23 Fondamentalismi a confronto e sovranità senza interferenze: Tatmadaw e Masterwar afgani
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I confini della Birmania sono luoghi molto effervescenti. Sovranità senza interferenze Carla Vitantonio, attrice, attivista, è stata a lungo in Myanmar tra il 2016 e il 2018, e poi ha...
show moreCarla Vitantonio, attrice, attivista, è stata a lungo in Myanmar tra il 2016 e il 2018, e poi ha scritto un libro causalmente uscito durante le lotte contro il golpe di Tatmadaw; Emanuele Giordana, esperto di Sudest asiatico, in Myanmar ha trascorso la pandemia 2020, ha partecipato a un altro libro (https://www.rosenbergesellier.it/ita/scheda-libro?aaref=1454) e poi si è impegnato a dare notizie, interpretazioni, analisi e fare inchieste, scoperchiare azioni e traffici inaccettabili in un consesso umano (https://ogzero.org/studium/burma-blue-riavvolgere-il-nastro-dalla-fine/) dopo il golpe. E poi i campi di rifugiati appena oltre il confine, che alimentano la fuga da quarant'anni, sedimentando successive crisi e differenti generazioni di esuli che si sovrappongono agli sfollati del conflitto successivo. Migliaia, eppure sarebbero un numero infinitesimale se anche solo emigrassero nello slum di Bangkok, non si rileverebbe alcuno squilibrio di numeri (https://www.instagram.com/tv/CP3j1TIlnok/). Nel suo lavoro Carla ha paragonato la figura di Kyal Sin a quella di Carlo Giuliani e vale la pena di leggerlo non solo per l'anniversario della feroce mattanza di Genova. Una mattanza che Emanuele Giordana riconduce alle forniture di armi all'esercito birmano e all'opposizione di Asean, Russia e Cina a risoluzioni di sicurezza su un territorio dove coesistono una ventina di eserciti etnici o nazionali armati fino ai denti, e la sproporzione di forze trova eco sia nell'intervento di Carla che in quello di Emanuele.
Parallelamente si svolgeva la ignobile farsa dell'ammaina tricolore a Herat, che nascondeva le manchevolezze dell'occupazione ventennale, in un atteggiamento coloniale senza visione della fase postcoloniale. Otto miliardi e mezzo di spese militari e 320 milioni di cooperazione civile senza alcuna prospettiva e con i talebani che ripetono il canovaccio, prendendo sacche di territorio assediando presidi periferici abbandonati dal potere centrale, che avrebbe i mezzi per contrastare l'insorgenza (250.000 militari e 150.000 poliziotti contro poche decine di migliaia di Taleban), ma poi gli attuali Talebani intendono dare una spallata? controllano le campagne ma non le grandi città; e non c'è più quel paese di vent'anni fa e l'humus per riproporre un regime retrivo e retrogrado, mentre ci sono moltissime diverse realtà e interessi internazionali che premono ai confini, ma al contrario del Myanamar la pressione è dall'esterno a invadere l'interno del paese.
E poi c'è la presenza delle rivalità culturali delle differenti etnie e la potenziale guerra civile: molto simile a quello che era la condizione del paese armato per diverse sette tribali, ma in realtà la vera differenza sta nei 40 anni di guerra ininterrotta che ha provato la società civile. Anche se i molti che intendono vendicare torti decennali si stanno riarmando in attesa che le truppe straniere se ne vadano, ma il paese non è più quello che accettava i mujaheddin voleva liberarsi dall'occupazione sovietica e questo vale per i Talebani ma anche per il vecchissimo Dostum e gli altri Signori della Guerra, ormai senza un consenso se non quello del denaro elargito a mercenari in un paese povero, ma ricco di armi e soldo per milizie.
Ormai tutti sono e si dichiarano afgani e non hanno appartenenze tribali.
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Author | OGzero - Orizzonti geopolitici |
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