Viola Carofalo "Pensare in tempo di sventura"
Apr 16, 2021 ·
38m 24s
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Description
Viola Carofalo "Pensare in tempo di sventura" Orthotes Edizioni https://www.orthotes.com/ Ogni crisi profonda, di primo acchito, ci paralizza. Dinanzi all’odierna crisi ambientale, della cui gravità avvertiamo sempre più e sempre...
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Viola Carofalo
"Pensare in tempo di sventura"
Orthotes Edizioni
https://www.orthotes.com/
Ogni crisi profonda, di primo acchito, ci paralizza. Dinanzi all’odierna crisi ambientale, della cui gravità avvertiamo sempre più e sempre più spesso i segnali, non possiamo che riflettere, maledire l’ottusità di una gestione predatoria e incosciente delle risorse naturali, disperarci della nostra incapacità di prevedere l’irreversibilità della nostra azione collettiva e la portata delle sue conseguenze. Siamo messi di fronte alla cecità di un’irrazionale fiducia in un progresso illimitato, all’infrangersi dell’illusione che i processi che abbiamo innescato avrebbero dovuto autoregolarsi e armonizzarsi tra loro e con l’ambiente. Similmente la trasformazione della sfera del lavoro in ambito della mera produzione, in campo dell’alienazione assoluta e dello sfruttamento illimitato – in cui non è garantita alcuna sopravvivenza, né materiale né esistenziale –, rischia di annichilirci, di negarci il bisogno, propriamente umano, di appropriarci col pensiero dei luoghi e degli oggetti fra i quali passiamo la vita. Immaginare il lavoro come realizzazione piena dell’umano, come condivisione delle risorse comuni – «non […] poiché è un mezzo per acquisire ricchezza […], ma […] perché consente di condividere il sapere nel suo evolversi e il know-how di una società» – sembra, oggi più che mai, una chimera. Le nuove forme della guerra, del conflitto e dell’esclusione mettono radicalmente in discussione la possibilità del riconoscimento, a causa di un processo di deumanizzazione che «produce l’effetto» di trasformare l’altro in nemico e «il nemico in una moltitudine subumana […], che può essere soltanto distrutta».
Viola Carofalo è ricercatrice in Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Napoli “L'Orientale”. Si occupa dei temi dell’etica, del riconoscimento, della costruzione dell’identità nei contesti interculturali. Ha scritto sul pensiero di Frantz Fanon (Un pensiero dannato. Frantz Fanon e la politica del riconoscimento, Milano-Udine 2013), sul rapporto tra filosofia, letteratura e alterità in J.M. Coetzee (Dai più lontani margini. J.M. Coetzee e la scrittura dell'Altro, Milano-Udine 2016), sulla riflessione filosofica di Barthes, Brecht, Cassirer, Devereux, Fraser.
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Ogni crisi profonda, di primo acchito, ci paralizza. Dinanzi all’odierna crisi ambientale, della cui gravità avvertiamo sempre più e sempre più spesso i segnali, non possiamo che riflettere, maledire l’ottusità di una gestione predatoria e incosciente delle risorse naturali, disperarci della nostra incapacità di prevedere l’irreversibilità della nostra azione collettiva e la portata delle sue conseguenze. Siamo messi di fronte alla cecità di un’irrazionale fiducia in un progresso illimitato, all’infrangersi dell’illusione che i processi che abbiamo innescato avrebbero dovuto autoregolarsi e armonizzarsi tra loro e con l’ambiente. Similmente la trasformazione della sfera del lavoro in ambito della mera produzione, in campo dell’alienazione assoluta e dello sfruttamento illimitato – in cui non è garantita alcuna sopravvivenza, né materiale né esistenziale –, rischia di annichilirci, di negarci il bisogno, propriamente umano, di appropriarci col pensiero dei luoghi e degli oggetti fra i quali passiamo la vita. Immaginare il lavoro come realizzazione piena dell’umano, come condivisione delle risorse comuni – «non […] poiché è un mezzo per acquisire ricchezza […], ma […] perché consente di condividere il sapere nel suo evolversi e il know-how di una società» – sembra, oggi più che mai, una chimera. Le nuove forme della guerra, del conflitto e dell’esclusione mettono radicalmente in discussione la possibilità del riconoscimento, a causa di un processo di deumanizzazione che «produce l’effetto» di trasformare l’altro in nemico e «il nemico in una moltitudine subumana […], che può essere soltanto distrutta».
Viola Carofalo è ricercatrice in Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Napoli “L'Orientale”. Si occupa dei temi dell’etica, del riconoscimento, della costruzione dell’identità nei contesti interculturali. Ha scritto sul pensiero di Frantz Fanon (Un pensiero dannato. Frantz Fanon e la politica del riconoscimento, Milano-Udine 2013), sul rapporto tra filosofia, letteratura e alterità in J.M. Coetzee (Dai più lontani margini. J.M. Coetzee e la scrittura dell'Altro, Milano-Udine 2016), sulla riflessione filosofica di Barthes, Brecht, Cassirer, Devereux, Fraser.
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