Giovanni Kezich "Ulisse non è lui"
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Giovanni Kezich "Ulisse non è lui" La grande sciarada di Omero alle origini della coscienza Baldini + Castoldi https://www.baldinicastoldi.it/ Fatta passare per millenni come una storia meravigliosa e travagliata, a...
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La grande sciarada di Omero alle origini della coscienza
Baldini + Castoldi
https://www.baldinicastoldi.it/
Fatta passare per millenni come una storia meravigliosa e travagliata, a tratti cruenta ma destinata a buon fine, l’Odissea spiazza da subito il lettore con il suo incedere altalenante e il suo scarso equilibrio, visto che le peripezie di Ulisse tra maghe e ciclopi, sirene e mostri marini, che tanto hanno affascinato i lettori di ogni epoca, impegnano a malapena un sesto di un poema che è dedicato piuttosto, nella sua parte preponderante, ai preparativi di un massacro tremendo e immotivato, quello dei cosiddetti «proci», i pretendenti di Penelope: una strage che, a dispetto di tante fantasmagorie di facciata, costituisce il vero obiettivo della narrazione. Eppure, alcune vistose incongruenze dovrebbero mettere subito in allarme: qual è lo scopo dell’inspiegabile viaggio di Telemaco, rischioso e apparentemente inutile, che apre il poema? E perché Ulisse, atteso da dieci anni, si ripresenta a Itaca in sincronia perfetta con il viaggio del figlio, e per giunta da solo, pur essendo partito con un gran seguito di navi e di compagni? E come è possibile che egli non venga riconosciuto subito da un servo fedele, da sua moglie e da suo padre?
A partire da queste domande, Giovanni Kezich scopre nel poema una trama nascosta che ci porta lontano dalle rassicuranti convenzioni della poesia eroica e ci introduce in un ambito enigmatico come quello di un giallo, una sciarada elusiva e tendenziosa che cerca di occultare una certa verità raccontandocene un’altra: come se il vero obiettivo dell’Odissea non fosse il glorificarsi delle gesta del suo protagonista, ma l’addolcire con le arti della poesia il rimorso per la strage di raggelante brutalità che, a dieci anni dalla caduta di Troia, si è consumata in un’isola remota lasciata a se stessa, dove il re non era mai tornato.
Forte di un’intuizione folgorante maturata a contatto con il testo di Omero, Ulisse non è lui non è la semplice enunciazione di uno scoop interpretativo, ma una rilettura approfondita, illuminante e fascinosa del poema più letto e più amato della storia: una scommessa, ambiziosa e coltissima, che punta a riconsiderare daccapo l’Odissea come un documento antropologico, che può forse raccontarci, dell’antica civiltà greca come di noi stessi, molto più di quello che sinora abbiamo saputo capire.
Giovanni Kezich ha studiato antropologia e archeologia a Siena e a Londra, e si è occupato di poesia orale e di graffitismo pastorale rupestre, di mascherate carnevalesche e di cultura alpina, essendo stato per trent’anni direttore del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige. Ha pubblicato tra l’altro: I poeti contadini. Introduzione all’ottava rima popolare (1986), Some Peasant Poets. An Odyssey in the Oral Poetry of Latium (2013), Carnevale re d’Europa (2015, Premio Gambrinus), Carnevale. La festa del mondo (2019) e, insieme a Marta Bazzanella, Shepherds Who Write. Pastoral Graffiti in the Uplands of Europe from Prehistory to the Modern Age, con la prefazione di M.J. Rowlands (2020). Da periegeta archeofilo, ha tradotto e curato il diario del viaggio etrusco di D. H. Lawrence (Paesi etruschi, con un contributo di Massimo Pallottino, 1985) e sul tema odissiaco Cefalonia. L’Itaca di Omero. L’enigma risolto (2020) di N. G. Livadas.
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