Hitler, Ginetto e san Severo da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz
Jul 27, 2024 ·
13m 1s
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Description
In questo libro Paolo Rumiz racconta la più lunga traversata italiana svolta a bordo di una Fiat Topolino: due grandi viaggi compiuti per il quotidiano “la Repubblica” sulle Alpi e...
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In questo libro Paolo Rumiz racconta la più lunga traversata italiana svolta a bordo di una Fiat Topolino: due grandi viaggi compiuti per il quotidiano “la Repubblica” sulle Alpi e gli Appennini, fatti rispettivamente nel 2003 e nel 2006.
GLI APPENNINI - DAL MONTEFELTRO AI SIBILLINI
L’auto partigiana si imbosca nella Provinciale 16 di Sassoferrato, deserta nella pioggia, poi in una ex Statale dal nome pazzo di Septempedana, persa nel polpaccio d’Italia, il punto più largo dello Stivale.
Fa freddo, il parabrezza si appanna, viaggio quasi alla cieca finché, in fondo ad una gola, il bilico su una cascata, appare Piòraco, un borgo medievale dove si fabbrica carta da sette secoli e che la grazia dell’Onnipotente ha risparmiato dalla furia devastatrice dei geometri.
Pochi chilometri dopo, a Seppio, riparo sotto un portico a dar di spugna al fondo della Topo.
Non posso continuare, le previsioni sono pessime.
Accanto c’è un “bar alimentari”, con un tavolo impegnato in una briscola.
Qui sono curiosi, oltre che privi di diffidenza.
Mi offrono da bere, e si prodigano in consigli: “Vicino c’è un buon alloggio”, suggeriscono, “e fra poco arriva Ginetto che può accompagnarti lassù”.
Omettono di aggiungere che Ginetto ha ottantatré anni e il suo mezzo di trasporto è un’Ape, il più glorioso triciclo da combattimento della storia nazionale.
Nel fiume di parole di Ginetto sbuca un certo “Itterle” che deve aver avuto un ruolo nella sua vita, molti anni fa.
Itterle, chi sarà costui?
“Quello che gli dicevano ‘aile Itterle!’ Capito?
E per fare il saluto nazista molla non una, ma entrambe le mani dal manubrio nel punto dove la strada compie una curva pazzesca in un asfalto crivellato di buche.Hitler, dunque.
Colui che l’ha mandato in un campo di lavoro tedesco l’8 settembre ‘43.
Mi porta sotto una tettoia, davanti a una pesante slitta.
“Con questa ho portato le pietre per fare la chiesa”, spiega.
E indica poco lontano, una cappella di venti metri per dieci, in perfetto rettangolo aureo, con il campanile a vela, una finestrella rotonda sopra l’ingresso e una dietro l’abside.
Le pietre hanno mille anni, vengono da una chiesa medievale crollata, poco sopra il cimitero.
“Ti piace? L’ho costruita per sposarmi. Nel 1947”.
Chiedo a che santo è dedicata la chiesa.
“A Severu”, risponde, e smette di ridere, come se nominasse qualcosa di molto importante.
Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «La leggenda dei Monti Naviganti» https://penisolabella.blogspot.com/2024/06/la-leggenda-dei-monti-naviganti-di.html
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GLI APPENNINI - DAL MONTEFELTRO AI SIBILLINI
L’auto partigiana si imbosca nella Provinciale 16 di Sassoferrato, deserta nella pioggia, poi in una ex Statale dal nome pazzo di Septempedana, persa nel polpaccio d’Italia, il punto più largo dello Stivale.
Fa freddo, il parabrezza si appanna, viaggio quasi alla cieca finché, in fondo ad una gola, il bilico su una cascata, appare Piòraco, un borgo medievale dove si fabbrica carta da sette secoli e che la grazia dell’Onnipotente ha risparmiato dalla furia devastatrice dei geometri.
Pochi chilometri dopo, a Seppio, riparo sotto un portico a dar di spugna al fondo della Topo.
Non posso continuare, le previsioni sono pessime.
Accanto c’è un “bar alimentari”, con un tavolo impegnato in una briscola.
Qui sono curiosi, oltre che privi di diffidenza.
Mi offrono da bere, e si prodigano in consigli: “Vicino c’è un buon alloggio”, suggeriscono, “e fra poco arriva Ginetto che può accompagnarti lassù”.
Omettono di aggiungere che Ginetto ha ottantatré anni e il suo mezzo di trasporto è un’Ape, il più glorioso triciclo da combattimento della storia nazionale.
Nel fiume di parole di Ginetto sbuca un certo “Itterle” che deve aver avuto un ruolo nella sua vita, molti anni fa.
Itterle, chi sarà costui?
“Quello che gli dicevano ‘aile Itterle!’ Capito?
E per fare il saluto nazista molla non una, ma entrambe le mani dal manubrio nel punto dove la strada compie una curva pazzesca in un asfalto crivellato di buche.Hitler, dunque.
Colui che l’ha mandato in un campo di lavoro tedesco l’8 settembre ‘43.
Mi porta sotto una tettoia, davanti a una pesante slitta.
“Con questa ho portato le pietre per fare la chiesa”, spiega.
E indica poco lontano, una cappella di venti metri per dieci, in perfetto rettangolo aureo, con il campanile a vela, una finestrella rotonda sopra l’ingresso e una dietro l’abside.
Le pietre hanno mille anni, vengono da una chiesa medievale crollata, poco sopra il cimitero.
“Ti piace? L’ho costruita per sposarmi. Nel 1947”.
Chiedo a che santo è dedicata la chiesa.
“A Severu”, risponde, e smette di ridere, come se nominasse qualcosa di molto importante.
Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «La leggenda dei Monti Naviganti» https://penisolabella.blogspot.com/2024/06/la-leggenda-dei-monti-naviganti-di.html
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Author | Giuseppe Cocco |
Organization | Giuseppe Cocco |
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