Tasselli postafricanisti di Sahel e Senegal
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Il mosaico nordafricano rimodulato dal vento del Sahel https://ogzero.org/regione/sahel/ Non solo gli interessi coloniali rendono geopoliticamente sensibile il sistema africano, ma è la società stessa che – come sessant’anni fa...
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Non solo gli interessi coloniali rendono geopoliticamente sensibile il sistema africano, ma è la società stessa che – come sessant’anni fa avvertì i venti di emancipazione, trasformandoli in indipendenza – anticipa e fa da laboratorio per i rivolgimenti globali di questo scorcio di millennio, portando a compimento prima che altrove le rivoluzioni epocali prodotte dai conflitti in corso a diversi livelli di intensità.
La domanda, che ci siamo posti e prontamente girato ad Alessio Iocchi, è se quanto sta succedendo negli ultimi mesi in Sahel, con l’ultimo colpo di teatro operato da Niamey ai danni del contingente militare americano nello snodo strategico di Agadez, faccia parte di quella svolta storica che pare innescata dalla defrancesizzazione dello stesso Niger, oltre a Burkina e Mali; e se sia estendibile a tutti gli interessi del campo occidentale: sullo sfondo l’uranio appetibile dall’Iran, i massacri etnici nascosti dietro le manovre antijihadiste, l’Afrika Korps al posto di Wagner e Barkhane.
Altra questione è se il Senegal potrebbe essere contagiato dopo il confronto elettorale così controverso del 24 marzo – e il contenzioso sul quale ha dimostrato come quella senegalese sia ancora una società in grado di difendersi dai tentativi di svolte autoritarie –, oppure è più facile che avvenga in un paese anglofono ed estesissimo, diviso confessionalmente e tribalmente, come la Nigeria con periodiche emersioni di Boko Haram. Le figure di Macky Sall e Ousmane Sonko appaiono stagliate sullo sfondo di una retorica non completamente descrivibile nei suoi contorni se si deve trovare una mediazione nel paese e quanto ancora della retorica panafricanista entra nel dibattito elettorale.
Inoltre ci è parso interessante cercare di comprendere il ruolo dei militari nella regione saheliana e la differenza tra quelli degli anni Sessanta postcoloniali e l’attuale funzione dell’esercito e a chi rispondono; questo consente di cogliere i rivolgimenti di alleanze esterne al continente e anche le rese dei conti all’interno dei singoli paesi. Sottolineavamo anglofono, perché nel discorso si innesta anche il discorso sulla vernacolarizzazione della comunicazione che tralascia sempre più le lingue coloniali, regionalizzando sempre più gli sviluppi di eventi correlati, cercando di superare la riproposta delle elite coloniali in tempi postcoloniali.
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