5 OCT 2021 · Alesio Piccioni (con una sola esse) è sommelier dall’età di 16 anni e studia per laurearsi Master of Wine, qualifica rilasciata nel Regno Unito considerata uno dei più alti standard di conoscenza professionale nel settore del vino. Solo un italiano, da quando è stato insignito il titolo nel 1955, ha ottenuto il prestigioso riconoscimento. Alesio studia i vitigni e le cantine di tutto il mondo: in Italia, certo, ma conosce anche le microregioni della Francia e i filari d’uva in Spagna, Germania, Sudafrica, Nuova Zelanda e Cile. In questo podcast l’appassionato di enogastronomia commenta i «Tre Bicchieri» assegnati recentemente dal Gambero Rosso a 15 vini umbri: «Purtroppo vengono ignorate tante piccole cantine giovani che producono vini interessanti con personalità». Secondo lo spoletino l’Umbria non diffonde abbastanza i nostri vini all’estero: «È mai possibile che il Montefalco venga venduto per l’80% entro i confini regionali? Qualche sera fa sono stato invitato a una cena a Orvieto dove, pensate, promuovevano l’Orvieto. A chi? Agli orvietani. Quell’incontro si sarebbe dovuta tenere a Milano, Londra e a New York, lì sì che ci sono i consumatori che possono spendere. Mi sono anche accorto che certi grandi produttori non scrivono il nome di Orvieto sull’etichetta, non credo che questa sia la miglior forma di promozione del territorio». Nello stand Umbria del Vinitaly mancano top-player come Antinori, Caprai e Barberani, aggiunge Piccioni, che si sofferma sul caso-Bolzena dove le vendite vanno alla grande: «I produttori hanno fatto cartello, il prezzo medio è perfino più alto dei vini umbri che sono di qualità certamente superiori. Il punto è che le bottiglie di Bolzena le ho ritrovate nella carta dei vini di ristoranti a cinque stelle di Parigi e Copenhagen, il Sagrantino neppure in una braceria di Canicattì». Ascoltando questo podcast troverete suggerimenti per bere un buon bicchiere a prezzi contenuti: «Vini non costruiti a tavolino che le guide avrebbero dovuto premiare e invece hanno ignorato».