85 - Il canto del battelliere - «Morimondo» di Paolo Rumiz
Feb 5, 2024 ·
6m 46s
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Description
Verso Villanova Marchesana, sulla sponda sinistra, attaccammo a un pontone disastrato agganciandoci a un motoscafo malconcio e a un traghetto semi affondato. Doveva esserci rifornimento di benzina, e invece niente,...
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Verso Villanova Marchesana, sulla sponda sinistra, attaccammo a un pontone disastrato agganciandoci a un motoscafo malconcio e a un traghetto semi affondato.
Doveva esserci rifornimento di benzina, e invece niente, così presi un bidone vuoto, lo caricai sul bagagliaio della bici e andai alla ricerca di panini e di un distributore.
Ma quando, fatto il pieno, tentai con una fune elastica di agganciare il bidone bello pesante alla bici, sentì un crack improvviso e un dolore insopportabile alla mano destra.
La base del pollice era uscita dalla sua sede, e io mi ritrovai invalido.
Non riuscivo a far nulla, nemmeno ad aprire la porta di una farmacia che la provvidenza aveva piazzato a pochi metri.
Mi aiutarono due immigrati, un cinese e una zingara.
Ma il peggio era che non riuscivo a tenere la penna in mano per scrivere.
Forse era la vendetta del libro, che mi condannava a rinunciare alla scrittura che avevo rinnegato, per apprezzarne il valore.
In quel momento apprezzai solamente il valore delle mie mani: non potevo credere che un solo dito inservibile mi riducesse in quelle miserande condizioni.
Rividi quel film in cui il battelliere protagonista nuotava nell'acqua torbida dei canali di Francia per ritrovare il suo amore perduto e mi tornò anche in mente una vecchia canzone occitana che parlava di una bella che si gettava nel fiume per la morte del suo gambarrier, un battelliere della Garonna.
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Doveva esserci rifornimento di benzina, e invece niente, così presi un bidone vuoto, lo caricai sul bagagliaio della bici e andai alla ricerca di panini e di un distributore.
Ma quando, fatto il pieno, tentai con una fune elastica di agganciare il bidone bello pesante alla bici, sentì un crack improvviso e un dolore insopportabile alla mano destra.
La base del pollice era uscita dalla sua sede, e io mi ritrovai invalido.
Non riuscivo a far nulla, nemmeno ad aprire la porta di una farmacia che la provvidenza aveva piazzato a pochi metri.
Mi aiutarono due immigrati, un cinese e una zingara.
Ma il peggio era che non riuscivo a tenere la penna in mano per scrivere.
Forse era la vendetta del libro, che mi condannava a rinunciare alla scrittura che avevo rinnegato, per apprezzarne il valore.
In quel momento apprezzai solamente il valore delle mie mani: non potevo credere che un solo dito inservibile mi riducesse in quelle miserande condizioni.
Rividi quel film in cui il battelliere protagonista nuotava nell'acqua torbida dei canali di Francia per ritrovare il suo amore perduto e mi tornò anche in mente una vecchia canzone occitana che parlava di una bella che si gettava nel fiume per la morte del suo gambarrier, un battelliere della Garonna.
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Author | Giuseppe Cocco |
Organization | Giuseppe Cocco |
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