27 OCT 2024 · Possiamo partire dal concetto di essere vivi: molto spesso ti faccio fare delle riflessioni che possono sembrare banali. Però, sono quella banalitā che è collegata con qualcosa che solitamente non pensiamo, e che, invece, ci possono aiutare a trovare delle prospettive nuove per la nostra giornata.
In particolare, riflettiamo sul concetto di sentire la vitalità, con il flamenco.
Molti degli ascoltatori di questo podcast hanno scelto di danzare scelto di danzare, altri di suonare, e tutti quanti di godere del flamenco.
Perché abbiamo scelto di farlo?
Perché fare flamenco in prima persona ci permette di sentirci vivi, e goderne da spettatore è talmente coinvolgente che in realtā, non è "divertente": è qualcosa di più profondo, perché è qualcosa di legato anche all'espressione e non solo al movimento o all’ascolto.
Se no, altrimenti, noi che balliamo avremmo potuto fare un'altra attività fisica! Però, come mai abbiamo scelto di danzare e non di andare a correre?
Quello che distingue la danza dalla ginnastica o dagli esercizi, è proprio l'aspetto espressivo, e il flamenco si basa sull’aspetto espressivo ancor più della maggior parte delle altre forme di danza. Lo stesso vale per la musica.
Il flamenco ci può aiutare a considerare la vita da angolazioni diverse dal solito: è vero che sono viva lo stesso, anche se non ne sono consapevole, anche se non ci penso, perché non è che muoia se non sto attenta a me stessa. Continuo a essere viva, però sono viva a tempo parziale.
Quando ballo sento che sono viva con tutte le cellule del mio corpo, non mi dimentico di niente. Non mi dimentico di nessuna parte di me stessa. Il fatto che io mi possa criticare passa completamente in secondo piano mentre mi sento totalmente viva. Credo sia la stessa cosa ance quando si suona o si canta!
Se ballassimo o suonassimo con una grande attenzione alla tecnica, saremmo molto immersi nella dimensione del giudizio e della critica.
Ecco, tutto questo non esiste, nel flamenco: non farti imbrogliare! Non c'è un canone. Devo essere bianca, verde o gialla per essere giusta, c'è solo devo essere me stessa e averee un cuore.
Ballo o faccio musica con quello che ho, con quello che sono.
Questo, secondo me, è un messaggio fondamentale di presenza e di adeguatezza.
Ovviamente se sono un professionistqa ben pagato devo offrire una performance di un certo livello, dato che mi pagano per questo, ma se faccio flamenco per passione e gioia, non ha senso che mi critichi.
Dobbiamo fare come gli animali: loro hanno capito tutto, loro non stanno a pensare "Sono bravo, non sono bravo, mi muovo male, mi muovo bene, sono giovane, sono vecchio, si vedono le rughe, non si vedono, ho i capelli bianchi, non ce li ho..." Non gliene frega niente, loro si godono la vita.
Noi umani, invece, ci facciamo un sacco di menate.
Ma la caratteristica di quello che stiamo facendo, rivolgendoci in direzione del flamenco, è proprio lavorare sulla presenza. Quindi, anche quando lavoriamo sul corpo o sulla voce o sul suono, nel flamenco teniamo presente sempre di entrare nella presenza e nel sentire, nel sentire in tempo reale, e tutto questo scatena dentro di noi un senso di gioia. Essere nel flow! Ho scomodato una parola grossa. La gioia.
Purtroppo oggi noi apparteniamo a una societā di depressi. Poi, possiamo sempre dire che siamo depressi, noi che vivamo a Milano, perché non abbiamo tutto il sole che c'è in Andalusia, vero, innegabile. Abbiamo un clima difficile, perché d'estate fa molto caldo, d'inverno fa molto freddo e c'è umido, ecco. Però, la nostra posizione personale di sentire che cosa mi fa star bene e cosa mi fa star male non dipende da cosa c'è intorno a me, ma dipende da cosa c'è dentro di me.
È sempre una visione totalmente soggettiva. Il flamenco stesso è totalmente soggettivo. Non ha niente di oggettivo, perché non ha canoni estetici. Poi è vero che nessuna forma d'arte è oggettiva. Nemmeno se io sono una cantante lirica e il pezzo che canto è totalmente scritto su uno spartito, ma come lo canto io sarā diverso da come lo cantano altre persone, questo è chiaro. Però, il margine di variabilitā che c'è nel flamenco, è molto pių grande di quello che c'è in altre forme d'arte.
Perciò, se io compio un movimento, il mio movimento sarā diverso dal movimento di qualunque altra persona nel mondo, se produco un suono, sarà diverso da quello degli altri.
Non è possibile nemmeno che la stessa persona produca arte sempre nello stesso modo. Perché? Perché siamo vivi. Perché ogni giorno siamo diversi, e la situazione che abbiamo intorno è diversa. Perché se rifaccio questo discorso tra cinque minuti, dirò cose diverse, dirò parole diverse, metterò insieme le frasi in modo diverso. E se invece di essere qui da sola, davanti microfono, ci fossero altre persone, direi cose diverse. E le direi in modo ancora diverso.
Questo perché la ripetibilità non esiste se siamo veri. Quindi, il pensare di fare una cosa super tecnica, in modo da poterla ripetere uguale a se stessa, è un imbroglio, perché non è assolutamente possibile arrivarci.
Il flamenco, anche quando è super montato, fin nei minimi particolari, contiene sempre una parte di improvvisazione: è nella sua essenza, quindi non può essere totalmente ripetibile. E' l'energia vitale che lo spinge ad essere così.
Dicevo che questo provoca una gioia molto profonda, e ho parlato proprio della gioia, non ho parlato di un'altra cosa. La gioia è un'emozione pura che non ha a che fare con una ragione razionale. Non si dice "Sono gioioso, perché", si può dire "Sono felice, perché", ma sono gioioso non ha un perché. Cioè, la gioia è un'emozione che provo a prescindere dal perché.
È l'emozione dell'essere vivo. Guardate che sembra una stupidata, però è la chiave veramente della felicità.
Mi virene in mentre il film di Benigni "La vita è bella".
La gioiā non è qualcosa che dipende da ciò che ho intorno, ma dipende soltanto da me. Quindi, non è soggetta alle variabili del destino. Non è soggetta a ciò che mi succede intorno. La gioia è dentro di noi. E, secondo me, abitare nel corpo, a contatto con le proprie emozioni, che vengono accolte e mai rifiutate, cercando il piacere corporeo nella presenza, cosa che il flamenco fa prepotentemente, ci aiuta tanto ad avvicinarci alla gioia, che non significa essere allegri, ma essere vivi. Stare nel corpo è una scelta. Stare nel corpo con piacere, è una scelta. È una scelta consapevole e continuativa.
Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco a Milano al Mosaico Danza e un lavro interessante sull'espresione delle emozioni attraverso danze e musiche del mondo araboche ho chiamato Lrical Arab Dance.
Sono appassionatissima di neuroscienze e del funzionamento del corpo e della psiche.
Ci sono persone che nascono con la grande fortuna di essere sempre dentro il corpo, con gioia. Beate loro! A me questo non è stato insegnato, cosa che è molto comune nella società mitteleuropea, però si può imparare e se lo posso fare io, lo può fare qualunque altra persona.
Ballando flamenco, questa gioia di vivere, questo piacere di stare nel corpo, quando c'è, ci porta in una dimensione che è lontanissima dal giudizio. Lontano dal giudizio, lontano dalla paura, lontano dal senso di inadeguatezza, che invece ci invade abbastanza spesso, purtroppo, ci sentiamo che andiamo bene cosė come siamo. Che non abbiamo bisogno di fare grandi sforzi, per essere vivi. Che non abbiamo bisogno di grandi sforzi per essere quello che siamo, anzi.
Quali sono le persone con cui stiamo meglio? Se ci pensiamo, sono quelli che ci accettano come siamo. Ti posso assicurare, che quella persona mi sarā molto simpatica, e starò volentieri con quella persona. Perché mi mette a mio agio. Mi permette di essere me stessa, mi permette di esprmermi. Il flamenco è esattamente questo: è metterci a nostro agio, fare in modo che possiamo esprimerci, perché questo è fondamentale, e che possiamo essere noi stessi. Senza giudizio. Attenzione: se nel corso che stai frequentando c'è qualcuno che ti fa sentire a disagio, avvderti l'insengnate e prendi le distanze da quella persona.
Chi balla flamenco, balla con piacere, e mi viene sempre in mentte un episodio che racconto spesso: il ballerino flamenco che ho visto e ricorderò come il ballerino flamenco pių bravo al mondo era un signore gitano, piccolo minutino, con poca muscolatura, e cattiva postura, che si vedeva benissimo che non era un ballerino. C'era un concerto in teatro si cantaor molto bravo, El Pele, e questo signore era così felice, sentiva così tanta gioia dentro di sé, di essere lì e di sentire questo cante che lo coinvolgeva così tanto, che si buttò sul palco. E cominciò a ballare, evidentemente non era un ballerino, ma ballava con talmente tanta gioia e per lui era una neccessità, come una necessità indifferibile. E voleva restituire a El Pele la vitalità che il cantaor gli stava comunicando.
Prima di guardare al risultato, devo essere presente e godermi la vita.
Chi ha studiato danza ricorda sicuramente di aver partecuipato ad un saggio di danza con lo stress di dover fare bella figura e di non venire sgridati dall'insegnante.
L'ansia da performance non c'entra con il flamenco! Se sono solo preoccupata del giudizio, non faccio flamenco.
Vivo nel presente, me lo godo... e la gioia sia con te!