Eusebio Gnirro "Maialate"
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Eusebio Gnirro "Maialatte" Sommario semiesauriente delle maialate con pratiche sessuali inusitate prefazione di Giulio Mozzi Illustrazioni di Francesco Barcella Fefè Editore www.fefeeditore.com Tra Manganelli e Tinto Brass il passo è...
show more"Maialatte"
Sommario semiesauriente delle maialate con pratiche sessuali inusitate
prefazione di Giulio Mozzi
Illustrazioni di Francesco Barcella
Fefè Editore
www.fefeeditore.com
Tra Manganelli e Tinto Brass il passo è breve. Lo dimostra questo libro che tratta possibili ma improbabili pratiche sessuali alternative con spirito assai letterario. Ce ne sono una ventina, di pratiche sessuali originali, immaginabili e descritte nei minimi particolari da Eusebio Gnirro nel suo manuale. Quattro tra tutte, come esempi: l’homilophilia, ossia l’eccitazione sessuale provocata dai discorsi e, in particolare, dai sermoni; la psychrophilia, cioè il provare eccitazione per il freddo; la rhytiphilia, eccitazione sfrenata alla vista delle rughe; la knismolagnia, eccitazione per qualsiasi forma di solletico.
Eusebio Gnirro. Un nome e un cognome che portano lo stigma di un destino intrinsecamente irrisolto: d’una condanna implicita all’incoerenza e alla contraddizione; sebbene la dissociazione esibisca un impianto affatto armonico che minaccia di relegare gli altri, la pletora dei non-eusebio-gnirro, nel regno dell’asimmetria, della bruttezza, della pochità. In greco antico Eusebio equivale a pio, in virtù dell’esser figlio dell’accoppiamento più o meno giudizioso tra eu, che vuol dire bene, e il verbo sebo, sinonimo di quel venerare che discende nientemeno dal sanscrito vanati che significa desiderare. Dunque, la sapienza che travalica gli evi sotto forma di concatenazione di parole suggerisce che tutto ciò che desideriamo è bene e tutto ciò che è bene non può assumere altra veste che quella del desiderio? Ecco allora che Gnirro, l’enigmatico cognome toccato in sorte a Eusebio, si rivela perfettamente in tono e parimenti dissonante con il nome, poiché discende da un’arcaica parola dialettale calabrese che sta a indicare il porco, facendo dell’onomatopea una figura retorica permeabile al tragico se esso termine trae origine dal terrificante gniiiiiii che fa da colonna sonora all’avanzata del roseo quadrupede verso lo scannatoio: da musica da parata per il perituro.
Eusebio Gnirro, è l’ultima recluta dell'Officina Totore, il serraglio-manifattura ove l’ingegner Turi segrega l’autore di turno affinché attenda, in forzata autonomia, alla scrittura del testo che gli è stato affidato nell'ambito di un più ampio progetto letterario. Per saperne di più www.officinatotore.it
Giulio Mozzi, nato nel 1960, abita a Padova. Ha pubblicato svariati libri di racconti (l'ultimo: Fiction 2.0, Laurana 2017), un paio d'opere in versi (Il culto dei morti nell'talia contemporanea, Aragno 2018) e, con Stefano Brugnolo, due fortunati libri sulla scrittura: Ricettario di scrittura creativa, Zanichelli 2000, e L'officina della parola, Sironi 2015. Dirige a Milano la Bottega di narrazione bottegadinarrazione.com
Francesco Barcella è un giovane illustratore meneghino, che la sorte ha fatto imbattere in Eusebio Gnirro dalle parti della Scuola Mohole e dell’osteria Tuttaltrosuono.
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