Parole in Viaggio - puntata #27
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Bentornati sulle frequenze di parole in viaggio. il periodo non è certo dei migliori, siamo chiamati nuovamente a far fronte a questa emergenza che non vuole lasciarci, un'emergenza unica nella...
show moreE tra tutti sicuramente c’è L'arte di saper aspettare, L'arte di saper attendere che qualcosa accada. usiamo spesso questi due verbi come sinonimi, aspettare e attendere, quando invece analizzando un po' più nel profondo la loro etimologia, scopriamo che sono due modalità completamente diverse di far fronte alla realtà, di affrontare le cose di tutti i giorni con uno spirito ben diverso.
Aspettare Richiama il latino aspicere, dove è evidente l'azione del guardare verso, dell'osservare, sembra quasi che il soggetto che guarda sia chiamato a rimanere immobile controllando e aspettando per l'appunto che l'oggetto osservato arrivi nel suo campo visivo. Essenziale è l'immobilità dell'osservatore che utilizza tutte le sue energie per osservare qualcosa o qualcuno che sta arrivando. Completamente diversa invece è la prospettiva di chi attende: l'attesa richiama sempre il latino attendere, dove è forte la componente del movimento, della tensione, di qualcosa che si muove verso. Un insieme di dinamiche che in qualche modo smuovono L'Osservatore: anche se in apparenza rimane comunque fermo, immobile, in realtà al suo interno è stata innescata un’azione e reazione di pensieri, aspettative, sogni, desideri, paure, tensioni, emozioni. Potremmo definire L'attesa come quel turbinio di movimenti interiori che smuovono l'essere alla ricerca di una meta, di un orizzonte, di una luce che possa in qualche modo illuminare e mostrare ciò che sta attendendo. Potrebbe sembrare un Verbo statico, quella predisposizione ad accogliere qualcosa che da fuori va verso L'Osservatore, in realtà è un viaggio, un cammino dell'osservatore che attraverso un percorso intricato arriva a raggiungere la sua meta, dall’interno verso l’esterno, Arriva a scoprire ciò che stava attendendo.
E questi sono effettivamente i due atteggiamenti principali tra cui l'uomo può scegliere durante questo periodo di emergenza: scegliere se aspettare passivamente qualcosa che dall'esterno possa entrare nel campo visivo della propria vita, oppure avviare un movimento dall'interno, un movimento fatto di tensioni, che porta come conclusione la scoperta.
In un periodo di emergenza sta a noi decidere se aspettare o attendere... come D'altra parte sta a noi capire se l'attuale momento sia veramente un'emergenza oppure no. Forse vale proprio la pena approfondire il significato di emergenza, perché da troppi mesi, ma storicamente da tempo immemore, nella lingua italiana è stata utilizzata la parola emergenza con una connotazione decisamente negativa.
Eppure, il latino ci restituisce una visione di questa parola leggermente diversa: e-mergere, richiama sì l'azione del mergere, del immergere, dell’affondare, dell’annegare, dell’andare a fondo, dell’essere tirati verso gli abissi. Se fosse così, effettivamente la connotazione negativa ci sta tutta, emergenza come una caduta verso il basso, una caduta che non lascia nessuna speranza di sopravvivenza. Ma il verbo in questione è anticipato dal prefisso“e” che inverte il movimento, dall'alto verso il basso si trasforma in uno spostamento dal basso verso l'alto, dagli Inferi verso il cielo, è una emersione, un tentativo di liberarsi dal peso che ci tira verso in basso per riuscire a raggiungere la superficie, una liberazione se così vogliamo chiamarla. Potremmo definirla come l'azione di salvataggio, il momento in cui sentiamo la paura dell'affogamento, quella tensione che ci spinge a liberarci dalla zavorra che ci trattiene, a risalire la superficie e a respirare a pieni polmoni una volta raggiunta l'aria, dovrebbe essere proprio quella forza che spinge l'uomo a salvarsi, a ritrovare quell'ambiente in cui sta bene.
E con questi nuovi riferimenti forse è anche più semplice affrontare il periodo che stiamo vivendo: dinanzi a un virus che non accenna a fermarsi, come intendiamo vivere? aspettiamo o attendiamo? e soprattutto, diventa una vera emergenza, cioè una spinta a raggiungere la superficie? Ci sentiamo più tirati verso il fondo o questa attesa ci riempie di una forza salvifica, di un rinnovato slancio vitale? A volte anche le parole aiutano ad affrontare la realtà! E per concludere, vi lascio in compagnia delle parole di Giorgio Gaber
“Perché da sempre l'attesa è il destino, Di chi osserva il mondo, Con la curiosa sensazione, Di aver toccato il fondo Senza sapere, Se sarà il momento, Della sua fine, O di un neo rinascimento”
in ordine di esecuzione abbiamo ascoltato
Wait for her - Roger Waters
L’attesa di Giorgio Gaber
tutte le riproduzioni musicali coperte da diritto d’autore sono state eseguite per fini didattici e senza scopo di lucro, secondo la legge 633 del 1941
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