Anna Maria Curci "Pigafetta" Felicitas Hoppe
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Anna Maria Curci "Pigafetta" Felicitas Hoppe Del Vecchio Editore https://www.delvecchioeditore.it/ «Felicitas Hoppe riesce a creare frasi che sembrano avere la consistenza inusuale di un vetro flessibile, un materiale che non...
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Felicitas Hoppe
Del Vecchio Editore
https://www.delvecchioeditore.it/
«Felicitas Hoppe riesce a creare frasi che sembrano avere la consistenza inusuale di un vetro flessibile, un materiale che non esiste: allo stesso tempo chiaro e opaco, fragile e duttile.»
Frankfurter Allgemeine Zeitung
«Colpisce la prosa di Felicitas Hoppe, scorrevole, magica, piena di fantasia, una prosa densa di ritmo, una scrittura a perdifiato. Il lettore non può far altro che assecondare i tempi dettati dalla Hoppe, leggere qui diventa indovinare il passo del ballo pur non sapendo ballare. Non ci saranno risposte ma continue domande.»
Gianni Montieri
Il carico ha la priorità” è quanto viene detto ai passeggeri a bordo del cargo senza nome, che partito da Amburgo si appresta a circumnavigare il globo, e che mette subito in chiaro il tenore del viaggio, molto lontano dal lussuoso mondo delle crociere “tutto compreso”. La passeggera/narratrice, tra i pochi passeggeri paganti, tollerati più che accolti dallo strambo equipaggio, ci guida attraverso nove notti che scandiscono il procedere del viaggio. Piani temporali e narrazioni si intrecciano in un racconto al limite dell’onirico. Nell’intimità della cabina, nell’oscurità della notte risuona infatti la voce immortale di Antonio Pigafetta, tra i pochi sopravvissuti della spedizione attorno al mondo di Magellano, nel 1519. Pigafetta occupa il proprio posto nella cabina della voce narrante, siede sotto l’orologio e sembra indurre a riflettere su interrogativi più o meno astratti: Perché il cuoco ha con sé un solo piccolo ricettario per un viaggio così lungo? Cosa rende il capitano tanto irrequieto? Perché gli uomini si ostinano a voler misurare il tempo, anziché limitarsi ad osservarne l’incedere? Felicitas Hoppe, nel suo primo romanzo pubblicato, offre un generoso saggio di stili e temi che caratterizzeranno la sua intera produzione. In costante e sapiente dialogo con la tradizione Hoppe gioca con tòpoi e cliché propri della letteratura di avventura: tra personaggi improbabili, affascinanti giovinette, tempeste, bonaccia e un immancabile ammutinamento, troviamo disseminati argutamente tra le pagine elementi che richiamano Melville, Poe, Sterne, Collodi e la Bibbia, una commistione capace di dare risalto alla voce unica e originale dell’autrice. Con ironia e leggerezza Hoppe ci persuade a lasciare andare le nostre costruzioni e le nostre certezze per tuffarci nella narrazione con l’entusiasmo riservato al gioco, e, come chiunque vi si appresti con dedizione e senza malizia sa fin troppo bene, il gioco è una faccenda incredibilmente seria.
Felicitas Hoppe
Nata in una famiglia numerosa ad Hamelin, il paese del pifferaio magico, Felicitas Hoppe ha studiato a Hildesheim, Tubinga, Eugene in Oregon, a Berlino e a Roma: teoria della letteratura, retorica, scienze religiose, italiano e russo, e altro. Dopo aver lavorato come insegnante di tedesco per stranieri, nel 1996 con la raccolta di racconti Picknick der Friseure [Il picnic dei parrucchieri] ha vinto l’importante PREMIO ASPEKTE e ha investito il denaro in un viaggio intorno al mondo su una nave cargo. Dall’esperienza ha preso forma il suo romanzo Pigafetta(1999), che mette in scena con la consueta energia fantastica un viaggio in nave da Amburgo verso sud. Da allora l’autrice non si è più fermata e ci ha regalato piccoli capolavori come Paradiese. Übersee [Paradisi. Oltremare, 2003], Johanna (2006) e, nel 2012, Hoppe, una sua autobiografia fittizia. Scrive anche letteratura per ragazzi, programmi per la radio, collabora con diversi artisti figurativi e produce contributi letterari per testi di matematica per le scuole. Ha ricevuto ormai la maggior parte dei riconoscimenti letterari, le sono state assegnate cattedre di poetica in Germania e negli Stati Uniti e, nel 2012, il BÜCHNER PREIS, il più prestigioso premio letterario dei paesi di lingua tedesca, per la sua capacità di “circumnavigare con la sua narrazione,sensibile alla comicità e intrisa di melanconia, il segreto dell’identità”.
Anna Maria Curci
Nata a Roma, dove vive e insegna lingua e letteratura tedesca. Poetessa, critica letteraria e traduttrice, scrive su numerosi e prestigiosi blog letterari tra cui Cronache di Mutter Courage, Poetarum Silva e Lettere migranti, i suoi testi sono apparsi anche su diverse riviste di studi letterari e traduttologici. Come autrice ha inoltre al suo attivo la pubblicazione di tre raccolte di poesie. Per Del Vecchio ha tradotto alcune poesie delle raccolte La domenica pensavo a Dio/ Sonntags dachte ich an Gott di Lutz Seiler, e Il coltello che ricorda di Hilde Domin. Ha inoltre tradotto il romanzo Johanna di Felicitas Hoppe.
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