La fine del 1500 a Milano è un tempo pestifero e scandaloso.
Marianna De Leyva, nobile fanciulla di famiglia spagnola, fu costretta dal padre a farsi monaca, perché il paterno genitore trama per privarla della dote lasciatale dalla madre.
La giovane entrò nel monastero benedettino di Monza, prese i voti e il nome di Virginia, ma da lì continuò ad amministrare le sue terre.
Divenuta adulta, intrecciò una scandalosa relazione con il conte Gian Paolo Osio, un nobile del posto, da cui ebbe almeno due figli.
Lo scandalo fu grande e nel 1608, dopo un processo canonico, Virginia fu condannata a essere rinchiusa a vita nel monastero milanese di Santa Valeria.
Ma quattordici anni più tardi, il cardinal Borromeo, considerandola redenta, le concesse il perdono e fino alla sua morte, trascorse il suo tempo a dare buoni consigli a monache dalla fede vacillante.