'islam a sistemarli come meritano. Sì, perché avete visto le statistiche e appreso che le donne occidentali fanno 1,4 figli, mentre le musulmane ne fanno 3,5 a testa. E avete letto che a ogni censimento i musulmani in Europa raddoppiano. Ma riflettiamo: c'è molta differenza tra il campo di concentramento islamico e quello comunista? Non sono totalitari entrambi? Non obbligano a vestire, parlare, pensare, mangiare come dicono i capi? Femminismo e gayismo? Strumentali al sabotaggio, se ne può fare benissimo a meno.
Infatti, ai comunisti non costerà niente recitare la shahada e diventare musulmani, l'importante è comandare. Poi, gramscianamente, ci penseranno i loro nani&ballerine a convincere il popolo che velarsi, farsi crescere la barba, circoncidersi, infibularsi, scannare agnelli è sano&bello. Guardate le bandiere palestinesi nelle manifestazioni con falce&martello. E chi è che preme per l'"accoglienza" indiscriminata? Eh, se fossi Satanasso non avrei saputo escogitare di meglio. Esagero? No, mi ricordo dell'urlo letteralmente infernale e corale che si levò dai banchi dell'opposizione quando Salvini sfoderò in aula il Rosario. Prepariamoci, perché non ci sarà Opzione Benedetto che tenga. Verranno a stanarci. Qualcuno di voi obbietterà che ai cortei "contro il genocidio" ci va tanta gente in buona fede. Eh, secondo un antico detto di origine medievale, "lo stupido è il cavallo del diavolo".
30 OCT 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7968
COSA SERVE ANDARE A VOTARE SE TANTO E' UGUALE? di Rino Cammilleri
Wilson Fisk alias Kingpin è il problema numero uno di Daredevil, il supereroe cieco della Marvel. Fisk. Italianizzando sarebbe Fisco. Che è il problema numero uno di un popolo cieco - meglio: accecato - che qualsiasi cosa voti se lo ritrova sempre davanti, imbattibile e imbattuto. L'ultima trovata dell'Agenzia delle Entrate, infatti, è da Padrino n. 4, una proposta che non si può rifiutare, pena ritrovarsi con una testa mozza di cavallo nel letto.
Se ho ben capito: il Fisco, sulla base di una proiezione, suppone che tu debba guadagnare suppergiù quanto ha guadagnato l'altro ieri; se paghi il calcolato (dal Fisco, ovvio), nessun problema; se no, sei nel mirino degli accertamenti delle Fiamme Gialle. Guardate, c'è proprio scritto così nell'avviso, con l'aggiunta che stanno potenziando all'uopo le capacità di controllo per chi non scuce immantinente di fronte alla minaccia. Andate a vedere: il linguaggio è perentorio e - aggiungo io - intimidatorio. Sì, ci sono i c.d. grandi evasori che poi patteggiano e il Fisco è contento perché meglio di niente. Ma quando l'intimidazione piomba sul capo di un poveraccio a partita Iva che è sull'orlo della disperazione perché i clienti diminuiscono ogni giorno sempre più vertiginosamente, ecco che scatta il pensiero (amaro): ho votato a destra perché questa aveva promesso di abbassare le tasse, invece non solo non lo fa, ma a chi gliene chiede conto risponde livorosamente che è colpa del superbonus introdotto dal precedente governo. Il che è vero.
Tuttavia il precedente governo non aveva tolto soldi dalle tasche degli italiani per darli a Zelensky (non è un suo merito, solo non aveva fatto in tempo) e per contrastare l'evasione aveva inventato la lotteria dello scontrino. Che l'attuale governo si è ben guardato dal togliere. Ora, la domanda: avete notizia di qualcuno che abbia vinto qualcosa con questa lotteria? Se quando mi presento alla cassa con il codice sul telefonino mi sento dire dalla commessa che sono il solo cliente del supermercato a richiedere 'sta lotteria, vuol dire che il resto del popolo ha già capito, e da un pezzo, la presa per i fondelli.
Noi, votanti di destra e progressivamente sempre più delusi, abbiamo un suggerimento per le prossime elezioni: mantenete le promesse, abbassate le tasse, cessate con la persecuzione fiscale. Sarà pure una trovata demagogica, ma chissenefrega. Solo così guadagnerete anche la prossima legislatura. Altrimenti andate a casa. Tanto, è uguale.
Nota di BastaBugie: Roberto Marchesini nell'articolo seguente dal titolo "Dove è il male minore? Una rappresentanza per gli apolitici!" fa notare che da Forza Italia fino ad Alessandra Mussolini, tutti aderiscono al pensiero di sinistra su vita e famiglia, soprattutto sugli Lgbt. Come nel precedente articolo di Rino Cammilleri, la domanda è sempre la stessa: cosa serve andare a votare?
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 ottobre 2024:
Riposizionamenti politici? Le danze sono state aperte da Marina Berlusconi che, in una intervista al Corriere della Sera del 27 giugno scorso, ha dichiarato: «Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbt, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Perché ognuno deve essere libero di scegliere... ».
Poi è stato il turno di Piersilvio, che avrebbe dato ordine di «di puntare sugli ospiti più moderati del partito di Elly Schlein, rispetto a quelli del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra che vengono considerati troppo "radicali". Insomma, un'opposizione con cui non possono esserci spazi comuni».
Infine è stato il turno di Antonio Tajani, anche lui erede (politico) di Berlusconi che, in una intervista a Repubblica, ha aperto allo jus scholae: «Mica ho sentito Schlein per fare un inciucio. Né lavoro a un accordo sottobanco con il Pd. È solo quello che pensiamo, da sempre. È quello di cui ha bisogno il nostro Paese. L'Italia è cambiata». Non ho dubbi che aprire le maglie della concessione della cittadinanza italiana sia quello che pensa da sempre; peccato che, nel 2022, lo stesso Tajani aveva scritto in un Tweet che giudicava chi proponeva lo stesso provvedimento «Irresponsabili sulla pelle degli italiani». Mistero.
Sottolineo che queste prese di posizione sono avvenute in interviste sul Corrierone e su Repubblica, cosa che ha tutta l'aria di un proclama.
Ovviamente, la memoria corre all'intervista concessa (in vestaglia) da Alessandra Mussolini nel 2021 a Vanity Fair: «... quella proposta da Zan è una legge doverosa perché è un semplice prendere atto di qualcosa che esiste già nella società. [...] Io certe cose le ho sempre pensate, ma siccome ero pur sempre in un ambito politico, non potevo dare loro spazio». Insomma: è sempre stata «una ragazza di sinistra» ma non poteva dirlo. Cosa avrebbero pensato, elettori e militanti? Ecco una buona domanda.
Probabilmente penseranno che sono stati presi in giro per anni: hanno votato, sostenuto e difeso persone che professavano cose nelle quali non credevano. Ipocriti, li avrebbe definiti il Vangelo. Oppure potrebbero pensare che su aborto, fine vita e diritti LGBTQ+ il pensiero dei politici è unanimamente contrario al magistero; e, quindi, i cattolici (almeno quelli per i quali il magistero ha ancora un valore) non hanno alcuna rappresentanza politica. Il pensiero successivo sarebbe rivolto all'epoca del Non expedit e all'Opera dei Congressi... realtà da sogno e irrealizzabile, ai giorni nostri.
Ancora: potrebbero pensare che il PD, per gli avversari politici, rappresenta «la sinistra di buon senso», cioè dei moderati. Il quadro politico, quindi, si è progressivamente (è il caso di dirlo) spostato a sinistra; per cui il PD è ormai il «centro» moderato e non è molto distante dalle posizioni di FI. Qualcun altro potrebbe legittimamente chiedersi se ha ancora senso votare; e se è giusto votare per il male minore, visto che ormai di questo si tratta.
Ci si potrebbe anche chiedere quale sia il significato di queste cose sub specie aeternitatis, dal punto di vista dell'eternità. Quale sarebbe l'insegnamento che si potrebbe trarne secondo una teologia della storia che, a quanto pare, nessuno pratica più.
Oppure sarebbe l'ennesima conferma che vanitas vanitatum et omnia vanitas? Che forse dovremmo accalorarci meno per le cose della terra e volgere più lo sguardo al cielo?
18 SEP 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7927
LA RIVOLUZIONE CHE NON FINISCE MAI di Rino Cammilleri
"Nell'ultimo lavoro di Enfantin, La vie eternelle del 1861, l'androginia era presentata (...) come obiettivo dell'umanità". Così scriveva J. H. Billington nel suo magistrale ed enciclopedico Con il fuoco nella mente. Le origini della fede rivoluzionaria (Il Mulino, 1986). Enfantin era il successore del fondatore Saint-Simon e ultimo capo dei sansimoniani, che attendevano un Messia donna. E infatti si erano sparsi per l'Oriente proprio per cercarlo/a, convintisi, chissà perché, che proprio da là dovesse venire Colei che avrebbe condotto l'umanità verso il suo fatale destino di gloria, pace e unità.
Quest'ultima trovata, come tutte le altre, era uscita dall'unico vaso di Pandora della Rivoluzione Francese, madre di tutti gli -ismi che da allora non hanno cessato di affliggere l'Occidente (che ne ha contagiato il resto del mondo e ancora insiste). Saint-Simon e i suoi seguaci erano la punta avanzata della rivoluzione del pensiero prima che spuntassero Marx e il suo sol dell'avvenire. Marx, che volle apposta chiamare il suo socialismo "scientifico" per distinguerlo dai vaneggiamenti sansimoniani. Al femminismo Marx non pensava nemmeno, parendogli cosa folle. Infatti, i giacobini fin da subito avevano ghigliottinata Olympe de Gouges e la di lei Dichiarazione dei diritti delle donne. Di più: alla fastosa Festa dell'Essere Supremo vollero che le donne assistessero da un settore separato. Ed era la prima volta che una cosa del genere accadeva in Francia.
Billington fece notare che "politicamente, alla fine della rivoluzione le donne erano messe peggio che all'inizio". Fu con Napoleone III che i sansimoniani andarono a occupare "lucrose posizioni nelle banche, nell'industria e nel governo". Lui, ex carbonaro, che nel 1839 aveva pubblicato Des idées napoléoniennes, libro venduto nella stupefacente cifra, per l'epoca, di cinque milioni di copie in pochi anni. Infatti, i sansimoniani avevano avuto gran parte nella costruzione del Canale di Suez e nello sviluppo delle ferrovie. Già: sognavano un mondo senza confini e distinzioni di razze. È appurato l'influsso di Saint-Simon su Comte, padre del positivismo. E per Salvemini quattro quinti delle idee di Mazzini erano d'origine sansimoniana. Tornando a Enfantin, e a proposito di razze, costui in una lettera del 1835 al correligionario (il sansimonismo si pensava come la religione finale, con tanto di rituali) meticcio Urbain (anche Dumas lo era, meticcio, frutto delle colonie francesi), confessava quanto gli mancasse "il tuo volto bruno", quanto fosse affascinato dalla sua "carnagione scura", e lamentava che "Dio non mi abbia concesso comunione con quella carne". Eichtal, altro sansimoniano di spicco, "dimostra ancor più di Enfantin un'attrazione di tipo omosessuale per Urbain" (Billington).
Insomma, come si vede c'è già tutto. Tutto il nostro presente: il primato della donna, scavalcato ben presto da quello dell'omosessuale, che, ingegneria genetica permettendo, sarà a sua volta scavalcato dall'androgino, meta ultima e definitiva. Già gli artisti, che sono sempre in anticipo sui tempi e indicano la direzione, si presentano come "fluidi", anticipati dalla fantascienza di Asimov che concludeva il suo ciclo de La Fondazione con un "uomo nuovo" finalmente androgino, mix perfetto di indistinto, di individualismo e collettivismo. Neanche Huxley aveva osato, e nemmeno la Torre di Babele. Che Dio sdegnò, diversificando le lingue. Viviamo, infatti, nell'universo, il cui etimo è "unità nella diversità". Diversità. Solo così può nascere l'amore. Sennò è odio. O, peggio, indifferenza. Il cui etimo a sua volta è "nessuna differenza".
6 AUG 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7870
SPARI SULLA FOLLA: LA STRAGE DI CUI NESSUNO PARLA di Rino Cammilleri
Due giorni fa in Bangladesh la polizia ha sparato sulla folla che manifestava, soprattutto giovani, uccidendo centoquindici persone. I feriti? Non pervenuti. Sì, perché i nostri media (quelli che l'hanno fatto) hanno dedicato alla notizia solo un boxino nella pagina Esteri. Non è una novità. I direttori scelgono le notizie da enfatizzare (che so, i divorzi di Kamala, in questi giorni) in base a due criteri: 1. quel che ritengono interessi i loro lettori, 2. quel che fanno le altre testate (soprattutto). Sì, perché uno dei loro terrori è il "buco" in pagina. Da qui i media-fotocopia, cosa che, a ben pensarci, li rende tutti inutili.
La moda della sinistra americana - che è quella che comanda la narrazione occidentale - è attualmente il no al razzismo. Ma concentrarsi su un ospedale pediatrico ucraino centrato (forse) dai russi e fregarsene altamente di quel che accade in luoghi esotici che cosa è se non razzismo? In Sudan gli ammazzati sono milioni, ecchissenefrega. Un treno deraglia in India col suo solito abnorme carico di gente sopra? Normale. Alla Mecca la ressa e il caldo fanno stragi? Esotismo. E dire che il Bangladesh dovrebbe essere caro a quelli di una certa età. Esso è infatti il vecchio Bengala nella cui jungla si aggirava l'Uomo Mascherato, The Phantom di Lee Falk e Wilson McCoy.
La sua guerra di indipendenza dal Pakistan negli anni Settanta scatenò un mega-concerto tipo LiveAid organizzato da George Harrison, l'ex Beatle che scalò le classifiche con canzoni come, appunto, Bangladesh e il semibuddhista My sweet Lord (plagiato da It's so fine di Carol King, come poi appurò il tribunale). Con quella guerra il Bangladesh (che vuol dire "Bengala libero") si guadagnò due cose: l'indipendenza e il primato mondiale della povertà. Infatti, gli ammazzati dalla polizia protestavano perché il governo aveva riservato il trenta per cento dei posti di lavoro nell'amministrazione ai figli dei veterani di quella guerra, così da garantirsi la fedeltà di una notevole massa elettorale. I bengalesi capirono benissimo la manovra e scesero in piazza. Rimediandoci pallottole ad altezza d'uomo. Il governo addivenne a più miti consigli riducendo quel trenta al cinque per cento. Ma anche i poliziotti mangiano il pane governativo e il resto è storia.
Una storia, tuttavia, accecata perché molto probabilmente nulla sapremo degli sviluppi. I nostri direttori di testata, per i motivi anzidetti, sono troppo concentrati sulle disavventure di Fedez, sulle veline di Zelenski e quelle di Hamas. Credendo che tutti i lettori siano stupidi. Per fortuna che ci sono (ancora) i social, che i direttori anzidetti non frequentano, altrimenti saprebbero cosa davvero pensano i lettori. Siamo nella terra di accà nisciuno è fesso e il numero degli "apoti" (coloro che non la bevono, per dirla alla Prezzolini) aumenta a vista d'occhio. I sinistri e i loro seguaci starnazzano più degli altri - ed è l'unica cosa che sanno fare- e sono per questo più visibili ma la verità è che cresce lo stuolo di quelli che danno ragione a Israele, Putin e Trump. E che sanno che un giornalista (di sinistra) pestato da CasaPound non pareggia i danni fatti impunemente, e da sempre, da anarchici e centri sociali.
Anche i padroni dei media dovrebbero stare attenti al disastro in termine di calo di copie vendute verso cui stanno precipitando. Ma forse gestire aziende in perdita è un rischio calcolato, che val la pena pur di influire sul governo. Il quale, il nostro, ne è effettivamente intimidito.
24 JUL 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7861
LA FREGATURA DEL SISTEMA DI VOTO FRANCESE di Rino Cammilleri
I giacobini hanno lasciato un bel regalo al mondo occidentale: il giacobinismo. Il quale consiste in questo: una sparuta minoranza decide a tavolino cosa sia il bene e cosa il male, poi applica con la forza il suo schema al popolo col metodo del letto di Procuste. Che i troppo corti li stirava e i troppo lunghi li mutilava per fare rientrare tutti nelle misure del suo giaciglio.
La filosofia è gnostica: alcuni di autodesignano "giusti" e obbligano il popolo, massa pecorona che non sa qual sia il suo vero bene, a fare quel che dicono loro. "Faremo della Francia un cimitero se non potremo rigenerarla a modo nostro!", proclamò un autorevole esponente della cricca robespierriana. E, infatti, ghigliottina. E non bastava obbedire, ma dovevi anche dimostrare entusiasmo. Da qui la coccarda obbligatoria e il certificato di "civismo". Da qui la modifica del linguaggio, l'introduzione di nuove feste a tema, la cancel culture (decapitarono anche le statue dei Re su Notre Dame). Vi ricorda qualcosa?
La Francia non ha perso il vizio, come si vede attualmente. La democrazia è "cosa loro", perciò della volontà popolare se ne impipano. Il popolo vota la destra (che anche i nostri tiggì continuano a chiamare "estrema") e giù i suoi c.d. rappresentanti a forzare leggi e regolamenti (che loro stessi hanno inventato) ad aggirarla, a vanificarla, perché il popolo, come si è detto, è un bamboccio che non sa quel che fa.
È sempre dalla Francia che tutto è partito. Prima, il re medievale era solo un primus inter pares coi suoi baroni. E a mantenerlo nei giusti princìpi (teorici e generalissimi, cioè morali) pensava il Papa. Poi, il primo re ad arrestarlo, il Papa, fu proprio un francese, Filippo il Bello, che per prima cosa fece fuori la guardia pretoriana del Papa, i Templari. I suoi successori, poco alla volta, esautorarono la nobiltà inaugurando l'Assolutismo: L'État c'est moi, poteva finalmente dire Luigi XIV. Ma accentrando tutti i poteri nella capitale, i re assoluti non si avvidero di star segando il ramo su cui stavano seduti. E a un pugno di giacobini fu sufficiente impadronirsi di Parigi per avere in mano tutto il resto.
La Rivoluzione Francese fu in realtà una rivoluzione solo parigina, che il resto di Francia dovette subire con le cattive (si veda il genocidio vandeano) e Napoleone esportò in tutta Europa in fil di sciabola. Si pensi solo al Codice Civile (detto napoleonico, appunto): i re non si erano mai sognati di mettere bocca nel diritto privato, né - figurarsi - di legiferare sulla famiglia. Comunque, la mania di voler costruire l'"uomo nuovo" comincia nel 1789, e oggi ne vediamo le estreme conseguenze nell'ossessione regolatoria con cui veniamo asfissiati quotidianamente da quelli che comandano. Il cancro ha infettato anche gli Usa, come l'era Obama ancora in corso dimostra. Che Dio ci aiuti, perché nessun altro potrà. Nemmeno il voto, come proprio la Francia dimostra.
Nota di BastaBugie: Roberto de Mattei nell'articolo seguente dal titolo "La Francia cartesiana immersa nel caos" spiega la fregatura del sistema di voto francese che ha dato al Rassemblement National di Le Pen solo 143 seggi (33% dei voti), al Nouveau Front Populaire ben 182 seggi (con solo il 28% dei voti) e ad Ensemble, il partito del presidente Macron, ben 150 seggi (con solo il 20% dei voti).
Ecco l'articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 10 luglio 2024:
La Francia, madre del filosofo Cartesio (1596-1650) e della Rivoluzione del 1789, è sempre stata "cartesiana" nella sua politica come nella sua filosofia. I regimi che si sono succeduti dopo la Rivoluzione francese, costituiscono infatti differenti fasi storiche corrispondenti ad altrettanti paradigmi politici, di modello per le altre nazioni. Il bonapartismo (1796-1815), precursore del fascismo, è il paradigmatico tentativo di amalgamare l'eredità della Rivoluzione con il desiderio di autorità e di ordine degli uomini di destra; l'epoca della Restaurazione (1815-1830) costituisce l'effimera affermazione della destra legittimista; la monarchia orleanista (1830-1848) è il trionfo del liberalismo conservatore. La Seconda (1848-1849) e la Terza Repubblica (1870-1940), riprendono lo spirito della Rivoluzione, con l'intervallo della nuova esperienza bonapartista di Napoleone III, tra il 1852 e il 1870. In tutte queste fasi della sua storia, la Francia mostra sempre la sua propensione per la radicalità e la chiarezza delle posizioni. Lo testimoniano anche le fiammate della Rivoluzione di febbraio del 1848, della Comune di Parigi del 1870 e della Rivoluzione studentesca del 1968: sono state esperienze brevi, ma hanno avuto un'influenza profonda.
Le elezioni legislative del 2024, che hanno rappresentato un vero e proprio terremoto politico, vanno considerate con la massima attenzione proprio perché ciò che accade in Francia ha sempre un valore di punto di riferimento in Europa, a differenza di altri paesi, come il Regno Unito, dove la competizione elettorale ha una portata solo insulare e la recente vittoria dei laburisti si inserisce nel quadro di una fisiologica alternanza al potere tra i due principali partiti che da sempre si affrontano.
Tutto comincia con le elezioni europee dell'8 giugno in cui il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e Jordan Bardella ottiene il 31 per cento dei voti, affermandosi come il primo partito in Francia. Poche ore dopo aver conosciuto l'esito della consultazione elettorale, il presidente della Repubblica Emmanuel Macron decide di sciogliere l'Assemblea nazionale e di indire elezioni anticipate.
L'iniziativa appare a tutti gli osservatori azzardata, dettata da una reazione impulsiva più che da un meditato calcolo politico. I risultati del primo turno elettorale confermano questa impressione. Il Rassemblement National, alleato con Eric Ciotti, il presidente dei Repubblicani di destra, si conferma il primo schieramento politico con il 33% dei voti, seguito dalla sinistra unita del Nouveau Front Populaire con il 28% dei consensi. Il grande sconfitto è Macron che, come osserva Alexis Brézet su "Le Figaro" perde tutto: «voleva unire il blocco centrale, dividere la sinistra, isolare il RN; tutti i suoi calcoli si sono rivelati falsi» (1° luglio 2024).
Il centro macroniano appare frantumato e si delinea la classica polarizzazione tra destra e sinistra. In un libro dedicato a L'Extrême Centre ou le poison français. 1789-2019 (Editions Champ Vallon 2019), Pierre Serna dimostra come il "centro" non è mai riuscito ad ancorarsi nel paesaggio politico francese. I "girondini" nella storia di Francia hanno sempre aperto la strada ai "giacobini". Ciò che accade lo conferma. Macron, il teorico del "supercentro" contro gli opposti estremismi, a costo di suicidarsi, lancia la "strategia della desistenza," per la quale, nella sfida triangolare del secondo turno i candidati macroniani che sono preceduti da candidati del Front Populaire si ritirano, per farli vincere, e i candidati del Front Populaire preceduti dai macroniani fanno altrettanto. In questo modo 218 candidati, 130 della sinistra, 82 nel campo presidenziale, che avevano superato il primo turno, si ritirano per impedire, la vittoria della destra. Il capovolgimento è inevitabile. Il blocco Macron-estrema Sinistra arresta la marcia trionfale della Destra. Il vincitore però non è Emmanuel Macron, che ha perso la maggioranza che aveva in Parlamento, ma Jean-Luc Mélenchon, il vecchio attivista trotzkista de La France Insoumise, che l'ha ottenuta e ora guarda alle elezioni presidenziali del 2027 come avversario di Marine Le Pen. Questo è il risultato della politica di "Muoia Sansone con tutti i Filistei".
Qual è ora la situazione? La nuova Assemblea Nazionale è ingovernabile, con tre blocchi principali, il Front Populaire con 182 seggi (lontano comunque dalla maggioranza), la coalizione Ensemble pour la République di Macron con 168 e il Rassemblement National con 143. I macronisti hanno perso 85 seggi, i lepenisti ne guadagnano 36. Il Front Populaire è il partito più rappresentato nell'Assemblea Nazionale, ma il Rassemblement resta il primo partito in Francia, con dieci milioni di voti, contro sette milioni del Front Populaire.
«La nascita del nuovo esecutivo sarà un rompicapo peggio del cubo di Rubik», scrive il "Corriere della Sera" dell'8 luglio. La nomina del primo ministro spetta al presidente, ma poi è l'Assemblea nazionale che deve votare la fiducia al premier. Nella nuova Assemblea, tra Macron e Mélenchon, non c'è niente in comune, salvo l'odio per la Destra. Macron è un liberale di sinistra, legato agli ambienti del supercapitalismo; Mélenchon appartiene alla sinistra euroscettica, anti-atlantista e antisionista. [...] È in questa torbida situazione che si svolgeranno a Parigi dal 26 luglio all'11 agosto i Giochi Olimpici.
Va ricordato infine che nella storia non esistono solo errori politici, ma anche colpe morali. Come dimenticare che Emmanuel Macron è il personaggio politico che, lo scorso 4 marzo, con l'arroganza che gli è propria, si è dichiarato fiero che la Francia sia stato il primo paese del mondo a inserire l'aborto nella sua carta costituzionale auspicando che l'omicidio di Stato fosse inserito tra i diritti fondamentali dell'Unione Europea? Ma il diritto alla vita, che fa parte della legge naturale, non è un principio effimero, che possa essere abolito da un parlamento. Gli uomini politici invece sono effimeri. Tre mesi dopo le sue roboanti dichiarazioni, il trono di Macron si è sbriciolato, proprio a causa
9 JUL 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7850
IL PROBLEMA DELL'AFRICA SONO GLI AFRICANI di Rino Cammilleri
In Kenia, una volta tanto, la gente è scesa in piazza non per appoggiare qualche golpe ma per fame. Protesta spontanea, insomma, contro il tentativo del governo di aumentare le tasse. Cioè, contro il caro vita di una vita già cara. Finale: 23 morti ammazzati dalla polizia che ha sparato sui dimostranti. E un centinaio di feriti.
Immaginate se una cosa del genere fosse accaduta nella Mosca putiniana o nella Roma meloniana. Ma anche nella Washington woke e in qualunque città dei "bianchi". Sì, perché il vero razzismo è questo, mica quello hollywoodiano: degli africani (ma anche degli arabi, degli indiani o dei cinesi) non ce ne frega niente, tranne quando annegano in acque internazionali e i tiggì continuano a dire che è accaduto "di fronte alle coste calabresi", perché a noi interessa la battaglia politica interna e nient'altro. Ci commuoviamo a comando.
Ma, per tornare al Kenia, come mai l'Africa è sempre alla fame? E/o eternamente alle prese con genocidi e profughi? È dagli anni Sessanta che l'Occidente versa valanghe di denari in "aiuti ", che hanno reso mendicante perpetuo un intero continente. Dove finisce questo flusso continuo di soldi a fondo perduto? Soldi che, periodicamente, vengono aumentati da quelli rastrellati in "concerti" internazionali tipo Live Aid o For Africa, nei quali si esibisce il fior fiore della musica pop, con tenori al seguito. Però gli africani continuano a preferire il rischio di annegare pur di andarsene da laggiù. Infatti, ecco la risposta: i soldi finiscono nelle tasche di chi comanda. Il quale, dopo essersi comprato la Rolls con le maniglie d'oro, trasferisce il resto nelle banche occidentali e/o in qualche mega -villa a Parigi o a Londra o altro luogo finanziariamente interessante.
Cioè, il problema è la corruzione, e non diciamo niente di nuovo. Se ne era accorto anche Obama, che in tal senso aveva bacchettato i politici africani quando era presidente e in visita ufficiale. Ma, direte voi, se il problema è la corruzione dei ceti dirigenti, perché i popoli africani li votano? Perché, come è stato rilevato, in Africa si vota non per un partito ideologico ma per uno etnico. Lo zulu vota per il candidato zulu, lo xhosa per quello xhosa, e così via. [...] Chi non ci sta può sempre andarsene via barcone. Anzi, se se ne va è meglio. Così, l'europeo (specialmente l'italiano) sborsa due volte: una in "aiuti" e l'altra per mantenere gli sbarcati.
Insomma, il problema dell'Africa sono gli africani, ed è inutile girarci intorno o tacciare il sottoscritto di razzista. Infatti, non lo dico io, ma, nel caso del Kenia, i vescovi locali, che sono africanissimi. La corruzione, dunque. E la fame di potere (è lo stesso) di tanti capi e capetti, cui le ecatombi che provocano non destano preoccupazione. [...] Guardate il Sud Sudan: ottenuta la (sanguinosa) indipendenza, eccoli a scannarsi tra loro per decidere chi deve comandare.
Nota di BastaBugie: Anna Bono nell'articolo seguente dal titolo "Sudan, la crisi umanitaria peggiore del pianeta " racconta la situazione nel Sudan a cui accennava alla fine l'articolo precedente.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana l'8 luglio 2024:
Due generali si contendono il Sudan dall'aprile del 2023, entrambi decisi a deporre le armi solo dopo aver sconfitto l'avversario. Il generale Abdel Fattah al -Burhan, capo delle forze armate e della giunta militare che nel 2021 ha preso il potere con un colpo di stato, comanda l'esercito governativo, forte di oltre 100mila unità. Il generale Mohamed Hamdan Dagalo, suo vice prima dello scoppio della guerra, ha ai suoi ordini i 100mila paramilitari delle FSR, le Forze di Supporto Rapido.
I combattimenti sono iniziati nella capitale Khartoum e nella regione del Darfur, poi hanno rapidamente coinvolto altre aree del paese. Fin dall'inizio entrambi gli eserciti hanno mostrato totale disinteresse per la sorte dei civili, per la loro sicurezza e per le loro crescenti difficoltà causate dalle ripercussioni negative del conflitto sull'economia, sui servizi e sulle infrastrutture. Con il trascorrere delle settimane inoltre, i civili, oltre che vittime in quanto "effetti collaterali" della guerra, sono diventati anche bersagli, colpiti deliberatamente soprattutto dove, come nella regione del Darfur, il fattore etnico ha reso i contendenti ancora più spietati.
È la crisi umanitaria più grave del pianeta. Si stima che i profughi siano da 10 a 12 milioni, da un quinto a quasi un quarto della popolazione, circa due milioni dei quali rifugiati negli stati vicini, gli altri sfollati in territori del paese considerati sicuri, ma costretti a spostarsi ancora e ancora man mano che il conflitto li raggiunge. Ancora superiore è il numero delle persone denutrite. La produzione interna di generi alimentari è crollata e i due eserciti rallentano e in certe regioni impediscono l'arrivo dei soccorsi internazionali. Usano la fame come arma di guerra. Gli esperti ritengono che entro settembre il 70% della popolazione sarà alla fame, a meno di una tregua che i due generali continuano a escludere.
La situazione peggiore è quella di chi è intrappolato nelle aree in cui si combatte e non riesce a lasciarle, per mancanza di denaro, perché non sa dove andare o perché i contendenti non accettano di sospendere il fuoco per il tempo necessario a farli transitare in sicurezza. È il caso, quest'ultimo, delle persone che da oltre un anno sono ospiti della missione cattolica Dar Mariam situata nel distretto di al-Shajara, nei pressi di Khartoum, gestita da cinque suore missionarie, Figlie di Maria Ausiliatrice, affiancate da un sacerdote salesiano, padre Jacob Thelekkadan.
La missione comprende una scuola elementare e un centro per la promozione della donna. Dall'inizio della guerra le suore hanno chiuso sia la scuola che il centro e ne usano i locali per ospitare i profughi, attualmente circa 80 tra donne e bambini, numero che di notte raddoppia, specie quando si combatte nelle vicinanze, con l'afflusso di decine di persone che sperano di essere più al sicuro entro le mura della missione. La parte più protetta del complesso, il cortile e alcuni locali, è stata destinata ai bambini, è grande abbastanza perché possano anche giocare. Per loro, per distrarli, le suore organizzano lezioni di teatro e canto. Ma la struttura è stata anch'essa presa di mira e bombardata più volte. Lo scorso novembre i bombardamenti hanno distrutto una grande immagine della Madonna posta all'ingresso della missione, hanno distrutto il secondo piano dell'edificio principale e hanno incendiato un tetto. A gennaio un altro bombardamento ha distrutto le stanze delle suore.
Siccome molti sono i feriti da proiettili vaganti e schegge e la maggior parte degli ospedali della capitale sono chiusi o comunque non hanno medici né medicine a sufficienza, la missione è diventata anche un ambulatorio improvvisato che si cura ogni giorno di decine di feriti e di ammalati privi di assistenza. Per come possono, le suore inoltre si prendono cura anche delle persone, alcune centinaia, che vivono nei dintorni della missione cercando almeno di offrire loro un pasto al giorno. Ma procurarsi del cibo è diventato sempre più difficile per mancanza di denaro e, quando i combattimenti si avvicinano, per l'impossibilità di recarsi ai mercati locali.
Qualche volta l'esercito governativo ha fornito alla missione generi di prima necessità: oltre al cibo, del carburante per i generatori indispensabili durante le frequenti interruzioni di corrente per attingere acqua dai pozzi. Inoltre per due volte ha fatto volare padre Thelekkadan a Port Sudan, città sul Mar Rosso, dove ha raccolto denaro e provviste. Tuttavia spesso la missione non è in grado di preparare altro che scarse razioni di porridge, lenticchie e fagioli e, nei momenti peggiori che stanno diventando sempre più frequenti, le suore hanno raccolto foglie ed erbe per far mangiare almeno ai bambini mentre gli adulti hanno saltato i pasti.
Lo scorso dicembre la Croce Rossa ha provato a portare in salvo le suore, il sacerdote e i loro assistiti. Ma il convoglio diretto alla missione è stato attaccato e costretto a tornare indietro. Due persone sono state uccise e sette ferite. Esercito e FSR si sono vicendevolmente accusati. Di recente l'esercito governativo si è offerto di traghettare al di là del Nilo e mettere in salvo le suore e padre Thelekkadan, ma non i loro ospiti. Per quanto spaventati e ansiosi di andarsene, hanno rifiutato. «Quando la strada sarà sicura - ha detto padre Thelekkadan agli inviati dell'agenzia Reuters che lo hanno raggiunto telefonicamente grazie a una connessione Starlink fornita dall'esercito - saremo i primi a partire, ma con la gente».
19 JUN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7821
EUROPEI SCHIAVI DELL'ISLAM: ORRORI DA NON DIMENTICARE di Rino Cammilleri
L'Islam, come il comunismo, produce solo sottosviluppo. Fino al XIX secolo campava praticamente di rapina. Nel Mediterraneo, per esempio, interi regni avevano un'unica risorsa: la cattura di schiavi cristiani. Si calcola che circa due milioni e mezzo di europei siano stati venduti come schiavi nei mercati di quella che veniva chiamata Barberia, che oggi corrisponde al Maghreb. Forza lavoro gratuita o oggetti di piacere, o riscattati a carissimo prezzo. Chi veniva a liberare un parente doveva munirsi di somme considerevoli. Diritti di dogana, spese per il viaggio, regalino al bey o al pascià, diritti vari dovuti a questo o a quel funzionario, poi si doveva pagare l'interprete, ungere i vari ed eventuali e infine contrattare estenuantemente coi padroni degli schiavi. Senza contare che la trattativa poteva non andare a buon fine per l'esosità della richiesta, c'era da spendere per il ritorno. Sempre che, come all'andata, non si finisse preda di corsari barbareschi. Il meccanismo era infernale: i proventi dei riscatti venivano reinvestiti in nuove navi da corsa, essendo la pirateria la maggior fonte di profitto. E a capo di queste navi venivano messi dei rinnegati, che conoscevano bene le lingue e le zone da depredare. Anche qui il meccanismo era infernale: chi passava all'Islam cessava d'incanto di venire trattato come una bestia da soma e poteva perfino fare carriera.
IL PROSELITISMO
Il proselitismo islamico funzionava così: catene, scarso cibo e igiene, lavoro massacrante, bastonate (per le donne vi lascio immaginare) fino a che il malcapitato non pronunciava la shahada, atto irreversibile, pena la morte sul rogo. E chi rinnegava Cristo non sempre era un opportunista. Molti, moltissimi erano quelli i cui parenti non potevano permettersi la cifra richiesta. Oppure non avevano nessuno. Oppure il riscattatore era stato a sua volta catturato durante il viaggio. Oppure la trattativa non era andata a buon fine. Oppure, in attesa che in Patria si racimolasse la somma necessaria, gli anni passavano e, con gli anni, la speranza di tornare liberi. Per troppi la tentazione di cambiare vita passando all'Islam era una sirena irresistibile. Per questo la Madonna apparve a Pedro Nolasco e gli chiese di fondare i Mercedari, il cui compito era proprio quello di raccogliere le somme necessarie per riscattare gli schiavi in mano musulmana. Con un quarto voto: offrire se stessi in cambio, se la trattativa falliva. Un bel libro narra la storia e illumina sulla condizione degli schiavi cristiani in terra islamica: M. B. Graziosi, Mercanti di anime. La gloriosa storia dei mercedari (Fede & cultura). Questo ordine religioso, cui presto si affiancarono i Trinitari, radunava in tutta la cristianità elemosine finalizzate al riscatto. Ma soprattutto a salvare anime dalla tentazione irresistibile dall'apostasia. Nei secoli, enormi somme vennero convogliate verso le casse dei regni barbareschi, tanto che a un certo punto i re europei dovettero intervenire per disciplinare questo salasso continuo, che peraltro non faceva che rincarare il problema della pirateria musulmana ed eternizzarlo.
LA NASCITA DEI MARINES
Si provò con la contro-pirateria: corsari cristiani arrembavano le navi dei mori e prendevano schiavi da scambiare. Ma la cosa funzionava poco. I musulmani erano meno propensi a riscattare i loro schiavi. Questi ultimi, poi, avevano scarso impiego nelle più dinamiche e articolate economie europee, e finivano in genere col venire impiegati come rematori. Infine, il Vangelo proibiva quel che il Corano permetteva, come harem e schiavismo. I primi a rifiutarsi di pagare il pizzo furono i neonati Stati Uniti nel primo decennio dell'Ottocento. Giovani, spregiudicati e fin da subito avidi di soldi, quando una loro nave mercantile fu depredata nel Mediterraneo, subito reagirono con un raid armato a Tripoli. Proprio per quell'occasione furono creati i Marines, che ancora oggi citano l'episodio nel loro inno. Poi, nel 1830 la Francia occupò l'Algeria e per la pirateria maghrebina fu l'inizio della fine. Tuttavia, quella odiosa tratta durata secoli lasciò - meglio che niente - un paio di perle al cristianesimo: Antonio da Noto e Benedetto da San Fratello, due neri africani diventati Santi per la Chiesa. Il primo era un giovane maomettano della Cirenaica, catturato dopo un'aspra colluttazione da una nave siciliana in un'azione di contro-pirateria sulle coste libiche. Venduto a Siracusa, fu comprato da un massaro di Avola, che lo fece guardiano del suo gregge. Però, buon cristiano, cercò come poteva di illustrare al giovane pecoraio la fede degli europei. Dai e dai, quello rimase impressionato soprattutto dal racconto della Passione di Cristo. Tanto da chiedere il Battesimo. Prese il nome di Antonio, Santo portoghese che in Sicilia aveva soggiornato. E da allora fu tutto, per così dire, casa e chiesa. Quando un nipote del suo padrone si sposò ed ebbe in dono il gregge, Antonio si trasferì a noto coi nuovi padroni. Ma questi, ammirati dalla sua devozione, non tardarono a dargli la libertà. Rimase con loro da salariato. Dopo quattro anni si mise a servire i malati e i carcerati, indi, come terziario francescano, si ritirò in eremitaggio. Morì sessantenne nel 1550 e fu sepolto in chiesa a Noto.
ANCHE IN ERA NAPOLEONICA
Al momento della morte le campane cittadine presero a suonare da sole e la gente, intuito quel che era successo, si precipitò a tagliuzzargli il saio per farne reliquie. Oggi Antonio detto l'Etiope è molto venerato soprattutto in Brasile, terra di etnie miste. L'altro nero, Benedetto da San Fratello (Messina), non era schiavo, di schiavi era figlio. In terra cristiana i figli di schiavi non erano automaticamente schiavi. E lui era stato istruito nel Cristianesimo, non si sa se per opera dei genitori o di qualcun altro. Anche lui prendeva la fede molto sul serio, tanto da ritirarsi, verso i vent'anni, in eremitaggio. Cambiò diversi luoghi prima di finire a Palermo sul Monte Pellegrino. Ma nel 1562 la Santa Sede, per disciplinare il fenomeno, ordinò ai vari eremiti di aggregarsi ai francescani. Così Benedetto il Moro si ritrovò cuoco in un convento palermitano. La sua santità personale e la perfetta osservanza della Regola convinsero i confratelli a eleggerlo maestro dei novizi e poi addirittura guardiano (superiore). Sebbene fosse analfabeta. Morì nel 1589. Nel 1652 il Senato di Palermo lo proclamò co-patrono della città. Fu il primo nero canonizzato, e i francescani diffusero il suo culto in tutto il mondo ispanofono. Quando finì l'incubo del «mamma, li turchi»? Difficile dirlo con esattezza, ma sappiamo, per esempio, che ancora nel 1798 (in piena era napoleonica) la cittadina sarda di Carloforte subì un'incursione barbaresca che portò via circa mille persone, le più donne e bambini, cioè la metà degli abitanti. Venduti a Tunisi, la cifra del riscatto era così ingente da superare le possibilità dei Savoia. Solo dopo cinque anni papa Pio VI riuscì a mettere insieme la somma necessaria a riscattare quelli ancora in vita.
9 APR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7751
LA VERITA' SU GAZA CHE NESSUNO DICE di Rino Cammilleri
Ma perché devo pagare un canone, per giunta salato, per farmi disinformare e/o deformare? Possibile che nemmeno con la destra al governo si riesca a sgravare il cittadino da questa odiosissima tassa? E passi per le gayate di Sanremo, passi per le trasmissioni-propaganda affidate a militanti sinistri, passi per le fastidiose interruzioni pubblicitarie che servono solo a portare altri soldi agli strapagatissimi Raisti e che sono giustificate solo nelle reti commerciali. Ma pure l'informazione deve essere uno sberleffo al contribuente?
Per esempio, perché quella della Russia all'Ucraina è un'abietta aggressione, tale da meritare il continuo invio di soldi e armi a Zelensky, mentre quella di Hamas a Israele è, tutto sommato, cosa veniale? Perché devo convincermi che è giusto e doveroso il mio impoverimento da boicottaggio degli affari con Putin e Netanyahu? Perché il conteggio delle vittime civili che mi viene ammannito ogni giorno è quello fornito da Zelensky e Hamas? Perché gli inviati nel russofono Donbass intervistano solo i filo-ucraini? In realtà la risposta la so, e su questo sito l'ho riferita più volte. Quel che non mi aspettavo è la sollevazione mondiale contro Israele. Ma anche qui, ragionando, la risposta si trova. Il pensiero woke americano non è altro che marxismo con altro nome, così come da noi tutto ciò che è di sinistra. Il denominatore comune è l'odio mortale all'Occidente capitalista, che rende disposti anche a tagliarsi i cabbasisi pur di fargli un dispetto. Cioè, tifare per la Sharia.
Israele è un pezzo di Occidente nel mare islamico, da qui l'odio. Le efferatezze gratuite e talebaniche di Hamas nel suo proditorio attacco (donne, vecchi, bambini e stupri e decapitazioni) teso a vanificare gli Accordi di Abramo hanno provocato la reazione di Israele - come da calcolo - ed ecco che dall'Onu in giù, Biden compreso, tutti a dare addosso agli israeliani. I quali però non nascondono missili negli ospedali e nelle scuole, né si fanno scudo dei civili. Rivogliono solo i loro ostaggi e sono disposti allo scambio ineguale: centinaia di terroristi prigionieri per ogni ostaggio. Macché. Il messaggio che passa è che i nazisti ebraici bombardano palestinesi inermi. Ma nessuno che suggerisca a Israele un altro modo per liberare i suoi ostaggi. Il dialogo? Le trattative? Con chi, con quelli? C'erano quasi, ma poi Biden ha praticamente autorizzato l'Onu a ordinare il cessate il fuoco su Gaza e Hamas, contento, ha ritirato la sua offerta.
Bel colpo. Biden, si sa, ha problemi elettivi personali con i musulmani d'America. Gli europei, dopo aver riempito le loro contrade di islamici, non hanno nemmeno il problema dei voti, ma quello della gola tagliata. I poveri palestinesi? Almeno col loro numero potrebbero ribellarsi ad Hamas, che per giunta sequestra i loro (nostri) aiuti. Invece no. L'esercito israeliano sbaglia mira e fa fuori sette cooperatori? Tutti a stracciarsi le vesti. Hamas potrebbe risparmiare al suo popolo ogni sofferenza rilasciando gli ostaggi. Invece se li tiene stretti, e nessuno gli addebita di essere la causa di tutto quel che è successo. Tutti i musulmani, dovunque siano, solidarizzano... con i musulmani, chiunque siano. E io pago il canone per sentire la versione di Zelensky e di Hamas, e solo quella. L'unica consolazione - se così si può chiamare - è che conosco la storia e so che Israele non dimentica. I nemici li conosce già. Ora sta riconoscendo gli amici.
Il giornalista e scrittore di successo Rino Cammilleri, l'apologeta kattolico, parla a tutto campo dei problemi di oggi senza dimenticare le preziose lezioni della maestra più inascoltata: la storia
Information
Author | BastaBugie |
Organization | BastaBugie |
Categories | News |
Website | www.bastabugie.it |
- |
Copyright 2025 - Spreaker Inc. an iHeartMedia Company