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30 SEP 2024 · Giorgio Cesareo
"Canederli: tra estate e autunno"
Festa del Pane, Savigliano (Cuneo)
Domenica 6 ottobre 2024, ore 10:00
"Tra estate e autunno: canederli al basilico, salsa di barbabietola, dressing di panna acida e nocciole"
Chef Giorgio collabora su più progetti legati al mondo della ristorazione e opera come chef a domicilio,
dove combina l’arte della buona cucina e della natura.
A cura dello Chef Giorgio Cesareo
https://www.takeachef.com/it-it/chef/giorgio-cesareo
"Sono uno chef professionista da 7 anni, finita la scuola alberghiera ho iniziato subito a lavorare in ristoranti. Amo la cucina a 360 gradi e quella di tutto il mondo. La passione per il vino mi ha poi portato a conseguire il diploma di sommelier. Vorrei portare la mia passione e la mia cucina a casa delle persone."
TavolaTerra
sapere/sapori
30 SEP 2024 · Gianfranco Fagnola
Panificatore
Festa del Pane, Savigliano (Cuneo)
Domenica 6 ottobre 2024
dalle 17:30 alle 18:30
"Il Bretzel: il pane dell'amore.
A cura di Gianfranco Fagnola e Universo Bianco
Presente a Bra dal 1923, la Panetteria Fagnola è un’attività a conduzione familiare che, da ben 3 generazioni, produce pani a lievitazione naturale. L’attuale titolare, Gianfranco Fagnola, grande appassionato del proprio lavoro, come i suoi genitori Michele e Lina, negli anni ha saputo valorizzare e incrementare l’arte della panificazione, facendo della panetteria “Fagnola” un punto di riferimento per autentici e sapienti golosi. Aiutato da alcuni valenti collaboratori sperimenta e crea pani e dolci e sempre più spesso è l’autore di sontuosi ricevimenti per feste private. In particolare, realizza lievitati (panettoni e colombe) con l’uso di farine biologiche macinate a pietra (kamut, farro, segale, grano duro, farine tipo 1, tipo 2 ed integrali), utilizzando rigorosamente canditi di produzione propria, burro, olio-extravergine e vaniglia di elevata qualità. Tradizionale, ma al contempo innovativa, la pasticceria è guidata da Emanuela Isoardi, sempre in cerca di gusti e abbinamenti nuovi per stupire il palato dei clienti. Offre ben 30 tipologie di biscotteria (biscotti latte e camomilla, savoiardi per tiramisù) e per la pasticceria fresca semifreddi, torta alla bavarese e di frutta, torte monumentali e le “Food Box” che cambiano in base alle ricorrenze. Gianfranco Fagnola vanta un palmares professionale di tutto rispetto. Dopo aver perfezionato la sua formazione al fianco dei più grandi maestri d’arte bianca a livello internazionale, nel 2005 è entrato nel Richemont Club Italia, dove si è confrontato con molti tra i più bravi panettieri d’Italia e stranieri. Nel 2009 la sua panetteria ha ottenuto due prestigiosi premi: “Miglior Locale” nella categoria Panetterie durante la manifestazione Golositalia e il premio “Richemont Star” che si aggiudicherà ancheper altri 2 anni, nel 2011 e nel 2013. Dal 2011 è membro dell’associazione internazionale Ambassadeur du Pain e dal 2019 fa parte del corpo docenti di CAST Alimenti nei corsi di specializzazione per i professionisti prima, e successivamente anche nei corsi di Alta Formazione Panificatore e Pasticcere da ristorazione e d’albergo.
TavolaTerra
sapere/sapori
25 SEP 2024 · Fulvio Marino
"Tutta l'Italia del pane"
Slow Food Editore
www.slowfood.it
TerraMadre / Salone del Gusto
Torino, venerdì 27 settembre 2024, ore 18:30
Fulvio Marino presenta "Tutta l'Italia del pane"
Festa del Pane, Savigliano (Cuneo)
sabato 5 ottobre 2024, ore 16:30
Fulvio Marino, mugnaio, fornaio e personaggio televisivo di grande seguito e popolarità, in questo nuovo libro unisce le sue forze a quelle di Slow Food per raccontare l’Italia attraverso i classici della panificazione reinterpretati per il forno di casa. Le ricette saranno accompagnate dalla storia dei prodotti e dei luoghi e dagli approfondimenti dedicati alle diverse farine e tipologie di lievitazione utilizzate da Nord a Sud. In questo viaggio attraverso l’Italia dei pani ci renderemo conto della ricchezza tricolore in quanto a varietà espressione dei differenti territori e di come non ci sia una sola Italia per quanto riguarda il mondo dei forni, ma tanti paesi in uno.
Fulvio Marino, nasce a Canelli (Asti) l’8 maggio del 1986. Mugnaio di terza generazione, maestro panificatore e volto televisivo, Fulvio cresce in mezzo alla farina del Mulino Marino, l’azienda di famiglia per cui ancora oggi si occupa di comunicazione e sviluppo. La sua prima pizza, a 12 anni, è stata un disastro ma da allora non hai mai smesso di mettere le mani in pasta e oggi, con oltre 20 anni di esperienza, è uno dei panificatori più apprezzati e conosciuti di tutto lo stivale. Forte di una grande capacità comunicativa, animata da una incessante passione per il suo lavoro, la popolarità di Fulvio dentro e fuori dai social è in costante crescita grazie anche alle sue partecipazioni a programmi televisivi: È sempre mezzogiorno (Rai1), dove da settembre 2020 è parte del cast fisso, e Bake Off Italia (Real Time). Da marzo 2023, inoltre, Fulvio Marino è tra i volti di punta di Discovery, con due programmi che lo vedono vestire i panni del padrone di casa: in Nel forno di casa tua, in onda su Food Network, canale 33, Fulvio mostra passo passo come realizzare panificati semplici e gustosi. Su Real Time, invece, gira l’Italia con Il forno delle meraviglie, panettieri in gara, un format in cui il confronto tra i diversi modi di vedere la panificazione è il terreno di sfida.
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
www.ilpostodelleparole.it
6 MAR 2024 · Aurelio Cocchini
La pesca tradizionale del Lago Trasimeno
Presidio Slow Food
www.slowfood.it
La https://t.slowfood.it/e/tr?q=8%3dRbBdR%26J%3dD%26I%3dNb9WW%26M%3d9cPcEe%26H%3dFzOCQ_xvpx_9f_EyYu_On_xvpx_8kJU3.ABLj6MGuI2QrJJDuJ1.AuH_EyYu_OnoO_EyYu_OnvM2Qo96-QrJJ-DuJ1_PWxm_ZLK2Qi6-GPg96XoJA9r0-1Cr-GxEu-OE9yD0CtJ_EyYu_On%26j%3d%26DF%3dYAePaEa%26GQ%3d8eObFXWb7eRc8e%265%3deB92D8YN076x9gAxCg6TDCXQ0EAW9EaTYk7VA8WUhB9RfBYyb98OY0XT0EVPZDWO9iYS&mupckp=mupAtu4m8OiX0wt entra a far parte della famiglia dei Presìdi Slow Food dell’Umbria.
«La nostra è una pesca passiva: stendiamo le reti e aspettiamo che il pesce, muovendosi, rimanga imprigionato nelle maglie. Funziona così da tremila anni, da quando l’uomo ha cominciato ad abitare le coste del nostro lago e a uscire in barca» sottolinea Aurelio Cocchini, un’esperienza da pescatore lunga quarant’anni, referente dei produttori.
Fatiche e soddisfazioni, anche economiche
Il nostro viaggio tra varietà vegetali, razze animali, saperi e tradizioni da difendere e promuovere oggi ci porta in Umbria, e più precisamente nel quarto lago più esteso d’Italia. Il Trasimeno è un bacino d’acqua dolce particolare, caratterizzato da una profondità media che non raggiunge i cinque metri: un lago che soffre la scarsità d’acqua (in questi giorni il livello è oltre un metro più basso dello zero idrometrico), ma dove il pesce non manca.«L’opportunità di diventare Presidio Slow Food - dice Guido Materazzi, un altro dei pescatori coinvolti nel progetto - arriva in un momento storico importante, in cui il mestiere del pescatore ha necessità di coniugare tradizione e innovazione, buone pratiche e sostenibilità economica». Fare economia tenendo a mente le generazioni future, come ricorda Ivo Banconi, presidente della Cooperativa Stella del Lago, che aderisce al Presidio, sottolineando che «il Presidio è un ulteriore tassello verso la giusta condivisione di strategie comuni a salvaguardia dell’ambiente, nell’intento di preservare quell’immagine lasciataci in eredità da chi ha dato al lago la sua vita».Persico reale, carpa, pesce gatto, latterino, tinca, persico-trota, anguilla e capitone sono le specie ittiche comprese nel disciplinare che regola il Presidio Slow Food e sono, soprattutto, le protagoniste del lago.
Un pescato imprevedibile
«Siccome la nostra è una pesca di attesa, non aggressiva, risulta anche altamente sostenibile - spiega il referente Aurelio Cocchini -, ed è pressoché impossibile che l’attività si intensifichi al punto da intaccare le riserve di pesce nel lago». Per lo stesso motivo, però, è anche fortemente imprevedibile: «Non posso prevedere di che cosa rifornirò i ristoranti, i negozi o la nostra locanda, perché non ho certezza di che cosa pescherò. Se, da un lato, questo rappresenta un handicap economico, dall’altro nasconde un vantaggio: quello di non rischiare di mettere in crisi gli stock ittici, la nostra fonte di lavoro e di sostentamento».I pescatori professionisti attivi sul lago Trasimeno oggi sono una cinquantina, la maggior parte dei quali aderiscono a due cooperative: «Negli ultimi tempi l’età media si è abbassata parecchio - conclude Cocchini -. Merito di tanti giovani che, faticando a trovare un lavoro in altri settori a causa della crisi economica, si sono avvicinati al mondo della pesca».
«Noi, per parte nostra - osserva la presidente Slow Food Umbria, Monica Petronio - saremo felici di contribuire a valorizzare le ricette di cucina (tradizionali e moderne) legate al pescato, non sempre di facile esecuzione per chi non è originario di questi luoghi, ma di sicuro gradimento per il consumatore e per il turista, anche grazie alla collaborazione che abbiamo avviato con gli istituti alberghieri di tutta la regione, che coinvolgeremo subito nel progetto. I ragazzi, sia gli aspiranti cuochi che il personale di sala, potranno mettersi alla prova confrontandosi direttamente con i pescatori e i professionisti della ristorazione lacustre, e sicuramente con il loro sguardo e la loro fantasia sapranno ricambiare quanto impareranno dalle generazioni che li hanno preceduti».
foto: Oliver Migliore
TavolaTerra
20 FEB 2024 · Viviana Ferrario
"Slow Wine Fair"
Bologna, dal 25 al 27 febbraio 2024
www.slowwinefair.slowfood.it
Che conseguenze hanno avuto frane e inondazioni in Emilia Romagna? Quali approcci ci possono aiutare nell’affrontare le conseguenze di questi eventi catastrofici? Cosa ci raccontano il suolo brulicante di vita e i suoi frenetici e instancabili abitanti? Cosa succede quando la vitalità del suolo lascia il posto al deserto?
Viviana Ferrario
"Letture geografiche di un paesaggio storico"
Cierre Edizioni
Le forme attuali dei paesaggi agrari contemporanei sono il risultato di drastiche trasformazioni avvenute nella seconda metà del Novecento, quando certi sistemi colturali ritenuti obsoleti sono stati sostituiti con altri considerati più "razionali". Non tutto però si è trasformato con la stessa velocità. Per diverse ragioni (marginalità, inerzia, resistenza rispetto alle dinamiche dominanti, duttilità) certi paesaggi sono sopravvissuti sotto forma di frammenti. È questo il caso della vite in coltura promiscua, associata agli alberi a formare piantate o alberate in mezzo ai seminativi, una "policoltura verticale" che per oltre cinquecento anni aveva caratterizzato il paesaggio agrario di numerose regioni d'Italia. Studiata dai geografi e dagli scrittori di agricoltura, ammirata dai poeti e dai viaggiatori del Grand Tour, la vite maritata stesa a festone tra un albero e l'altro è ormai quasi del tutto scomparsa. Eppure qualcuno continua a coltivare rare vecchie piantate, qualcun altro ne mette a dimora di nuove. Dove e perché i frammenti di questo paesaggio scomparso si sono conservati? Che valori sono incorporati in questi documenti storici viventi? Cosa possono insegnarci per la costruzione dei paesaggi agrari del futuro, per rispondere alle grandi sfide contemporanee della sicurezza alimentare, del cambiamento climatico, della diversità bio-culturale? Sono questi i temi che il volume affronta, soffermandosi in particolare sul Veneto, con un taglio geografico attento alla stratificazione storica e agli aspetti sociali e culturali del paesaggio contemporaneo.
Viviana Ferrario, professoressa associata presso Università IUAV di Venezia, specializzata nel tema delle trasformazioni del paesaggio agrario nel corso del tempo. Tra i suoi libri, segnaliamo "Letture geografiche di un paesaggio storico".
TavolaTerra
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16 FEB 2024 · Daniela Tibaldi
"Cantina Tibaldi"
www.cantinatibaldi.com
Slow Wine Fair
Bologna
Dal 25 al 27 febbraio 202
https://www.googleadservices.com/pagead/aclk?sa=L&ai=DChcSEwiTjeqjlLCEAxWrkoMHHYZcAD8YABAAGgJlZg&ase=2&gclid=CjwKCAiArLyuBhA7EiwA-qo80E4UKucBn2gznW19zLEGpYdVmHjM3_SJ252tlFFlBYPYH0Nt8qFj-BoC0O4QAvD_BwE&ohost=www.google.com&cid=CAESVuD2Caic0S8GA98YLg4l1LLX8K3-1ywb2SzUL5UWG9dKDnlAnNoI1BtBs_xmtUQDJkLLVRBPlDtlTOIPJOdcYjvWOS6kYoFiS1t_xFLDJ1vTJTk_XKgb&sig=AOD64_0w1sQx--uXHqu0kZ9dZixUMTvSng&q&nis=4&adurl&ved=2ahUKEwjH8-KjlLCEAxXDgP0HHUhRBO8Q0Qx6BAgGEAE
L’azienda Tibaldi apre ufficialmente i battenti in un’annata difficile, definita da molti come una delle annate più complesse nella gestione del vigneto. Come racconta il sito del Consorzio del Roero le piogge estive sopra la media e la forte umidità unite a temperature piuttosto alte hanno creato le condizioni ideali per gli attacchi fungini che, come ricordano Daniela e Monica, hanno compromesso in particolare le uve di barbera, mentre le uve a bacca bianca se la sono cavata più egregiamente.Ma l’inizio non avviene dal nulla perché tutta la linea maschile della famiglia – il bisnonno, nonno Tunin e papà Stefano – si era già dedicata alla viticoltura. «Papà lavorava in fabbrica a Bra, ma coltivava anche l’uva, che era conferita a una cantina del territorio» mi dicono. «Con parte delle uve vinificava per sé insieme a un amico. La viticoltura era la sua passione, il suo secondo lavoro, e anche adesso lo sta portando avanti, aiutandoci come trattorista». Un aiuto tuttora determinante, tant’è che le due sorelle ammettono: «Da sole non ce l’avremmo mai fatta!».
Monica e Daniela prendono in mano l’azienda una decina di anni fa, ma sebbene si presentino sempre molto unite, i loro percorsi erano stati molto diversi. Per Monica l’ambizione di lavorare nel campo enologico era chiara fin dall’inizio: «Ho studiato Enologia e viticoltura a Torino e successivamente in Spagna, quindi ho portato avanti alcuni stage presso grandi gruppi». Le fa eco Daniela: «Io invece ho portato avanti studi nel campo amministrativo. Sono arrivata al mondo enologico solo dopo una vendemmia in Nuova Zelanda che mi ha spinta a intraprendere questo corso di studi».Come cifra comune hanno quell’essersi appassionate – più o meno consapevolmente – delle vigne e dell’uva, oltre che di un territorio prezioso, ricco di biodiversità, caratterizzato dalla continua alternanza di vigna, bosco e coltivo, che sa ripagare chi se ne prende cura con impegno e tenacia. E sono proprio questa passione, questa voglia di lavorare bene che hanno aperto alle due sorelle le porte di un mondo che, quando hanno iniziato, era ancora molto maschile: «Quando Monica ha studiato enologia, in classe erano solo 7 ragazze, e quando abbiamo avviato l’attività a poco più di 20 anni temevamo di essere viste soltanto come due ragazze che vendevano il vino. Sapevamo che ci avrebbe aspettato un duro lavoro per conquistare credibilità, sia presso il pubblico, sia presso i nostri colleghi».
I numeri di Tibaldi:
- Ettari: 8 – Bottiglie 40.000
- Fertilizzanti: humus, compost, letame in pellet, sovescio
- Fitofarmaci: rame, zolfo
- Diserbo: lavorazione meccanica/manuale
- Lieviti: fermentazione spontanea
- Uve: 100% di proprietà
- Certificazione: biologico certificato
TavolaTerra
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2 FEB 2024 · Massimo Arena
"Piparelle di Villa San Giovanni"
Presidio Slow Food
www.slowfood
Le piparelle di Villa San Giovanni sono biscottini secchi e profumati che si producono da oltre un secolo nella città di Villa San Giovanni, un comune calabrese della Costa Viola, affacciato sullo Stretto di Messina. Simili agli omonimi dolci messinesi, si differenziano per il taglio sottile, la quantità di mandorle nell’impasto, l’uso più parsimonioso delle spezie e l’assenza di alcune di queste (ad esempio del pepe, che invece spesso compare nella ricetta siciliana). Le piparelle, si pensa, prendano il nome dal metodo di cottura che un tempo avvenivano in stufe a legno che fumavano come pipe.
Furono i fratelli Antonio e Paolo Strati, maestri dolciari della cittadina dello stretto, che ne avviarono la produzione a inizio ’900. Negli anni successivi altri pasticceri, come Domenico Adamo, Carmelo Ventre, Federico Polistena, Antonio Bellantone e Pietro Greco, iniziarono a produrle regolarmente, conservando nel tempo una tradizione dolciaria che caratterizza ancora oggi la comunità locale.
Gli ingredienti delle piparelle sono semplici. Occorre impastare prima le mandorle, lo zucchero, miele mille fiori o di arancio. Si aggiungono quindi spezie come cannella e chiodi di garofano, e si profuma con olio essenziale di arancio ed infine si aggiunge farina di frumento. Con l’impasto si forma un filoncino di circa 500 grammi e si inforna ad una temperatura di 180° per 35/40 minuti. Il giorno successivo si passa al taglio a mano del filoncino, con un coltello, – ottenendo così delle fettine sottili di quattro millimetri, un passaggio difficilissimo, perché occorre grande maestria affinché la fettina rimanga uniforme e non si spezzi a causa dei frammenti di mandorle presenti al suo interno. Infine, i biscotti così tagliati, si infornano nuovamente a 65 gradi per 10, 12 ore.
Le piparelle di Villa San Giovanni si gustano da sole, oppure accompagnano un buon vino passito, un caffè o un tè.
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+sapore +sapere
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26 JAN 2024 · Daniele Molina
"I pruna di frati"
Presidio Slow Food
www.slowfood.it
Una prugna nobile e delicata “I pruna di frati” di Terranova deve il nome ai monaci benedettini celestini del convento di Terranova Sappo Minulio, a quaranta chilometri dal capoluogo. Furono loro, nel ‘500, a selezionare questo ecotipo e a sviluppare la coltivazione del pruno: ancora oggi, tra i ruderi dell’edificio, qua e là spuntano alcune piante. Il prugno produce susine “molto nobili e delicate”, per citare le parole usate nel 1691 da padre Giovanni Fiore da Cropani nel volume intitolato Della Calabria illustrata: i frutti, verde-giallastri che virano verso il rosso-violetto a piena maturazione, hanno buccia sottile e forma allungata e sono coperti da un consistente strato di pruina che li protegge dagli agenti patogeni.
«Sono molto dolci eppure non stucchevoli, con una bella acidità – racconta Francesco Saccà, referente Slow Food del Presidio – e la loro particolarità è la facilità con cui il seme si separa dalla polpa: basta un morso». I produttori che aderiscono al Presidio sono sei: «Complessivamente coltiviamo circa 7 ettari – spiega Daniele Molina, che dei produttori è il referente – e la produzione è limitata. Mediamente, in un ettaro crescono 350 piante: parliamo di terreni terrazzati, a quote che vanno dai 300 ai 400 metri, aree che oggi soffrono lo spopolamento e dove le piante da frutto hanno sempre risposto a un bisogno specifico: ottimizzare ciò che si aveva».
La pianta, prosegue Molina, è rustica, ben adattata ai terreni argillosi e non richiede particolari trattamenti. I frutti maturano a fine luglio e la raccolta si concentra in quindici, venti giorni al massimo: «Freschi si conservano all’incirca una settimana – prosegue Molina – altrimenti si fanno seccare o si trasformano in confettura con cui si preparano le crostate della tradizione».
«I pruna di frati di Terranova sono un prodotto molto sentito sul territorio – conclude Saccà – e nei tre comuni di Terranova Sappo Minulio, Molochio e Varapodio quasi tutti hanno qualche pianta nei propri terreni. Certo, l’area è nota soprattutto per gli agrumi e le olive, ma anche il nostro susino è importante. Il riconoscimento come Presidio Slow Food è uno strumento di salvaguardia: per evitare che venga abbandonata e persa, deve poter essere una fonte di reddito per i produttori».
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2 JAN 2024 · Laura Gasco
I gelsi si stanno dimostrando al centro di una sorta di Circular Agriculture che coinvolge la filiera agroindustriale, quella zootecniche di produzione del baco da seta e della coniglicoltura. Il progetto Gelso-net ne studia la fattibilità Scomparsi o quasi. Sono i gelsi (genere Morus, in inglese Mulberry) che hanno scontato negli anni la decrescita di un intera filiera legata alla produzione della seta, ma anche il fatto che è una pianta che sporca quando le proprie bacche – conosciute come sorosi – cadono nelle corti o nelle strade.
“In passato, in Piemonte – spiega Laura Gasco, docente di zoocolture presso il Disafa/Università degli studi di Torino – il gelso era coltivato per la produzione di foglie che costituivano alimento indispensabile per l’allevamento dei bachi da seta. La sericoltura, legata indissolubilmente alla coltivazione del gelso, è oggi quasi scomparsa sul territorio regionale, sebbene essa abbia contribuito per lungo tempo a fornire benessere e sostentamento per molte famiglie“.
Laura Gasco
Professore ordinario di Zoocolture presso l’Università degli Studi di Torino. La sua attività di ricerca ci concentra su diversi aspetti dell’allevamento e della nutrizione di pesci, avicoli e conigli. Da 10 anni si occupa dell’impiego di prodotti derivati dagli insetti (larve, farine, oli) in alimentazione animale (pesci, polli, conigli, suini). Più recentemente l’attività riguarda l’effetto di scarti organici sui cicli produttivi delle larve di insetto (Hermetia illucens e Tenebri molitor) e sulla qualità dei prodotti ottenuti, così come la determinazione dei fabbisogni nutrizionali delle larve. Coordinatore e responsabile di unità di progetti di ricerca PRIMA, H2020, Cariplo, CRT, Regione Piemonte, Poli di Innovazione. Vice presidente della “Insect Commission” della Società Europea di Produzioni Animali (EAAP), Associate Editor della rivista Insects as Food and Feed e membro dell’editorial board di Animals. E’ autore di oltre 150 articoli su riviste internazionali con impact factor.
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11 NOV 2023 · Davide Bianciotto
"Mele antiche del Piemonte"
Azienda Agricola Roncaglia Bio
www.roncagliabio.com
I primi meli iniziarono a colorare le campagne con i loro dolci frutti, in quegli stessi campi una volta dominati dai bassi filari di vite o coltivati semplicemente a foraggio.
Pochi anni più tardi, diversificammo ulteriormente la nostra produzione, affiancando tanti altri alberi da frutto ai meli, a partire da kiwi e peri. Il microclima della collina bricherasiese accolse queste nuove colture, e non solo: la dedizione ai nostri frutteti e il sogno di produrre qualità anziché numeri ci convinse a intraprendere il cammino dell’agricoltura biologica. Una sfida continua, certo, che nel tempo però è stata in grado di avvicinarci ai ritmi della natura, alla scoperta di colori, profumi e sapori più genuini.
Da allora, i nostri frutteti sono una dimora verde per gli insetti e gli uccelli che ci aiutano a coltivare frutti deliziosi e nutrienti, senza l’uso di pesticidi e diserbanti
Oggi i nostri campi ospitano oltre 60 varietà di mele (le trovi https://roncagliabio.com/negozio/), comprendendo le qualità più recenti ma soprattutto le antiche varietà di mele piemontesi, riconosciute Presidio Slow Food. Insieme alle mele, coltiviamo – sempre secondo gli accorgimenti dell’agricoltura biologica – kiwi, pere, cachi, fichi, kiwi arguta e drupacee estive (quali pesche, albicocche e susine), distribuiti su circa 40 ettari di campi.
Azienda Agricola Roncaglia Bio
Strada Roncaglia
Bricherasio (Torino)
339 2429781
TavolaTerra
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