21 DEC 2024 · Myanmar e Corea del Sud
Due situazioni asiatiche apparentemente distanti, ma accomunate da alcune situazioni.
Innanzitutto ciò che in questa condivisione di impressioni tra Rosella Ideo (decana degli studi politico-culturali sulla penisola coreana) ed Emanuele Giordana (attento osservatore del territorio unito nell’Asean) si è individuato nel ruolo dei militari: non tanto meno ubbidienti ai vertici, quanto consapevoli del fatto di essere protagonisti, infatti il Myanmar è regolato dal potere del Tatmadaw, che in questi giorni è sempre più sfidato con successo dalle milizie locali (shan wa, tang e kashin a nord, arakhan nel Rakhine al confine con il Bangla Desh – altro paese in cui è venuto meno la fedeltà cieca dell’esercito al potere – … i karen sul confine thai stanno occupando l’intero loro territorio), mentre nel maldestro tentativo di “golpe” a Seul l’esercito ha senz’altro avuto un ruolo, ma continua a non essere chiaro se maggiormente coinvolto nel tentativo di imporre la legge marziale tentata da Joon, il presidente in difficoltà e ora a rischio di impeachment (e il capo delle forze armate è in arresto), oppure impegnato a contrastarlo.
Le formazioni autonomiste birmane moltiplicano gli sforzi bellici e raggiungono risultati contro il regime di Min Aung Hlaing – messo sotto accusa dal procuratore Khan, lo stesso accusatore di Netanyahu per crimini di guerra – ma senza una strategia comune e i generali birmani stanno cercando sostegno dai paesi dell’Asean (e sta cambiando qualcosa a sostegno di Naypyidaw da parte di tutte le nazioni rette da militari o comunque democrature) per mantenere una legittimazione che in qualche modo non verrà meno, visto che la Cina insiste con le milizie per non esagerare l’escalation contro la Giunta (in particolare al confine cinese, per salvaguardare i propri affari), che continua a sostenere, ma alla quale ha chiesto qualche apertura, forse nel tentativo di far rientrare la frammentazione della nazione, perché è più facile controllare l’area se meno frantumata in plurimi centri di potere (e smercio di droga).
Un collegamento tra il presidente birmano e quello coreano sono le contestazioni: in un caso esterne, provenienti dalla Corte dell’Aja, nell’altro dalla maggioranza della popolazione scesa in piazza a difesa di una democrazia di stampo occidentale che fino al 1992 non ha avuto presidenti senza uniforme militare. Come spiega Rosella Ideo, Joon ha sempre avuto pochissimo sostegno popolare e questo scherzo a coronamento del suo tentativo di farsi imperatore, gli ha alienato l’intera nazione, che non è certo animata da progressismo, perché anche il partito democratico maggioritario in quel parlamento assaltato è molto moderato. Rosella Ideo lega la reazione dei coreani il 3 dicembre 2024 al ricordo del massacro di Gwangju del maggio del 1980 e le proteste del 1987. Che fecero cadere il regime militare imponendo le prime elezioni. La memoria del passato non rassicura sul grande rischio di svolta autoritaria non è ancora archiviato, soprattutto se pensiamo quanto il sistema economico-finanziario dei keibol (i grandi marchi) continui a sussistere.