Laura Forti "La figlia inutile"
Apr 22, 2024 ·
23m 14s
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Description
Laura Forti "La figlia inutile" Guanda Editore www.guanda.it «In fondo è questo la memoria: incarnare lo scomparso, entrare nelle sue scarpe e muovere le dita dei suoi piedi stranieri, sentire...
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Laura Forti
"La figlia inutile"
Guanda Editore
www.guanda.it
«In fondo è questo la memoria: incarnare lo scomparso, entrare nelle sue scarpe e muovere le dita dei suoi piedi stranieri, sentire al suo posto attivando i sensi. Solo così il ricordo si scongela e rivela i suoi tesori, come una gemma che nasce nel ghiaccio e lo rompe in primavera quando fiorisce e il sole consente alla vita di riprendere.»
Un’urna riposa solitaria in una tomba vuota, nella zona del cimitero ebraico destinata ai suicidi e ai casi ambigui. Elena avrebbe desiderato che le sue ceneri fossero sparse nella Mosella, il fiume che amava. Ma la famiglia non ha rispettato la sua volontà e la nipote, a distanza di anni, capisce che in quel mistero c’è un nodo da sciogliere, un conto in sospeso con la memoria.
Nata in una famiglia di esuli russi che l’avevano lasciata a balia in Francia nei primi anni di vita, Elena era cresciuta ribelle e anticonformista, dispotica e generosa, amante dei gatti e delle tradizioni. Per ricomporre le tante facce della sua identità, la nipote deve ripercorrere il cammino dei Dresner, le tappe di una integrazione di successo in Italia: le amicizie con il sionismo nascente dei Rosselli e dei Sereni ma poi perfino con Mussolini, la scalata del Credito Italiano. Quando nel 1938, con le leggi razziali, i Dresner sono costretti di nuovo all’esilio, Elena, l’elemento emotivo, sensuale e vitale, dannoso per una famiglia che considera i sentimenti un lusso inutile, viene di nuovo abbandonata, proprio nel momento in cui il fascismo sta mostrando il suo volto più feroce.
La scrittura riempie la tomba vuota, restituisce fisicità e verosimiglianza a un fantasma, narrando una storia che attraversa l’Europa del Novecento ma è tutta italiana.
Laura Forti, scrittrice e drammaturga, è una delle autrici italiane più rappresentate all’estero. Insegna scrittura teatrale e autobiografica e collabora come giornalista con radio e riviste nazionali e internazionali. In ambito editoriale, ha tradotto per Einaudi I cannibali e Mein Kampf di George Tabori. Con La Giuntina ha pubblicato L’acrobata e Forse mio padre, romanzo vincitore del Premio Mondello Opera Italiana, Super Mondello e Mondello Giovani 2021.
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«In fondo è questo la memoria: incarnare lo scomparso, entrare nelle sue scarpe e muovere le dita dei suoi piedi stranieri, sentire al suo posto attivando i sensi. Solo così il ricordo si scongela e rivela i suoi tesori, come una gemma che nasce nel ghiaccio e lo rompe in primavera quando fiorisce e il sole consente alla vita di riprendere.»
Un’urna riposa solitaria in una tomba vuota, nella zona del cimitero ebraico destinata ai suicidi e ai casi ambigui. Elena avrebbe desiderato che le sue ceneri fossero sparse nella Mosella, il fiume che amava. Ma la famiglia non ha rispettato la sua volontà e la nipote, a distanza di anni, capisce che in quel mistero c’è un nodo da sciogliere, un conto in sospeso con la memoria.
Nata in una famiglia di esuli russi che l’avevano lasciata a balia in Francia nei primi anni di vita, Elena era cresciuta ribelle e anticonformista, dispotica e generosa, amante dei gatti e delle tradizioni. Per ricomporre le tante facce della sua identità, la nipote deve ripercorrere il cammino dei Dresner, le tappe di una integrazione di successo in Italia: le amicizie con il sionismo nascente dei Rosselli e dei Sereni ma poi perfino con Mussolini, la scalata del Credito Italiano. Quando nel 1938, con le leggi razziali, i Dresner sono costretti di nuovo all’esilio, Elena, l’elemento emotivo, sensuale e vitale, dannoso per una famiglia che considera i sentimenti un lusso inutile, viene di nuovo abbandonata, proprio nel momento in cui il fascismo sta mostrando il suo volto più feroce.
La scrittura riempie la tomba vuota, restituisce fisicità e verosimiglianza a un fantasma, narrando una storia che attraversa l’Europa del Novecento ma è tutta italiana.
Laura Forti, scrittrice e drammaturga, è una delle autrici italiane più rappresentate all’estero. Insegna scrittura teatrale e autobiografica e collabora come giornalista con radio e riviste nazionali e internazionali. In ambito editoriale, ha tradotto per Einaudi I cannibali e Mein Kampf di George Tabori. Con La Giuntina ha pubblicato L’acrobata e Forse mio padre, romanzo vincitore del Premio Mondello Opera Italiana, Super Mondello e Mondello Giovani 2021.
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